La
cartografia, usata nella ricerca, nell'impostazione di un
progetto, nell'attività sul campo, nell'elaborazione dei dati e
nella divulgazione è al tempo stesso un supporto per la ricerca e
uno strumento di conoscenza. Una carta topografica ad esempio è infatti una
rappresentazione esatta del periodo in cui è stata edita. Da essa
è possibile quindi ricavare una grande quantità di informazioni
che riguardano lo stato della viabilità (strade storiche ancora
oggi utilizzate o evidenze che ha lasciato nel tempo e nel suo
spostarsi), i toponimi antichi (es. toponimo prediale), il livello
di urbanizzazione di un determinato comprensorio e le
alterazioni che ha subito ("memorie fossili" di
antichi laghi, lagune o paleoalvei).
Carte
topografiche
Le
carte topografiche dell'Istituto Geografico Militare (IGM) sono
costituite da 277
fogli in scala 1:100.000 ciascuno riproducente la superficie compresa fra due
paralleli con differenza di latitudine pari a 20' e fra due
meridiani con differenza di longitudine pari a 30'. Al numero
che contrassegna il foglio, in alto, segue la denominazione della
località di maggiore rilievo presente nella carta. Ciascun foglio
rappresenta una zona di circa 40 x 40 km.
Ogni foglio è
diviso in quattro quadranti denominati con numeri romani (I, II,
III, IV partendo in senso orario da quello in alto a destra) in scala
1:50.000. Complessivamente I'IGM ha curato l'edizione di 652
quadranti. Ciascun quadrante rappresenta una zona di circa 20 x 20
km ed è compreso entro 15' di differenza di longitudine e 10' di
differenza di latitudine
Ogni quadrante è a sua volta ripartito in quattro tavolette (le
vere e proprie carte topografiche), in scala 1:25.000, denominate dal
toponimo della località più importante e individuate con i
rispettivi punti cardinali (NE - NO - SE - SO). Il territorio nazionale è
rappresentato da 3.556 carte topografiche.
Ognuna di esse copre un territorio di circa 10 x 10 km ed è
compresa entro 7' 30'' di differenza di longitudine e 5' di
differenza di latitudine. Le
tavolette di edizione recente recano la planimetria stampata in nero,
l'orografia color seppia, l'idrografia in azzurro. L'orografia è
rappresentata talvolta con le sole curve di livello, talvolta con curve di livello
e sfumo; i limiti amministrativi sono in qualche caso stampati in
viola. Dal nome del foglio discende la denominazione della tavoletta,
che sarà indicata dalla formula composta da: numero del foglio,
numero romano del quadrante (I, II, III, IV), posizione geografica della
tavoletta nell'ambito del quadrante (nord-ovest, nord-est, sud-est, sud-ovest), nome della
tavoletta.
E'
in corso la copertura di una
nuova cartografia in scala 1:10.000, della quale sono al momento
disponibili alcune sezioni: ogni tavoletta è composta da quattro sezioni,
indicate con A, B, C e D.
A
questa cartografia vanno aggiunte poi le carte ad alto o altissimo
denominatore: i 12 fogli in scala 1:250.000 e la Carta regionale, concepita sulla base dei confini delle Regioni. Vi
è infine una carta in scala 1:1.000.000. Queste carte hanno, nella
prospettiva della ricerca archeologica, una minore importanza, ma
possono essere utili per redigere un quadro di insieme relativo a un'area
regionale in cui siano stati impiantati più progetti.
Nell'impostazione
della ricerca la prima carta necessaria è costituita dall'IGM in
scala 1:100.000, indispensabile per avere una visione d'insieme
delle aree da indagare e per individuare i macro-sistemi di un
comprensorio. La tavoletta invece offre una visione dettagliata
della geomorfologia, permettendo di apprezzare anche la viabilità
secondaria, le piccole
distanze e le piccole altimetrie. La tavoletta ha il vantaggio di
rappresentare la superficie terrestre con grande precisione e ricchezza dei dettagli,
malgrado il denominatore di scala tanto elevato.
Tuttavia, la scala
1:25.000 è troppo alta per consentire il posizionamento
puntuale e la connotazione geometrica dell'ingombro delle
emergenze archeologiche. Il limite più vistoso di
molte tavolette è comunque costituito dal loro avanzato
invecchiamento; non di rado esse sono ancora quelle edite sulla
base dei rilievi aerofotogrammetrici condotti tra la fine del 1930
e il 1940 e riproducono pertanto paesaggi oggi non più esistenti.
In compenso, le edizioni più vecchie divengono cartografia
storica e documentano dati di paesaggi scomparsi.
