Analisi
dei bolli
In questo lavoro sono stati
catalogati trenta bolli laterizi, alcuni dei quali conosciuti e
conservati in più esemplari.
Di questi bolli nove sono stati
rinvenuti a Matilica, due ad Attidium, cinque a Tuficum,
tredici a Sentinum; esemplari di uno stesso bollo sono
stati rinvenuti sia a Matilica che a Tuficum (84)
(Grafico 1) e sono stati catalogati dunque in due diverse
schede.
In totale i laterizi bollati
individuati sono cinquanta, dei quali undici sono laterizi non
meglio identificabili, sette sono mattoni e trentadue sono tegole
(Grafico 2). Questo dato testimonia presumibilmente un maggior
impiego ed una più frequente bollatura di questi ultimi manufatti
che spesso non venivano utilizzati soltanto nella loro funzione
originaria di copertura ma anche reimpiegati come materiale
edilizio vero e proprio (85). I bolli contenuti in cartiglio
rettangolare (la tipologia più comune in ogni secolo in area
extra-urbana) sono diciassette, tre quelli in cartiglio circolare
orbicolato, cinque i bolli liberi e cinque quelli, oggi
irreperibili, di cui non è specificata dalle fonti la forma del
cartiglio (Grafico 3) (86).
In base al formulario usato e in
relazione alle loro caratteristiche, i bolli catalogati si possono
suddividere in 6 gruppi (A-G): il gruppo A comprende i bolli
costituiti da praenomen e nomen; il gruppo B da tria
nomina; il gruppo C da formula onomastica uninominale; il
gruppo D da una sigla; il gruppo E include l’unico bollo con
data consolare; il gruppo F i bolli incerti e frammentari ed il
gruppo G l’unico bollo pubblico.
GRUPPO
A: PRAENOMEN+NOMEN
In questo gruppo sono stati
inseriti quattro bolli caratterizzati da una formula onomastica
costituita da prenome e gentilizio, quest’ultimo scritto per
esteso o abbreviato.
Si tratta di marchi dalla
tipologia e dal formulario molto semplice.
Soltanto un bollo presenta due
lettere in nesso.
Tre di essi sono irreperibili e
le fonti a disposizione non ne tramandano le caratteristiche.
GRUPPO
B: PRAENOMEN+NOMEN+COGNOMEN
Questo gruppo comprende i bolli
costituiti da una formula onomastica trimembre, in alcuni casi con
il gentilizio ed il cognome abbreviati.
Il terzo elemento dei bolli delle
schede nn. 1 e 17 è incerto e non chiaramente individuabile come cognomen.
Alla semplicità del formulario
corrisponde una varietà tipologica che vede, accanto a cartigli
di forma rettangolare, la presenza di cartigli orbicolati e la
particolarità di un doppio cartiglio rettangolare.
In uno dei bolli le lettere sono
impresse su due linee all’interno di un cartiglio rettangolare.
GRUPPO
C: SOLO NOMEN O COGNOMEN
In questo gruppo sono inseriti la
maggior parte dei bolli presi in esame; essi recano impressa una
formula onomastica uninominale, un nomen o un cognomen.
Da notare che in tre casi, in
particolare nei due gentilizi e in un cognome, l’elemento
onomastico è in caso nominativo invece che in caso genitivo come
consuetudine.
Tutti i bolli di questo gruppo
sono contenuti in cartiglio rettangolare; di due non è definita
la tipologia dalle fonti.
GRUPPO
D: SIGLE
Quattro marchi, fra quelli
schedati, recano impressa una sigla.
Compaiono in questa categoria due
tipi di bolli: quelli liberi a lettere impresse e quelli contenuti
in cartiglio rettangolare a lettere rilevate.
Eccetto il bollo catalogato alla
scheda n. 6, che reca impressa una sola lettera, gli altri tre
bolli sono costituiti ciascuno da tre lettere; di unoè leggibile
chiaramente solo la prima lettera (o l’ultima?) mentre delle
altre due sono visibili alcune tracce.
