L'utilizzo del GIS nello studio del territorio cingolano

La ricerca che ho svolto è basata sull’analisi dei rapporti spaziali fra alcuni elementi del paesaggio e i siti archeologici di Cingoli. Per quanto riguarda, ad esempio, lo studio dei siti preistorici e protostorici ho impiegato il metodo delle stratificazioni ambientali e dei bacini di approvvigionamento. La distanza dai corsi d’acqua e dai principali centri di affioramento della selce e l’altimetria sono i parametri utilizzati per le analisi spaziali.

Esse hanno avuto come scopi una descrizione statistica ed una analisi dei siti archeologici, in relazione ad alcuni parametri ambientali, nonché l’individuazione di variabili ricorrenti nei siti pre e protostorici, al fine di ottenere, per alcune zone del territorio di Cingoli, una carta della potenzialità archeologica.

Come base cartografica digitale (dell’ufficio cartografico della Regione Marche) ho impiegato per il mio lavoro i confini  amministrativi dei comuni della provincia di Macerata, la carta dell’uso del suolo del comune di Cingoli e le curve di livello. Da quest’ultimo supporto, come spiegherò successivamente, ho elaborato le necessarie carte tematiche e di fase. E’ necessario precisare che le curve di livello, a causa di errori di digitalizzazione, riportavano numerose quote errate, che ho dovuto pertanto correggere, utilizzando come base le ortofotocarte della Regione Marche in scala 1/10000.

I file vettoriali delle curve di livello, in formato DXF e divisi per singoli fogli, che ho utilizzato sono stati i n. 292140, 292150, 292160, 302020, 302030, 302040, 302060, 302070, 302080. Non ho utilizzato il foglio 292120 (che comprende una piccolissima parte del territorio comunale di Cingoli) dal momento che in questa zona è stato rinvenuto un solo sito (n. 103 della Carta Archeologica di Cingoli). L’acquisizione di questo foglio mi avrebbe obbligato anche ad usare i vicini fogli 292110 e 292100 (interamente della provincia di Ancona), con il risultato di avere un'immagine finale troppo grande.

Gli altri dati cartacei, ancora della Regione Marche, che ho utilizzato come fonte cartografica sono la carta topografica regionale (edizione del 1992) in scala 1/25000, il piano paesistico ambientale regionale in scala 1/50000 (fogli 292, 302) e le tavolette IGM in scala 1/25000.

Per la cartografia geologica ho fatto uso della la Carta geologica d’Italia (foglio 117) del Servizio geologico d’Italia in scala 1/100000 e la Carta geologica dei dintorni di Cingoli di G. C. Carloni (31) in scala 1/100000.

Per quanto riguarda invece la documentazione relativa ai dati archeologici, le fonti principali sono la Carta Archeologica di Cingoli, redatta dalle dott.sse Percossi e Silvestrini e l’Archivio Archeologico della Biblioteca comunale di Cingoli.

Grazie alla costanza, all’impegno e alla serietà dei sig.ri Appignanesi Paolo (32) e Mosca Alessandro è stato possibile recuperare una grande quantità di informazioni e testimonianze archeologiche nel territorio cingolano. Iniziate alla fine degli anni ‘60 le loro ricerche si sono protratte fino ad oggi, consentendo peraltro l’allestimento di un Museo Comunale già dal 1973. Lo stesso museo, sotto la direzione della dott.sa E. Percossi, ispettrice della Soprintendenza Archeologica delle Marche, è stato promosso nel 1994 a Museo Statale.

Durante la trentennale opera di ricerca sul territorio sono stati individuati numerosi siti molti dei quali ripetutamente indagati nel corso degli anni. Il continuo monitoraggio dei siti più importanti ha fatto affluire ai magazzini del museo moltissimo materiale soprattutto di epoca preistorica, opportunamente schedato, evitando così la distruzione definitiva di queste preziose testimonianze (33). Sulla base dei materiali raccolti, nell’ambito del XIX Convegno di Studi Maceratesi svoltosi a Cingoli nell’ottobre del 1983, venne presentata la Carta Archeologica di Cingoli. curata da E. Percossi e M. Silvestrini, della Soprintendenza Archeologica delle Marche, che hanno studiato e catalogato i materiali dei 106 siti che figurano nella Carta Archeologica (34).

