«Per
molte discipline, in particolare quelle scientifiche, è
sorta da tempo la necessità di comprendere in modo
più accurato e approfondito le caratteristiche spaziali
che intercorrono all’interno dei fenomeni studiati.
Sicuramente questa “necessità” parte da una crescente
tendenza della scienza moderna ad avviare in
senso interdisciplinare lo studio dei fenomeni. In questo
senso, un’apertura alle discipline geografiche può
senza alcun dubbio fornire a qualunque scienza una
visione più ampia sul tema di studio»
(1).
I
metodi di analisi spaziali, mutuati da discipline come la
geografia e l'ecologia, hanno trovato un largo impiego anche nel
settore archeologico. Alla base delle tecniche di analisi
spaziale, che comprendono metodi statistici e di simulazione, vi
è lo studio e l'interpretazione delle carte di distribuzione;
in campo archeologico, come è noto, le carte costituiscono uno
dei principali strumenti di ricerca e di illustrazione dei dati
a disposizione.
Le
tecniche di analisi spaziale possono essere impiegate in tre
differenti campi della ricerca archeologica (2): nello studio delle mappe di
distribuzione di oggetti o di tipi di oggetti nell'ambito di una
determinata regione, nell'analisi della distribuzione di patterns di oggetti nell'ambito di un singolo sito
(intra-site analysis) e, infine, nello studio delle mappe di distribuzione di diversi
insediamenti nell'ambito di un determinato territorio e delle loro reciproche relazioni
(inter-site analysis).
Lo
scopo principale è pertanto quello di studiare e interpretare
la distribuzione nello spazio di una serie di punti, una
distribuzione che può rispondere a criteri di casualità (random
distribution), può essere regolare e uniforme (regular
distribution) o con particolari concentrazioni (clustered
distribution). E' importante sottolineare che «per una corretta applicazione dell'analisi
spaziale e ai fini di un'esatta visione e interpretazione delle informazioni archeologiche, non è possibile prescindere
né dai fattori ambientali che hanno agito o interagito nel corso
dei secoli, né dalla diversa intensità delle ricerche o degli scavi
nelle aree esplorate; gli spazi vuoti presenti sulle mappe,
infatti, non indicano necessariamente l'assenza di testimonianze, ma
possono anche sottintendere che esse non sono state rinvenute»
(3).
Mappe
di distribuzione di oggetti
Nello studio,
ad esempio, di particolari classi ceramiche provenienti da una
precisa località e rinvenute in differenti insediamenti può risultare interessante quantificare le
informazioni relative sia al numero dei ritrovamenti effettuati in ciascun sito, esprimibili attraverso le percentuali di
attestazione, sia all'entità della distanza di ciascuna località dal
centro di produzione. Il rapporto fra questi due variabili può
essere studiato tramite il metodo dell'analisi della
regressione (regression analysis) che permette di evidenziare il grado di
relazione esistente tra due variabili e di identificare quale di esse sia la variabile indipendente e quale la variabile dipendente
(4).
Esempio
di applicazione dell'analisi della regressione.
L'esempio
proposto riguarda uno studio della distribuzione,
nell'Inghilterra centro-meridionale, della ceramica tardo-romana, che risulta
concentrata in particolar modo intorno al centro di Oxford e
nella New Forest (I. Hodder - C.R. Orton, Spatial Analysis in Archaeology, Cambridge
1976, pp. 115-119).
«Il grafico 1 mostra la proiezione ottenuta
mediante l'analisi dei prodotti ceramici relativi
a una serie di siti in cui essi sono stati
rinvenuti; le due variabili prese in esame
concernono la percentuale delle attestazioni di
tale ceramica nei diversi siti (asse verticale) e
la distanza, calcolata in miglia, di ciascuna
località rispetto al luogo di produzione (asse
orizzontale). Dalla lettura del grafico appare
evidente che le percentuali relative agli oggetti
ceramici decrescono in proporzione all'aumentare
della distanza dal centro di Oxford. La linea
tratteggiata mostra, invece, la situazione
relativa all'area della New Forest, che in parte
coincide, per risultati, con quella suddetta.
