Alcuni esempi di applicazioni dei GIS in archeologia

Molti sono i casi di applicazioni dei GIS all’archeologia; tra i molti esempi possibili ne vengono qui proposti alcuni, con l’unico intento di illustrare brevemente le capacità dei GIS.

Al 1994 risale uno studio condotto dai giapponesi K. Ozawa, T. Kato e H. Tsude (22) sugli insediamenti d’altura del periodo Yayoi (100 - 300 d.C.), nel Giappone meridionale. Gli studiosi partivano dall’ipotesi che tra questi siti potessero esistere delle “reti di segnali” (beacon networks) che permettevano uno scambio di informazioni, anche a lunghe distanze, fra i siti stessi. Per dimostrare ciò è stata esaminata per prima cosa la visibilità tra ogni coppia di siti. Su alcuni di essi erano già state fatte delle prove per verificare questa reciproca visibilità. Dal punto di vista logistico ed organizzativo un simile progetto di ricerca comportava numerose complicazioni a causa della distanza fra i siti (10 Km. o più) e il dover coordinare contemporaneamente molte persone poste sui singoli siti. Inoltre la forte urbanizzazione del territorio circostante, con costruzioni molto alte, e l’inquinamento dell’aria ostacolavano fortemente le ricerche. Tenendo conto di questi problemi, un appropriato Sistema di Informazione Geografica (GIS) è apparso decisamente più utile, in questo caso, di prove sul campo.

Dal momento che gli elementi topografici giocano un ruolo chiave nell’esaminare la visibilità fra i siti, questo esperimento ha fatto uso di un modello digitale del terreno (Digital Elevation Model, DEM). Dopo uno studio comparativo, nel quale è stata verificata, attraverso l’analisi di sette siti, la corrispondenza di risultati fra il GIS e gli esperimenti sul campo, il passo successivo della ricerca è stato quello di ottenere una “rete di segnali” a lunga distanza fra gruppi di siti.

Prima del 1988 le ricerche della Sezione Mediterraneo dell’Università della Pennsylvania aveva riguardato la preparazione di lavori architettonici computerizzati e ricerche topografiche nella colonia romana di Corinto. Conosciuto come the Corinth Computer Project, (23) l’attività di ricerca sul campo è stata eseguita con il patrocinio della Scuola Americana di Atene. A causa  della complessità delle problematiche connesse allo studio di Corinto, le ricerche sulla disposizione della colonia romana erano rimasti incompleti. La nuova ricerca nell’ambito di questo progetto riguardava proprio lo studio dello sviluppo della progettazione di Corinto romana. La  ricerca si è infine spostata da uno studio della posizione ed orientamento delle carreggiate, portate alla luce in seguito a campagne di scavo, a più complessi studi topografici ed architettonici.

Il GIS Idrisi è stato usato per l’importazione delle immagini satellitari e per la correzione delle fotografie aeree. E’ nota la grande possibilità che offre uno studio del territorio attraverso l’analisi delle fotografie aeree. Questa tecnica è particolarmente utile nel riconoscere le tracce lineari sul territorio, come le centuriazioni e la viabilità, ed anche tutte quelle particolari caratteristiche che vengono indicate con i termini di tracce ed anomalie (24).

Nello studio del paesaggio a nord della colonia romana è stato utilizzato il modulo Cost del GIS Idrisi. Utilizzando, ad esempio, le quote delle carte topografiche il software permette di trovare il percorso di minore impegno tra un determinato punto, come il centro di Corinto, ed un altro situato nella costa meridionale del golfo di Corinto. Il risultato è una linea o una serie di linee che rappresentano il tragitto più agevole per raggiungere la costa. Questa informazione, utilizzata con altri dati che riguardavano l’orientamento e l’organizzazione del territorio, ha suggerito che il porto greco di Lechaion si trovava in una posizione differente rispetto a quella occupata dal porto di età romana, spostato di circa 1 o 2 Km. verso ovest.

Sono state sviluppate anche rappresentazioni ed animazioni territoriali a tre dimensioni. Queste immagini sono state d’aiuto per la ricostruzione del paesaggio e per documentare evidenti caratteristiche topografiche.

