2.1.4
Interpretazione dei dati
Per
svolgere le analisi spaziali, il territorio è stato prima suddiviso in
una serie di "strati" passando poi ad osservare la distanza
dei siti, contenuti in questi stessi "strati", da un
particolare elemento del paesaggio. Le "stratificazioni"
territoriali sono state fatte sulla base dell'idrografia per i siti
neolitici e dell'età del Bronzo, e dei centri di affioramento della
selce per i siti del Paleolitico, Neolitico e del Bronzo.
Dopo
aver ottenuto, con il modulo Distance,
le relative immagini, esse sono state processate con l'applicazione Extract
utilizzando come feature image
il raster della distribuzione dei siti sul territorio. La stessa
applicazione e' stata utilizzata per estrapolare la quota altimetrica di
ciascun sito, processando in questo caso l'immagine del DEM del
territorio cingolano.
L'elemento
che emerge con maggiore chiarezza dall’osservazione dei dati è quello
relativo allo spostamento dei siti nel passaggio tra il Paleolitico
inferiore e medio. La variazione più appariscente è rappresentata dal
notevole incremento (nel Paleolitico medio) della distanza media dai centri di approvvigionamento della selce
(1596 m contro i 658 del periodo
precedente).
Circa le
ragioni di tali variazione si possono avanzare alcune ipotesi, sulla cui
validità pesa naturalmente il fatto che al momento si dispone dei soli
dati di superficie, per di più caratterizzati dai limiti denunciati in
precedenza.
|
|
Distribuzione dei siti del Paleolitico inferiore in rapporto ai centri
di affioramento della selce
|
Distribuzione dei siti del Paleolitico medio in rapporto ai centri di
affioramento della selce
|
Una
prima spiegazione può essere costituita da una maggiore dipendenza
dalle fonti di approvvigionamento di materia prima durante il
Paleolitico inferiore. Nel Paleolitico medio, essendo aumentata la
quantità e l’efficacia degli strumenti che si ricavano da un
ciottolo, era contestualmente diminuita la necessità di continui
approvvigionamenti di materia prima. Quindi il notevole divario fra le
distanze medie riscontrati per il Paleolitico inferiore e medio può
forse essere spiegato dalla stessa differenziazione delle tecniche di
scheggiatura nei due periodi.
Con la tecnica Levallois, che trova la sua
massima applicazione nel Paleolitico medio, veniva data al blocco di
materiale grezzo una certa forma in modo da predeterminare l’aspetto
del prodotto
finale (punte, lame e schegge Levallois). Da questi
supporti, a volte, venivano ricavati degli strumenti mediante un ritocco
molto elaborato (AA.VV. 1984, 58-64; Broglio,
Kozlowski 1986, 54-58, 78; Giacobini, D'Errico 1986, 45-52, 95-100;
Facchini 1993, 430; Cocchi Genik 1994, 102-128). Questa tecnica
di scheggiatura non compare nei prodotti litici del Paleolitico
inferiore cingolano, in gran parte rappresentati da grosse schegge
sommariamente ritoccate, da protobifacciali, chopper e chopping-tool.
Una simile industria necessitava pertanto di una notevole quantità di
materia prima assicurata da una fonte di approvvigionamento ricca e
facilmente raggiungibile.
E’
interessante notare la differenza di quota fra i siti del Paleolitico
inferiore e quelli del Paleolitico medio in rapporto ai centri di
approvvigionamento della selce. Nella
Tab. 1 si osserva che il bacino con il maggior numero di siti è il n. 6
(località Grottaccia, S. Maria del Rango, Lebboreto). E' necessario
ribadire però che i siti del Paleolitico inferiore rinvenuti in queste
località sono attribuibili ad una fase più recente rispetto ai siti
dell'area montana (Piane Mastro Luca, Madonna del Pian de' Conti, La
Mucchia). Nei bacini 2 e 4 è piuttosto evidente una differenza
altimetrica: i siti del Paleolitico inferiore pre-acheuleano e del
Paleolitico medio, pur utilizzando lo stesso bacino, prediligono
tuttavia aree con quote molto diverse.
