
Patrono di Cingoli.
Secondo quanto riporta la Vita
S. Exuperantii,
l'unica fonte inerente la vita e il culto del
santo,
Esuperanzio nacque in Africa e
fin dall’infanzia manifestò il desiderio di convertirsi alla
religione cristiana; dopo numerose insistenze, a dodici anni
riuscì a convincere il padre e ricevette così il
battesimo secondo il rito cattolico. Una volta cresciuto lasciò la famiglia per andare a predicare il
Vangelo. Nella prima città incontrata, una donna gli presentò
suo figlio, di nome Formario, pregando che fosse da lui
battezzato ed accettarlo come suo discepolo.
Si imbarcarono entrambi ma una
violenta tempesta gettò nello spavento e nello sconforto tutto
l’equipaggio della nave; i marinai si rivolsero ad
Esuperanzio pregandolo di salvarli e promettendo di condurlo in
qualsiasi luogo lui avesse voluto. Dopo averli convertiti
ripresero il mare e toccarono terra in località ad sanctum
magnum in homanam, cioè nei pressi di Numana.
Esuperanzio si incamminò alla volta di Roma,
e lungo il tragitto, incontrò undecim fratres, tra i
quali Fiorenzo, Severino e Venanzio (da notare che nei dintorni
di Cingoli si veneravano tre martiri di nome Fiorenzo, Severino
e Venanzio, rispettivamente ad Osimo, San Severino Marche e
Camerino). Una volta a Roma iniziò la
predicazione attirandosi però le ire di molti romani al punto
che il princeps lo fece arrestare. Grazie all'intervento
di papa pascasius fu liberato. Giunta la
notizia della morte del vescovo Teodosio, il papa gli affidò la
plebem sancte Marie in cingulo.
Dopo quindici anni di episcopato,
si ammalò e sentendosi prossimo alla morte chiamò a sé i
confratelli ai quali chiese di continuare a pregare per lui e
per il Signore; dopo qualche giorno guarì una paralitica e
indicò il luogo della sua sepoltura: ex ite per portam
montanam, et in dex teram sepellite me. Morì poco dopo.
Dodici anni dopo si abbatté una
grave calamità su quattro città vicine e "molti cittadini
riunitisi in gruppo vennero qui e chiesero: per quale ragione
ci hanno colpiti questi mali e queste sventure?. Il virtuoso Formario disse
loro: digiunate e pregate, forse Dio avrà compassione dei
vostri peccati. Digiunarono dunque con cilicio e
cenere e pregarono il beato Formario perché intercedesse in loro
favore. Allora un Angelo del Signore apparve a Formario,
piissimo sacerdote, durante il sonno e gli disse: «Rendi noto in
ciascuna delle quattro città vicine che vengano qui i propri
vescovi con tutto il popolo e con tutti gli ecclesiastici e
tolgano dalla sepoltura il beatissimo Esuperanzio, perché è già
venuto il tempo». Formario inviò a tutti le notizie e tutti
convennero con i ministri propri di ciascuna chiesa. Giunti che
furono i quattro vescovi con il popolo, pregarono fervorosamente
il Signore e digiunarono per tré giorni, perché mostrasse loro
se dovessero estrarre il corpo del beato Esuperanzio. Venne
allora un angelo del Signore che mandò un sonno profondo e tutti
si addormentarono pesantemente tranne
il virtuoso Formario, che restò sveglio. E un angelo apparso a Formario aprì la sepoltura di Santo Esuperanzio, estrasse il
corpo del Santo e lo mise nell'arca comperata per trentasei
denari. Allora lo stesso pio Formario e la
moltitudine di quanti erano infermi pregarono S. Esuperanzio di
intercedere per loro presso il Signore e tutti fecero voti,
offrendo molti oggetti di valore e preziosi e furono salvati" (A.
Pennacchioni, S. Esuperanzio vescovo e protettore di Cingoli,
pp. 11-12).
Della Vita
S. Exuperantii esistono due manoscritti in pergamena, uno
(ms. 708) datato al XIII secolo e l'altro (ms. 709) datato al
XIV secolo o agli inizi del XV secolo.
I Bollandisti
pubblicarono la Vita
S. Exuperantii negli Acta Sanctorum grazie al testo
trasmesso dal gesuita Silvestro Pietrasanta intorno al 1635.
Un'altra edizione fu curata anche da Francesco Maria Raffaelli
nell'Appendice alle memorie di S. Esuperanzio nel
1762; lo stesso Raffaelli fornì una traduzione in italiano del
testo in Delle memorie ecclesiastiche intorno l'istoria ed il
culto di Santo Esuperanzio.
Gli studiosi, sia in tempi passati
che recentemente, hanno giudicato la Vita
S. Exuperantii poco attendibile, sia per le numerose
omissioni che per gli errori ed i tratti leggendari che si
riscontrano nel testo. Sono assenti, ad esempio, i dati storici
e cronologici; l'agiografo infatti non fa alcun riferimento al
tempo in cui si svolsero i fatti. Il papa pascasius, che
secondo la Vita
S. Exuperantii fece liberare Esuperanzio dal carcere, è
sconosciuto alla cronotassi storica dei papi; alcuni episodi
narrati, come il fatto che Esuperanzio parlò a solo 18 giorni
dalla nascita, l'avventurosa navigazione in mare e la
conversione dei marinai, sono tipici elementi dell'agiografia
leggendaria.
