Nel 1184, come testimonia la bolla di
papa Lucio III del 4
aprile, anche il monastero di S. Maria di Valfucina aveva dei diritti, non
ben precisati,
sulla chiesa di S. Esuperanzio: omne jus, quod habetis in ecclesia S. Superantii de
Cingulo. Valfucina continuerà negli anni ad esercitare dei diritti sulla chiesa.
Ciò risulta dalla bolla di Gregorio IX
del 10 aprile 1236 con la quale il
papa prende sotto la protezione della sede apostolica il monastero di S. Maria
di Valfucina riconfermandogli tutti i suoi possessi e diritti; tra di essi
compare ancora una volta l'ecclesia S. Superantii de
Cingulo. Oltre a questi due documenti non si hanno ulteriori notizie
di rapporti diretti fra Valfucina e la chiesa di S. Esuperanzio che risulterà,
in tutti gli altri documenti e fino alla metà del XVI secolo, sempre dipendente
del monastero di Fonte Avellana.
Il 3 novembre 1187
papa Gregorio VIII prende sotto
la protezione della sede apostolica il monastero di Fonte Avellana e ne conferma
possessi e diritti; nella bolla papale si ricorda, fra i
possedimenti, l'ecclesiam Sancti Superantii de Cingulo.
L'ecclesiam Sancti Superantii
de Cingulo è riconfermata fra i possessi di Fonte Avellana anche nella bolla
di papa Celestino III del 24 aprile 1196 e in quella di papa Innocenzo III del
24 settembre 1202.
Nel 1209 si cita per la prima volta un priore
di S. Esuperanzio. In una controversia del 6 agosto, riguardo ad alcune vertenze
su possessi e chiese, fra Ugo abate di S. Maria di Valfucina e Attone priore
della Canonica dei SS. Incoronati sono citati come testimoni Donnus Jo.es
Baptista Petepezzo etiam et investitor prior S. Superantii et donnus Albericus.
Fonte Avellana quindi non solo vantava diritti sulla chiesa ma vi fissa anche
una dimora per i propri monaci.
Il 7 aprile del 1218 la bolla di papa Onorio
III conferma ancora
l'ecclesiam Sancti Superantii
de Cingulo tra i possessi della chiesa di Fonte Avellana.
Con l'atto di
permuta del 6 settembre del 1218, Anselmus Prior Ecclesiae S. Superantii, alla presenza
di Rainaldi Prioris Heremi S. Crucis Fontis Avellane,
concede una porzione di terra,
presso Porta Montana, all'Ospedale dello Spineto in cambio di un terreno di
proprietà dell'Ospedale in plano civite infra portam Montanam per edificare una
chiesa in onore dei santi Esuperanzio e Nicola, oggi S. Nicolò.
La costruzione
quasi contemporanea delle chiese di S. Nicolò e di S. Esuperanzio
dimostra che agli inizi del XIII
secolo,
il priorato di S. Esuperanzio già possedeva dei beni, riscuoteva molta
considerazione da parte del priore di Fonte Avellana e godeva di grande
prestigio.
Nel
1227, Selvatico, procuratore ed economo del monastero di Fonte Avellana, con il
consenso di Pietro priore di S. Esuperanzio, di Giovanni e Alberto (chierici) e di Albertone e Grimaldo di Giovanni
(conversi della stessa chiesa), si accorda il 10
di febbraio con Parisio ed altri per alcuni mulini e per la loro manutenzione.
Il priore Pietro compare anche in un documento del 29 maggio del 1235 dal quale
si apprende che S. Silvestro Guzzolini, fondatore della congregazione
benedettina dei Silvestrini, è presente a S. Esuperanzio per il dono di alcune
terre da parte di Aliata Rolandi.
Il 16
ottobre 1244 le autorità comunali affidano un instrumentum alla custodia
del priore Pietro concernente il castello di Civitello: Quedam instrumenta
super castro Civitelli... item aliud instrumentum eiusdem negotii
deposuit apud ecclesiam Sancti Exuperantii & receperunt Dopnus Petrus Prior &
Dopnus Joannes Monacus pro communi predicto (F. M.
Raffaelli, Appendice Delle memorie ecclesiastiche, p.
71).
Una
tappa molto importante per la storia della chiesa di S. Esuperanzio e per tutta la
comunità cingolana è rappresentata dal privilegio che il Legato della Marca
cardinale Pietro Capocci invia al Comune di Cingoli il 16 agosto del 1250. Con
questo atto, il Legato premia la fedeltà dei cingolani e concede al territorio
di Cingoli l'esenzione dell'autorità vescovile eleggendo suo vicario il priore
di S. Esuperanzio, il quale assume poteri come se fosse vescovo. Questa fase
così favorevole spinge il priore, probabilmente, a dare inizio alla costruzione
dell'attuale chiesa per la quale non mancano le generose offerte dei cingolani.
Alla fine del 1276, ad esempio, un certo Benvenuto di Ludovico, secondo quanto
si legge nel suo testamento, lascia ecclesie Sancti
Exuperantii XX soldos pro laborerio ipsius.
Nel
1278 la parte della chiesa, di circa 19 metri di lunghezza, che va dall'abside
e fino alla porticina laterale di sinistra era già stata realizzata. Lo dimostra
l'iscrizione che si trova incisa nel muro sotto la finestra
centrale della parete di fondo della chiesa, a circa 1,20 metri dal pavimento
attuale: Anno. D(omi)ni. M.CCLXXVIII. t(empore). d(omini). N(icolai).
p(a)p(e). III. do(m)n(us). Bartol(us). p(rior). S(ancti). Ex(uperantii). C(ingulanorum).
ep(iscopi). (et). p(rotectoris). f(ecit)
 |
Iscrizione
della parete di fondo (da F. M. Raffaelli, Delle memorie
ecclesiastiche, p. 133) |
Secondo l'Avarucci, l'iscrizione si riferisce, "non alla realizzazione della
tribuna a tre arcate, come sostenuto da alcuni, ma alla costruzione della
chiesa fino al punto dove si scorge una giuntura per tutta l'altezza delle due
pareti perimetrali; la prima fase costruttiva si interruppe in quel punto"
(G. Avarucci, Una lamella iscritta, p.
