Versante
tirrenico
Facies
della Ceramica Impressa
La
facies della Ceramica Impressa si diffonde in numerosi siti del
versante medio-tirrenico nel corso della prima metà del VI
millennio a.C. In Toscana è attestata sulla costa, nelle isole
(Pianosa, Elba, Giglio) ma soprattutto nella parte
centro-meridionale della regione (Grotta dell'Orso di
Sarteano-Siena, Riparo della Romita di Asciano-Pisa, Grotta
Lattaia di Cetona-Siena). Nel Lazio si hanno testimonianze di
questa facies nei territori di Vulci e Tolfa, lungo la costa e
nelle valli fluviali fino ai Colli Albani, nel territorio a
sud-est di Roma e all'interno fino a Guidonia (Le Caprine). Tra i
principali siti rinvenuti nel Lazio si segnalano quelli di Pyrgi,
Tor Vergata, Palidoro e Grotta delle Settecannelle a Ischia di
Castro (Viterbo). Il sito che ha restituito le maggiori e più
cospicue testimonianze è quello di Pienza (Siena) dove è stato
individuato un livello con ceramica impressa posto al di sotto
della serie di Fiorano e Ripoli.
Si
ipotizza che la diffusione della facies della Ceramica Impressa nell'area del
versante tirrenico sia da mettere in relazione con la rete di
commerci, in particolare di ossidiana, fra la Sardegna, la Corsica
e la costa continentale come dimostrerebbe la
concentrazione di ossidiana (proveniente da Lipari, Palmarola e
dal monte Arci in Sardegna) nei siti posti lungo la zona costiera
fra Pisa e Livorno e la similarità della ceramica sarda e corsa
(Basi, in particolare) con quella medio-tirrenica.
La
ceramica, con impasto abbastanza depurato o fine e con superfici
lucide, comprende forme aperte e piuttosto semplici: ciotole
emisferiche, vasi globulari, grandi vasi a pareti rientranti e
scodelloni; la decorazione è piuttosto ricca e variegata
prevalentemente a linee dentellate, talvolta con inserti di colore
bianco, riunite in bande orizzontali, verticali, oblique, a
zig-zag e in triangoli; compaiono anche decorazioni a piccole
tacche, a impressioni cardiali e a incisioni alle quali si
aggiungono di solito punti, cordoni, tubercoli e file di fori.
L'industria
litica comprende trapezi, troncature, punte a doppio dorso in
ossidiana, elementi di falcetto, grattatoi, asce e accette in
pietra verde; l'isola del Giglio si distingue per una particolare
industria su ossidiana, quarzo e granito.
Per
quanto riguarda gli abitati non si hanno molti dati a
disposizione: a Pienza sono stati rinvenuti degli acciottolati di
pietre irregolari, allineamenti di buche di palo e frammenti di
intonaco mentre a Tor Vergata sono affiorati un pozzetto, resti di
un muretto a secco e frammenti di intonaco. Anche per l'economia
di sussistenza i dati sono piuttosto scarsi. A Pienza sono
documentati tre tipi di frumento (Triticum monococcum, Triticum
dicoccum, Triticum aestivum) e orzo (Hordeum vulgare).
Facies
della Ceramica Lineare
Alla
cultura della Ceramica Impressa segue quella che Radmilli definì nel
1974 come cultura della Ceramica Lineare. I principali siti sembrano
concentrarsi nel Senese, nell'alto Lazio e nella Toscana settentrionale
dove compaiono tre aspetti locali, rispettivamente l'aspetto di
Sarteano (Grotta dell'Orso di Sarteano, Grotta
Lattaia, Grotta di Gosto di Cetona, Grotta del Beato), l'aspetto del
Sasso (Tufarelle ad Allumiere, Casale del Pescatore a Montecompatri)
e l'aspetto tipo Fiorano (Grotta del Leone di Agnano, Romita di
Asciano, S. Rossore a Pisa, Grotta dell'Onda a Lucca).