Le sigle formate da tre lettere
sono interpretabili presumibilmente come le iniziali dei tria
nomina di un individuo proprietario o responsabile
dell’attività produttiva.
Più difficoltoso, invece,
spiegare le sigle costituite da un’unica lettera; si tratta
forse di segni che differenziano diverse produzioni o settori
all’interno della stessa officina (87).
GRUPPO
E:
BOLLI CON DATA CONSOLARE
E’ sembrato opportuno
distinguere quest’unico bollo da tutti gli altri in base ad una
caratteristica, la datazione consolare, molto rara in area
extra-urbana e diffusa per lo più in una fascia cronologica assai
ristretta (110-164 d.C.). E’ da notare la menzione di un solo
console e non di entrambi come consuetudine.
GRUPPO
F: BOLLI
INCERTI E FRAMMENTARI
Di questa categoria fanno parte
cinque bolli che non possono essere con certezza attribuiti a
nessuna delle altre, poiché frammentari e di non facile
comprensione.
Alcuni tentativi di
interpretazione sono stati comunque compiuti nelle rispettive
schede.
Questo gruppo include anche
l’unico bollo di cui non è certa la natura del supporto; si
vedano a riguardo la rispettiva scheda e le note scritte in
premessa.
GRUPPO
GF: BOLLI
PUBBLICI
In questa categoria è stato
inserito l’unico bollo pubblico a destinazione sacra.
Si tratta di un marchio entro
cartiglio rettangolare a lettere rilevate disposte su due linee.
Paleografia
e datazione
In un solo bollo, rinvenuto a
Matelica, è espressa la data consolare, fatto che testimonia
ancora una volta come questa abitudine fosse estremamente rara in
area extra-urbana (88).
Per molte produzioni dunque, a
causa delle scarse notizie relative alle circostanze dei
rinvenimenti (89) e della difficoltà, eccetto pochi casi, di
datare su base prosopografica, è stato possibile ipotizzare delle
datazioni di massima in relazione a criteri paleografici;
datazioni che quindi non possono dirsi sicure ed affidabili (90).
Il marchio dei Matilicates
ad esempio, caratterizzato da lettere dalle aste sottili e prive
di apicature è riconducibile nell’ambito del I sec. a.C.
Altri bolli invece, per la
presenza di lettere larghe ed apicate, sono databili a partire dal
I sec. d.C.
I marchi L. Aef. e M.
Mes. sono presumibilmente collocabili cronologicamente non
prima della metà del I sec. d.C., quando si diffuse la
consuetudine di abbreviare il gentilizio, se questo criterio può
ritenersi valido anche per la paleografia dei bolli; tuttavia,
data la mancanza del cognome, non può escludersi una datazione più
alta.
I bolli di M. Naevidius e
di M. Obicius, costituiti da una formula onomastica priva
del cognome, sono stati datati, in base a questa caratteristica,
entro la prima metà del I sec. d.C.
La forma orbicolata del cartiglio
dei bolli catalogati nelle schede nn. 8, 13 e 23, consentono di
collocare tali produzioni nel II sec. d.C.
La maggior parte dei bolli
esaminati in questo lavoro è comunque databile a partire dal I
secolo d.C.; solo due sono probabilmente attribuibili all’età
repubblicana.
Formulario
e prosopografia
Fra i trenta bolli schedati, il
31% reca impressa una formula onomastica uninominale, di solito in
caso genitivo; il 20% i tria nomina per esteso oppure in
forma abbreviata; il 13% una formula onomastica bimembre e un
altro 13% una sigla (Grafico 4).
I marchi sono contenuti per lo più
entro cartiglio rettangolare o liberi (91), in accordo con il
quadro generale della bollatura dei laterizi al di fuori di Roma,
dove i bolli circolari, orbicolati e lunati sono in numero esiguo
(92).
