«Nelle Alpi vicine al cielo, nel
luogo in cui, scostate dalla potenza di Graius [la divinità
alpina dalla quale è derivato il nome delle Alpi Graie] le rocce
si vanno abbassando, e si lasciano valicare, c'è un luogo sacro,
in cui si innalzano gli altari di Ercole: l'inverno lo copre di
una neve persistente; ed alza la sua testa bianca verso gli
astri".
I versi dell'autore latino
Petronio descrivono perfettamente, pur senza nominarlo in forma
esplicita, il Passo del Piccolo San Bernardo, che collega a 2188 m
la Valle d'Aosta alla Francia. Chi volesse verificare
personalmente le parole del poeta, può partire dal paese di La
Thuile, nella omonima valle, e seguire le indicazioni per il
passo. La strada arranca vertiginosamente, alternando tratti
ripidi e rettilinei a tornanti a gomito, si infila nella roccia
scavata, dove un duro lavoro ha conteso alla montagna ogni
centimetro praticabile. Poi, improvvisamente, le rocce si
allargano, come se veramente una forza sovrumana le avesse
scostate per permetterne il valico; passato il laghetto dalle
gelide acque cobalto, un'ultima salita conduce al posto di
frontiera. Tra la nostra casermetta e quella francese vi è
soltanto un centinaio di metri, ma proprio lì, a cavallo delle
due frontiere, si ergono "gli altari di Ercole"
descritti da Petronio.
Quarantasei pietre, infisse
verticalmente nel terreno, e per buona parte ormai ricoperte da
millenari detriti, descrivono un ampio circolo, del diametro di
ben 72 metri.
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Parte
occidentale del cromlech, dalla pietra 28 alle
pietre 36-37-38 |
Le pietre infisse verticalmente
nel terreno, generalmente di forma allungata, o addirittura
appuntita, vengono chiamate menhir dagli archeologi; e
quando, come nel nostro caso, sono disposte in circolo, il tutto
viene chiamato cromlech, dalla lingua dei Celti, per i
quali Croum significava "curva" e lech
"pietra sacra". In effetti Petronio ci informa che il
luogo era sacro; ma ci fornisce un'indicazione ancora più
importante: tale luogo sacro alza la testa verso gli astri. Lo
stile poetico del testo ha comportato una interpretazione
metaforica di tale frase. Ma alla luce delle nuove idee
dell'archeoastronomia tali parole non potrebbero avere un
significato ben più profondo? E' la domanda che mi ha spinto a
recarmi più volte sul posto ed a raccogliere notevoli dati e
materiale, come schizzi, fotografie, misure, ed allineamenti. Però,
tutto questo materiale, compreso un dettagliato rilevamento del cromlech,
non mi forniva una risposta; semmai
stimolava ulteriormente la mia curiosità ed il mio
desiderio di capire cosa rappresentasse quel monumento. Per
fortuna, venne in aiuto alle antichissime pietre la moderna
informatica.
Proprio grazie a quel prodigioso
strumento astronomico
che è il programma "Planetario", così
affidabile e così preciso in rapporto alla semplicità operativa,
mi fu possibile stabilire con esattezza la posizione del sorgere
del Sole, al passo del Piccolo San Bernardo, alla data di migliaia
di anni fa, e confrontare tale posizione con la pianta del cromlech.
Il risultato fu molto interessante: dal centro del cromlech,
il Sole si vedeva sorgere, nel solstizio d'estate, in prossimità
di una pietra del tutto particolare. Tale pietra, la terza nel
nostro rilievo, è più alta delle altre e sporge dal terreno per
ben 80 cm; inoltre, la sua forma è squadrata, come se fosse stata
lavorata. Fatto ancor più importante, essa è sostenuta da
un'altra pietra, grossa all'incirca come tutte le altre del cromlech.
Se i costruttori non avessero voluto dare una particolare
importanza alla terza pietra, si sarebbero accontentati della
pietra di sostegno.
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Rilievo
del cromlech con la numerazione delle pietre |
Altro particolare degno di nota
è la posizione di un'altra pietra caratteristica, la settima.