Negli ultimi anni sono stati individuati poi altri 35 siti, schedati nell’Archivio Archeologico della Biblioteca Comunale di Cingoli (35). Le mie analisi hanno riguardato infine anche i 47 siti (36) che ho personalmente individuato, nelle località di S. Maria del Rango e Grottaccia, e segnalati al sig. Appignanesi.

Faccio presente che per il mio lavoro non ho utilizzato i siti n. 103, 104, 105 e 106,  in quanto dagli atti dell’archivio della Soprintendenza non è stato possibile desumere la localizzazione esatta e pertanto la loro posizione non viene segnalata sulla Carta Archeologica (37). 

Nel sito 103, in località Tavignano, sono stati individuati materiali riferibili al neolitico superiore e all’epoca romana (38). Per i siti n. 104 e 105 (39) in località Piano S. Martino e Villa Torre, si ipotizza la presenza di insediamenti rustici di epoca romana, alla quale è attribuito anche il sito n. 106 in località Castiglione (40).

Dal momento che le ricerche non sono state condotte in modo sistematico su tutto il territorio comunale, i dati in nostro possesso indicano una forte concentrazione di siti lungo i fiumi Musone e Rudielle, zone appunto maggiormente esplorate. E’ da tenere presente poi che una parte del territorio è fittamente coperto da boschi che nella maggior parte dei casi renderebbero vane le ricerche. La bassa quantità di siti presenti nel resto del territorio non deve comunque essere considerato come un indice della scarsa presenza di insediamenti in antico.

La visibilità dei siti sul territorio dipende infatti da una numerosa serie di fattori che vanno dal tipo di coltura o vegetazione presente, alle condizioni fisiche del terreno. Altri fattori, indipendentemente da quelli ambientali, possono influire sulla visibilità dei siti, basta pensare all’esperienza dei ricognitori o la loro competenza nelle varie epoche storiche, protostoriche e preistoriche (41). Non bisogna poi dimenticare che alcuni tipi di ceramica o alcuni tipi di materiale litico sopravvivono o si conservano meglio di altri. Ed infine anche i fenomeni geopedologici di accumulo e/o di erosione verificatisi in epoche relativamente recenti, sono importantissimi dal momento che possono facilmente ricoprire sotto metri di coltri alluvionali i siti o distruggerli definitivamente.

Nelle aree coltivate poi gli effetti dei lavori agricoli svolgono un’azione fondamentale nel rinvenimento dei siti. Basta pensare agli scassi che vengono fatti per impiantare gli ulivi o un vigneto o alle arature profonde che possono far emergere in superficie una grande quantità di materiale. Ricognizioni ripetute nello stesso sito hanno dimostrato che essi si presentano, anche a parità di condizioni di visibilità e stagione, in maniera molto differente (42). Nel progetto della Valle del Biferno in Molise, la ricognizione ripetuta in anni diversi ha rivelato che alcuni siti “apparivano e sparivano come le luci dei semafori” (43).

Da queste considerazioni appare chiaro che nonostante il valido lavoro svolto a Cingoli, e nonostante l’elevato numero di siti individuati, non possiamo ovviamente avere un quadro attendibile della distribuzione degli insediamenti antichi per tutto il territorio.

Tra gli scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologica delle Marche nel territorio di Cingoli ricordo quelli di Moscosi e di Rio-Madonna dell’Ospedale. 

In quest’ultima località (sito n. 14), un saggio stratigrafico condotto nel 1984 ha permesso l’individuazione di  un livello antropico con abbondante materiale litico riferibile alla fase Epigravettiana del Paleolitico superiore (44).