A eliminare qualsiasi dubbio sull'origine
leggendaria e manipolata del testo si aggiungono gli elementi che sono stati ripresi dalla passio SS. Nazarii et
Celsi, una composizione, anch'essa leggendaria, del V-VI
secolo e che narra la vita dei martiri Nazario e Celso. Tra la Vita
S. Exuperantii e la passio, infatti, si nota una chiara analogia riguardo gli eventi
che intercorrono dalla nascita in Africa fino allo sbarco a
terra. Da questo fatto in poi i due racconti proseguono in
maniera indipendente.
Il privilegium di papa
Innocenzo II del 24 maggio 1139, che conferma al monastero di
Fonte Avellana la proprietà di numerose chiese e beni, cita per
la prima volta la ecclesiam Sancti Superantii de Cingulo,
cioè una
chiesa dedicata a S. Esuperanzio. Il
documento attesta pertanto l'esistenza di una chiesa dedicata al
santo e quindi il suo culto; è solo dal XII secolo che si hanno numerose testimonianze documentarie, liturgiche
e letterarie sulla figura di S. Esuperanzio.
Chi era dunque
questo Esuperanzio?
"Per quanto ci è dato di sapere,
due sono le principali figure di questo nome. Un Esuperanzio fa
parte del gruppo di martiri, certamente venerati in Umbria:
Savino vescovo, Esuperanzio e Marcello diaconi, Venustiano ed
altri. Essi, specie S. Savino goderono culto oltre che in
Umbria, nell'Italia centrale altomedievale, a Ravenna, Ascoli
Piceno, Fermo e Jesi. Reliquie di S. Savino e socii,
Esuperanzio e Marcello si veneravano nella chiesa di S.
Bartolomeo all'Isola Tiberina in Roma prima del sec. XII;
traslazioni in altre chiese di loro reliquie mostrano
l'estendersi e perdurare del loro culto. Un secondo gruppo di
santi martiri, pure umbri, comprende, con Esuperanzio i SS.
Crescenziano, Nicomede, Giustino e Fortunato; esso però non ha
un solido ancoraggio unitario in una passio o Vita, mentre
ciascuno vanta storia e culto diversamente localizzati"
(S. Prete,
Sulla Vita S. Exuperantii, p. 26).
Secondo l'opinione di Serafino
Prete, quindi, la presenza a Cingoli delle reliquie del santo
lascia ipotizzare che Esuperanzio fosse il martire umbro le cui
reliquie furono portate nelle chiesa cingolana in un'età
imprecisata tra l'XI e il XII secolo; l'estensione del culto, provato dal fatto che
Esuperanzio divenne titolare della chiesa Avellanita nel XII secolo, crearono le premesse
affinché fosse considerato prima patrono e poi
vescovo di Cingoli.
La spiegazione di tutto ciò, sempre secondo
Prete, risiederebbe nel clima di ricorrenti lotte fra i comuni
di Osimo e di Cingoli e per le rivendicazioni di autonomia da
parte di Cingoli, antica diocesi che avrebbe annoverato fra i
suoi presuli Teodosio, S. Esuperanzio e un Julianus humilis
episcopus ecclesiae Cingulanae. Per questi motivi, quindi, "fu concepita la Vita
S. Exuperantii che ridonava a Cingoli il titolo legittimo di
chiesa antica e non meno illustre della osimana...Per mostrare a
tutti che la Chiesa cingolana possedeva il corpo del Santo non
fu difficile ritrovarlo o procedere alla inventio"
(S. Prete, La “Vita S.
Exuperantii”. Annotazioni storico-critiche, p. 185).
Per Giuseppe Avarucci,
invece,
l'identità di Esuperanzio può essere svelata
leggendo con attenzione le parole stesse che ci vengono tramandate
dall'agiografo: Dedicatio eius quatuor kalendas iunii et
virtutem quam fecit post exitum de sepultura dominica prima
mensis septembris ("la consacrazione della chiesa è avvenuta
il 29 maggio ed il miracolo, che fece dopo la traslazione del
suo corpo dalla sepoltura, fu nella prima domenica di
settembre").
Secondo lo studioso, "tra i tanti elementi della
Vita, quello che meno si prestava ad eventuali
alterazioni era proprio la festa annuale conosciuta e celebrata
anche dai fedeli" (G. Avarucci,
Una lamella iscritta, p. 212),
cioè il 29 maggio. Come testimoniano le Riformanze del
Comune di Cingoli, la festa del 29 maggio (quatuor kalendas
iunii), fu sempre celebrata, fino al 1495, anno della
scoperta delle reliquie di S. Esuperanzio, con solenni
manifestazioni. La ricorrenza liturgica costituirebbe quindi, secondo Avarucci,
la più sicura base per l'individuazione del santo onorato dalla
chiesa di Cingoli e al IV kalendas iunii esiste nelle fonti
antiche il ricordo di un solo vescovo di nome Esuperanzio, cioè
Esuperanzio di Ravenna.
La
chiesa di Ravenna aveva numerosi possedimenti nel comitato
osimano, del quale il territorio cingolano faceva parte. Dalle
fonti sappiamo infatti che i suoi possedimenti
si trovavano nell'ambito della pieve di Villa Strada, a S.
Sergio di Grottaccia, a S. Vitale di Torrone di Troviggiano e in
altre aree del territorio di Cingoli. L'Avarucci, pertanto,
considera ragionevole l'ipotesi che "su un fondo di sua
proprietà la chiesa ravennate potesse edificare un luogo di
culto in onore di un suo vescovo e che, presumibilmente, vi
trasferisse anche alcune reliquie"
(G. Avarucci,
Una lamella iscritta, pp. 213-214).
