
Albero
genealogico |
 |
Palazzi
Simonetti |
 |
|

Di
rosso, alla testa di leone strappata d'oro |
|
"L'antichissima
e nobilissima famiglia Simonetti, originaria della
città di Jesi, della quale per lungo tempo ebbe il
dominio, vissuta oltre a due secoli in Cingoli prima che
venisse a stabilirsi in Osimo dove ebbe sempre fra le
prime famiglie i primi onori di nobiltà, è senza meno
fra le più ragguardevoli della Marca Anconitana. Di
esse fecero ampla ed onorata menzione il Cardinal
Baronio in più luoghi de suoi Annali, Ludovico Antonio
Muratori (Rerum Italic. Scriptores. Vol. 18, 21, 23 ed
altri), l'Abate Eugenio Gamurrini nella sua storia
Genealogica delle Famiglie illustri di Toscana ed
Umbria, i Ferretti e il Saraceni nelle loro storie
d'Ancona, i due Baldassini e Pietro Gritio nelle storie
di Jesi, l'Abate Gio. Francesco Lancellotti nelle sue
eruditissime lettere al conte Aurelio Guarnieri, lo
Scampoli nel suo discorso apologetico in difesa della
milizia Ecclesiastica, Lez. V pag. 175, il Jacobilli
nella sua Biblioteca dell'Umbria, il Fontana nella sua
relazione della provincia della Marca, il Marchesi di
Forlì nella sua Galleria dell'Onore, il Cancellieri
nella sua pratica divota della Religione Silvestrina, il
Perimezzi nella vita del P. Torres, e molti e molti
altri la celebrarono nei loro scritti. Il
Cardinale Baronio ed il Gamurrini furono d'avviso che i
nostri Simonetti fin dal tempo del Barbarossa fossero
stati investiti del Vicariato di Jesi; e il nominato Abb.
Lancelotti lasciò scritto che essi discendessero dagli
antichi Conti imperiali esistenti nel IX e nel X secolo
come i Cima di Cingoli, i Trinci di Fuligno ed altri. Noi ammettendo di assai buon grado un più remoto
principio di questa famiglia, e rispettando le opinioni
di questi sommi scrittori ai quali lasciamo la responsabilità
di quelle loro asserzioni, unicamente appoggiati all'autorità'
di autentici ed indiscutibili documenti che si
conservano nel domestico archivio della Famiglia, ci
limiteremo ad affermare che il Capostipite di questa fu
Capthio figlio di Stephio o Stefano che, uno dei
principali Signori di Jesi, fu presente all'atto di
dedizione che a quella città fece di sé e dei suoi
Castelli il Conte Trasmondo" (G. Cecconi, La
famiglia Simonetti di Osimo, Giornale Araldico
Genealogico Diplomatico, 1876-1877, IV, pp. 35-36). |
2 - Capthio |
Vivente a
Jesi nel 1140. |
3 - Raniero |
Eletto Podestà di Jesi
il 12 luglio
1216. |
3
- Raniero |
4
- Capthio |
5
- Simonetto |
6
- Gualtiero |
7
- Bartolo |
4
- Capthio |
Signore del
castello di Castreccioni di Cingoli. Nel 1237 il castello fu
venduto a "dominius Gottibaldo del quondam Tomasso
Lisapporico da Jesi". |
. |
. |
5
- Simonetto |
Vivente nel
1248. Signore di Valle. Ambasciatore
della città di Jesi al Rettore della Marca. Eletto dai
cingolani Podestà di Cerlongo, fece esercitare questa
carica da un suo vicario, tal Grimaldo di Andrea. |
. |
. |
6
- Gualtiero |
Signore del
castello di Castreccioni di Cingoli. Nel 1237 il castello fu
venduto a "dominius Gottibaldo del quondam Tomasso
Lisapporico da Jesi". |
. |
. |
7
- Bartolo (Beato Bartolo) |
Signore del
castello di Castreccioni di Cingoli. Nel 1237 il castello fu
venduto a "dominius Gottibaldo del quondam Tomasso
Lisapporico da Jesi".
· Bartolo
entrò nell'ordine silvestrino intorno alla metà del XIII
secolo. Nel 1256 fu priore del monastero di Grottafuglie e
negli anni 1271-1272 del monastero di S. Bonfilio di
Cingoli. Nel 1273, alla morte di frà Giuseppe, Bartolo
venne eletto priore generale dell'Ordine silvestrino, carica
che tenne per circa 25 anni. Morì nel monastero di S.