Nell’insediamento di Piano di Fonte Marcosa (sito n. 45) (45) posto su un terrazzo alluvionale alla sinistra del fiume Musone, i primi saggi condotti nel 1980 dalla Soprintendenza Archeologica delle Marche avevano evidenziato due fasi abitative: una di epoca romana e l’altra del Bronzo recente e finale. Dell’insediamento romano vennero alla luce due principali strutture, una cisterna, caduta in disuso probabilmente nei primi anni del I sec. a.C. ed una fornace.

Durante gli ultimi scavi è stata rimessa in luce una prima fase abitativa con materiali, soprattutto ceramici, attribuiti alla media età del Bronzo o agli inizi del Bronzo recente. La struttura dell’abitato, che non trova riscontri nelle Marche, era costituita da un tavolato di assi lignei disposti ad incastro su di una intelaiatura costituita da tronchi di querce e frassino. Al di sopra di questo tavolato, come testimonia la presenza di concotti e ceneri venne steso un battuto di terra pavimentale,

In un successivo livello abitativo si era formata probabilmente anche un’area periferica del villaggio destinata alle attività lavorative. Il materiale recuperato permette l’attribuzione ad una fase recente e finale del Bronzo. L’attività metallurgica è ora molto attiva (la presenza di una matrice insieme a numerose scorie di lavorazione, testimonia una produzione locale) e i numerosi pugnali, spilloni e fibule (tipo Peschiera) accanto a frammenti di ambra collocano questo sito in probabili rotte commerciali. La produzione ceramica, molto abbondante, è caratterizzata da olle e dolii (con impasto grossolano e decorazione a cordoni) e ciotole carenate (con impasto fine e depurato). Una grande importanza assume anche la lavorazione dell’osso (anch’essa in loco, come testimoniano le schegge di osso ritrovate) e del corno di cervo con il quale sono stati realizzati stupendi attrezzi (vanghette, zappette).

La frequentazione della zona prosegue anche nell’età del Ferro. Sono state rinvenute buche di palo e una struttura in ghiaia compatta, un’area forse usata per l’allevamento. Il rinvenimento di fibule tipo Grottazzolina permette di datare l’insediamento al VI sec. a.C.

In una zona distante alcune centinaia di metri è stato rinvenuto il livello di fondazione di una villa rurale di epoca imperiale.

Nel corso delle varie campagne di scavo non è stato individuato il livello di età neolitica (46) nonostante la presenza, nella stessa area, di materiale litico che farebbe pensare ad una fluitazione dello stesso dalle zone poste più in alto, prossime alle moderne abitazioni.  

 


(31)  G. C. Carloni, Carta geologica dei dintorni di Cingoli, Giornale di Geologia, 1964, Vol. XXXII, Tav. LII

(32) Direttore della Biblioteca Comunale di Cingoli ed Ispettore Onorario della Soprintendenza Archeologica per il comune di Cingoli, che ringrazio per avermi fornito le informazioni relative all’archeologia e alla storia cingolana.

(33)  Cambi e Terrenato ricordano quanto Barker osserva a proposito della non replicabilità, in archeologia, della raccolta dei dati  che rende difficile l’applicazione del metodo scientifico sperimentale: uno strato archeologico non può infatti essere scavato due volte, F. Cambi - n. terrenato (1994),  p. 142

Nel caso invece  della ricognizione di superficie su campi sottoposti a coltivazioni, dopo una prima ricognizione, le arature riespongono una nuova distribuzione di manufatti. La ricognizione è pertanto un esperimento replicabile e la sua ripetizione fornisce una quantità maggiore di dati e la possibilità di svolgere, al pari della conoscenza storica, l’importantissima funzione di tutela e salvaguardia del patrimonio archeologico

(34)  E. Percossi - M. Silvestrini, Situazioni abitative, presenze e frequentazione dalla preistoria all’età romana nel territorio di Cingoli, in Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche. Atti del XIX Convegno di Studi Maceratesi, Cingoli 15-16 ottobre 1983, Macerata, 1986, pp. 15-53.