Carta
geologica e carte tematiche
Nell'ambito
della progettazione della ricerca sul campo è opportuno
utilizzare altri tipi di carte che riproducono le variabili
ambientali. Innanzitutto la Carta Geologica d'Italia, redatta
sulla base dei fogli IGM in scala 1:100.000, a cui è allegata una
Nota illustrativa in cui vengono descritte le formazioni
geologiche dell'area. Questo tipo di carta si presta a numerose
osservazioni preliminari. La stessa variabilità delle formazioni
geologiche è essa stessa fonte di riflessione circa la natura
dell'ambiente naturale, la geomorfologia e le direttrici di
antropizzazione dell'ambiente stesso. Gli svantaggi di questa
carta consistono principalmente nell'elevato denominatore della
scala e nella classificazione delle formazioni geologiche per
grandi gruppi, resa inevitabile, d'altra parte, dalla stessa scala
adottata.
Altre
tipologie di carte tematiche risultano poi utili sia in fase di
progettazione che di analisi dei dati; le carte altimetriche,
estratte dalle normali carte topografiche; le carte clivometriche,
utili per valutare l'incidenza dei fenomeni erosivi; le carte
idrografiche e del drenaggio, importanti per lo studio della
pedogenesi; le carte dei tipi di suoli, molto utili per
comprendere le potenzialità agricole di un comprensorio; le carte
dell'utilizzazione del suolo che, offrendo un quadro preciso
dell'economia agraria, consentono di valutare in sede di progetto
le aree con maggiore o minore visibilità; ed infine, le carte
dell'esposizione dei versanti, le carte geomorfologiche e le carte
geolitologiche.
Cartografia
storica
Per
cartografia storica si intende una cartografia che, dismesso ogni
contenuto di supporto per la ricerca, si trasforma esclusivamente
in strumento di conoscenza. Essa comprende rappresentazioni dello
spazio di varia natura, di varia epoca, di varia scala e può
fornire indicazioni molto utili in fase di impostazione della
ricerca. Nella cartografia storica vanno incluse anche le stampe
poste a corredo dei volumi scritti dagli eruditi dei secoli XVII e
XVIII e le stesse tavolette IGM stampate fra i decenni finali del
XIX secolo e il 1946.
Carte
tecniche e ortofotocarte
Intorno
al 1970 per colmare la lacuna fra la scala 1:1.000 delle mappe
catastali e la tavoletta IGM al 25.000 venne intrapresa la
pubblicazione di nuove carte in scale comprese fra 1:10.000 e
1:2.000, le Carte tecniche regionali (CTR) disegnate a tratto su
base aerofotogrammetrica. Il primo grande vantaggio di queste
carte è rappresentato dalle loro scale, tali da permettere di
inquadrare comodamente e con ricchezza di dettagli i particolari
del paesaggio. Le distanze possono essere più facilmente
calcolate, le forme degli elementi sono meglio illustrate e le
variazioni altimetriche più specifiche. Altro grande vantaggio di
questo tipo di carta è la sua giovane età che consente una
rappresentazione della realtà piuttosto fedele. Lo svantaggio di
queste carte può risiedere talvolta nel loro basso livello
qualitativo, non sempre infatti risultano precisissime come
rappresentazione della superficie terrestre.
Le
ortofotocarte sono stampe di fotogrammi tratti da coppie di
fotografie aeree raddrizzate, con l'indicazione delle curve di
livello e di qualche elemento della toponomastica. In pratica si
tratta di ingrandimenti di fotografie aeree zenitali inserite su
un' impalcatura cartografica. Queste rappresentazioni, basate in
genere su coperture aeree recenti, sono utili perché contengono
contemporaneamente la localizzazione delle aree boschive, le
divisioni agrarie, l'estensione delle aree urbanizzate, gli alvei
dei corsi d'acqua, la toponomastica, le quote e le curve di
livello.
Carte
catastali
Le
carte catastali, che rappresentano il tipo di carta a più bassa
scala, sono prodotte dal ministero delle Finanze con lo scopo di
formare un catasto geometrico particellare uniforme. Sono redatte
in scale diverse: il catasto urbano e delle aree di espansione
sono in scala 1:1.000 (con particolari che possono essere in scala
1:500); il catasto rurale e delle proprietà agricole sono in scale che
variano da 1:2.000 a 1:4.000. Per la ricerca archeologica di
superficie le carte catastali risultano poco utili
mentre sono sempre state indispensabili ai fini della tutela e per
cartografare esattamente un punto o l'estensione di un'area
particolare. Il limite più grave delle vecchie carte catastali
era rappresentato dalla assoluta mancanza di indicazioni
altimetriche.