194).
Ben presto i lavori della chiesa furono
ripresi e nel 1295 vennero portati a termine come dimostra l'iscrizione
collocata nell'architrave del portale.
Alla
fine del XIV secolo si hanno notizie di numerose donazioni da parte dei fedeli destinate ai lavori
nella chiesa a dimostrazione che in quel periodo fu interessata da una nuova
fase costruttiva. E' in questo periodo che, verosimilmente, fu realizzata la
tribuna a tre archi con volte a crociera appoggiata alla parete di fondo. La
tribuna potrebbe essere stata realizzata al posto di un originario tabernacolo
del quale resterebbero soltanto le quattro colonne che sostengono la parte
centrale della tribuna stessa.
Nel secolo successivo si hanno indizi di
ulteriori lavori: all'inizio del 1492 il priore chiese elemosine al Comune per
provvedere alla pavimentazione della chiesa e alla fine dell'anno, a seguito di
nuove richieste, ottenne legna per far calce. Nel 1499 tali Iohannes Andreas
ser Francisci Conti e Iacobus Gentilis Butoli furono incaricati di
seguire i lavori di sistemazione del pavimento della chiesa.
Il 25
agosto del 1500, il Consiglio Generale del Comune di Cingoli, per la
conservazione delle reliquie di S. Esuperanzio, stabilì di costruire una piccola
cappella sotterranea al di sotto del presbiterio; si dovette scavare in
profondità perché il presbiterio aveva una sopraelevazione di circa settanta
centimetri rispetto al piano del pavimento. Si ottenne quindi un piccolo vano
accanto alla parete perimetrale di destra al quale si accedeva dalla sacrestia
attraverso una stretta scala tuttora esistente. All'interno di questo vano, le
reliquie si custodirono fino al 1777 quando, in seguito alla costruzione della
nuova cripta, furono disposte in posizione centrale e all'interno di un
sarcofago di marmo.
Con la bolla di papa Pio V del 10
dicembre 1569 fu soppressa la congregazione avellanita e quindi anche il
monastero di S. Esuperanzio fu chiuso e i suoi beni ceduti ad abati
commendatari. Con la bolla
di Papa Clemente XIII
del 12 aprile 1764 la chiesa venne eretta ad
Insigne
Collegiata con sei canonici ed una dignità.
Lo storico medievalista
Wolfgang Kroenig ritiene che "il modello a cui più immediatamente si ispira la chiesa di S. Esuperanzio
sia costituito dalle chiese umbre, in particolare quelle sorte a Gubbio, a navata
unica e con archi trasversali derivate da costruzioni cistercensi profane, come
refettori e infermerie, piuttosto diffuse, specialmente
ad opera degli Ordini mendicanti, nell'Italia centrale, soprattutto nel Lazio e
in Umbria. Sulla base delle due iscrizioni
presenti nella chiesa, una nell'abside sotto la finestra centrale e l'altra nell'architrave del portale,
lo studioso ipotizza che la chiesa di S. Esuperanzio fu costruita tra il 1278 e il 1295"
(A. Cherubini, Architettura e scultura medievali nel
territorio di Cingoli, p. 159).
"Che l'attuale chiesa non sia
anteriore al sec. XIII è provato dal fatto che nessuna delle chiese di questo
tipo sorte a Gubbio e, più in genere in Umbria, è anteriore a questo secolo e
dal fatto che il refettorio di Fossanova, considerato l'archetipo
delle chiese a navata unica con archi trasversali dell'Italia centrale, risale
al 1208. Pertanto, la chiesa di S. Esuperanzio di cui si ha memoria nel 1139 è da
ritenersi, senza alcun dubbio, anteriore a quella giunta fino a noi. Molto
verosimile, d'altra parte, deve considerarsi l'attribuzione della chiesa attuale
alla seconda metà del sec. XIII, non solo per la presenza, assai significativa,
delle due iscrizioni sopra riferite, ma anche perché l'ampiezza dell'ambiente, gli
archi trasversali a sesto ogivale, il tipo di finestre, l'assenza originaria
della cripta, depongono per una fase affermata del gotico"
(A. Cherubini, Architettura e scultura medievali nel
territorio di Cingoli, pp. 160-161).
Con molta
probabilità fu il Duomo di Gubbio a costituire il modello per la chiesa di S.
Esuperanzio; gli archi trasversali impostati su robusti pilastri addossati alle
pareti laterali, le stesse dimensioni dei pilastri e gli intervalli fra di essi
sono infatti piuttosto simili fra le due chiese.
La chiesa di S. Esuperanzio,
nonostante gli evidenti richiami alle chiese eugubine, presenta comunque delle peculiari
caratteristiche. "Anzitutto non si hanno in S. Esuperanzio, diversamente dalle
chiese umbra, finestre laterali, per cui la luce, provenendo dal rosone della
facciata e dalle finestre della parete absidale, ha un decorso longitudinale. Ne
è da trascurare il fatto che nella parete absidale le finestre sono tre,
allineate, sormontate da un oculo, con forte richiamo a quella disposizione «ad triangulum» e a quella simbologia trinitaria che caratterizza le chiese
cistercensi, per cui la luce assume, come in queste, un significato anche
teologico e spirituale. Un altro elemento peculiare di S. Esuperanzio è
l'assenza di contrafforti esterni, quasi sempre presenti nelle chiese umbre.