Pietro della Castagna a Viterbo il 3 agosto 1298. La
prima notizia circa l'appellativo di "Beato"
risale al 1581 e gli fu attribuito dallo storico silvestrino
Moronti, ma già frà Andrea di Giacomo da Fabriano, che succedette
Bartolo alla guida dell'Ordine, parlava di "fratem
Bartholum, virum sancte memorie" (S. Matellicani, Beato
Bartolo Simonetti, in Cingolani illustri dal XIII al
XV secolo, Cingoli 2003, pp. 19-23). |
|
|
|
|
5
- Simonetto |
|
8 -
Angelo |
|
9
- Mercenario |
|
10
- Guglielmo |
|
11
- Rinaldo |
|
12
- Filippo |
|
13
- Muzzolo |
|
14
- Oddone |
|
|
|
8
- Angelo
|
Signore
di Jesi. Vivente nel 1320. |
|
|
9
-
Mercenario
10 - Guglielmo
11 - Rinaldo |
Signori
di Jesi. Nel
1282 i cittadini di Jesi dopo aver cacciato Nicoluccio,
Ugucciello e Filippuccio di Baligano affidarono il dominio
della città a Mercenario, Guglielmo e Rinaldo. |
|
|
12 - Filippo |
Nel 1325
Tano Baligani, occupata la città di Jesi, cacciò gli
esponenti della famiglia Simonetti. Filippo si rifugiò nel contado di
Senigallia dove aveva possedimenti fin dal 1308, ceduti dalla
famiglia Uffreducci di Fano. Nel
mese di maggio 1342 Filippo e suo nipote Lomo corsero in aiuto
della città di Jesi cacciando la famiglia Boscareto.
Filippo venne acclamato Vicario di Jesi. |
|
|
13 - Muzzolo
14 - Oddone |
Signori
di Donazzano. Da loro si origina il ramo di Fano della
famiglia Simonetti. |
|
|
11
- Rinaldo |
15
- Boorte |
16
- Lomo |
17
- Guglielmo |
15
- Boorte
16 - Lomo
17 - Guglielmo
|
Nel 1325
Tano Baligani, occupata la città di Jesi, cacciò gli
esponenti della famiglia Simonetti. Boorte, Lomo e Guglielmo
si stabilirono nella città di Santa Maria (S. Maria Nuova).
Boorte e i
suoi fratelli si scontrarono una prima volta il 18
giugno 1326 con le truppe di Tano Baligani nel territorio di
Rocca Contrada riportando però una grave sconfitta. Nel
1328 i Simonetti ebbero però la rivincita. Un'alleanza,
capeggiata da Lippaccio Guzzolini di Osimo, formata da
fuoriusciti jesini, fermani, osimani e fabrianesi
sconfissero e uccisero Tano. Il controllo della città di
Jesi venne dato a Nicolò Boscareto.
Amelio
di Lautrek, rettore della Marca, ordinò a Falcone da Pavia,
governatore della provincia, di processare e condannare le città
di Fermo, Osimo, Fabriano, Lippaccio Guzzolini e gli altri
ghibellini che presero parte alla guerra contro Tano e
naturalmente i tre fratelli Simonetti.
La
sentenza fu pronunciata a Macerata da Pietro da Gubbio: Fermo,
Osimo e Fabriano furono interdette e condannate al pagamento
di mille marche d'argento; Boorte, Lomo e Guglielmo
multati di duecento fiorini d'oro ciascuno.
Nel
mese di maggio 1342 Lomo e suo zio Filippo corsero in aiuto
della città di Jesi cacciando la famiglia Boscareto. Lomo
assunse la Signoria della città. |
16
- Lomo |
20
- Antonio |
21
- Lucemburgo |
22
- Sciarra |
23
- Stefano |
24
- Minetto |
20 - Antonio |
Signore di Jesi.
Vivente nel 1364. |
|
|
21 -
Lucemburgo |
Signore di Jesi.
Vivente nel 1355. |
|
|
22 - Sciarra |
Nel
1384 fu eletto Podestà di Gubbio. Signore di Jesi e di
S.Quirico d'Accola. |
|
|
23 - Stefano |
Signore di Jesi.
Vivente nel 1355. |
|
|
24 - Minetto |
Signore di Jesi.
Valoroso
condottiero, combatté con i senesi per la liberazione della
città di Cortona assediata da Perugia. |
20
- Antonio |
25
- Brunoro |
26
- Raniero |
27
- Giacomo |
25 - Brunoro |
A capo di alcuni
soldati partecipò alla liberazione di Ancona del 1382. Nel 1408 i
Simonetti furono cacciati da Jesi entrata oramai sotto la
sfera d'influenza dei Malatesta.