Altre
carte
L'Istituto
Idrografico della marina produce carte a media e piccola scala dei
porti e delle coste con indicazioni batimetriche; utilizzate in
genere per l'archeologia subacquea, queste mappe possono servire
anche per la ricostruzione storica della morfologia costiera.
La
Sezione fotocartografica dello Stato Maggiore dell'aeronautica,
che produce carte per la navigazione aerea, ha recentemente
approntato il DTM (Modello digitale del terreno) di buona parte
del territorio italiano.
In
fase analitica vengono talvolta utilizzate anche i fotopiani
(simili alle ortofotocarte ma ristretti a territori di minore
estensione), le "parcellari" (carte che riportano il
tessuto interno degli edifici in ambito urbano), le carte
toponomastiche, i Piani Regolatori e i piani infrastrutturali.
Cartografia
numerica
La cartografia
numerica è basata su archivi di coordinate che descrivono la geometria degli oggetti cartografati e di codifiche che ne individuano la tipologia; tali dati
possono poi essere visualizzati su carta o su video. La cartografia numerica è quindi in un certo senso un’immagine speculare della cartografia tradizionale: infatti mentre l’elemento base di quest’ultima è sostanzialmente un disegno che contiene in forma implicita (e ricavabile da misure sulla carta a partire dalle informazioni desunte da legenda, parametratura e cornice) le coordinate dei punti, nel caso della cartografia numerica l’elemento base è l’insieme delle coordinate che contiene in forma implicita la sua visualizzazione sotto forma di disegno.
La cartografia numerica ha inoltre le seguenti caratteristiche:
- univocità del contenuto metrico (si eliminano sia i problemi connessi alla soggettività della misura per determinare le coordinate di punti a partire dal disegno della carta sia quelli dovuti alla deformazione nel tempo del supporto cartaceo sul quale è riprodotta la mappa);
- estensione della tipologia della cartografia, con la possibilità di memorizzazione negli archivi coordinate planimetriche e altimetrica (cartografia numerica tridimensionale);
- possibilità di elaborazione dei dati (calcolo delle superfici, delle volumetrie, dei parametri urbanistici, classificazione, selezione, calcoli
statistici);
- facilità di gestione e aggiornamento dei dati;
- utilizzo per la georeferenziazione di banche dati (carte tematiche, mappature di reti
tecnologiche).
Per la cartografia numerica il concetto di scala della carta sembrerebbe superato, essendo i punti archiviati con le loro coordinate assolute. Si deve comunque tenere presente che le procedure di costruzione della carta (metodi di acquisizione delle osservazioni topografiche, fotogrammetriche, digitalizzazione di carte preesistenti) danno alla carta un contenuto metrico ben definito.
Il concetto di scala è quindi mantenuto anche nella cartografia numerica con il significato di massimo rapporto di scala a cui si possa riprodurre una carta mediante plotter in modo tale che essa abbia gli stessi requisiti qualitativi e metrici di una carta tradizionale avente la stessa scala.
A tale rapporto si dà il nome di scala nominale (pari al rapporto di scala che avrebbe una carta tradizionale di corrispondente precisione metrica e qualitativa).
La visualizzazione della cartografia a scala superiore a quella nominale non fornisce quindi maggiori informazioni sull’oggetto cartografato, ma permette solo di leggerne meglio i dettagli.
Nella
gerarchia dei supporti informatici alla gestione territoriale il
grado più alto spetta ai GIS o SIT, i Sistemi Informativi
Geografici o Territoriali. Qui
la cartografia numerica si deve intendere soltanto come referente
principale di un insieme (un Sistema, appunto) di banche-dati a N
componenti (topografia, archivi amministrativi, dati geofisici,
normativa, simulazione di impatto ambientale, dati da monitoraggio
ecc.) selezionabili in base alle esigenze dell'utenza finale.
Anche qui la trasposizione cartografica è solo uno dei possibili
esiti e, in più, l'apparato informativo non è associato al
singolo elemento ma è parte integrante della mappa virtuale: per
questo non si parla più di cartografia numerica ma di "basi
di dati geo-referenziate".
Riferimenti
bibliografici
Tipologia
delle carte:
F. Cambi - N. Terrenato, Introduzione
all’archeologia dei paesaggi, NIS, Urbino 1994, pp. 45-78
Cartografia
numerica:
G.
Azzena, Tecnologie cartografiche avanzate applicate alla
topografia antica, in M.
Bernardi (a cura di), Archeologia
del paesaggio, IV
ciclo di lezioni sulla ricerca applicata in Archeologia.
Certosa
di Pontignano (Siena), 14 - 26 gennaio 1991,
Edizioni All’Insegna del Giglio, Firenze 1992, p. 754
M. A. Brovelli,
Cartografia numerica,
http://geomatica.como.polimi.it/corsi/cartografiaNO/
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La
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