Inquadramento
geografico
Il
territorio dell’alta valle dell’Esino è delimitato ad ovest dal
tratto orientale della dorsale umbro-marchigiana compresa tra il monte
Catria a nord ed il monte Pennino a sud, ad est dalla dorsale
marchigiana che ha la sua cima più alta nel monte S. Vicino (1479 m), a
nord dal fiume Nerone ed a sud dal fiume Potenza.
La
morfologia del territorio è assai varia; alle zone montuose,
caratterizzate da versanti molto acclivi che spesso si aprono a formare
vere e proprie forre, si alternano dolci colline e, man mano che ci si
allontana dalle dorsali, vallate sempre più ampie, in cui la lenta
deposizione fluviale, avvenuta nel Pleistocene medio-finale e superiore,
diede origine ad una serie di pianure alluvionali che corrispondono alla
parte settentrionale del Bacino di Camerino, una parte del più ampio
Bacino Marchigiano interno(1).
Nelle
dorsali, che hanno assetto anticlinalico, affiorano rocce sedimentarie
marine in prevalenza calcaree, calcareo-selcifere e marnose di età
giurassico-oligocenica mentre nel bacino affiorano rocce sedimentarie
marine arenacee, arenaceo-pelitiche e pelitiche di età miocenica.
Da sempre
elemento fondamentale dell’assetto geografico e dell’organizzazione
socio-economica del territorio in questione è il fiume Esino, Aesis in
età romana(2), che nasce a
1002 metri alle pendici del monte Cafaggio, nel tratto orientale della
dorsale umbro-marchigiana; si tratta di un corso d’acqua a carattere
torrentizio che alterna a periodi di piena invernale, dovuti alle
abbondanti precipitazioni, lunghi periodi di secca estiva.
Dopo
aver attraversato, seguendo una direzione sud ovest-nord est, i comuni
di Esanatoglia e Matelica, l’Esino compie una brusca deviazione verso
nord e prosegue lungo l’asse del bacino. Nel suo percorso accoglie,
rispettivamente a Borgo Tufico ed a Sassoferrato le acque degli
affluenti più importanti, il Giano e il Sentino, anch’essi
fondamentali per le attività economiche che fin dai tempi antichi si
sono sviluppate lungo i loro corsi.
Questo
primo tratto è quello che interessa il territorio preso in
considerazione da questo studio. Superata la gola della Rossa
l’andamento del fiume si fa più tranquillo fino a raggiungere Serra
San Quirico, Mergo e Rosora. L’Esino sfocia, al termine di un percorso
lungo circa 76 km, nel Mar Adriatico, a nord di Falconara (AN)( 3).
Inquadramento storico-archeologico
Il
territorio dell’alta valle dell’Esino ha restituito e restituisce
tuttora testimonianze archeologiche di grande importanza a partire
dall’età preistorica e protostorica (4), a riprova di come queste
fertili vallate ed in particolare le aree prossime ai corsi d’acqua
siano state antropizzate ed abitate fin dai tempi più remoti.
La vittoria
dei Romani presso il fiume Sentino nel 295 a.C (5), segna l’inizio
della dominazione romana nel territorio umbro-marchigiano (6).
Quattro
sono i municipia appartenuti alla VI regio augustea oggetto
di questo studio: Matilica, Sentinum, Attidium e Tuficum
(7).
Il centro
romano di Matilica, oggi Matelica (MC), è menzionato da Plinio
(8), dai Libri coloniarum (9) e da un’iscrizione (10), oggi
perduta, in cui compare il termine Matilicis.
Tali fonti
sono confermate dal recente rinvenimento di un bollo laterizio,
attribuibile al I sec. a.C., che reca impresso al genitivo il nome
etnico Matilicates (11). Le epigrafi raccolte nel CIL (12)
testimoniano che Matelica fu municipio romano nella prima età
imperiale, che fu retta da duoviri, e iscritta alla tribù
Cornelia (13).
Alle
preziose notizie dei rinvenimenti documentati fin dalla fine del
Settecento (14), si aggiungono le scoperte di strutture emerse in
seguito agli scavi archeologici, quasi tutti di emergenza, a partire
dagli anni ’70 (15).
Gli scavi
condotti negli ultimi anni dalla Soprintendenza Archeologica per le
Marche nel territorio di Matelica (16), alcuni dei quali hanno
interessato l’area del centro storico, hanno portato in luce nuove
strutture di età romana fra cui un tratto di lastricato stradale in via
Umberto I nel 1997; ambienti di una domus in via S. Maria nel
1998; numerosi resti di muri in opera laterizia ed in opera mista e di
un tratto di colonnato in P.zza Leopardi nel 1997 e 1998 (17); trenta
tombe, la maggior parte delle quali “alla cappuccina” o a fossa con
copertura di tegole poste in piano, alcune delle quali bollate,
rinvenute all’interno del cimitero comunale nel 1998 (18).