Tale assenza di contrafforti all'esterno rende la nostra chiesa un capolavoro di
tecnica costruttiva, tanto più che gli archi trasversali, essendo molto ampi,
esercitano una forte spinta laterale. L'architetto ha dunque sapientemente
calcolato tutte le forze e le resistenze inserendo nelle pareti anche dei grossi
blocchi di pietra di epoca romana che rafforzano le pareti stesse.
L'assenza di finestre nelle pareti laterali, inoltre, si spiega anche con la
necessità di non alleggerire le medesime pareti. Un terzo elemento che
differenzia la chiesa di S. Esuperanzio da quelle eugubine ed umbre è la
presenza della loggia sul presbiterio" (A. Cherubini,
Architettura e scultura medievali nel territorio di Cingoli, pp. 163-164).
|
Chiesa di S. Esuperanzio (foto del 2/1/2004)
|
|
Chiesa di
S. Esuperanzio, portale (foto
del 7/6/2014) |
La chiesa si presenta in forme
romanico-gotiche ed è costruita con blocchi regolari di pietra. La
facciata è a due spioventi tripartita in senso longitudinale da un corpo mediano
leggermente aggettante in cui si aprono il portale e il rosone. Il portale è
costituito da un fascio di cornici e di ghiere, alcune composte da colonnine
lisce o tortili, altre da pilastri rettangolari ornati di rilievi e di foglie
che terminano in capitelli scolpiti con motivi floreali. Nella lunetta del portale
è raffigurato S. Esuperanzio in abiti pontificali affiancato da due angeli.
|
Chiesa di
S. Esuperanzio, lunetta del portale (foto
del 7/6/2014) |
Sull’architrave è scolpito, al
centro, il mistico agnello fra i simboli degli evangelisti: l’uomo simbolo di S.
Matteo e, alla sua destra, l’aquila simbolo di S. Giovanni; a destra
dell'agnello, il leone e il toro, rispettivamente, simboli di S. Marco e S.
Luca.
All’estrema sinistra, in
caratteri gotici, c’è un’iscrizione che testimonia la conclusione dei lavori
dell'attuale chiesa. Il citato maestro Giacomo è da identificare con
Giacomo da
Cingoli, autore, fra
l’altro, dei portali delle chiese cingolane di S. Francesco e S. Nicolò.
 |
Iscrizione del portale (da F. M. Raffaelli, Delle memorie
ecclesiastiche, p. 134) |
Anno D(omi)ni : M(illesimo)C
CLXXXV : t(em)p(o)r(e)
do(m)pni Iacobi E-
ugubini : magi-
ster Iacobus
fecit h(oc) opus
|
Nell’anno del Signore 1295,
essendo priore Giacomo da Gubbio, maestro Giacomo fece quest’opera
|
|
Chiesa di
S. Esuperanzio (foto
del 7/6/2014) |
|
Chiesa di
S. Esuperanzio, particolare del portale (foto
del 7/6/2014) |
Sotto il
rosone, al di sopra del portale, è posta in una nicchia l’immagine di
S. Esuperanzio raffigurato con gli abiti vescovili e reggente con la mano
sinistra il gonfalone.
L’interno della chiesa, a pianta
rettangolare, è ad una sola navata di 15 m di larghezza, 33,50 m di lunghezza e
14,10 m di altezza. La copertura, con travatura
lignea, è sorretta da sei archi trasversali,
in pietra arenaria, moderatamente ogivali e poggianti su
massicci pilastri rettangolari con capitello a
forma di cornice aggettante, alti 5,10 m e sporgenti 0,74 m
dalla parete.
Lo spazio interno, pertanto, risulta suddiviso in sette campate.
|
Chiesa di
S. Esuperanzio, interno (foto
del 7/6/2014) |
Il presbiterio, rialzato
rispetto al pavimento della chiesa di 1,34 m, occupa lo spazio
compreso fra gli ultimi due archi e la parete di fondo. Su di
esso si eleva una loggia a tre arcate, quella centrale più ampia
e a tutto sesto e le due laterali a sesto acuto, sostenute da
due colonne e, ai lati, dai due pilastri che sorreggono l'ultimo
arco trasversale. La loggia è coperta da tre crociere costolonate
affrescata con immagini che
rappresentano i quattro evangelisti e sul muro di fondo lo Spirito
Santo, contornato da angeli, con alla destra S. Pietro ed alla sinistra
S. Paolo. I quattro evangelisti furono realizzati negli anni
trenta-quaranta del XV secolo da Antonio Alberti da Ferrara.
Al presbiterio si accede salendo
due rampe di scale, composte ciascuna di nove gradini di pietra cornea, e ornate
con balaustre in pietra e parapetto sorretto da settecentesche colonne di pietra
rosa.
Sul
pilastro destro della tribuna, a circa tre metri dal pavimento,
è collocata una pietra arenaria sulla quale è scolpito un
sigillo tondo della congregazione dei monaci avellaniti. Nel campo del
sigillo compaiono la croce, la fonte, l’Avellana e nel bordo,
la scritta: Sigillum Sanctae Crucis Fontis Avellanae.
|
|
Sigillo
di Fonte Avellana (da Avarucci-Salvi, tav. XIII) |
Sigillo
di Fonte Avellana (foto del 7/6/2014) |
Dietro l'altare maggiore si trova
il coro del 1846, in stile gotico realizzato su disegno di Aldebrando
Leali ed una sedia vescovile, intarsiata, realizzata nel 1974
dall'ebanista cingolano Raffaele Muzi (1933-2005). Nella parete a destra
dell'altare maggiore è posto un organo del 1792 costruito da Gaetano
Antonio Callido opera n° 305 a che, originariamente collocato in una
cantoria sopra l'ingresso della sagrestia, da lì venne spostato nel 1917
sulla tribuna, dall'organaro e restauratore cingolano Alceste Cioccolani,
e recentemente spostato nella posizione attuale.