La cartografia tridimensionale può essere utilizzata come applicazioni di didattica scientifica e per la ricerca vera e propria attraverso l’impiego di tecniche di realtà virtuale. L’obiettivo finale del progetto ARCTOS (25) è stato proprio quello della ricostruzione a tre dimensioni del paesaggio archeologico di Rocca di Entella (Palermo), tramite applicazioni GIS e tecniche multimediali.

Le applicazioni di realtà virtuale risultano particolarmente utili a scoprire ed esaltare le caratteristiche geomorfologiche e archeologiche del paesaggio in connessione con la sua evoluzione e con gli insediamenti antichi. Il principale risultato della navigazione virtuale è quello di poter esplorare uno spazio tridimensionale attraverso moltissime prospettive. Questo tipo di approccio metodologico consente infatti di ricostruire in laboratorio condizioni di esplorazioni non praticabili nella realtà.

In una ricerca condotta nell’isola di Brac, in Croazia, nell’ambito dell’Adriatic Island Project, (26)  sono state elaborate analisi spaziali che hanno dimostrato la potenzialità del GIS nel produrre ottimi risultati nello studio dei cambiamenti dei modelli insediamentali e della percezione spaziale.

Una prima ricerca ha riguardato la comprensione dei modelli insediamentali durante l’età del Bronzo e del Ferro. Calcolando il limite di approvvigionamento dei siti del Bronzo, gli studiosi di Brac hanno notato che tutti gli insediamenti erano orientati verso gli alti pianori dell’isola e che nessun sito include un tratto di costa nel proprio bacino.

Nell’età del Ferro invece la situazione è completamente differente. Tutti i siti, ad eccezione di due (che probabilmente rappresentano casi di continuazione di uso dall’età del Bronzo), includono un tratto di costa nei loro territori. La variazione della posizione geografica dei siti dell’età del Ferro, rispetto a quelli dell’età del Bronzo, è determinata quindi dal movimento delle comunità dall’interno dell’isola a zone più vicine al mare. La loro nuova collocazione è certamente un compromesso tra il voler controllare le risorse marine, le rotte commerciali ed il terreno fertile. 

E’ necessario far presente che qualsiasi elaborazione spaziale è basata ovviamente sul concetto di distanza, un parametro questo da tenere ben in considerazione. Si assume generalmente come distanza fra due punti quella cosiddetta euclidea che corrisponde alla distanza chiamata comunemente “in linea d’aria”. In tutti quei casi in cui si può trascurare la curvatura della superficie terrestre, questo tipo di metrica è perfettamente adeguata per la maggior parte dei problemi e per questo viene incorporata in tutti i GIS. Tuttavia, in alcune categorie di problemi questa metrica non corrisponde alle reali possibilità di spostamento dello spazio.

Se ad esempio si vogliono considerare le aree di influenza relative a due punti (A,B) si può ottenere un’approssimazione di tali aree dividendo con una linea i punti che sono più vicini ad A da quelli che sono più vicini a B. Con numerosi punti si può ripetere la costruzione ottenendo alla fine dei poligoni, detti poligoni di Thiessen. La forma di queste costruzioni geometriche varia però se si usano metriche diverse. I risultati che si ottengono nelle relazioni spaziali dipendono pertanto dal tipo di metrica che si è usata, con la conseguenza che metriche diverse producono relazioni spaziali differenti (27).

Le ricerche con i GIS non possono essere concepite esclusivamente come un’attività di produzione cartografica o di visualizzazione di mappe. Bisogna anche cercare di cogliere ciò che c’è al di là della mappa; bisogna pensare anche in termini di aree di spazio sociale (28).

Il termine “Spazio” sembra indicare un “set” di entità che può essere associato ad attributi o proprietà, insieme ad una relazione o relazioni, definite in quel set. Lo spazio risulta essere pertanto la rete di tutte le fondamentali relazioni spaziali fra differenti entità. Si può dunque definire “spazio sociale” qualunque rete di relazioni spaziali che collega ciascun set di “unità sociali”.

