Lungo il lato del Codardone
risparmiato dall'erosione fluviale si apre un'ampia fossa, residuo d'un antico vallo, alla
quale va riferito plausibilmente il toponimo Intagliata, sopravvissuto accanto
ai ruderi di un mulino prima
(2), di un ponte poi
(3), tuttora visibili nelle immediate vicinanze del sito.
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Area
boscosa del Codardone (foto del 28/12/2003)
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La presenza di quest’opera
di difesa e di fortificazione che, se invasa dall'acqua, avrebbe separato
completamente il luogo dai campi circonvicini e la presenza sul terreno in
esame di numerosi frammenti di ceramica mediovale, giustificano la
proposta di identificare il luogo stesso con quello sul quale sorse il
castello dell'Isola degli Orzali, la prima parte della cui denominazione
avrebbe in tal caso definito la peculiarità del sito, sulla quale, del
resto, la descrizione dei confini del castello non lasca dubbi: “...medietas
Castri Insule cum atrio existente ibi, positi in fundo Mussionis, quatuor
lateribus foveum Castri cum Mussione...”
(4).
Nel
1216 il signore del castello dell'Isola degli Orzali, Attone figlio del Conte
Alberto, divenne cittadino apirano; il castello passò quindi sotto il dominio
di Apiro (5).
Il Baldetti
(6) ipotizza che il tratto di valle del Musone
nel quale la fortezza era situata rappresentava una zona di confine tra il
fronte longobardo e le pertinenze bizantino-ravennati per la presenza
nelle vicinanze di una fara. A questo importante toponimo
longobardo se ne possono aggiungere altri tra i quali Perticheto
(7), che
designa la fascia del fondovalle posta al di là del Fosso di San
Bonfiglio e che potrebbe derivare dalla presenza di un cimitero barbarico
(8), e la tumba sancte Novite
(9), sita in un punto imprecisato del
Monte Nero. Di fronte a Perticheto e in continuazione del Codardone,
dirigendo verso il monte ora menzionato, si hanno invece Palazzetto e
Campo dei Greci, vocaboli desunti dalla tradizione orale sulla cui
evidenza e sul cui peso è inutile soffermarsi. Si prospetta pertanto la
possibilità che il castello dell'Isola degli Orzali sia sorto su una
precedente fortificazione altomedievale di carattere limitaneo, possibilità
che trova sostegno nella constatazione dell’esistenza, nel 1325, di un
castellare in vocabolo Quintaparte, cioè sulle estreme pendici del Monte
Nero, al confine con Perticheto e in prossimità dell’antica chiesa di
Santa Maria della Fara, di una seconda fortificazione, dunque, che
potrebbe avere svolto il ruolo di antagonista del presidio bizantino.
(1) E’ possibile che il
toponimo “Codardone” si riferisca sia alla posizione marginale del
terreno, sia alla sua caratteristica forma appendicolare. Denominazioni
analoghe hanno infatti altri due terreni, La Codarda e Coda di Avenale,
il primo dei quali costituisce l’estrema propaggine del territorio
cingolano che si incunea in quello jesino, mentre il secondo, che
appartiene alla frazione di Avenale, costituisce della stessa l’ultima
e più lontana contrada; terreni quindi accomunati da un’analoga
collocazione al margine di aree comunque delimitate.
(2) IGM, 1916
(3) IGM, 1948
(4) F. M. Raffaelli, Appendice
di documenti i quali riguardano, ed illustrano le memorie di
S.Esuperanzio Vescovo e della chiesa antica di Cingoli, Esame secondo
de' Sentimenti del P. Zaccaria, Pesaro, 1762, parte II, dc. n.
V, p. 92
(5)
M. Mauro, Castelli rocche torri cinte fortificate delle Marche, Istituto
Italiano dei Castelli - Sezione Marche, vol. III, Tomo primo, Biemmegraf,
Macerata 1996, p. 78
(6) E. Baldetti,
La conformazione spaziale della Pentapoli, in Istituzioni e Società nell'Alto
Medioevo
marchigiano, Atti e Memorie, 86 (1981), "Deputazione di
Storia Patria per le Marche", Ancona 1983, vol. II, p. 819
(7) FCTC,56
(8)
E noto l'uso longobardo di erigere nei cimiteri,
quasi fosse un cenotafio, una pertica
sormontata da una colomba rivolta
verso il punto dell'orizzonte in cui era caduto un guerriero longobardo
del quale neanche la salma era tornata dalla guerra. Il toponimo è già
attestato nel 1325: “Et quod dicta foresta a via Perticheti et exit in
viam que vadit ad Quintapartem per fossatum que vadit ad sanctum
Bonfilium...»". Macerata, Archivio di Stato, Archivio Comunale di
Cingoli, Statuto, vol. 1, libr. IV, rubr. 1, f. 27v.
(9) Potrebbe trattarsi di un nome
germanico
Fonte:
P. Appignanesi, Testimonianze
medievali nel territorio di Cingoli in AA.VV.,
Cingoli
dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, Atti del XIX
Convegno di Studi Maceratesi, Cingoli 15-16 ottobre 1983, "Studi
Maceratesi", 19,
Macerata 1986, pp. 138-140
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