I lavori di restauro eseguiti nel
1920 riportarono alla luce, sotto uno spesso strato di intonaco,
affreschi eseguiti come ex-voto nei secoli XV e XVI da diversi autori di
scuola umbro-marchigiana.
Nel primo altare a destra rispetto all'altare
maggiore c'è una piccola edicola con una statua del XVII secolo, la Madonna del
Sasso, proveniente dalla vicina chiesa omonima. Nel XVIII secolo l'altare
era di giuspatronato del Capitolo della chiesa stessa e la pala era costituita
da un dipinto di autore ignoto, Il Cenacolo, che ora si trova nella sala
del Capitolo. Nella campata successiva è visibile quanto resta di un affresco
del XV-XVI secolo di incerta interpretazione. Nel XVIII secolo, in questa
campata era posto il pulpito delle prediche.
|
Affresco di incerta
interpretazione (foto del 7/6/2014) |
Nell'altare successivo, nel XVIII secolo
giuspatronato di Carlo Frosi, era posto un dipinto, Sant'Andrea e San Pietro
chiamati all'apostolato di Gesù, di autore ignoto, oggi collocato
nella sala del Capitolo. Attualmente sulla parete è visibile parte di un
affresco del 1508,
Vergine col Bambino, San Giobbe e
San Sebastiano.
|
Vergine col Bambino, San Giobbe e San Sebastiano. 1508
(foto
del 2/1/2004) |
Nel terzo altare a destra rispetto all'altare
maggiore, nel XVIII secolo giuspatronato del canonico Simone Tomassoni, era
posto il dipinto di autore ignoto Sant'Eurosia Martire. Attualmente è
visibile un affresco frammentario raffigurante probabilmente Sant'Esuperanzio
e San Rocco.
|
Sant'Esuperanzio
e San Rocco
(foto
del 2/1/2004) |
Nell'ultimo altare, nel XVIII secolo
giuspatronato del priore Felice Paoli, precedentemente della famiglia Vannucci,
era collocato un dipinto, L'Annunciazione, di autore ignoto, esposto
oggi nella sala del Capitolo. Attualmente è visibile un affresco del 1434
circa attribuito ad Arcangelo Cola da Camerino
(1416-1525)
composto nella parte
inferiore da
La Vergine col Bambino,
Santa Caterina d’Alessandria e Sant’Orsola e nella parte
superiore, in una lunetta, L'Annunciazione. A destra di S. Orsola sono
appena riconoscibili S. Esuperanzio e S. Nicola.
|
Composizione
attribuita ad Arcangelo Cola da Camerino. Nella
lunetta superiore vi è L’Annunciazione. La parte
inferiore raffigura La Vergine col Bambino,
Santa Caterina d’Alessandria e Sant’Orsola, 1434 (foto
del 2/1/2004) |
Nel primo altare
a sinistra rispetto all'altare maggiore, nel
XVIII secolo giuspatronato della famiglia Simonetti, era collocato il dipinto di
Sant'Esuperanzio, di autore ignoto, attualmente esposto nella sala del
Capitolo. Sulla parete è oggi visibile un pregevole crocefisso
ligneo di scuola
umbro-marchigiana del XIII secolo con le braccia disgiunte dal corpo.
|
|
|
Altare
giuspatronato famiglia Simonetti (foto del 7/6/2014)
|
|
Crocefisso ligneo (foto del 2/1/2004) |
Nel secondo altare
a sinistra rispetto all'altare maggiore,
giuspatronato della famiglia Silvestri a partire dalla prima metà del XVI
secolo, c'era il dipinto di Sebastiano del Piombo (1485-1547),
Flagellazione di Gesù, collocato oggi all'interno della sagrestia.
Attualmente sulla parete sono parzialmente visibili due affreschi inquadrati
all'interno di due lunette sovrapposte; in quella superiore sono raffigurati
I Quattro Santi Coronati mentre in quella inferiore il soggetto non è
identificabile.
|
I
Quattro Santi Coronati ed in basso un soggetto non identificabile (foto
del 2/1/2004) |
Nel pilastro adiacente è visibile un
affresco con Il volto di Cristo
impresso nel velo della Veronica alla cui base si legge la scritta S(epulcrum) GOTIJ con la raffigurazione di
alcuni attrezzi da scalpellino. Si tratta probabilmente di
un ex-voto del mastro scalpellino Gozii della Confraternita
dei Muratori devota ai Santi Quattro Coronati (venerati
nell'altare adiacente).
|
Il volto di Cristo impresso nel velo della
Veronica, sec. XV
(foto
del 2/1/2004) |
Nel terzo altare
a sinistra rispetto all'altare maggiore, nel
XVIII secolo giuspatronato di Bernardino Benignetti, ma in precedenza della
famiglia Cima, era collocato un dipinto del XVI secolo, Lo sposalizio
della Vergine di Antonio Liberi detto Antonio da Faenza (1456-1534) che ora si
trova nella sagrestia. Attualmente sulla parete è visibile parte di un affresco
del 1503 Madonna in trono col Bambino, Sant'Esuperanzio e San Bernardino da
Siena, opera di Antonio Solario detto lo Zingaro (1465-1530).
Sotto l'affresco c'è una scritta che ricorda il nome e lo scopo del committente:
HOC OPVS F.F. BERNARDINVS BRVNETTI PRO VOTO A.D. 1503.
|
Madonna in trono col
Bambino, Sant'Esuperanzio e San Bernardino da Siena, di
Antonio Solario, 1503
(foto
del 2/1/2004) |
Il quarto e ultimo altare
a sinistra rispetto all'altare maggiore, nel
XVIII secolo, era giuspatronato della famiglia Raffaelli, il cui stemma è
tuttora visibile sopra l'architrave dell'ornato in pietra. Prima di essere
adottato a fonte battesimale nella parete si trovava un dipinto del XVII secolo,
San Michele Arcangelo, la Vergine e la Maddalena opera del pittore
Giuseppe Vanneccioni (1564-1639) attualmente conservato nella sala del Capitolo.