Si veda anche E. Percossi - M. Silvestrini, La vallata del Musone: viabilità e insediamenti, in Le strade nelle Marche. Il problema nel tempo, “Atti e Memorie della deputazione di storia patria per le Marche”, Ancona 1987, 89-91, pp. 357-367

(35)  Alcuni materiali dei siti più interessanti (n.° 107, 114, 115, 116, 117, 124, 126, 128, 136, 142), insieme a quelli citati nella Carta Archeologica, sono oggi visibili nel Museo Archeologico Statale di Cingoli.

(36)  Per sito viene qui inteso “una concentrazione anomala di manufatti rispetto alla dispersione di manufatti erratici che caratterizza molte aree coltivate“ (A. Ammerman) in F. Cambi - N. Terrenato (1994), p. 168

(37)   E. Percossi - M. Silvestrini (1986), p. 47-48 , note n. 76-79-81-84

(38)  G. V. GENTILI, Auximum, in Italia romana: municipi e colonie, XV, Roma, 1955, p. 132

L. MERCANDO - L. BRECCIAROLI - G. PACI, Forme d’insediamento nel territorio cingolano in età romana: ricerca preliminare, in Società romana e produzione schiavistica, I, Bari, 1981, p. 335 n. 242

(39)  L. MERCANDO - L. BRECCIAROLI - G. PACI  (1981), p. 336 n. 253

(40)  L. MERCANDO - L. BRECCIAROLI - G. PACI (1981), p. 336 n. 250

(41)  I manufatti litici tendono ad essere rinvenuti solo da ricognitori che abbiano già una qualche esperienza in materia, altrimenti la maggior parte di essi viene lasciata sul campo (S. Shennan), come ricordato in  N. TERRENATO (1992), p. 577

(42)  F. Cambi - N. Terrenato (1994), p. 170 a proposito di A. J. Ammerman - M. Feldman, Replicated Collection of Site Surfaces, in American Antiquity, 43, 1978, pp. 734-740

(43)  G. Barker (1986), p. 19

(44)  M. Silvestrini, Marche. Rio di Cingoli (provincia di Macerata). Scoperte e scavi preistorici in Italia negli anni 1983-1984. Notiziario, in “Rivista Scienze Preistoriche”, 39, 1984, p. 345

E. PERCOSSI - M. Silvestrini (1986), p. 28-29

(45)  P. Appignanesi, Il Museo Archeologico di Cingoli, in Iesi e la sua Valle, XII, n.1, 15 gennaio 1973, pp. 31-32

E. PERCOSSI - M. Silvestrini (1986), p. 34-35

M. Silvestrini, Cingoli (MC), località Moscosi: insediamento dell’età del Bronzo e del Ferro, in “Scavi e ricerche nelle Marche”, Urbino 1991, pp. 15-17

M. Silvestrini, Marche. Cingoli (frazione di Moscosi), loc. Piano di Fonte Marcosa, (prov. di Macerata). Scoperte e scavi preistorici in Italia negli anni 1990-1991. Notiziario, in “Rivista Scienze Preistoriche”, 44, 1992, p. 259

M. Silvestrini, Marche. Cingoli (frazione di Moscosi), loc. Piano di Fonte Marcosa, (prov. di Macerata). Scoperte e scavi preistorici in Italia nell’anno 1994, in “Rivista di Scienze Preistoriche”, 46, 1994, p. 229

M. Silvestrini- G. PIGNOCCHI, Gli insediamenti dell’età del Bronzo di Moscosi di Cingoli (MC): attività economiche e produttive, in corso di stampa

M. Silvestrini- G. PIGNOCCHI, L’insediamento dell’età del Bronzo di Moscosi di Cingoli (MC), in corso di stampa

(46)  g. PIGNOCCHI, Manufatti litici di età neolitica rinvenuti presso Moscosi di Cingoli (Macerata), in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Macerata, vol. XVII, 1984, pp. 233-251

 

 


Sommario 4/5