Queste unità sociali non sono soltanto set di persone (famiglie, villaggi, tribù, ecc.) ma anche qualunque set di azioni sociali (prodotte e riprodotte) realizzatesi in un determinato luogo. Esse possono definirsi come “Aree di Attività Sociale” (un’area cerimoniale dopo un rituale, una area per le attività metallurgiche di un villaggio, una casa, un villaggio, ecc.).

Gli archeologi definiscono le aree di spazio sociale come aree che presentano una concentrazione di manufatti. Tuttavia, non esiste una diretta corrispondenza fra gli oggetti osservati in un contesto archeologico e le attività sociali per il fatto che un’enorme quantità di trasformazioni possono aver agito sullo stesso contesto. Di conseguenza, per dividere lo spazio fisico in aree in cui si sono svolte le azioni sociali, è necessario individuare tra i reperti archeologici, non soltanto strumenti ma anche elementi o caratteristiche utili per definire le attività sociali.  

 

  Principali caratteristiche di Idrisi 2.0 per Windows (29)

Anche se si pensa ad un GIS come ad un singolo software, esso è in realtà composto da numerosi e differenti moduli, alcuni dei quali strettamente collegati fra loro. La parte principale del sistema è il database (Spatial and Attribute Database), una raccolta di mappe ed informazioni ad esse associate in forma digitale.

Il database è composto da due elementi: il database spaziale  (spatial database) che descrive la geografia (forma e posizione) delle caratteristiche del suolo e il database delle proprietà (attribute database) che descrive le qualità e le particolarità di queste caratteristiche.

Ad esempio, una carta geomorfologica con le sue molteplici suddivisioni e/o colorazioni, che indicano periodi geologici differenti, può essere considerata un database spaziale. Tutte le varie suddivisioni per ere geologiche, il tipo di terreno e le pendenze appartengono invece al database delle proprietà che può essere messo in relazione con quello spaziale.

Un altro importante strumento del GIS è rappresentato dal sistema di visualizzazione cartografica (Cartographic Display System). La maggior parte dei GIS fornisce soltanto una produzione cartografica di base e confida nell’uso di altri sistemi software per la stampa di alta qualità.  Idrisi consente una composizione cartografica sullo schermo molto interattiva e versatile. Esso include la descrizione di molteplici layer (30 e il posizionamento di numerosi elementi della mappa (un’annotazione, la barra della scala, la direzione del nord, ecc.). Le mappe create con Idrisi possono essere salvate per successive visualizzazioni, stampate con dispositivi Windows compatibili ed esportabili in numerosi formati grafici.

Uno dei fondamentali componenti di un GIS è il Sistema di Gestione del Database (Database Management System, DBMS). Questa espressione si riferisce ad un tipo di software che viene usato per l’immissione, la gestione e l’analisi dei dati. Attraverso un DBMS è possibile accedere ai dati, in forma tabellare, e ricavarne schemi e statistiche che forniranno nuove relazioni tabellari o nuove mappe spaziali. In Idrisi, il DMBS è fornito dal modulo Database Workshop.

Per visualizzare, ad esempio, solamente i siti del Paleolitico medio è necessario aprire un’immagine ed il layer della distribuzione dei siti. Entrambi dovranno essere messi in relazione con il database (modulo Link). Una semplice interrogazione sul DBMS fornirà una nuova tabella nel database, con soltanto i siti ricercati, che verranno visualizzati sulla mappa. In questo caso si otterrà una carta di fase.

Per convertire le informazioni di una mappa cartacea in formato digitale si possono usare due distinti sistemi di digitalizzazione. Nei più comuni metodi di digitalizzazione la mappa viene “agganciata” (attraverso le coordinate geografiche di almeno due angoli della carta) alla tavoletta del digitalizzatore. Per mezzo di una penna ottica o di un puck (un particolare mouse) vengono “ricalcati” gli elementi che interessano: curve di livello, strade, confini amministrativi, corsi d’acqua, ecc.