Alla destra del battistero è visibile un affresco del XVI secolo,
S. Girolamo penitente ed orante davanti al
Crocefisso, alla cui base si
legge Geronimo D'Arcangelo F.F. pro voto A.D. 1530.
|
S. Girolamo penitente ed orante davanti al Crocefisso, 1530
(foto
del 2/1/2004) |
Sulla controfacciata, a destra dell'ingresso è
visibile parte di un affresco del XV secolo, di autore ignoto, in cui sono
raffigurati, nella parte inferiore,
Sant'Antonio Abate, San Giovanni Battista e San
Cristoforo col Bambino Gesù in spalla e nella parte superiore, in una
lunetta, La Pietà. A lato di questo affresco è visibile un sottostante
affresco lacunoso di epoca anteriore il cui soggetto non è identificabile,
rimanendo visibile solo una figura di un santo a cavallo. Sempre sulla destra,
rispetto all'ingresso, è visibile un affresco del XVI secolo, Crocefisso,
molto venerato un tempo perché si riteneva che facesse placare i mal di testa.
|
Santo a cavallo
(foto del 7/6/2014) |
|
|
|
Sant'Antonio Abate, San Giovanni Battista e San
Cristoforo col Bambino Gesù in spalla e in alto
La Pietà, XV sec. (foto
del 2/1/2004) |
|
|
Crocefisso,
sec. XVI (foto
del 2/1/2004) |
All'interno della sagrestia, a pianta ottagonale
allungata, sono conservate numerose opere che coprono un arco temporale compreso
fra il XV e il XIX secolo. Una delle più importanti è senz'altro la Flagellazione di
Gesù del pittore Sebastiano Luciani detto del Piombo (1485-1547). Il dipinto
è una parziale replica dell'olio su muro del battistero in S. Pietro in Montorio a Roma. Il dipinto venne anche riprodotto in una tavola calcografata
nell'opera del 1644 di Orazio Avicenna "Memorie della città di Cingoli".
|
Tavola
calcografata di Orazio Avicenna |
Ai lati dell'opera di Sebastiano del Piombo sono
collocati due dipinti del XVII secolo, di autore ignoto, entrambi copie di opere
del pittore Giuseppe Ribera detto lo Spagnoletto (1588-1652): Martirio di San
Barolomeo e Martirio di San Sebastiano. Sulla parete opposta, sopra
l'altare della sagrestia, c'è un dipinto di Giannandrea Lazzarini (1710-1801),
Vergine col Bambino. Ai lati di questo dipinto sono collocati due
ritratti del XVIII secolo, di autore ignoto, rappresentanti due illustri
personaggi cingolani: il Marchese Francesco Maria Raffaelli (1715 -
1789), storico, e il priore Giovanni Battista Crescioni (1715-1787),
canonico della Cattedrale.
Sulla parete a ridosso della chiesa ci sono lo
Sposalizio della Vergine di Antonio Liberi detto Antonio da Faenza
(1456-1534), Sant'Esuperanzio benedice l'acqua lustrale per scongiurare la
peste a Roma e San Michele Arcangelo e Santa Sperandia entrambi di
Alessandro Ricci (1749-1829). Sulla parete a ridosso della Collegiata è posto il
polittico di Giovanni Antonio Bellinzoni da Pesaro (1415-1478), Madonna in
trono col Bambino e Santi. Nel dipinto è raffigurata al centro la Madonna in
trono col Bambino, alla cui destra si riconoscono i Santi Esuperanzio e
Albertino da Montone; alla sinistra i Santi Stefano e Nicola di Bari; sopra la
Madonna è raffigurata la Crocefissione; sopra S. Albertino c'è l'Angelo
annunziante e sopra S. Nicola la Vergine Maria annunciata; al di sopra di S.
Esuperanzio e S. Stefano sono raffigurati due santi non identificabili.
|
Schema
della chiesa e collocazione delle opere (tratto da:
Chiesa di Sant'Esuperanzio, di G. Pecci, p. 5) |
Sotto il presbiterio è stata realizzata la cripta dove sono conservate le reliquie di S. Esuperanzio, rinvenute,
molto probabilmente
durante
dei lavori di pavimentazione della
chiesa il 24 gennaio 1495.
La volta della cripta è stata decorata a tempera nel 1803, con episodi
della vita del Santo (L'ultima comunione di S. Esuperanzio prima di
morire, S. Esuperanzio fatto prigioniero a Roma,
Predicazione del Santo a Roma, Ingresso del Santo a Roma,
Il battesimo dei cingolani, I funerali di S. Esuperanzio,
La guarigione di un fanciullo sulla tomba del santo) e con le Virtù
Cardinali (Giustizia, Temperanza, Fortezza,
Prudenza) dal pittore fermano Alessandro Ricci (1749-1829), mentre le pareti
sono decorate con lavorazioni in scagliola dal maestro Giuseppe Mazzanti
(1760-1837).
Sulle pareti sono poste 14 lastre marmoree, alcune con semibusti o
ritratti, in memoria di personaggi o avvenimenti collegati alla vita di S. Esuperanzio.
Adiacente alla parete esterna sud della
chiesa venne costruito nella prima metà del XVI secolo un loggiato che
immette nella casa parrocchiale. E' composto da quattro archi, poggianti
su colonne romaniche, che sostengono il ballatoio con archi in cotto e
colonnine di pietra.
|
Chiesa di
S. Esuperanzio, loggiato (foto
del 23/8/2013) |
|
Chiesa di
S. Esuperanzio, loggiato (foto
del 23/8/2013) |
Serie
dei priori (1)
·
1209, ?