Alle
considerazioni dell'Avarucci rispose lo studioso cingolano don
Adriano Pennacchioni sostenendo che "se la sua festa che
anticamente si celebrava il 29 maggio coincide con quella di S.
Esuperanzio, Arcivescovo di Ravenna, non vuol dire che il santo
di Cingoli sia quello di Ravenna, poiché nel martirologio romano
vi sono 62 casi in cui, santi con lo stesso nome sono
festeggiati o commemorati nello stesso giorno e 64 in cui l'uno
è festeggiato il giorno prima dell'altro e molti di essi sono
vissuti in diverso luogo e nello stesso periodo di tempo. La
festa del nostro S. Esuperanzio in quel IV kalendas junii
si celebrava perché in quel giorno si commemorava la dedica o
consacrazione della chiesa come è attestato nella vita
nelle ultime righe mentre a Ravenna in quel giorno si celebra il
ricordo della tumulazione del corpo del Santo Arcivescovo
avvenuta secondo gli storici nel 476 o 477. Non è possibile
confondere la dedicatio con la depositio"
(A. Pennacchioni,
24 gennaio 1984, pp. 153-154).
E' interessante segnalare che nella Vita
S. Exuperantii si trovano dei precisi riferimenti
topografici esistenti a Cingoli. Oltre alla portam montanam,
il luogo scelto per la sua sepoltura e che corrisponde
all'antica porta Montana, vi è il passo in cui il santo, infermo
e preso da grande sete chiede che gli sia portata dell'acqua da bere:
adducite mihi aquam de fonte malorum ut bibam (portatemi
dell'acqua dalla fonte del maltempo); la fonte malorum
non è altro che la Fontana del Maltempo, tuttora esistente nel
centro di Cingoli.
Come già è stato accennato, la prima notizia dell'esistenza di
una chiesa dedicata a S. Esuperanzio e quindi del suo culto
risale al 1139. Da allora, la chiesa e la figura del santo
assunsero sempre più importanza e considerazione presso la
comunità avellanita e le popolazioni locali. Tra i vari documenti che lo attestano
si ricorda l'atto del legato della Marca il cardinale Pietro Capocci
del 16 agosto del 1250 con il quale "riconoscendo
come a quel tempo i Cingolani avessero verso il beatum
Superancium un purae devotionis ardorem e volendo che
eius ecclesiam ricevesse honoris incrementum,
esonerava la chiesa stessa da ogni giurisdizione dei Vescovi di
Osimo" (P. Cartechini,
Il culto dei santi patroni Esuperanzio e Sperandia in alcuni
documenti dell'archivio comunale di Cingoli, p. 273).
Al priore di S. Esuperanzio si concedeva quindi autorità su
Cingoli e il suo territorio, una giurisdizione quasi episcopale.
Numerosi documenti testimoniano la
devozione dei cingolani verso S. Esuperanzio. Secondo un
testamento del 1283, ad esempio, Filippo di Bentivoglio lascò
dieci soldi per i lavori da condurre nella chiesa ed espresse
la volontà di essere sepolto lì. Nel 1292 il papa Nicolò IV concesse a
tutti coloro che avessero visitato la chiesa nel giorno della
festa del santo, e per gli otto giorni successivi, un anno e
quaranta giorni di indulgenza.
Anche gli Statuti comunali
testimoniano la grande devozione verso S.
Esuperanzio. A cominciare dal primo codice del 1307 e fino
all'edizione del 1531, tutti, nel proemio, dopo l'invocazione a
Dio e alla Vergine, ricordano S. Esuperanzio presentandolo con
differenti attributi: Caput et Dux Communis et populi
cingulani (1307), pastor et gubernator (1319, 1325),
caput et defensor (1328, 1338), confessor, protector
et dux (1364, 1377). I capitoli emanati per l'Arte della
lana nel 1470 e sul danno dato nel 1473 definiscono S.
Esuperanzio come capo gubernatore et protectore nostro ed
episcopus, confessor, protector, defensor et advocatus,
mentre lo statuto del Collegio dei notai di Cingoli come
Confalonerius atque Dux.
Nello statuto del 1325 sono
indicate alcune disposizioni che affidavano al Comune di Cingoli
la tutela dei luoghi circostanti la chiesa di S. Esuperanzio. La
riforma statutaria del 1333, invece, allo scopo di rendere il
massimo onore al santo, disponeva che l'imago beati Superancii
honorifice fosse dipinta sopra ciascuna delle porte di
Cingoli, ponendo così S. Esuperanzio a custode e difensore del
Comune. Altre norme statutarie riguardavano anche la celebrazione,
l'organizzazione e le norme che regolavano la festa di S.
Esuperanzio che cadeva, come già ricordato, il 29 maggio.
Il 24 gennaio 1495, nel corso di
lavori eseguiti all'interno della chiesa, fu trovata una piccola
cassetta contenente le reliquie di S. Esuperanzio. La perdita del foglio 671
del libro delle
Riformanze del Comune di Cingoli non consente però di conoscere con esattezza il
luogo di ritrovamento delle reliquie. Esiste tuttavia una
memoria riportata dallo storico Niccolò Vannucci della fine del
XVII secolo con notizie che rispecchiano una consolidata
tradizione sull'originario luogo delle reliquie. Secondo questo
manoscritto solamente "un vecchio di Cingoli ne haveva la
notizia se mai volse indicarlo ad alcuno, ma solamente proferì
le seguenti parole: L'occhio lo vede la mano l'insegna sotto la
fonte giace" (G. Avarucci,
Una lamella iscritta, p. 206 e segg.).