L’altro sistema fa invece uso di uno scanner, uno strumento con funzioni simili ad una normale fotocopiatrice. Utilizzando il digitalizzatore otterremo una rappresentazione vettoriale della mappa, mentre usando uno scanner otterremo una rappresentazione raster in formato bitmap (BMP).

Idrisi incorpora un modulo, il Digitizer, che consente una vera e propria operazione di digitalizzazione; con il mouse infatti possono essere “ricalcati” gli elementi di una qualsiasi mappa visualizzata sullo schermo: il risultato sarà un nuovo file vettoriale.

Con la rappresentazione vettoriale ogni elemento è definito da una punto o da una serie di punti che uniti insieme possono formare una linea o un poligono. Così, ad esempio, la distribuzione dei siti viene rappresentata da una serie di singoli punti, il percorso di un fiume da una linea o da un poligono e la suddivisione delle proprietà terriere da poligoni chiusi. I punti vengono codificati con due numeri che rappresentano le coordinate x, y presi da sistemi geografici come quello della latitudine/longitudine o dal sistema Universale Trasversale di Mercatore.

Con la rappresentazione raster invece, l’immagine risulta composta da una griglia, suddivisa da una serie di celle (pixel) nelle quali vengono registrati gli attributi di quel punto. Ciascuna cella contiene un valore numerico che può indicare un attributo qualitativo o quantitativo. Per esempio, una cella con valore 6 potrebbe indicare che quel punto è formato da un suolo di tipo 6 (un attributo qualitativo), oppure che si trova a 6 metri sopra il livello del mare (un attributo qualitativo).

Fra gli strumenti analitici di un GIS il più importante è il Database Query. Interrogare il database permette semplicemente di visualizzare le informazioni già memorizzate e restituirle in diverse rappresentazioni.

Ad esempio, per vedere le aree residenziali che si trovano su terreni facilmente soggetti ad erosione, si procederà nella seguente maniera. La prima immagine, che mostra non soltanto le aree residenziali, deve essere reclassificata (modulo Reclass). Per questa operazione è necessario assegnare a tutte le aree residenziali il valore di 1, mentre a tutte le altre aree il valore di 0. A questo punto verrà visualizzato un nuovo layer contenente le sole aree residenziali.

Il layer che si ottiene è di tipo booleano (o logico), in quanto mostra solamente le relazioni di vero (1) o falso (0); in questo caso il nuovo layer mostrerà soltanto quelle aree che soddisfano la condizione di 1 (vero = area residenziale) e non quelle che non la soddisfano (0 = area non residenziale).

Una volta creato questo nuovo layer, la stessa reclassificazione verrà fatta con il layer geologico (1 = terreni facilmente erodibili / 0 = gli altri terreni). Le due condizioni che abbiamo così ottenuto, layer delle aree residenziali e dei terreni erodibili, possono essere associate in un unico layer usando il modulo Overlay.

Un altro importante strumento analitico di Idrisi è la Map Algebra, che permette di combinare matematicamente layer differenti. I moduli della Map Algebra hanno diverse capacità, che consentono tre differenti gruppi di operazioni:

- la capacità aritmetica di modificare i valori degli attributi dei dati per mezzo di una costante (ad esempio, una scala aritmetica)

- la capacità matematica di trasformare i valori degli attributi dei dati per mezzo di operazioni standard (ad esempio, una funzione trigonometrica)

- la capacità matematica di combinare (come aggiungere, sottrarre, moltiplicare o dividere) diversi layer al fine di ottenere un’unica composizione

Per fare un esempio si potrebbe creare una mappa che indichi il tasso di scioglimento della neve in aree fittamente coperte di foreste. La formula sarebbe M= (0.19T + 0.17D), dove M è il tasso di scioglimento della neve in centimetri giornalieri, T è la temperatura dell’aria e D la temperatura del punto di condensazione della rugiada. Bisognerà creare poi i layer della temperatura dell’aria e del punto di condensazione della rugiada e moltiplicare il layer della temperatura per 0.19 (un’operazione scalare) ed il layer del punto di condensazione per 0.17 (un’altra operazione scalare). I due risultati verranno poi sommati con il modulo overlay.