Un
altro aspetto particolare è stato riconosciuto sul Monte Venere di
Caprarola (Viterbo) frequentata probabilmente per scopi cultuali; la facies
di Monte Venere presenta ceramica dipinta in associazione a
ceramiche tipiche dell'aspetto del Sasso. La datazioni non calibrate di questo sito si
collocano intorno agli inizi del V e del IV millennio a.C.
La
ceramica, con impasto depurato e fine lucido e di colore bruno o
nerastro, comprende il boccale carenato monoansato, ciotole
troncoconiche emisferiche o carenate, tazze carenate con anse ad anello
o a nastro, vasi ovoidi, vasi a fiasco e piccoli vasetti cilindrici o
emisferici. Tipico e unico è il vaso a due colli rinvenuto nella Grotta
dell'Orso di Sarteano.
Alla cultura di Catignano e a quella di Ripoli
rimandano alcuni tipi di ceramica dipinta mentre particolari anse
testimoniano contatti con l'area meridionale e con lo stile di Serra
d'Alto.
La
decorazione è a linee incise che formano motivi
angolari, rombi, triangoli scaleni, fasce ellittiche o a zig-zag mentre
altri motivi, come gli ornati a foglioline e i cordoni a tacche, richiamano l'ambiente di Fiorano.
L'industria
litica, scarsamente documentata, è composta da troncature oblique,
geometrici romboidali, becchi, grattatoi e bulini; l'ossidiana, di
provenienza liparese, è ben attestata. Tra i materiali in pietra
levigata figurano le asce e le accette, le macine di arenaria e gli
anelloni litici a sezione triangolare. Molto più ricca e diversificata
è l'industria su osso che comprende punteruoli, spatole, scalpelli,
punte e arponi.
I
dati relativi all'economia di sussistenza sono piuttosto scarsi; il
rinvenimento di macine, macinelli, elementi di falcetto e la presenza di
Triticum aestivum compactum e di leguminose attestano lo sviluppo
della pratica agricola; è documentata la caccia e l'allevamento di
animali, in particolare suini.
Piuttosto
significative sono le testimonianze relative ai riti cutuali e funerari.
Nella Grotta Patrizi al Sasso di Furbara (Cerveteri), una cavità
naturale a più ambienti, sono state rinvenute, a ridosso di una parete,
sette sepolture; in una di esse il defunto, in posizione
rannicchiata, presentava nel cranio, poggiato su un
frammento di stalagmite, segni di trapanazione. La sepoltura, delimitata da un semicerchio di
pietre, comprendeva un corredo composto da uno spillone d'osso posto all'altezza del torace, una ciotola vicino alle mani e frammenti di
vaso, tre tibie di lepre e tracce di cinabro adiacenti al cranio.
In
altre grotte si hanno testimonianze di riti legati al culto delle acque
ipogeiche come dimostrano il vaso deposto sotto una fonte
di stillicidio a Grotta dei Meri sul Soratte e quello nei pressi di uno
specchio d'acqua di Grotta dei Pozzi a Orvieto.
Alla
fine del IV millennio a.C. la cultura della Ceramica Lineare viene
sostituita da una serie di aspetti locali che subiscono l'influenza
della cultura di Chassey-Lagozza, di quella di Diana e di quella di
Ripoli.
Fonte:
D.
Cocchi Genick, Manuale di Preistoria, Neolitico, volume
II, Octavo, Firenze 1994, pp. 169-184
R.
Grifoni Cremonesi, Il Neolitico nell'Italia centrale e in
Sardegna, in A.
Guidi - M. Piperno (a cura di), Italia preistorica, Laterza,
Roma-Bari 1992, pp. 306-328
Per
la bibliografia si veda:
D.
Cocchi Genick, Manuale di Preistoria, Neolitico,
cit., pp. 186-188
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