"Queste sacre
reliquie furono ritrovate nella chiesa di Santo Esuperanzio ai
24 di gennaio del MCDXCV entro una piccola urna di rame, la
quale ancora si conserva unitamente con la seguente lamina dello
stesso metallo..."
(F. M. Raffaelli, Delle memorie
ecclesiastiche, p. 123).
Nella lamella, di 10x5 cm, è inciso il seguente testo: + Iste
sunt reliq(u)i e beati Exup(er)antii ep(iscop)i et c(on)fessoris:···
 |
disegno tratto da F. M. Raffaelli, Delle memorie
ecclesiastiche, p. 124 |
Secondo il giudizio dell'Avarucci,
le caratteristiche grafiche dell'iscrizione, riscontrabili anche
in altre epigrafi, consentirebbero di datarla ai
primi decenni del XIII secolo. Il giorno dopo il ritrovamento
delle reliquie, il Consiglio comunale stabilì che
il 24 gennaio si dovesse considerare in perpetuo come giorno festivo; si elessero poi tre nobili
per organizzare la costruzione di un'arca, di una cappella e di un altare.
L'anno successivo, il Consiglio comunale decise di far
realizzare un semibusto di argento per la conservazione del cranio di S.
Esuperanzio. Ma nonostante l'entusiasmo iniziale, i lavori
programmati non furono portati a termine anche a causa di notevoli
difficoltà tecniche e finanziarie. Ancora nel 1524 si discuteva
per la soluzione migliore da adottare.
Nel 1626, in seguito ad una visita
e alle disposizioni del Vescovo di Osimo, si decise di costruire
una nuova arca per garantire una migliore conservazione delle
reliquie. In questa occasione però i lavori
procedettero in maniera più veloce dal momento che già il 20
maggio del 1629 il Vicario generale del Vescovo di Osimo, su
richiesta del Comune, provvedeva a collocare le reliquie
all'interno della nuova arca. Le quattro reliquie consistevano
in due reliquiari a forma di braccia (destro e sinistro) di
legno dorato con due angeli sovrapposti di legno, due
cassette di legno dorato foderate di taffetà rosso con vetri da
tre parti e lo stemma del Comune di Cingoli.
La ricollocazione nella nuova arca
fu preceduta, il 25 maggio del 1628, da una ricognizione delle
reliquie alla presenza delle autorità civili e
religiose. Il documento che descrive l'evento è molto importante
perché per la prima volta si elencano le parti ossee e
gli oggetti devozionali ritrovati la prima volta nel 1495.
Essi consistono in: due focili maggiori delle
braccia e delle gambe; il focile maggiore di un braccio; quattro
pezzi di ossa di un'anca; frammenti di altre ossa; la lamella
metallica recante l'iscrizione attestante la paternità delle
ossa a S. Esuperanzio; una crocetta di argento; due anelli di
argento dorato di cui uno con una pietra rossa; una scatoletta
con le lettere "S.C." sul coperchio e contenente anch'essa due
pezzetti di ossa e una pergamena con la scritta reliquiae
beatissimi Nicolai Episcopi et Confessoris.
La cappella fu interessata, negli
anni seguenti, da altri interventi sia per ovviare ai problemi
di umidità e sia per rinnovare gli arredi. Nonostante ciò, nel
1755 il Consiglio comunale, viste le sue precarie condizioni, decise
di farne costruire un'altra, sopraelevando il presbiterio al
fine di ricavare un spazio idoneo. L'opera fu compiuta nel 1777,
anno in cui si procedette, tra il 24 e il 27 luglio, ad una
solenne ricognizione delle reliquie alla presenza del card.
Guido Calcagnini, vescovo di Osimo e Cingoli, ed alla loro
sistemazione quindi in una nuova urna marmorea realizzata dal
cingolano Nicolò Stefanucci.
L'ultima ricognizione si fece il
24 gennaio 1984. All'interno di una
nuova arca in plexiglas furono collocati un simulacro di
S. Esuperanzio e una cassetta di plexiglas contenente le
reliquie. Il simulacro di S. Esuperanzio ha il volto e le
mani di metallo argentato, è vestito con paramenti pontificali ed
in testa ha la mitra di seta ricamata in oro con due pietre
rosse; al collo ha una catena di metallo alla quale è
appesa una croce pettorale ornata di mosaico; al dito ha un
anello d'argento con cammeo raffigurante la Vergine; al suo
fianco è stato posto un pastorale di legno mentre i calzari e le
pantofole sono in seta laminata d'argento. Tutti gli oggetti
sono stati realizzati o donati da privati cittadini e dalle
autorità ecclesiastiche. All'interno della cassetta di
plexiglas, suddivisa in scomparti e debitamente foderati con
polistirolo e seta bianca, sono stati collocati:
1) una pisside in rame smaltata in
azzurro contenente una crocetta d'argento raffigurante il Cristo
crocefisso e la Vergine con il Bambino e due anelli di cui uno
con pietra vitrea in rosso e fregi. Questa pisside e gli oggetti
che contiene furono trovati il 24 gennaio 1495 dentro la
cassetta contenente le reliquie di S. Esuperanzio.
2) Scatola di piombo contenente la
lamina in rame, in tre pezzi, con l'iscrizione + Iste
sunt reliqi e beati Exupantii epi et cfessoris. La
scatola di piombo fu costruita nel 1777 e sigillata con
nastro di seta e timbro in ceralacca del cardinale Guido Calcagnini nel 27 luglio 1777.