Come questo esempio ha dimostrato, la possibilità di trattare i layer come variabili in formule algebriche è una capacità di enorme potenza.

Il terzo gruppo degli strumenti analitici è rappresentato dai Distance Operators. Idrisi è in grado di valutare la distanza da un determinato luogo (modulo Distance) e incorporare effetti di frizione nei calcoli della distanza (modulo Cost).  I movimenti attraverso lo spazio comportano dei  costi, in termini di soldi, di tempo o di energia impiegata. Le frizioni incrementano ovviamente questi costi. Ci possono essere anche dei casi in cui le frizioni non hanno effetto sul costo del movimento allo stesso modo in tutte le direzioni. In questo caso il costo di frizione viene detto anisotropico. Un esempio chiarificatorio è il movimento attraverso il paesaggio dove le frizioni incontrate sono dovute alla pendenze. Nel risalire un pendio si incorre infatti in un costo più alto che scendere per lo stesso ripido pendio. I moduli per calcolare il costo anisotropico sono Varcost e Disperse.

Altri moduli e funzioni di Idrisi verranno specificati nei successivi capitoli dove esporrò i procedimenti che ho seguito per il mio lavoro  

 


(22) K. Ozawa - T. Kato - H. Tsude, Detection of beacon networks between ancient hill-forts using a digital terrain model based GIS, in Computer Applications and Quantitative Methods in Archaeology, Università di Glasgow, 1994, pp. 157-161

(23) D. G. Romano - O. Tolba, Remote sensing, GIS and electronic surveying: reconstructing the city plan and landscape of Roman Corinth, in Computer Applications and Quantitative Methods in Archaeology, Università di Glasgow, 1994, pp. 163-174

(24) G. Alvisi, La fotografia aerea nell’indagine archeologica, NIS, p. 48

(25) Il progetto ARCTOS (Archeologia computazionale: metodologie di visualizzazione e di informazione archeologica su un campione siciliano) è stato intrapreso al CINECA (Centro Interuniversitario di Supercalcolo) in collaborazione con la scuola Normale di Pisa e con il supporto dell’IBM SEMEA.

M. Forte, Il progetto ARCTOS: verso un GIS multimediale, in “Archeologia e Calcolatori”, 7, 1996, pp. 179-192

(26) Il progetto è stato condotto nell’Adriatico centrale dove un team di archeologi, geografi e storici ha studiato le isole della Dalmazia centrale (Croazia) per più di dieci anni. Gli obiettivi della ricerca erano lo studio dell’interazione fra l’uomo e l’ambiente dalla preistoria ad oggi con risalto per gli schemi dell’insediamento, colonizzazione, strategie di sussistenza, uso del suolo ed economia delle comunità antiche. Le ricerche iniziarono nell’isola di Hvar per passare poi alle isole limitrofe: Brac, Solta, Vis e Palagruza.

V. Gaffney - K. Ostir - T. Podobnikar - Z. Stantic, Spatial analyses, field survey, territories and mental maps on the island of Brac, in “Archeologia e Calcolatori”, 7, 1996, pp. 27-41

(27) Una interessante dimostrazione di ciò è ben esposta nell’articolo di F. Nicolucci - G. Pardi - T. Zoppi, Un archivio georeferenziato di insediamenti archeologici, in “Archeologia e Calcolatori”, 7, 1986, pp. 161-177

(28) J. Barceló - M. Pallarés, A critique of GIS in Archaeology. From visual seduction to spatial analysis, in “Archeologia e Calcolatori”, 7, 1996, pp. 313-326

(29) J. R. Eastman, Idrisi for Windows. User’s Guide version 1.0, Clark Labs for Cartographic Technology and Geographic Analysis, Clark University, Worcester (MA USA), May 1995, pp. 2-1, 2-16

(30) Un layer contiene tutte le informazioni relative ad una singola caratteristica. Si può avere un layer che rappresenta il tipo di suolo, un layer dell’idrografia, delle strade, ecc.

 

 

 


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