Alla semplicità ed
all’essenzialità del marchio corrisponde una maggiore difficoltà
nella sua piena comprensione; in qualche caso è infatti
estremamente difficile azzardare una qualche ipotesi sulla figura
e sul ruolo svolto dal personaggio che sigla il bollo
nell’ambito dell’attività produttiva; se esso sia cioè il dominus
o l’officinator responsabile della produzione.
Questo problema non riguarda
soltanto le formule onomastiche uninominali o bimembri ma anche i
bolli che recano impressi i tria nomina di un personaggio.
In un solo caso infatti, quello
di Quintus Numisius Iunior, la figura in questione è già
nota come un libero cittadino romano avente possedimenti terrieri
in zona; per altri personaggi invece, pur appartenenti a gentes
di rango elevato e già attestate nel territorio (ad es. i Volusii
e gli Oppii), non può escludersi con assoluta certezza
la condizione di liberti (93).
Le formule onomastiche
uninominali sono presumibilmente relative a figure di liberti che
per esigenze di brevità e di spazio timbrano i laterizi solo con
il loro cognome; si è ritenuto di poter escludere infatti, grazie
anche alla spia di elementi onomastici assai rari fra gli schiavi,
l’eventualità che ad un personaggio di condizione servile fosse
concesso di apporre sul laterizio soltanto il proprio nome (94).
La quasi totalità dei bolli
schedati individua produzioni di privati, ad esclusione
dell’unico marchio pubblico, catalogato alla scheda n. 3 e
conosciuto in due esemplari, che indica la proprietà dei Matilicates
e la destinazione del manufatto per una costruzione pubblica di
carattere sacro.
Diffusione
Il territorio oggetto di questo
studio è stato interessato da un’attività produttiva e da un
contesto di scambio, di mercato e di diffusione dei prodotti a
carattere esclusivamente locale.
La realtà produttiva era, con
ogni probabilità, caratterizzata dalla presenza di numerose
piccole officine, non troppo articolate e complesse al loro
interno, come dimostra l’estrema semplicità dei bolli stessi
(95); esse infatti realizzavano dei prodotti per il mercato locale
che solo raramente varcavano i confini municipali.
In un solo caso è stato
accertato che i prodotti di una stessa figlina, quelli con
il marchio di Caio Cesio Vero, siano stati rinvenuti in contesti
municipali diversi e confinanti: Tuficum e Matilica.
Per nessun’altro dei bolli
esaminati si sono trovati confronti né con le produzioni di altri
municipia della VI regio né con quelle della vicina
V regio Picenum.
Importante è anche constatare
come questo territorio, pur non lontano dalla costa adriatica, non
fu in nessun modo interessato dalla fitta rete di scambi
commerciali di laterizi che lì avevano luogo.
(84) Si è ritenuto opportuno, invece, considerare come
produzioni diverse quelle catalogate nelle schede nn. 1 e 17 e nn.
7 e 18.
(85)
GOMEZEL 1996, p. 98.
(86) L’analisi dei bolli è stata effettuata utilizzando
come riferimento lo studio di Cristina Gomezel: C.
Gomezel, I Laterizi Bollati del Friuli-Venezia Giulia, Portogruaro
1996.
(87) Gomezel
1996, p. 54
(88) Manacorda
2000, pp. 129-131.
(89) Anche quando il dato è disponibile, esso va preso con
la dovuta cautela; bisogna sempre tener presente infatti il
frequente fenomeno del reimpiego dei laterizi.
(90) La paleografia infatti, come già detto, non è
considerata, nell’ambito dello studio dei bolli laterizi, un
metodo di datazione riconosciuto come affidabile e certo.
(91) Si veda anche il grafico 3.
(92) Taglietti-Zaccaria
1971/94, pp. 711, 712.
(93) I servi affrancati assumevano il prenome e il
gentilizio del loro ex padrone e mantenevano il loro nome come cognomen.
Si veda anche Gomezel
1996, p. 87.
(94)
EADEM
1996, p.
87.
(95) GOMEZEL
1996, p.
95.
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