Tali
ritrovamenti permettono oggi di ricostruire lo sviluppo della città in
epoca romana (19).
Il
municipio romano (20) di Sentinum, presso l’odierna
Sassoferrato (AN), fondato all’inizio del I secolo a.C. e abbandonato
tra la fine del IV e l’inizio del V secolo d.C., fu iscritto alla tribù
Lemonia (21); è ricordato dalle fonti, oltre che per essere sorto non
lontano dal luogo della battaglia che vide i Romani vittoriosi su Galli,
Etruschi e Sanniti nel 295 a.C., per il fatto che nel bellum
Perusinum fu distrutto dal luogotenente di Ottaviano, Salvidieno
Rufo (22).
Numerosi
storici locali del XVIII e XIX secolo documentano rinvenimenti
occasionali di reperti ma solo negli ultimi anni dell’Ottocento,
durante i lavori per l’apertura della linea ferroviaria Fabriano -
Urbino, vennero effettuati i primi scavi archeologici che permisero di
ipotizzare la localizzazione e l’estensione dell’antica Sentinum (23).
Nel 1922,
individuato in occasione di lavori agricoli, fu distaccato e portato al
Museo Archeologico Nazionale di Ancona un mosaico pavimentale a tessere
bianche e nere raffigurante mostri marini; e qualche anno più tardi, ne
fu recuperato un altro raffigurante il mito del ratto d’Europa (24).
Le attività
di scavo archeologico vero e proprio ripresero solo negli anni cinquanta
grazie ai “Cantieri Scuola” (25). In questi anni vennero individuati
parte del tracciato stradale, di un settore delle mura e di alcuni
edifici pubblici e privati della città romana ed una villa suburbana
presso la chiesetta medievale di S. Lucia (26).
Gli scavi a
Sentinum vennero interrotti di nuovo per circa un ventennio;
ripresero solo nel 1974, quando si procedette alla rimessa in luce, al
consolidamento e al restauro delle strutture già individuate fra cui
quattro assi viari, un tratto delle mura, un complesso termale, una
fonderia (27).
Attidium
(28), oggi
Attiggio (AN), piccola frazione nei pressi di Fabriano, ha restituito
anche testimonianze archeologiche riferibili all’età del Ferro (29);
fu municipio romano dopo il 90 a.C. (30) ed iscritto alla tribù Lemonia
(31).
Nel 1922
gli scavi effettuati dalla Soprintendenza Archeologica per le Marche
misero in luce un edificio a pianta quadrangolare e restituirono un
frammento d’iscrizione monumentale (32).
Una più
ampia ed organizzata attività di scavo condotta in località Campi di
San Giovanni a partire dal 1989 ha riportato in luce ambienti di un
impianto termale con pavimenti a mosaico databili al II secolo d.C.(33).
L’abitato
di Attidium, di cui restano ancora da definire l’estensione e
la struttura urbanistica, sorgeva lungo la strada che collegava Camerinum
(oggi Camerino) e Matilica a Sentinum (34).
Fra le
frazioni di Albacina (AN) e Borgo Tufico (AN), nei pressi di Fabriano,
centro di rilevante importanza fin dall’età preistorica (35), è
stato individuato l’abitato di età romana di Tuficum;
anch’esso divenne municipium dopo la guerra sociale (90 a.C.)
(36) ed i suoi abitanti furono iscritti alla tribù Oufentina (37). Il
sito è documentato da numerosi rinvenimenti epigrafici, scultorei ed
architettonici (38) ma non sono stati effettuati fino ad ora scavi
archeologici tesi a localizzare l’effettiva posizione e configurazione
dell’abitato romano (39). La viabilità dell’alta valle dell’Esino
in età romana è stata oggetto di una recente pubblicazione che
attribuisce a Matilica un ruolo di collegamento fra i municipia
di Attidium e Tuficum e la vallata del Potenza (40).
(1) Per un’analisi dettagliata
della morfologia e della stratigrafia del territorio si veda: Calderoni et alii
1996, pp. 481-492, in particolare pp. 481-483.
(2) Alfieri 1949, pp. 122-141.
(3) Per un inquadramento
geografico del territorio si veda Gerani 1990,
pp. 17-37.
(4) Stopponi 1990, pp. 39-53.
Per quanto riguarda in particolare
l’età del ferro e la cultura picena, oggetto di rinnovato studio
proprio negli ultimi anni si vedano: Piceni, Popolo d’Europa
2000; Eroi e Regine, Piceni Popolo d’Europa 2001 e Archeologia
a Matelica 1999, pp. 19-58.
(5) Pol. II, 19, 6; Liv.
X, 27-30; Diod. XXI, 6, 1-2; Frontin.
strat.I, 8, 3; Oros. IV, 21, 3.
(6) Diverse ipotesi sono state
avanzate per individuare il luogo preciso della battaglia. Si vedano in
particolare: Nicoletti 1927; Sommella 1967, pp. 35-47; Lopes Pegna 1971; Santoni 1972; Moscatelli 1983; Sabbatini 1989.