Brunoro insieme ai cugini Gentile, Giovanni e
Simonetto di Sciarra e Rinaldo (30) di Minetto si rifugiarono a Cingoli dove,
oltre
all'amicizia e all'alleanza di Giovanni Cima, godevano di
"molti
beni e feudi giurisdizionali".
|
. |
. |
26 - Raniero |
Nel
1381 fu podestà a Bologna, nel 1397 capitano e conservatore
di pace nella città di Todi. |
|
|
27
- Giacomo |
Vivente
nel 1381. |
22
- Sciarra |
35 - Gentile |
36 - Giovanni
(Vanni) |
37 - Simonetto |
35
- Gentile |
Nel 1408 i
Simonetti furono cacciati da Jesi entrata oramai sotto la
sfera d'influenza dei Malatesta. Gentile, Giovanni e
Simonetto e i cugini Rinaldo (30) di Minetto e
Brunoro (25) di Antonio si rifugiarono a Cingoli dove, oltre
all'amicizia e al l'alleanza di Giovanni Cima, godevano di
"molti
beni e feudi giurisdizionali". Gentile
e i suoi due figli, Antonio e Angelo, andarono "ad
offrire i loro servigi" al re Ladislao di
Napoli.
|
. |
. |
36
- Giovanni
(Vanni) |
Signore di
Jesi. Rifugiato in Cingoli. Con lui inizia il ramo cingolano della
famiglia Simonetti. Vivente nel 1381. |
. |
. |
37
- Simonetto |
Vivente
nel 1381. Capitano
nell'esercito pontificio. |
35
- Gentile |
41
- Angelo |
42
- Antonio |
41
- Angelo |
Dopo essere
stato alla corte di Napoli fu al servizio di Francesco
Sforza a Milano. Con lui, il fratello Antonio e i suoi figli
inizia il ramo dei "Simonetta" di Milano. Vivente
nel 1440. |
. |
. |
42
- Antonio |
Chiamato
dalla Calabria da suo fratello si stabilì, insieme ai
figli, a Milano. Vivente nel 1420. |
|
|
|
|
36
- Giovanni |
|
39
- Boorte |
|
40
- Stefano |
|
|
|
39 - Boorte |
Nobile di
Cingoli. |
|
|
40 - Stefano |
Aggregato alla
nobiltà di Cingoli nel 1411. |
37
- Simonetto |
38
- Menario |
38 - Menario |
Vivente nel
1424. |
42
- Antonio |
43
- Andrea |
44
- Francesco
(Cicco) |
43
- Andrea |
Fu
castellano di Monza nel 1457. |
. |
. |
44
- Francesco
(Cicco) |
Segretario
del Duca di Milano Gian Galeazzo. Torturato e ucciso a Pavia
nel 1480. |
41
- Angelo |
45 -
Giovanni |
45 - Giovanni |
Scrittore e
storico, fu al servizio degli Sforza; scrisse De
rebus gestis Francisci Sfortiae Mediolanensis Ducis libri
XXI. Morì nel 1492. |
46 - Brizio |
Nobile di
Cingoli. Vivente nel 1432. |
46
- Brizio |
47
- Gabriele |
47 - Gabriele |
Nel
1443 fu castellano della rocca di Columbella. Ambasciatore
di Cingoli nel 1461. Sposò la
nobildonna cingolana Barbara
Boccacci.
· Il
conte Niccolò Vannucci, nel manoscritto C
- f. 186v,
riporta dei dati differenti. Egli scrive: "Nel 1432 da
Papa Eugenio 4° fu creato Castellano, e Vicario della
fortezza di Columbella ne' confini di Regno; morì nel 1441
dell'età sua d'anni 54" (S.
Matellicani, (a cura di), M. Maran, Cingoli
scomparsa, Cingoli 2000, p. 51).
|
47
- Gabriele |
48
- Raffaele |
49
- Bernardino |
50
- Girolamo |
51
- Gio:Pietro |
48 - Raffaele |
Nobile e
ambasciatore di Cingoli. Nel 1475 fu
eletto castellano di Castreccioni. |
. |
. |
49 -
Bernardino |
Nobile di
Cingoli. Vivente nel 1528. Non ebbe figli. |
. |
. |
50 - Girolamo |
Nobile di
Cingoli. Morì nel 1518. |
. |
. |
51 - Gio:Pietro |
Prelato
Protonotario Apostolico e Maestro di Camera del Papa Clemente
VII. Vivente nel 1511.
· Il
conte Niccolò Vannucci, nel manoscritto C
-
f.