3) Scatola di piombo ossidata e
ritrovata il 24 gennaio 1495. Conteneva, tra le stoffe di seta di
colore verde, sassi e polvere della Terra Santa.
4) Tre medaglie di argento di Papa
Pio VI poste nell'arca nella ricognizione del 27 luglio 1777.
5) Monetina di rame del papa
Innocenzo VIII (29 agosto 1484-25 luglio 1492) ritrovata durante
la ricognizione del 24 gennaio 1984.
6) Tre medaglie d'argento
ritrovate nella ricognizione del 24 gennaio 1984 all'interno del
semibusto del santo che custodiva il cranio.
7) Tre medaglie moderne ciascuna
all'interno di un astuccio. La prima fu fatta coniare nel 1978
per il VII° centenario del completamento della chiesa di S.
Esuperanzio, la seconda dal Comune di Cingoli nel 1980 come dono
ai personaggi illustri oriundi cingolani o ai benefattori della
Città, la terza dal monastero di S. Sperandia in occasione del VII° centenario della morte della Santa.
8) Registro foderato in stoffa e
pelle con l'elenco delle autorità cingolane, dei componenti il
Comitato S. Esuperanzio e delle famiglie che hanno contribuito
con offerte alle manifestazioni. Ad esso è unita la relazione
medica del dott. Giulio Marinozzi che ha effettuato la
ricognizione delle ossa il 24 gennaio 1984.
9) Pianta planimetrica indicante
le cose contenute nella cassetta.
10) Tubo in plastica contenente le
sei pagine del rogito del 23 marzo 1985.
11) Cranio privo della mandibola e
dei denti, mancante delle pareti templari, con frammenti di
calotta avvolti in seta bianca.
12) N. 8 frammenti ossei di varie
parti dello scheletro.
13) Frammento di omero sinistro.
14) Scatola in plexiglas e
plastica contenente molti detriti ossei.
15) N. 5 frammenti di ossa
riferibili all'anca.
16) Frammento osseo dell'ulna
sinistra.
17) N. 9 frammenti ossei
riferibili a varie parti dello scheletro.
18) Tibia sinistra.
Le manifestazioni e le
celebrazioni legate alla nuova ricognizione delle reliquie
prevedevano, dal 14 al 20 aprile 1985, anche l'esposizione dell'urna del santo a Montefelcino,
un piccolo paese del pesarese che nel 1791 scelse come
protettore proprio S. Esuperanzio. Il ritorno a Cingoli, il 21 aprile, fu seguito da una
solenne celebrazione in Cattedrale e da una processione che si
snodò per le vie di Cingoli fino alla chiesa di S. Esuperanzio.
 |
 |
Immagine di S. Esuperanzio, rielaborazione
dell'immagine della croce astile del XIII-XIV sec. (tratto da A. Pennacchioni, S. Esuperanzio vescovo e protettore di Cingoli) |
Madonna in trono col Bambino, Sant'Esuperanzio e San
Bernardino da Siena, di Antonio Solaro, 1503.
Particolare |
|
Traduzione
della Vita S. Exuperantii(1)
Dovendo narrare la storia del beatissimo Esuperanzio, vescovo e
confessore, chiedo che mi sostenga l'aiuto di Dio, affinché Chi
a Lui accordò la vittoria, si compiaccia di rivelarmi le cose
mirabili che per suo mezzo si degnò di operare in questo mondo e
narrarle, anche se in modo incompleto, tuttavia accuratamente.
Colui che rese la lingua di asina
capace di ragionamento e fece sì che profferisse parole umane,
accordatemi l'appoggio della sua bontà, per la mediazione del suo
santissimo confessore, si conceda di raccontare la di lui
sapienza.
La nascita dunque di S.
Esuperanzio, come si apprende da attendibili documenti, avvenne
in Africa, Eulasio ne fu il padre, la madre invece Perpetua.
Trascorsi soltanto diciotto giorni
dalla sua nascita, egli parlò dicendo: «Ringrazio il Signore mio
Gesù Cristo che mi ha fatto nascere». All'età di tre anni,
pregando il Signore disse: «Signore fa che possa conoscere la
tua giustizia ed abbia la forza di vivere sempre secondo la tua
legge».
Il Signore esaudì la sua preghiera
ed lo Spirito Santo lo ricolmò della sua grazia, sua madre fu
per questo assai felice.
Suo Padre Eulasio invece pensava
fra se: «Questo fanciullo potrà bene divenire il sacro ministro
della mia religione». Poiché riusciva molto bene nello studio
delle lettere, suo padre, dopo alcuni giorni, lo incontrò e
congratulandosi con lui gli disse: «Esuperanzio ti farò eleggere
ministro della mia religione e tu lo conserverai per sempre,
così che il figlio di Eulasio sarà importante nella nostra
città».
Ma egli con un sorriso gli
rispose: «Se tu vuoi veramente essere saggio venera il Dio del
cielo, perché nessun uomo conosce gli astri, il corso immutabile
del sole e della luna e tutte le cose che sono sotto il cielo e
nella terra, se non Quello stesso che creò queste cose, tè padre
mio e mia madre. Egli stesso mi mostrò ciò che è giusto e come
bisogna camminare al suo cospetto. Quindi se sei veramente
adoratore di Dio ed hai cura di tuo figlio, concedimi di
ricevere il battesimo nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo».