Nella
transazione del 6 agosto 1209 fra Ugo, abate di
Valfucina, e Attone, priore della Canonica dei SS.
Quattro Incoronati, tra i testimoni compare anche
investitor prior S. Superantii
·
1218, Rinaldo
Citato, tra i testimoni, nell'atto di fondazione dell'11
marzo 1218 dell'ospedale di Buraco, per diretto
intervento di Attone vescovo di Camerino.
·
1218, Anselmo
Citato
nell'atto di permuta del 6 settembre 1218 fra
Anselmus Prior Ecclesiae S. Superantii
e l'ospedale dello Spineto per la costruzione della
chiesa dei SS. Esuperanzio e Nicola.
·
1236, Pietro
Citato
nell'atto di donazione di terreni del 20 aprile 1236 da
parte di alcune persone all'ospedale di Buraco.
Nell'atto, il priore Pietro di S. Esuperanzio, è
designato anche come procuratore di quell'ente.
·
1244, Pietro
Le
autorità comunali affidano un instrumentum del 16
ottobre 1244 alla custodia del priore Pietro concernente
il castello di Civitello.
·
1263, Costanzo
Citato
nel documento del 21 dicembre 1263 che ricorda
l'elezione di Catterina del signor Parisio
(Caterina, figlia di don Parisio del fu Compagnone di
Giovanni) a badessa del monastero di S. Caterina. Il
priore compare ancora in atti del 15 giugno 1266, del 19
febbraio 1267 e dell'aprile 1269.
·
1278, Bartolo
Citato
nell'iscrizione posta sotto la finestra centrale della
parete di fondo della chiesa: Anno. D(omi)ni.
M.CCLXXVIII. t(empore). d(omini). N(icolai). p(a)p(e).
III. do(m)n(us). Bartol(us). p(rior). S(ancti). Ex(uperantii).
C(ingulanorum). ep(iscopi). (et). p(rotectoris). f(ecit)
·
1295, Giacomo
da Gubbio
Citato
nell'iscrizione del portale: Anno D(omi)ni : M(illesimo)C
CLXXXV : t(em)p(o)r(e) do(m)pni Iacobi Eugubini:
magister Iacobus fecit h(oc) opus
·
1306, Cono
In un'istromento
esistente in S. Domenico di Urbino
è citato Cono come priore di S. Esuperanzio e Sindaco
di Fonte Avellana.
·
1319, Giovanni
da Perugia
Citato
in un mandato di procura dell'anno 1319.
·
1340, Matteo da
Gubbio
Citato
nel documento del 25 febbraio 1340 che ricorda
l'elezione di Forestiera, figlia di Pagnone Cima, a
badessa del monastero di S. Caterina.
·
1351, Giovanni
da Gubbio
Citato
nel documento del 4 agosto 1351, del Vicario Generale
della Marca Anconitana, per l'elezione di
Nonnuccia di Locchesio di Giovanni a badessa del
monastero di S. Caterina.
·
1363, Gentile
da Coldinoce di Sassoferrato
Citato
nel documento del 20 ottobre 1363 che ricorda l'elezione
di Lauruccia di Giovanni di Rinalduccio di Apiro
a badessa del monastero di S. Caterina.
·
1370, Ugolino
da Sassoferrato
Citato
nel protocollo di Bartoluzio Silvestri da Cingoli del 12
maggio 1370 in cui si rinnova a Cicco di Corrado da
Gubbio, monaco di Fonte Avellana, l'istituzione a
rettore della chiesa di S. Martino di Monegia.
·
1388, Nicolò
Franceschelli da Gubbio
Citato
in un documento notarile con il quale si concede in
enfiteusi a Lippuzio di Gentile di Villa Strada una casa
posta nella contrada di S. Nicolò.
·
1425, Gabriello
di Tommaso
Citato
fra i presenti al capitolo generale del 2 gennaio 1425
di Fonte Avellana.
·
1467, Ventura
da Cingoli
Citato
nel necrologio del 1 ottobre 1467 di Fonte Avellana
conservato nel monastero di Classe.
·
1512, Nicolò di
Martino (Marino) da Foligno
Citato
nella bolla di papa Giulio II del 24 febbraio 1512.
Rinuncia nel 1521 al priorato e si ritira a Fonte
Avellana dove muore il 26 giugno del 1524.
·
1552, Pietro
Giacomo Venanzi da Spello
Figlio
di Cola e fratello di Antonio Venanzi. Vescovo di Jesi e
nunzio apostolico presso l'imperatore Carlo V. Citato
come priore in strumenti di enfiteusi del 12 e del 17
maggio del 1552. E' citato anche in altri strumenti del
12 e del 20 maggio 1556.
·
1557, Pietro
Paolo Venanzi
Citato
in un documento del 15 giugno 1557 che era conservato
nell'archivio dei padri filippini di Cingoli. Figlio di
Piermatteo di Cola e Maddalena di Pierfrancesco
Cavallini e nipote del priore Pietro Giacomo Venanzi.
Nel documento si legge che il priore fu dispensato
dall'abate generale dei monaci di Fonte Avellana dal
vestire l'abito monastico. E' ricordato ancora come
priore il 10 dicembre 1569, giorno in cui papa Pio V con
la bolla Quantum animus noster soppresse la
congregazione di Fonte Avellana.
(1) Fonti:
A. Pennacchioni, La
monumentale chiesa di S. Esuperanzio in Cingoli, Cingoli 1978, pp.