186v,
scrive:"servì di Mastro di Camera Clemente Settimo de'
Medici da cui ricevè il titolo di Protonotario Apostolico
primo Rettore di S. Salvatore, perpetuo Commendatore de' SS.
Quattro Incoronati, Rettore parrocchiale di S. Pietro, di S.
Elena, e di S. Vitale di Cingoli; morì nel 1537 di sua età
76" (S. Matellicani, (a cura di), M. Maran, Cingoli
scomparsa, Cingoli 2000, p. 51).
· A
Giovan Pietro si deve la costruzione, nel 1519, di una
libreria annessa alla chiesa di S.Domenico, della quale non
restano oggi, nel vecchio convento, due porte con architravi
stemmati ed un'iscrizione che recita: MCCCCCXVIIII R(EVERENDISSIMU)S
. D(OMINUS). JOHA(N)NES. PETRUS. DE. SIMONETIS. FIERI. FECIT.
HOC. HEDIFICIUM LIBERARIE. ET. PROPTER. HOC. CONVENTUS SE.
OBLIGA(V)IT. SEMEL. IN. EBDOMADA. CELEBRARE IN. PERPETUUM.
UNAM. MISSAM. AD ALTARE. SANCTI. HIERONIMI. ET. IN DIE.
OBITUS. SUI. IN. PERPETUUM DICTAM. MISSAM. CANTARE. CUM R(ESPONSOR)IO.
LIBERA. ME. DOMINE (P. Appignanesi, Note marginali sulla
pala cingolana del Lotto, in P. Appignanesi - D. Bacelli
(a cura di), La
Liberazione di Cingoli, 13 luglio 1944,
e altre pagine di storia cingolana, Cingoli 1986, p. 453)
|
48
- Raffaele |
52
- Gabriele |
52
- Gabriele |
Seguì
la scuola militare di Niccola Maurizi da Tolentino e di
Antonio Leiva di Cesena. Partecipò alla battaglia di
Ravenna del 1512 che vide la sconfitta della "lega
santa" ad opera dei francesi. Giulio de' Medici,
divenuto papa col nome di Clemente VII, per riconoscenza nei
confronti di Gabriele che espresse gran valore nella
battaglia di Ravenna lo elevò al grado di generale. Fu
quindi al servizio della Repubblica di Venezia. Alla morte
di Clemente VII tornò a Cingoli e prese in sposa la
nobildonna cingolana Sperandia figlia di Maggio Franceschini.
· Il
conte Niccolò Vannucci, nel manoscritto C - f.
186v,
ricorda che "morì nel 1523 della sua età d'anni
58" (S. Matellicani, (a cura di), M. Maran, Cingoli
scomparsa, Cingoli 2000, p. 51). ·
Il Gamurrini ci tramanda una tradizione secondo la quale
Sperandia Franceschini, moglie di Gabriele, commissionò nel
1539 a Lorenzo Lotto il dipinto "Madonna del Rosario e
Santi". Alla morte di Sperandia il dipinto fu fatto
terminare da suo figlio Raffaele (E. Gamurrini, Istoria
genealogica delle famiglie nobili toscane et umbre,
Firenze 1668, pp. 436-437). |
52
- Gabriele |
55
- Raffaele |
55
- Raffaele |
Cavaliere
di Santo Stefano. Si sposò con Aurelia Silvestri di
Cingoli. |
55
- Raffaele |
59
- Paolo |
60
- Gabriele |
60
- Gabriele |
Secondo il
Gamurrini fu il primo che a Cingoli vestì l'abito religioso
di Malta. Comandante
di una delle galere pontificie morì a Corneto, ancora
giovanissimo, nel 1591. ·
Il
conte Niccolò Vannucci, nel manoscritto C - f.