Udito questo, suo padre con
tristezza rispose: «Esuperanzio, figlio mio, faccio del tutto
secondo il mio potere perché tu mi viva per molti anni, serva
Dio secondo la mia religione, mi dia nepoti da una donna che ti
darò in moglie con corone e cori nel tripudio di tutto il nostro
popolo e tu insisti ancora perché io mi faccia battezzare?» Ed
egli rispose: «Il Signore si serve e si adora nella castità.
Difatti prima di Abele non ci fu nessuno giusto fra gli uomini,
questi appunto per le offerte e per la sua purezza piacque a
Dio».
Il Signore Dio degli eserciti si
ricordò della sua parola e riempì S. Esuperanzio della sua
Grazia, mentre egli persisteva nel digiuno e nell'orazione dal
mattino fino all'ora nona. Quanto al rimanente tempo, non
smetteva di pregare dall'ora nona fino al vespro e così in ogni
giorno non smetteva mai di lodare il Signore.
Avendo poi compiuto il dodicesimo
anno di età, si recò dal vescovo della città e così gli disse:
«Dammi il battesimo di Gesù Cristo perché possa lasciare questa
città per altri paesi».
Il vescovo lo battezzò e,
istruitolo, lo congedò dopo averlo cresimato. Ma i suoi genitori
avendolo saputo, molto s'impensierirono, perché stavano di nuovo
crescendo l'odio e la persecuzione contro i cristiani. Il Santo
disse loro: «Datemi una parte dei vostri beni, in modo che possa
allontanarmi da questa città, perché non mi uccidano e voi non
abbiate a soffrire per causa mia». I genitori tranquillamente
acconsentirono e gli diedero sette animali ben carichi delle
loro sostanze. Uscito con gioia dalla città, prese a
pellegrinare continuamente, in ogni paese in cui si fermava
predicava il battesimo del regno di Dio in nome della SS.
Trinità e soccorreva il prossimo con elemosine.
Proseguendo il cammino giunse in
una città, ove una donna, prostratasi ai suoi piedi, gli
consegnò il suo figlioletto di nome Formario e gli disse:
«Questo piccolo segua il tuo esempio e sia battezzato». Ed egli
lo segnò nel nome del Signore, lo battezzò e lo portò con se.
Finalmente giungendo col fanciullo
fino al mare, vi trovò il proprietario di una nave, cui disse:
«Sono partito dalla mia città e dalla mia terra e sono venuto da
te, prendete il prezzo del viaggio e fatemi salire sulla vostra
nave».
I marinai avendolo ricevuto a
bordo, presero il largo, ed egli ringraziando il Signore, si
coprì la faccia e si addormentò. Un angelo discese dal cielo e
gli mostrò la protezione di Dio sul mare. Dio suscitò dalle
profondità dell'abisso un vento impetuoso e subito s'addensò una
grande tempesta intorno alla nave, i marinai in preda al timore
dissero: «Peccammo d'avanti a Dio e per questo moriamo». Allora,
destatelo dal sonno, tutti esclamarono ad una voce: «O Santo,
uomo di Dio, salvaci per intercessione di quel Dio che ti salvò
e noi ti crederemo e ti condurremo colla nave in qualunque porto
vorrai».
Egli rispose loro: «Credete che il
mio Dio sia capace di liberarvi?» E quelli: «Dal momento che
invocammo il Signore Dio tuo, per certo lo crediamo capace di
liberarci». Ed egli rispose: «Guardatevi, o marinai, dal culto
dei demoni». Allora li istruì nella fede di Cristo e ripresero a
navigare poiché il mare divenne calmo. Proseguendo la
navigazione approdarono e lo fecero scendere a Numana, presso S.
Magno, egli allora accomiatandosi li salutò. Ma poiché la divina
provvidenza aveva stabilito che dovesse essere insignito della
dignità episcopale, prese la via verso Roma, capitale
dell'impero romano.
Poco lontano di qui incontrò,
lungo la via, 11 fratelli: Fiorenzo, Severino, Venanzo ed altri,
i quali, vedutolo, lo accolsero con somma gioia.
Inginocchiatisi, si posero ai suoi piedi e scambiandosi il bacio
della pace, esclamarono: «Questi è un vero portatore di pace,
dei santi». Ed abbracciandoli in segno di pace, li congedò.
Proseguendo il viaggio giunse a Roma, ove predicava ed insegnava
il battesimo di Cristo ad alcuni giovani romani che allora
praticavano nuovi culti profani.
Molti cittadini si indignavano con
lui e lo fecero condurre davanti al principe, il quale così lo
interrogò: «Chi sei? E qual è la tua razza? E qual è la tua
città?».
Egli rispose: «Sono Esuperanzio,
ministro di Dio e vengo dalla grande capitale (Cartagine) della
provincia (Africa). Credo nel Signore nostro Gesù Cristo
Crocifisso». Ribatterono i romani: «Sei posseduto dal diavolo».
Ed egli: «Non sono posseduto dai demoni perché non li venero, ma
venero il Padre il Figlio e lo Spirito Santo». Allora quell'ingiustissimo
giudice ordinò che fosse chiuso nel carcere e disse: «Costui sia
messo a pane ed acqua poiché getta scompiglio nella città».
Trascorsi sette giorni dacché egli era imprigionato, si
abbatterono sopra tutti i cittadini di Roma una grave malattia
ed un tremendo flagello.
Essi si ritrovarono e riunitisi
insieme, dissero: «Perché siamo colpiti da una sì grave peste?»