Grafico
1. Analisi della regressione,
distribuzione della ceramica
tardo-romana nella zona di Oxford
(linea continua) e della New Forest
(linea tratteggiata) |
|
Grafico
2. Analisi della regressione.
Incidenza dei mezzi di trasporto
sulla distribuzione della ceramica
nella zona di Oxford. Località
raggiungibili per via d'acqua
(simbolo nero); località
raggiungibile per via terrestre
(simbolo bianco) |
|
Per una più completa ed esatta visione della situazione
riscontrata, invero piuttosto prevedibile, si è effettuata una
suddivisione in due gruppi distinti (vedi grafico
2), in cui sono rispettivamente confluite le località raggiungibili per via d'acqua (simbolo
nero) e quelle raggiungibili per via terrestre (simbolo bianco).
Il grafico così ottenuto indica due situazioni ben distinte fra
loro, che evidenziano l'importanza assunta dai mezzi di
trasporto ai fini della distribuzione degli oggetti ceramici prodotti nel
centro di Oxford. La situazione riscontrata, infatti, dimostra che
laddove si è verificato un trasporto per via d'acqua,
probabilmente più economico e più rapido rispetto a quello terrestre,
le distanze dal centro di produzione hanno inciso in modo
minore sul decrescere delle esportazioni» (5).
|
|
Per
evidenziare la densità di distribuzione di un certo manufatto
attraverso mappe su cui ne siano segnati i limiti (contour
maps) risulta particolarmente efficace il metodo dell'analisi
delle tendenze (trend surface analysis). Il
procedimento consiste innanzitutto nel dividere la carta in aree
uniformi ("celle") e di annotare poi il numero dei reperti
contenuti in ogni cella. Al fine di ridurre le irregolarità
locali è preferibile «usare non il numero effettivo dei
reperti per ogni cella ma una media calcolata in base ai reperti
di ogni singola cella più tutti quelli delle celle vicine. Si
ottiene così una media mobile in base alla quale si può
tracciare una carta di linee di livello» (6).
|
Distribuzione
della frequenza relativa dei luoghi di ritrovamento
delle asce neolitiche del Gruppo VI, derivanti dalle
fabbriche di asce di Langdale (Carta
rielaborata da:
C. Renfrew - P. Bahn, Archeologia. Teorie. Metodi. Pratica,
Zanichelli, Bologna 1995, p. 328)
|
Distribuzioni
di patterns di oggetti nell'ambito di un sito
Per
rilevare l'esistenza di raggruppamenti, o patterns,
all'interno di un sito o di un'area archeologica si possono
utilizzare due differenti metodi: quadrat count method e
distance method.
Il
quadrat count method
consiste nel suddividere l'area presa in esame in quadrati
regolari e calcolare poi i punti che rientrano all'interno di
ciascuna cella. Attraverso questo metodo è quindi possibile
visualizzare il tipo di distribuzione dei punti che caratterizza
l'area. Nel caso infatti in cui ci si trovi di fronte ad una
ripartizione spaziale caratterizzata da una serie di punti
raggruppati in classi (clustered patterns) si noterà
subito la presenza di celle ricche di punti rispetto ad altre
che ne sono prive. In una distribuzione uniforme (regular
patterns), invece, i punti risulteranno più dispersi e
quindi vi sarà un numero inferiore di celle ricche o povere di
punti.
|
|
Distribuzione
concentrata (clustered patterns)
|
Distribuzione
uniforme (regular
patterns)
|
Il
metodo del quadrat count method, utile ad esempio
nell'individuare l'esistenza o meno di concentrazioni di
materiali (o di particolari classi di materiali) all'interno di
un'area di frammenti fittili, presenta due principali limiti. Il
primo consiste nella difficoltà di definire con precisione i
limiti di un insediamento (il cosiddetto "effetto di
bordo"), il secondo è legato al fatto che i risultati
possono variare a seconda delle dimensioni delle celle stesse.
Il
distance method è basato invece sul calcolo della
distanza fra i punti che rientrano nell'area presa in esame. Tra
i metodi che rientrano in questo tipo di analisi il più
utilizzato in ambito archeologico è quello del nearest neighbour
analysis, basato sul calcolo della distanza media di ogni
oggetto rispetto a quello più vicino.
Mappe
di distribuzione di siti
Lo
studio della distribuzione dei siti nell'ambito di una regione può essere
svolto anche attraverso il quadrat count method e il
distance method, in quanto i punti proiettati sulle mappe possono indifferentemente indicare
oggetti e siti.
