Romitorio di
San Michele Arcangelo
Frazione: Avenale
Località:
Rio
Distanza da Cingoli:
Km 12
Coordinate
(google maps): 43°19'59.34"N 13°13'49.12"E
"Stanno quasi per così dire
conficcati nelle falde di questa montagna molti ombrosi spechi, antri e concavi sassi
alti, e alpestri, che sono nidi di aquile, e avvoltoi.
Vedonsi quivi intorno cave di grossi
e candidi travertini, da quali...ne sono abbelliti molti Sacri sontuosi tempij, e all'uso
dell'ornamento di detti sassi non si sono trovati, e non si trovano operaij, o artefici,migliori della gente, che quivi intorno abita
in quel Paese.
Vedesi indi non lontana una
bella struttura di Chiesa sotto l'invocazione di San Michel Arcangelo con case vicine
dotate d'acque sorgenti, ch'erano ricetti, e alberghi di chi viveva vita solitaria in divine
contemplazioni, come anco tal hora succede in questi tempi..."
(O. Avicenna, Memorie della
Città di Cingoli, Jesi 1644)
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Romitorio di S.
Michele Arcangelo
(foto
del 7/5/2006) |
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L’edificio risale nella sua
forma attuale al secolo XVIII. Fino ad alcuni anni fa vi era conservata
un'iscrizione cinquecentesca che a sua volta poteva sintetizzare il testo di una
medievale
(1). Il testo si dovrebbe riferire
ad un intervento del 1251 e non alla sua costruzione. Della chiesa, infatti, si
hanno notizie fin dal 1232 quando ne era rettore Giacomo pievano di Cingoli
(2).
aedificatio
hvivs
eccl
esia
e
ann
o
domini
(1)251
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Il complesso, che sorge sul versante sud del monte
di S. Angelo, è costituito da diversi edifici che, insieme ad un muro
di cinta del XVI secolo racchiudono un cortile quadrangolare addossato
alla roccia.

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Assonometria
del complesso architettonico (da A. Antinori, p. 173) |
Entrando
nel cortile attraverso un arco, dirimpetto si erge la chiesa dalla facciata
settecentesca dove è
collocato lo stemma della famiglia Giacobini (un braccio sinistro
vestito sostenente tre frecce con le punte all’insù), alla quale si
deve il rifacimento della facciata stessa e probabilmente anche dell'interno.
"A sinistra della chiesa un basso e lungo edificio adibito un tempo a
romitorio; a destra il muro di cinta si raccorda ad un'altra costruzione dalla
facciata a capanna, addossata al versante e intersecantesi ad angolo con il muro
settentrionale della chiesa. Vi si aprono una stretta porticina ad una sottile
monofora strombata verso l'interno. In pietra concia, l'interno presenta una
volta a botte, sostenuta da un'arcata a tutto sesto che poggia su rozze colonne
addossate alla retrostante parete rocciosa. Sia quest'edificio che la chiesa
fungono da vestibolo all'ambiente ipogeo vero e proprio, una grotta artificiale
di epoca imprecisata, profonda dai 5 ai 7 m, ampia 11 m e alta 3 m"
(3).
All'interno
della chiesa, sull’altare maggiore, accanto
ad un crocefisso ligneo, si trova un dipinto raffigurante la SS.
Trinità e S. Michele arcangelo. Nella parete sinistra sono poste
due iscrizioni: una per memoria della liberazione degli abitanti di
Avenale dalla peste, nel 1836, e l’altra a ricordo di un
pellegrinaggio compiuto nel 1893 per impetrare la grazia della pioggia
(4).
La posizione geografica, la
titolazione e la tipologia del santuario rinviano ad un centro di culto
probabilmente di origine longobarda
(5). Dal sec. XVI il romitorio passò sotto il
giuspatronato della Confraternita di S. Angelo.
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Ambiente ipogeo
(foto del 27/5/2018) |
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Monofora,
ambiente ipogeo (foto del 27/5/2018) |
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Colonna,
ambiente ipogeo (foto del 27/5/2018) |
Colonna, ambiente ipogeo (foto del 27/5/2018) |
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Cortile e chiesa (foto
di S.Mosca)
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Bassorilievo
della Confraternita di S. Angelo (foto di S.Mosca)
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Ambiente
ipogeo (da A. Antinori,
p. 175)
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(1) G. Avarucci - A. Salvi, Le
iscrizioni medioevali di Cingoli, Padova 1986, p. 86
(2) ms. Costantini, Memorie di
tutte le chiese esistenti in quella città di Cingoli, ms.
Archivio dell'Insigne Chiesa Collegiata di S. Esuperanzio, p. 68
(3)
A. Antinori, Eremo di S. Angelo, in I sentieri del silenzio,
Società Editrice Ricerche, 1997, pp. 170-171
(4) P.
Appignanesi, Il serpente e la tessitrice, in P. Appignanesi
- D. Bacelli (a cura di), La liberazione di Cingoli e altre
pagine di storia cingolana, Cingoli 1986, pp. 397-399
Nei
periodi di siccità la chiesa di S. Michele è meta di
pellegrinaggi volti ad ottenere la grazia dell’acqua. Sulla
funzione di protettore della acque della valle assunta da S.
Michele Arcangelo è opportuno ricordare che “secondo la
tradizione popolare… era stato assegnato da Dio l’intervento
sulle acque, che mediante la sua protezione venivano purificate e
difese dal male. L’iconografia locale, molto numerosa, lo ritrae
sempre vestito da guerriero mentre sconfigge il drago. Si ritiene
che la sua introduzione, iniziata nei secoli quinto e sesto, per
opera dei monaci persiani abbia avuto seguito con l’intervento
dei bizantini e dei longobardi. Questi ultimi, di cui era
protettore, introdussero il suo culto nelle plaghe pagane più
isolate, in luogo di divinità salutari delle acque…”
V.
Dini, Il potere delle antiche Madri. Fecondità e culti delle
acque nella cultura subalterna toscana, Torino 1980, p. 133
(5) E. Baldetti, Per una nuova
ipotesi sulla conformazione spaziale della Pentapoli, in Istituzioni
e società nell'alto medioevo marchigiano, Atti e mem. dep.
storia patria Marche, 86, 1981, Ancona 1983, p. 819
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