Allora i custodi del carcere ove era rinchiuso S. Esuperanzio,
che lo avevano veduto astenersi dal mangiare e dal bere,
invocare Cristo in continua orazione, dissero: «Forse questo ci
capita perché quel Santo Uomo che predicò rettamente, ha
ricevuto da noi del male». Allora il Papa Pascasio (Anastasio),
che in quel tempo era vescovo di Roma, udito che il servo di Dio
Esuperanzio era tenuto in prigione, subito inviati dei messi, lo
fece liberare e ordinò che si presentasse al suo cospetto.
Avendolo veduto, il papa ne fu contento ed abbracciandolo in
segno di pace gli disse: «Esuperanzio, maestro amico e servo di
Dio, intercedi presso il Signore e prega per i nostri peccati,
affinché Egli allontani questi mali che ci colpiscono a causa
delle colpe che abbiamo commesso». Ed egli rispose: «Vi conservi
in salute ed abbia custodia di voi il Signore, abbia
misericordia di tutti i peccati e allontani da voi la peste ed
ogni altro male». Benedì poi dell'acqua e l'asperse sopra di
loro e tutti furono salvi.
Essi credettero perché il beato
Esuperanzio li aveva completamente liberati da quella grande
calamità.
Dopo non molto tempo giunse a Roma
la notizia che il vescovo Teodosio era morto. Allora il papa
Pascasio disse ad Esuperanzio: «Servo di Dio, ti affido la pieve
di S. Maria di Cingoli». Ed egli rispose: «O Signore, ho timore,
perché gente perversa e falsa abita in quella città». E il papa
di rimando: «Va e predica loro, poiché Dio ti ha destinato per
loro, ricevi la benedizione del Signore». Poi lo benedisse e lo
ordinò vescovo e lo inviò alla volta della città di Cingoli.
Avvicinandosi egli a questa città tutti gli si mossero incontro
gridando: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore». E fu
accolto con straordinaria gioia. Tenne la cattedra vescovile di
Cingoli per quindici anni.
Trascorso questo tempo, cadde
malato, gli fecero visita quattro confratelli che gli chiesero:
«Come stai, o piuttosto, come va che sei lieto?» Egli rispose
loro: «Ascoltatemi servi di Dio, edificate la vostra casa sopra
la pietra viva, affinché, sopraggiungendo forti venti, non vi
travolgano, pregate sempre ininterrottamente nella santa chiesa,
istruitevi sulle sacre Scritture ed amatevi, il Signore vi
concederà la sua misericordia al cospetto dei suoi Santi. E'
cosa buona vigilare nel Signore, pentirsi interiormente e
salmodiare frequentemente in unione con Cristo, inoltre pregate
con Fede. Sappiate poi, fratelli, che la mia vita sta per
volgere al suo termine, per cui vi chiedo che preghiate per me
il Signore Gesù Cristo. E poiché il mio corpo è in preda
all'arsura, portatemi dell'acqua della fonte di Maltempo,
perché ne beva».
Allora, partiti subito i suoi
ministri gli portarono l'acqua e gli dissero: «Bevi, o Padre, e
sia benedetta nel corpo tuo». Egli poi soggiunse: «Vi chiedo, o
fratelli, di pregare per me il Signore Gesù Cristo, perché
degnamente accolga la mia anima ed io possa ascoltare il coro
della sua grandezza».
Tre giorni prima della sua morte,
condussero davanti al suo letto una paralitica chiamata Marina,
la cui madre gli disse: «Ti prego o santissimo padre, di
benedire mia figlia, gravemente malata». Ed egli la benedisse
nel nome del Signore e fu risanata.
Riunitisi tutti i sacerdoti
davanti a lui per assistere al suo trapasso alla gloria di
Cristo gli chiesero: «Dove ti seppelliremo?». Rispose loro:
«Uscite da Porta Montana e seppellitemi sulla destra della
strada e non tumulatemi nella città perché essa sarà distrutta».
Pronunciate queste parole, si rivolse a Formario, sacerdote
virtuosissimo che egli stesso aveva ordinato sacerdote e gli
disse: «Formario, discepolo mio, fosti il mio custode in vita, assistimi nel mio trapasso e seppelliscimi». Di nuovo disse:
«Signore Dio, Padre onnipotente, amante della verità, che
imprimesti il tuo segno nel mondo, abbi misericordia di me e
aiutami, accogli in pace o Cristo, il mio spirito». Terminata
l'orazione rese l'anima a Dio.
Allora i suoi discepoli, celebrate
degne esequie e cantate molte lodi intorno al suo corpo, lo
portarono a seppellire uscendo dalle mura, passando per Porta
Montana. Un'inferma di nome Daria, facendosi loro incontro per
la via, lo invocava con gran voce dicendo: «S. Esuperanzio
aiutami! Formario aiutami!» Allora il pio Formario le disse:
«Daria tocca il corpo di S. Esuperanzio». Ed essa lo toccò con
la punta del suo dito e fu risanata. Lo seppellirono sul lato
destro della via Montana.
Dopo dodici anni si abbatté una
grave calamità su quattro città vicine; ed in esse regnavano la
mestizia e il dolore. Molti cittadini riunitisi in gruppo
vennero qui e chiesero: «Per quale ragione ci hanno colpiti
questi mali e queste sventure?». Il virtuoso Formario disse
loro: «Digiunate e pregate, forse Dio avrà compassione dei
vostri peccati».
