Medaglie di famiglie romane scoperte presso Cingoli

"Bullettino dell'Instituto di Corrispondenza Archeologica", 1838

 

Il sig. conte Severino Servanzi-Collio nostro socio corrispondente in Sanseverino (Septempeda), ci ha dato comunicazione di un ricco ripostiglio di monete scopertosi nel territorio di Cingoli, di secento delle quali n'ha fornito uno specificato elenco che spedimmo incessantemente al ch. Borghesi per dirne i meriti principali. Ecco la succinta narrazione che ne da lo stesso sig. conte Servanzi. 

«Fu in un terreno denominalo Costa lavata, o Piammà, che un agricoltore, abitante presso il costello di Seralta, intento a rimondar barbe e radici dal monte posto a poca distanza dell'antica via Labiena, ora detta Pia, invenne per caso, nell' agosto dello scorso anno, alcune monete d'argento ch'eran frammiste a breccia sciolta: delle quali avuto facile mercato si fece sollecito a cercarne d'altre, e seguendo le traccie del primo trovamento con molta cura, potè raccoglierne d'allora fino al finir dell' anno oltre il migliaio. Poco lunge v'era in frammenti una rozza e comune olla di argilla senza alcun segno e forse in essa era stato collocato il tesoretto quando fu dato in custodia alla terra.

Non si è potuto raccorre più determinate notizie sulle circostanze della scoperta nè sul numero delle monete, perciocchè il campagnuolo ad ogni inchiesta che gliene vien fatta si è dato a raccontare tante nuove storie da non vederne mai luce. Certo si è che le monete sono tutte d'un modulo, di buona conservazione e di famiglie romane, molte delle quali furono vendute in Cingoli, Jesi, e Sanseverino, oltre un numero di più che seicento le quali furono inviate a Roma. Senza dire di quelle nominate nell' elenco trasmesso all'Instituto, se ne son viste in Sanseverino delle famiglie Caponia, Didia, Rupia, Considia, Fulvia, Procilia, Silia, Garcilia, Calpurnia, Sensia, Vibia ed Emilia: e perchè viemmeglio l'Instituto possa giudicare del trova mento, invio quattro di quelle medaglie, appunto delle quattro ultime famiglie sopra ricordate». 

I detti quatto denarj il sig. conte si piacque gentilmente donarne. Ritorneremo con miglior proposito su questo argomento quando ne avremo materia dal ch. Borghese. 

 

 


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