La battaglia del Sentino è stata oggetto di un recente convegno e della
successiva pubblicazione, in cui un contributo del Prof. Paci sottolinea
l’importanza dell’avvenimento per il territorio: Paci
2002, pp. 81-93.
(7) Per quanto riguarda la
romanizzazione e lo sviluppo storico dell’area in questione si veda: Paci 1990, pp. 15-27.
(8) Plin.
Nat. hist., III, 113.
(9) Lib Col. I, 240, 10,
19; ibidem II, 257, 1.
(10) CIL XI 5647.
(11)
Archeologia a Matelica
1999, pp. 85, 86; Biocco 2000, p. 16. Tale bollo è stato catalogato in questo lavoro nella
scheda n. 3b.
(12)
CIL XI 5643-5660a.
(13) Annibaldi 1961, pp. 927, 928; l’appartenenza dei Matilicates
alla tribù Cornelia è confermata da Forni 1982,
p. 38.
(14) Acquacotta 1838, pp. 27, 28.
(15) Sono stati riportati in luce
in particolare: ambienti termali al di sotto del teatro Comunale, nel
1983; un tratto di lastricato stradale lungo corso Vittorio Emanuele II
nel 1987; ambienti di una villa rustica romana, frequentata dal I a.C.
al IV-V sec. d.C., in località Fonticelle nel 1988; ambienti relativi a
domus nel cortile di Palazzo Ottoni e al di sotto di Palazzo del
Governatore nel 1990 e 1994 con pavimenti a mosaico attribuibili ai
primi decenni del II secolo d.C. Si veda a riguardo anche Virzì Hägglund
1991,
pp. 52, 53 e pp. 54, 55; una sintesi delle ricerche archeologiche e una
ricca bibliografia su Matelica sono in
Luni
1991, pp. 485-491.
(16)
Archeologia a Matelica
1999, pp. 15-17.
(17) Biocco 2000, pp. 27-57.
(18) Biocco 2000, p. 76; Archeologia a Matelica 1999, pp.
59-63.
(19) Biocco 2000, pp. 79-82; La viabilità delle alte valli del
Potenza e dell’Esino in età romana 2000, pp. 30-43.
(20) Plin.,
Nat. hist., III, 114.
(21) Forni 1982, pp. 49, 50.
(22) Cass. Dio., XLVIII, 13, 2-5; App.,
Bel. Per., V, 30; Gentili 1966,
pp. 200, 201.
(23) Brizio-Buccolini 1890, pp. 279, 280, 346, 347; Mengarelli 1892.
(24) Brecciaroli Taborelli 1976, pp.
41-56; Eadem 1978, p.
16.
(25) I “cantieri-scuola”
vengono creati grazie alla legge del 29 Aprile 1949 n. 264, art. 61 al
fine sociale di alleviare la disoccupazione (art. 59) e di favorire
l’esercizio e il perfezionamento della attività lavorative anche
mediante l’istruzione professionale. Il lavoratore mantiene, durante
la sua attività nel cantiere-scuola, lo status di lavoratore
disoccupato; l'indennità che egli percepisce non è a carico di
un’impresa, ma del Fondo per l'addestramento professionale dei
lavoratori previsto dall'art. 62 stessa legge.
(26) E’ stata avanzata di
recente l’ipotesi che la villa di S. Lucia avesse anche la funzione di
mansio e di terma pubblica.
(27) Brecciaroli Taborelli 1976, pp. 41-56; Eadem 1978, pp. 15-18.
(28) Marengo 1994, pp. 11-30, in part. pp. 13-17.
(29) Sensi 1989, pp. 401-405.
(30) Plin., Nat. hist., III, 113; Alfieri 1958, p. 905; Marengo 1994, pp. 13, 14; Pignocchi-Sabbatini 2001, p. 230.
(31) Sassi 1938, p. 23; Forni
1982, p. 28.
(32) Sassi 1922, pp. 246-248; Marengo
1994, p. 14.
(33) Virzí Hägglund 1991, pp. 47, 48.
(34) Una sintesi dei ritrovamenti
di età romana nel territorio di Attiggio ed una ricca bibliografia a
riguardo è in Pignocchi-Sabbatini 2001,
pp. 230-232.
(35) Sensi 1989, pp. 401-405.
(36) Plin., Nat. hist., III, 114.
(37) Forni 1982, p. 56; Pignocchi-Sabbatini
2001, p. 233.
(38) Mercando 1970, p. 872; Luni
1971/1994, p. 867.
(39) Per una disamina dettagliata
dei ritrovamenti di età romana nell’area del municipium di Tuficum
si veda: Pignocchi-Sabbatini 2001, pp. 232-235.
(40)
La viabilità romana
nelle alte valli del Potenza e dell’Esino 2000, pp. 11-19.
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