Digiunarono dunque con cilicio e
cenere e pregarono il beato Formario perché intercedesse in loro
favore. Allora un Angelo del Signore apparve a Formario,
piissimo sacerdote, durante il sonno e gli disse: «Rendi noto in
ciascuna delle quattro città vicine che vengano qui i propri
vescovi con tutto il popolo e con tutti gli ecclesiastici e
tolgano dalla sepoltura il beatissimo Esuperanzio, perché è già
venuto il tempo». Formario inviò a tutti le notizie e tutti
convennero con i ministri propri di ciascuna chiesa. Giunti che
furono i quattro vescovi con il popolo, pregarono fervorosamente
il Signore e digiunarono per tre giorni, perché mostrasse loro
se dovessero estrarre il corpo del beato Esuperanzio. Venne
allora un angelo del Signore che mandò un sonno profondo e tutti
si addormentarono pesantemente tranne
il virtuoso Formario, che restò sveglio. E un angelo apparso a
Formario aprì la sepoltura di Santo Esuperanzio, estrasse il
corpo del Santo e lo mise nell'arca comperata per trentasei
denari.
Allora lo stesso pio Formario e la
moltitudine di quanti erano infermi pregarono S. Esuperanzio di
intercedere per loro presso il Signore e tutti fecero voti,
offrendo molti oggetti di valore e preziosi e furono salvati.
Dalla via Montana per giungere
all'arca ci sono trentasei piedi, dall'arca fino alla pietra «cominea»
diciotto, e qui trovate nell'arca l'attestazione scritta su un
foglio di rame.
La consacrazione della chiesa è
avvenuta il 29 maggio ed il miracolo che fece dopo la
traslazione del suo corpo dalla sepoltura, fu nella prima
domenica di settembre.
Preghiamo dunque, o fratelli
tutti, concordemente la Onnipotenza del Sommo Dio, ed eleviamo
insieme in alto le mani verso il Signore del cielo, affinché,
con quella pietà e misericordia con cui si è degnato di venire
in aiuto di questo mondo corrotto, riscatti dal potere diabolico
il genere umano, per mezzo della morte e resurrezione di suo
Figlio Unigenito; si degni di farci ritrovare al più presto le
reliquie del suo santo confessore e vescovo Esuperanzio, cioè il
suo venerabile corpo, perché la popolazione di Cingoli, lieta
per un sì grande pastore, venendo al suo sepolcro, glorifichi
Dio e lo stesso S. Confessore; ci salvi poi come ci ha salvato
fino ad ora, aumenti il numero dei fedeli e difenda questa
moltitudine radunatasi in suo nome con l'aiuto della Divina
Grazia, che col Padre e con lo Spirito Santo vive e regna nei
secoli dei secoli. Amen.
O Signore sii benigno con noi,
tuoi servi per i gloriosi meriti di S. Esuperanzio, tuo
confessore e vescovo, che ora riposa in questa chiesa, perché
sempre ci protegga con la sua pia intercessione contro tutte le
avversità. Per Cristo ecc.
Dio, che in terra concedesti una
vita lodevole al beato tuo confessore e vescovo Esuperanzio e in
cielo lo esaltasti con una eterna gloria, ti chiediamo per i
suoi meriti, che la nostra vita sempre ti sia gradita. Per N. S.
G. C.
(1)
A. Pennacchioni, S. Esuperanzio
vescovo e protettore di Cingoli, Cingoli 1984, pp. 5-13
Fonte:
F. M.
Raffaelli, Delle memorie ecclesiastiche intorno l'istoria ed
il culto di Santo Esuperanzio, antico vescovo e principal
protettore di Cingoli raccolte ed illustrate da Francesco Maria
Raffaelli, Libri due, Stamperia Gavelliana, Pesaro 1762
A. Pennacchioni,
La monumentale chiesa di S. Esuperanzio in Cingoli,
Cingoli 1978, pp. 11-27
A. Pennacchioni,
S. Esuperanzio vescovo e protettore di Cingoli, Cingoli
1984
S. Prete, La “Vita S.
Exuperantii”. Annotazioni storico-critiche, in AA.VV., Cingoli
dalle
origini al sec. XVI. Contributi e ricerche,
Atti del XIX Convegno di Studi Marceratesi, Cingoli 15-16 ottobre 1983,
Studi Maceratesi 19, Macerata 1986, pp. 177-185
G. Avarucci, Una
lamella iscritta, problemi ed ipotesi intorno al culto di S. Esuperanzio
a Cingoli, in
AA.VV., Cingoli
dalle
origini al sec. XVI. Contributi e ricerche,
Atti del XIX Convegno di Studi Marceratesi, Cingoli 15-16 ottobre 1983,
Studi Maceratesi 19, Macerata 1986, pp. 187-216
S. Prete,
Sulla Vita S. Exuperantii (Ms. 708) (Archivio storico di
Cingoli - Archivio di Stato di Macerata). Note
storico-agiografiche, "Studia Picena", vol. 51, 1986, fasc.
I-II, pp. 5-30
A. Pennacchioni,
24 gennaio 1984. Ricognizione delle reliquie di S.
Esuperanzio vescovo e protettore di Cingoli e Montefelcino,
Cingoli 1987
P. Cartechini,
Il culto dei santi patroni Esuperanzio e Sperandia in alcuni
documenti dell'archivio comunale di Cingoli, in G. Avarucci,
(a cura di), Santità femminile nel duecento. Sperandia
patrona di Cingoli, Atti del Convegno di Studi (Cingoli,
23-24 ottobre 1999), Fonti e Studi 9, Edizioni di Studia Picena,
Ancona 2001, pp. 269-314
 |
 |
 |
Home
Page Cingoli |
Sommario |
S.
Sperandia |
|