186v,
ricorda che "nel 1585 ebbe l'habito di Malta nel 1588
fu fatto Capitano d'una Galera Pontificia...morì nel 1591
della sua età d'anni 32" (S. Matellicani, (a cura di),
M. Maran, Cingoli
scomparsa, Cingoli 2000, p. 51). |
60
- Gabriele |
64
- Luzio |
65
- Gabriele |
64
- Luzio |
Al servizio
della chiesa ottenne, per i suoi valori militari, la carica di
castellano della fortezza di Ancona. Si
sposò con Vittoria Cima di Cingoli. |
73
- Camilla |
Nel 1568 si
sposò in Osimo con un esponente della nobile famiglia
Dittaiuti. Con lei si estinse la linea di Raffaele di
Gabriele. |
50
- Girolamo |
53
- Giacomo |
54
- Bonfiglio |
53
- Giacomo |
Gonfaloniere
di Cingoli nel 1552. Sposò Egidia figlia di Pier Luigi
Fiorenzi Martorelli di Osimo (sorella di Beatrice sposata al
nobile Francesco di Aurelio Guarnieri). Da lei ebbe due
figlie: Diomeda
e
Faustina.
Morta la moglie, Giacomo si unì in seconde nozze con Porzia
figlia di Federico Sinibaldi Conte di Monte Zaro dalla quale
ebbe Annibale. |
|
|
54
- Bonfiglio |
Abate dei SS.
Quattro Coronati e Canonico della Cattedrale di Osimo.
Vivente nel 1544. |
53
- Giacomo |
56
- Diomeda |
57
- Faustina |
58
- Annibale |
56 - Diomeda |
Sposò
Aquilio Franceschini di Cingoli. |
. |
. |
57 - Faustina |
Sposò
Giulio Talleoni di Osimo. |
. |
. |
58 - Annibale |
Gonfaloniere
di Cingoli nel 1585. Sposò Virgina
Mannelli di Jesi. |
58
- Annibale |
61
- Laura |
62
- Bonfiglio |
63
- Federico |
61
- Laura |
Nata
nel 1579 si sposò nel 1598 con il conte Gio. Francesco
Baviera di Sinigaglia. Morì a Roma il 25 Giugno 1600 dopo
appena diciotto mesi di matrimonio. |
. |
. |
62
- Bonfiglio |
Vivente nel
1528. |
|
|
63
- Federico |
Gonfaloniere
di Cingoli nel 1638. In seguito trasferì la sua residenza
ad Osimo, dove fu iscritto al patriziato osimano il 30
Agosto 1652. Fu Gonfaloniere nella sua nuova città nel 1655
e nel 1657. A Cingoli mantenne comunque numerosi
possedimenti. Sposò Barbara di Ascanio Silvestri di
Cingoli. |
63
- Federico |
66 -
Isabella |
67 - Claudio |
68
- Francesco |
69 - Cosimo |
70 - Rutilio |
71 - Giacomo |
72 -
Annibale |
73 - Anna |
74 -
Vittoria |
66 - Isabella |
Vivente nel
1646. Sposò a Jesi Scipione Guglielmi. |
|
|
67 - Claudio |
Vivente nel
1658. |
|
|
68 -
Francesco |
Primogenito di
Federico. Fu Gonfaloniere di Osimo nel 1683 e 1689. Si
sposò con la nobil Giulia Marefoschi. Morì a Cingoli il 7
novembre 1670. |
|
|
69 - Cosimo |
Morì a Roma nel
1652. |
|
|
70 - Rutilio |
Vivente nel
1658. Fu nominato Alfiere nell'esercito della Chiesa da papa
Urbano VIII. Nel 1642 durante la battaglia fra papato e
Odoardo Farnese Duca di Parma e Piacenza assunse il grado di
Capitano dei Cavalli. |
|
|
71 - Giacomo |
Vivente nel
1673. Canonico della Cattedrale di Osimo; per numerosi anni
esercitò l'ufficio di Vicario Generale di Loreto. |
|
|
72 - Annibale |
Nacque nel 1610.
Annoverato fin da giovane fra i prelati della Corte Romana.
Divenuto giureconsulto esercitò numerose cariche fra le
quali quella di Uditore Generale a Bologna del Legato
Pontificio Cardinal Bonaccorsi. Tornato ad Osimo vi morì
nel 1682. Fu aggregato, insieme ai suoi fratelli e loro
discendenti, al grado di Patrizio e Nobile di Rieti il 27
dicembre 1662, e di Patrizio e Nobile di Roma il 6 settembre
1659. Il papa Clemente X, nel 1670, lo nominava coi fratelli
e discendenti Nobile e Cittadino di Credenza di Macerata. |
|
|
74 - Vittoria |
Sposò il
cingolano Agostino Salta. |
Fonte:
G. Cecconi, La famiglia Simonetti
di Osimo, Giornale Araldico Genealogico Diplomatico, 1876-1877,
IV, pp. 35-53

|

|
Home
Page Cingoli |
Sommario |
|