Essa è molto appuntita, come se avesse avuto una funzione di
indice, ed è sensibilmente più alta di quelle vicine. La sua
posizione è tale da poter indicare il levare del Sole in
primavera ed in autunno. Altre pietre, o gruppi di pietre, hanno
forme particolari. Tre menhir imponenti indicano il
nord-ovest: segnavano forse il punto del tramonto del Sole nel
solstizio d'estate? Un altro gruppo particolare è quello delle
pietre 44 - 45 -46, che dal centro del cromlech indica il
nord.
Sembrerebbe quindi di poter
concludere che il cromlech era una specie di Osservatorio
astronomico, utilizzato per la determinazione delle stagioni,
essenziale per le opere agricole. Purtroppo non è possibile
affermarlo con certezza, perché il centro del cromlech non
è indicato fisicamente. Testi antichi parlano di un dolmen
centrale (pietra piatta sostenuta da altre pietre) che sarebbe
andato distrutto, insieme a numerosi altri menhir, quando
fu costruita la strada. Se fosse possibile intraprendere degli
scavi si potrebbero forse trovare tracce di tale dolmen,
stabilirne la posizione originaria. Invece, il centro sul quale
sono stati fatti tutti i calcoli è un centro geometrico, per
giunta stabilito con una certa approssimazione per via degli
spostamenti subiti da alcune pietre formanti il cerchio. Tuttavia
per le pietre più caratteristiche si può escludere che la
posizione sia puramente casuale.
Si può pensare di cercare
riscontri nella storia scritta; ci viene in aiuto un illustre
personaggio: Giulio Cesare. Egli, nel De Bello Gallico
fornisce una lunga descrizione dei Celti, probabili antichi
abitatori della Valle d'Aosta, e della classe dei druidi, i
sacerdoti depositari del sapere, tanto che, si dice, persino
Pitagora viaggiasse tra loro per imparare. Cesare ci dice che i
druidi studiavano le stelle ed i loro moti. Forse i sacerdoti
celtici si aiutavano, in questo loro compito, con una struttura
fissa, una serie di menhir infissi verticalmente. Alcuni
archeologi locali sostengono che il cromlech sia
decisamente più antico. Tale affermazione non è in contrasto con
il fatto che i druidi lo utilizzassero ancora: essi potrebbero
avere ereditato questa struttura preesistente continuando le
tradizioni di una cultura astronomica arcaica.
Se il cromlech fosse
veramente così antico come si suggerisce, ci troveremmo in
presenza di un Osservatorio primitivo detentore di diversi
primati: quello dell'età e, sicuramente, quello dell'altitudine.
Inoltre, questo monumento preistorico potrebbe essere collegato ad
altre costruzioni megalitiche presenti in Valle d'Aosta, in
particolare ad un'area molto estesa e dettagliatamente studiata,
che si trova nella città di Aosta e che risale al 3000 a.C. Se
tali collegamenti venissero confermati, ci troveremmo in presenza
di una cultura astronomica antica almeno quanto le più vetuste
conoscenze sumeriche. L'Associazione Valdostana Scienze
Astronomiche ha espressamente istituito una sezione di
archeoastronomia ed ha in preparazione un dettagliato piano di
ricerche sull'argomento. Anche se la neve concede pochi mesi
all'anno per l'indagine in situ vale la pena di
intraprendere uno studio sistematico: la scoperta che migliaia di
anni fa sacerdoti di una antichissima cultura utilizzassero un
cerchio di pietre come una magica ruota, orlata di mirini per
traguardare le stelle, vale questo sacrificio.
Scheda
autore
Guido
Cossard. Si è laureato in Fisica a Torino
nel 1986. Fondatore e presidente dell'Associazione
Valdostana Scienze Astronomiche, insegna Matematica
e Fisica ad Aosta. Ha recentemente pubblicato un
testo dal titolo: II cromlech del Piccolo San
Bernardo e Quando il cielo non aveva nome. |
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Sommario |
I
megaliti della Bretagna |
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