100-103
F. M. Raffaelli, Appendice di documenti i quali
riguardano, ed illustrano le Memorie di S. Esuperanzio vescovo e della Chiesa
antica di Cingoli, pp. XLIV-LXIII
Serie
dei priori commendatari (1)
·
1570, Cosimo Venanzi
Figlio di Carlo di Piermattei Venanzi, rettore della
chiesa parrocchiale di Monte Savignano nella diocesi
di Fiesole, fu eletto priore commendatario con bolla
di papa Pio V del 19 giugno 1570. Resta in carica
fino al 30 maggio 1593.
·
1595, Statilio Paolini di Osimo
Segretario dei memoriali di papa Clemente VIII (SSmi
D. N. Papae intimi secretarii) compare la prima
volta come priore nel libro dei censi il 4
giugno 1595. Dagli atti dei sacramenti del 7
novembre 1595 si sa che elegge curato di S.
Esuperanzio, Giovanni Battista Amici da Osimo.
Riscuote i canoni e i censi fino al 2 giugno 1596
per mezzo del procuratore Magnificus vir D.nus
Angelus Jannini de Cingulo.
·
1597, Antonio Maria Paolini da Osimo
Riscuote i censi e i canoni per mezzo di D. Giovanni
Battista Amici come risulta nello strumento di
procura del 1 giugno 1597 che lo indica come
Vicarius perpetuus. In questo incarico gli
succede D. Giuseppe Regius di Cingoli il 5 aprile
1601.
·
1603, Erminio de Valentis da Trevi
Nel
1598 è segretario del Cardinale Pietro Aldobrandini
e Legato di Clemente VIII. Non si conosce la data
della nomina; viene citato nel documento del 1
luglio 1603 con cui elegge procuratore alla
riscossione dei censi D. Tibursio Peranello di
Trevi. E' eletto Cardinale da Clemente VIII il 9
giugno 1604 e poi Vescovo di Faenza. Nel 1606 il suo
vicario è il cingolano Giambattista di Matteo
Cavallini mentre nel 1609 ricopre la carica di
vicario il cingolano Puccetto di Giammaria Puccetti.
Muore nel 1622.
·
1619, Pietro Campora da Modena
Nominato Cardinale da papa Paolo V il 19 settembre
1616 e successivamente Vescovo di Cremona. Dopo la
rinuncia di Erminio di Valentis è nominato priore di
S. Esuperanzio nel 1619. Riscuotono i canoni per suo
conto prima Felice Bernardi dal 2 giugno 1619 al 31
maggio 1620 e poi il cingolano D. Puccetto Puccetti
che risulta essere anche vicario della parrocchia.
Muore nel 1643
·
1625, Cesare Campora
Ricopre la carica di priore dal 1 giugno 1625 e fino
a tutto il 1642. Durante il suo priorato sono vicari
perpetui i cingolani D. Ottavio Santi e D. Angelo
Piermattei.
·
1643, Francesco Maria Macchiavelli da Firenze
Nominato Cardinale da papa Urbano VIII il 16
dicembre 1642 è nominato priore l'anno successivo.
·
1658, Carlo Gualtieri da Orvieto
Nominato Cardinale da papa Innocenzo X il 2 marzo
1654. Il nome del priore compare il 2 giugno 1658 in
una cedola di ricevuta del suo esattore e vicario
cingolano Francesco di Giacomo di Antonino Leoncini.
·
1674, Francesco di Pietro Nerli da Firenze
Nominato Cardinale da papa Clemente X il 12 giungo
1673. E' anche priore della chiesa dei SS. Quattro
Coronati. Muore a Roma l'8 aprile 1708. Sono suoi
vicari i cingolani Francesco Falaschi, Girolamo di
Bernardino Simonetti, Giuseppe di Gianfrancesco
Cavallini, Bernardo di Gianfrancesco Cavallini.
·
1709, Giulio Piazza
Nunzio apostolico alla corte di Vienna diventa
priore il 9 febbraio 1709. E' nominato Cardinale da
papa Clemente XI il 18 maggio 1712. Riconferma come
suo vicario Bernardo di Gianfrancesco Cavallini.
Muore nel 1724
·
1725, Marco Antonio Ansidei da Perugia
Diventa priore nel 1725. Nominato Cardinale da papa
Benedetto XIII il 30 novembre 1726. Muore a Roma il
14 febbraio 1730. Suo vicario è ancora Bernardo di
Gianfrancesco Cavallini.
·
1730 F. Vincenzo Lodovico Gotti da Bologna
Appartenente all'ordine domenicano è nominato
Cardinale da papa Benedetto XIII il 30 aprile 1728.
E' priore dal mese di agosto del 1730. Il 6 aprile
1731, dopo essere stato per venti anni vicario
perpetuo, Bernardo di Gianfrancesco Cavallini lascia
il suo il posto al nipote D. Gianfrancesco
Cavallini.
·
1731, Severino Antonio Cavallini da Cingoli
Nasce a Cingoli l'11 ottobre del 1700 da Francesco
di Gianfrancesco di Fabio Cavallini e da Laura di
Severino Tinti di San Severino; studia umanità e
retorica a Loreto, filosofia a Fermo, legge a
Macerata. Si trasferisce a Roma per esercitare la
pratica legale. E' eletto priore da papa Clemente
XII con bolla del 2 giugno 1731. Procede ad un
restauro della chiesa con le rendite del beneficio e
con i propri averi. Ripristina anche la cadente casa
priorale ove prese stabile dimora. Per questi lavori
incaricò Mastro Antonio Nicola Tomassini. Ha per
vicari suo fratello D. Francesco Cavallini e D.
Giovanni Esuperanzio Palpacelli.
(1) Fonti:
A. Pennacchioni, La
monumentale chiesa di S. Esuperanzio in Cingoli, Cingoli 1978, pp.