«Va però ricordato che l'analisi dei fenomeni relativi alla
nascita e allo sviluppo di uno o più insediamenti finitimi
richiede alla base lo studio dei diversi fattori, tra loro più o meno
interattivi, che hanno contribuito a determinarne la struttura e l'entità. Questa situazione ha creato il presupposto per l'utilizzazione e il conseguente sviluppo in ambito archeologico di
una serie di "modelli" di distribuzione, in gran parte usati nella geografia quantitativa. Tale approccio di
model testing, cioè di analisi dei modelli o schemi teorici a cui fare riferimento,
costituisce una vera innovazione, in particolare nello studio
della distribuzione spaziale degli insediamenti, in quanto esso non
si ferma all'individuazione di patterns ma tende alla loro
definizione. Risulta importante, in primo luogo, sottolineare la
distinzione tra i modelli di insediamento che mettono a fuoco le
relazioni tra i diversi siti distribuiti in una regione, considerandoli
nell'ambito del sistema di cui fanno parte, e i modelli che invece si
focalizzano sulla struttura di tale sistema» (7).
Nel
primo tipo di modelli vengono presi in considerazione i diversi
insediamenti e le loro rispettive sfere di influenza utilizzando
nella maggior parte dei casi i modelli di gravità, basati
proprio sulla legge di gravitazione universale, al fine di
evidenziare il rapporto tra le dimensioni di due popolazioni e
la loro rispettiva distanza (8).
Nel
secondo tipo di modelli il sistema costituito dai diversi insediamenti
viene considerato come un complesso unico (system as a whole).
Un tipo di analisi particolarmente utile nel definire i rapporti
gerarchici di tipo economico è la Central Place Theory
(9). «Tale metodo si basa su due concetti fondamentali: il primo
riguarda il fatto che, anche in una semplice società agricola, alcune località hanno bisogno di prodotti o servizi cui non
possono provvedere autonomamente. Esistono, quindi, alcuni "centri di servizio" la cui attività è necessaria per la
circolazione e lo scambio dei suddetti prodotti. Il secondo concetto,
invece, presuppone che tali siti siano localizzati al centro di un'area pressoché circolare che ne è tributaria. Oltre a questi
"mercati" locali esistono ulteriori centri, di dimensioni maggiori e collocati ad intervalli più larghi l'uno dall'altro, i quali
hanno la funzione di provvedere a servizi più specialistici.
La rappresentazione geometrica che rispecchia con
maggiore fedeltà queste caratteristiche è costituita da una
dislocazione triangolare dei diversi centri primari, ognuno dei quali è
circondato da un'area tributaria di forma esagonale. All'interno
di tale sistema la dislocazione dei centri minori varia a seconda del principio che lo regola e che può essere di mercato, o
di trasporto, o amministrativo. Qualora, ad esempio, prevalgano le reti viarie nell'organizzazione del sistema
economico, i centri minori saranno collocati nel punto mediano
delle strade di collegamento che servono i centri maggiori»
(10).
|
Teoria
di Christaller. Distribuzione differenziata dei centri
in base ai principi di mercato (1), trasporto (2),
amministrazione (3) |
Esempio
di applicazione della central place theory.
«Questo tipo di
modello è stato ad esempio applicato alla distribuzione spaziale dei
centri fortificati della Britannia romana, e in particolare alla
loro relazione con il sistema stradale. La corrispondenza fra lo
schema teorico e la distribuzione reale è verificabile
attraverso il confronto tra i due grafici riprodotti.
La relativa posizione di ciascun centro nell'ambito della rete viaria ha permesso di effettuare alcune previsioni che sono state
quindi verificate nella situazione reale: è stata confermata in
tal modo l'esattezza del metodo seguito. Ad esempio, i siti n. 9 (Water Newton) e n. 33 (Ilchester),
considerati negli studi precedenti come piccole città fortificate,
risultano invece nello schema teorico come "centri di servizio"
di dimensioni maggiori. Tale indicazione ha spinto ad
approfondire le conoscenze relative a questi siti e la previsione
proposta dal modello è stata confermata sulla base di una serie di
prove archeologiche» (11).
|
Distribuzione
degli insediamenti nella Britannia romana.
