In difesa della valle e della
chiesa di San Bonfilio
Cingoli,
11/03/2023
Il paesaggio è un bene comune non rinnovabile e
come tale è un bene da tutelare ad ogni costo
Lungo la stradina che conduce alla valle di San
Bonfilio, ad un certo punto, è possibile scorgere, tra la
vegetazione, il rudere della chiesa dedicata al Santo;
l’immagine in alto mostra questo suggestivo scorcio che potrebbe
cambiare se venisse realizzato l’edificio che si è pensato di
costruire.
Un team di architetti cingolani ha presentato,
infatti, un progetto di “ristrutturazione edilizia dell’ex
chiesa di San Bonfilio per la realizzazione di un’aula
didattica” (1).
La prima fase dei lavori prevede il restauro
della chiesa stessa. Questa è un’eccellente notizia, finalmente
si interviene su un importante edificio storico per salvare ciò
che è rimasto e che, colpevolmente, è stato lasciato nel corso
degli anni all’incuria e ai saccheggi.
Se l’intervento si fermasse a questo punto,
nessuno sarebbe contrario e tutta la comunità riavrebbe
finalmente un bene che le appartiene. Purtroppo però, è stata
valutata anche un’ulteriore fase nel progetto.
Secondo i progettisti, infatti, una volta
restaurata la chiesa, sarà costruita, a ridosso di essa, un’aula
didattica, un edificio a basso impatto ambientale (così hanno
scritto…) realizzato con una struttura portante in acciaio e un
rivestimento in vetro. L’ingresso della chiesa sarà
“sottolineato” (così hanno scritto…) da un portale in acciaio
corten di “linee moderne ed essenziali”.
L’aula didattica sarà composta da: 1) zona
reception per accoglienza visitatori 2) sala principale (circa
35 mq) per conferenze e mostre 3) servizi con bagno attrezzato
per disabili 4) “blocco dei collegamenti verticali con scala in
acciaio e vetro e ascensore per disabili, che permette di
collegare la sala principale con la terrazza inferiore con
affaccio libero su tre lati”.
Nell’area occupata, un tempo, dal monastero
sorgerà, quindi, una costruzione in acciaio e vetrate, su due
piani, mentre la porta d’ingresso della chiesa sarà impreziosita
da un nuovissimo, moderno ed essenziale, portale in acciaio
corten!
Stento a credere come si possa pensare di
costruire un simile corpo estraneo, modernissimo, accanto ai
resti di una chiesa del XIII secolo posta in una valle
incontaminata, integra, e in parte protetta, un’area dal grande
valore naturalistico e paesaggistico che finora è riuscita a
mantenere intatto il suo habitat.
Ricordo inoltre che la chiesa di San Bonfilio si
trova a ridosso del Sito d’Importanza Comunitaria “Macchia di
Montenero”, cioè una delle 76 aree SIC della regione Marche
(Direttiva 92/43/CEE “Habitat”).
Per valorizzare questo luogo si deve costruire
una moderna struttura in acciaio da adibire ad aula didattica?
Una simile violenza, uno sfregio ad una chiesa medievale e ad un
paesaggio così meravigliosamente integro è la soluzione per far
rivivere il sito?
Dopo il restauro della chiesa, non sarebbe stato
molto più logico ed interessante procedere con uno scavo
archeologico (2) che
avrebbe permesso di far tornare alla luce i resti delle antiche
strutture? Credo che non sarebbe difficile trovare un
Dipartimento Universitario di Archeologia Medievale che accetti
quest’incarico.
Tra l’altro, i lavori per la nuova costruzione
cancellerebbero definitivamente le antiche strutture superstiti
sepolte sotto le macerie. E’ stata valutata questa problematica?
Ciò che si è salvato dai crolli potrebbe
rappresentare, dopo uno scavo archeologico e un restauro, una
valida attrazione turistica e culturale, ad impatto
paesaggistico-ambientale nullo e dal grande valore storico e
archeologico.
Un’aula didattica, cioè “Aula Verde A.
Cavalletti”, era stata istituita a Cingoli agli inizi degli anni
Novanta ed è lì che dovrebbe tornare. L’area, oggi definita
impropriamente “Aula Verde” e sede della Protezione Civile, è un
luogo ideale, funzionale e accessibile da chiunque (anziani e
disabili), con un grande parco adibito a orto botanico, un
ottimo punto di partenza per escursioni storiche e
naturalistiche.
Il primo tratto, a forte pendenza, della stradina
che conduce alla chiesa di San Bonfilio è difficile da
percorrere per un anziano e per un disabile. Inoltre, il tratto
successivo della stradina, compreso tra il fosso di San Bonfilio
(dove c’era un ponte di legno) e la chiesa, è soggetto a frane
ed è spesso invaso dall’acqua e da terra e legname che scivola
dal versante della montagna.
La prevista aula didattica non sarebbe fruibile
da tutti e, a volte, lo sarebbe con una certa difficoltà; una
scolaresca che giunge a Cingoli e incappa in una giornata di
pioggia, in che modo e con quali mezzi raggiungerà poi San
Bonfilio?
E’ questo, allora, il luogo più idoneo e più
comodo dove realizzare un’aula didattica dal costo di 660.000
euro?
Silvestro Guzzolini nella “Historia de vita S.
Bonfilii Episcopi et Confessoris” (XIII sec.) scrisse che
Bonfilio, lasciato il chiostro di S. Maria di Storaco, decise di
ritirarsi a vita eremitica nei monti cingolani e scelse
l’oratorio detto di “Sancta Maria de Fara” situato in una
“remota convalle excelsis montibus circumdata, que arboris magni
et vetustis”.
Io mi auguro che questa valle rimanga esattamente
come la videro le famiglie longobarde che si stabilirono in quel
luogo e come la videro Silvestro, Bonfilio, Bartolo e tutti i
monaci dell’Ordine Silvestrino che abitarono nel monastero nel
corso dei secoli.
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si
fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e
l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso,
con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si
abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre,
le piante nel davanzale, e presto ci si dimentica di come erano
quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così,
pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che
bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e
donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione e
rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore” (Peppino
Impastato)
(1) La spesa è totalmente a
carico del “Bando per la presentazione di proposte per la
predisposizione del piano nazionale per la riqualificazione
sociale e culturale delle aree urbane degradate” – Dpcm
15.10.2015 – Interventi per la riqualificazione sociale e
culturale delle aree urbane degradate – GU n. 249 del 26.10.2015
(2) Previsto tra l’altro
anche dall’art. 9 della “Carta Internazionale del Restauro di
Venezia” del 1964: “Il restauro sarà sempre preceduto e
accompagnato da uno studio archeologico e storico del monumento”
Progetto
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