103-106
F. M. Raffaelli, Appendice di documenti i quali
riguardano, ed illustrano le Memorie di S. Esuperanzio vescovo e della Chiesa
antica di Cingoli, pp. LV-LXIII
Serie
dei priori della Collegiata (1)
·
1764, Felice
Paoli
Nasce a
Cingoli il 28 maggio 1738. E' nominato priore il 28
maggio 1764. Da papa Pio VI è chiamato a far parte della
commissione eletta per la revisione del concilio di
Pistoia (1791). E' eletto vescovo di Fossombrone
nell'agosto del 1779 da papa Clemente XIII. Nel 1800 è
trasferito nella sede vescovile di Recanati e Loreto.
·
1779,
Antonangelo Raffaelli
Figlio
di Francesco Maria Raffaelli, nasce a Cingoli il 20
settembre 1753. Dona alla chiesa apparati e vasi sacri
per il servizio liturgico, fa eseguire il braccio
d'argento per conservare una reliquia di S. Esuperanzio
e arricchisce l'archivio con manoscritti del padre. E'
eletto prelato domestico del papa. Muore il 10 agosto
1832.
·
1833, Pacifico
Matellicani
Nasce a
Villa Strada il 16 agosto 1604. E' dottore in diritto
ecclesiastico e civile. Muore l'11 giugno 1866
·
1867, Domenico
Scalpelli
Nasce a
Troviggiano il 24 luglio 1814. E' professore al liceo di
Cingoli. Investe numerose risorse economiche della sua
famiglia per restaurare gli edifici priorali.
·
1898, Angelo
Rubisse
Nasce a
Villa Strada il 23 ottobre 1861. Grazie ad un suo
sollecito, nel 1920 la Soprintendenza ai Monumenti diede
il via ai restauri della chiesa di S. Esuperanzio.
Eletto pro vicario della diocesi, rinuncia nel 1926 al
priorato per la propositura della cattedrale di Cingoli.
·
1926, Luigi
Carletti
Nasce a
Cingoli il 27 maggio 1879. E' nominato priore il 21
novembre 1926. Per suo interessamento la Soprintendenza
ai Monumenti e il Genio Civile restaurano la loggetta e
la casa parrocchiale. Rinuncia per la sua avanzata età
il 30 ottobre 1966 divenendo canonico della chiesa
Cattedrale.
·
1966, Adriano
Pennacchioni
Nasce a
Cingoli il 19 aprile 1921, canonico della Cattedrale, è
nominato priore il 17 dicembre 1966. Muore a Cingoli il
1 agosto 1994.
(1) Fonte:
A. Pennacchioni, La
monumentale chiesa di S. Esuperanzio in Cingoli, Cingoli 1978, pp.
107-108
Fonte:
F. M.
Raffaelli, Delle memorie ecclesiastiche intorno l'istoria ed
il culto di Santo Esuperanzio, antico vescovo e principal
protettore di Cingoli raccolte ed illustrate da Francesco Maria
Raffaelli, Libri due, Stamperia Gavelliana, Pesaro 1762 - F. M.
Raffaelli, Appendice di documenti i quali riguardano, ed
illustrano le Memorie di S. Esuperanzio vescovo e della Chiesa antica di Cingoli
A. Pennacchioni,
Silvestro Guzzolini in alcuni documenti cingolani, "Studia Picena" vol.
XLIV fascicolo I-II, 1977, Atti del Congresso di studi storici VIII centenario
nascita S. Silvestro 1177-1977, pp. 2-6
A. Pennacchioni, La
monumentale chiesa di S. Esuperanzio in Cingoli, Cingoli 1978
G. Avarucci - A. Salvi, Le iscrizioni
medioevali di Cingoli, Padova 1986, pp. 19-41
A. Cherubini,
Architettura e scultura medievali nel territorio di Cingoli, in
AA.VV., Cingoli
dalle
origini al sec. XVI. Contributi e ricerche,
Atti del XIX Convegno di Studi Marceratesi, Cingoli 15-16 ottobre 1983,
Studi Maceratesi 19, Macerata 1986, pp. 157-175
G. Avarucci, Una
lamella iscritta, problemi ed ipotesi intorno al culto di S. Esuperanzio
a Cingoli, in
AA.VV., Cingoli
dalle
origini al sec. XVI. Contributi e ricerche,
Atti del XIX Convegno di Studi Marceratesi, Cingoli 15-16 ottobre 1983,
Studi Maceratesi 19, Macerata 1986, pp. 187-216
G. Borri, Chiese
dipendenti dall'Abbazia di Valfucina in territorio cingolano nei secc.
XII-XIII,
in
AA.VV., Cingoli
dalle
origini al sec. XVI. Contributi e ricerche,
Atti del XIX Convegno di Studi Marceratesi, Cingoli 15-16 ottobre 1983,
Studi Maceratesi 19, Macerata 1986, pp. 232-234, pp. 250-254
S. Bernardi,
Esempi di assistenza a Cingoli nel sec. XIII: gli ospedali di Spineto e
Buraco,
in
AA.VV., Cingoli
dalle
origini al sec. XVI. Contributi e ricerche,
Atti del XIX Convegno di Studi Marceratesi, Cingoli 15-16 ottobre 1983,
Studi Maceratesi 19, Macerata 1986, pp. 232-234, pp. 257-288
A. Pennacchioni,
24 gennaio 1984. Ricognizione delle reliquie di S.
Esuperanzio vescovo e protettore di Cingoli e Montefelcino,
Cingoli 1987
P. Appignanesi, Guida della
città e del territorio, in Cingoli. Natura Arte Storia Costume,
Cingoli 1994, pp. 116-117
G. Pecci, Chiesa di
Sant'Esuperanzio,
Cingoli 2013 (dispensa ad uso delle guide turistiche della Pro Loco)