Schema
teorico basato sui principi di trasporto
(1) - Distribuzione reale (2) |
|
|
Il
limite di questa teoria è costituito dal fatto che siti che
occupano la stessa posizione nella gerarchia degli insediamenti
possono non essere delle stesse dimensioni e quindi un centro
secondario di una certa regione può anche essere di dimensioni
maggiori di un centro primario di un'altra regione. Per superare
questa difficoltà viene impiegato il modello XTENT che
presuppone un rapporto direttamente proporzionale fra le
dimensioni di un centro e la sua area di influenza (12).
Un altro tipo di schema teorico descrittivo, idoneo allo studio di sistemi complessi, è costituito dal
rank-size model (13) che
utilizza la relazione esistente fra l'estensione dei diversi insediamenti e l'ordine con cui essi vengono
classificati.
«La distribuzione teoricamente "ideale" dei siti analizzati (log-normal distribution) si ha quando l'estensione del secondo
insediamento è pari alla metà del primo, quella del terzo
corrisponde a un terzo del primo, quella del quarto a un quarto, e così
di seguito. Tale situazione indica l'esistenza di un sistema in cui è presente un alto livello di integrazione tra i diversi
insediamenti, generalmente corrispondente ad un sistema di tipo statale. Esistono due tipi di deviazioni da questo schema
ideale, e precisamente la distribuzione convessa (convex distribution),
che denota l'esistenza di un sistema non integrato e di tipo non
statale, e la distribuzione concava (primate o concave
distribution), che indica in genere un sistema di tipo imperiale o
coloniale» (14).
Si
veda anche l'articolo "L'elaborazione
dei dati" della sezione "Archeologia dei paesaggi",
in particolare per nearest
neighbour analysis, central place theory, rank-size model.
|
A
sinistra: sistema
insediamentale nel Latium vetus, X secolo a.C.
Convex
distribution - A destra:Sistema
insediamentale nel Latium vetus, VIII secolo a.C. Distribuzione
che si avvicina a quella log-normal (da
A.
Guidi, An application of the Rank-Size Rule to
Protohistoric Settlements in the Middle Tyrrhenian Area,
in C. Malone - S. Stoddart (a cura di), Papers in Italian
Archaeology, IV. The Cambridge Conference. Part III;
Patterns in Protohistory, Oxford 1985, pp. 217-242) |
(1)
G. Macchi Jánica, Ricerca storica e geografia quantitativa,
in Trame nello spazio. Quaderni di
geografia storica e quantitativa, I, All'Insegna del Giglio,
Firenze 2003, pp. 12-26 (articolo
on-line)
(2)
I. Hodder - C.R. Orton, Spatial Analysis in Archaeology, Cambridge
1976
(3)
P. Moscati, Archeologia e Calcolatori, Giunti Barbera,
Firenze 1987, pp. 119-120
(4)
C. Orton, Mathematics in Archaeology, Cambridge 1980, pp.
116-124; si veda anche
C. Renfrew - P. Bahn, Archeologia. Teorie. Metodi. Pratica,
Zanichelli, Bologna 1995, pp. 329-330
(5)
P. Moscati, Archeologia e Calcolatori, cit., pp. 120-122
(6)
C. Renfrew - P. Bahn, Archeologia. Teorie. Metodi. Pratica,
cit., p. 328
(7)
P. Moscati, Archeologia e Calcolatori, cit., p. 125
(8)
«Assumendo, infatti, che due siti competono fra loro per influenza e potere,
questo tipo di schema teorico può essere utilizzato per determinare la linea di confine fra le due sfere di influenza, che
risulterà essere collocata nel punto in cui i due siti hanno il
medesimo potere»,
P. Moscati, Archeologia e Calcolatori, cit., p. 126
(9)
W. Christaller, Die zentralen Orte in Süddeutschland,
Jena 1933
(10)
P. Moscati, Archeologia e Calcolatori, cit., pp. 126-127
(11)
P. Moscati, Archeologia e Calcolatori, cit., pp. 127-128
(12)
C. Renfrew - P. Bahn, Archeologia. Teorie. Metodi. Pratica,
cit., pp. 158-160
(13)
G. A. Johnson, Rank-Size Convexity and System Integration: a
View from Archaeology, "Economic Geography", 56,
1980, pp. 234-247
(14)
P. Moscati, Archeologia e Calcolatori, cit., p. 128
per
approfondire...
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Sommario |
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