Bacino |
Siti
Pal. inferiore |
Siti
Pal. medio |
Z
Pal. inferiore |
Z.
Pal. medio |
|
|
|
|
|
1 |
0 |
3 |
|
420 |
2 |
2 |
4 |
655 |
477 |
3 |
0 |
3 |
|
380 |
4 |
5 |
1 |
600 |
516 |
5 |
1 |
0 |
520 |
|
6 |
8 |
15 |
345 |
318 |
Tabella 1 - Numero di siti in rapporto ai centri di approvvigionamento
della selce e quota media (Z) dei siti in ciascun bacino
|
Durante
il Paleolitico inferiore la scelta dell’insediamento sembra quindi
essere dettata da una forte necessità di situarsi in vicinanza dei
centri di approvvigionamento della selce e in aree che si trovano a
quote intorno ai 700 m. Le stesse aree non vengono frequentate nel
Paleolitico medio, quando vengono privilegiati invece luoghi situati ad
una quota inferiore. Giova ricordare che nelle zone montane l'assenza di
materiale databile al Paleolitico medio non può essere imputata alle
attività agricole e alla conseguente asportazione degli strati più
recenti. Infatti accanto agli strumenti del Paleolitico inferiore sono
stati rinvenuti reperti attribuibili all'Eneolitico, frammenti di
terracotta dell'età del Bronzo e materiale edilizio fittile di epoca
romana. Tenendo conto del fatto che gli insediamenti di Santa Maria del
Rango, come già osservato, si trovano su un terrazzo del Pleistocene
medio, si possono allora formulare due ulteriori ipotesi:
i
reperti dell'area montana sono antecendenti alla formazione dei terrazzi
di S. Maria del Rango, il che equivale ad attribuirli allo stesso
orizzonte cronologico dei più antichi insediamenti italiani. In questo
caso è ovvio che la scelta dell'insediamento non poteva cadere in aree
non ancora formate dalle alluvioni del torrente Rudielle
(11).
I
reperti dell'area montana sono attribuibili alle industrie del
Paleolitico inferiore antico di età mindel-rissiana, povere di
bifacciali e ricche di raschiatoi associati a choppers relativamente
numerosi (es. giacimento di Terra Amata: Broglio, Kozlowski 1986, 106-109). Pertanto, la scelta dell'insediamento
nelle aree montane fu dettata soltanto dalla quantità e dalla tipologia
della materia prima. Con la successiva glaciazione rissiana
gli insediamenti del Paleolitico inferiore di facies acheuleana e
pre-levalloisiana vennero impiantati a quote più basse (intorno ai 300
m), le stesse che verranno poi privilegiate dai musteriani.
A
mio avviso solo il passaggio da una fase Interglaciale ad una Glaciale
potrebbe spiegare la differenza di frequentazione fra i due periodi
paleolitici. Non si spiegherebbe altrimenti l’abbandono delle aree
montagnose, molto più ricche di materia prima che non le zone
pianeggianti di S. Maria del Rango.
La
media della distanza dei siti musteriani dai centri di
approvvigionamento della selce è di 1596 m, un valore che è in accordo
con gli studi condotti sulla distribuzione dei siti del Paleolitico
medio in rapporto alle fonti di approvvigionamento di materia prima (D'Errico,
Vicino 1986, 88).
2.2
Neolitico
Nel
territorio cingolano il popolamento neolitico è rappresentato da 50
siti. La carta di fase mette in evidenza, rispetto ai periodi
precedenti, una distribuzione più uniforme dei siti, anche se questi
tendono a concentrarsi lungo i corsi del Musone e del Rudielle
e in particolar modo lungo la parte terminale del tratto cingolano del
Musone. Questo tipo di distribuzione (che più tardi si riscontra anche
per i siti eneolitici e dell’età del Bronzo), sembrerebbe dovuta
all’esistenza di una via di comunicazione lungo il Musone.
|
Distribuzione
dei siti del Neolitico in rapporto ai corsi d'acqua
Musone e Rudielle
|
È
di notevole interesse il fatto che ben 22 dei 30 siti
(12)
più vicini al Musone si
trovano, rispetto all’alveo attuale, a una quota non maggiore di 50 m.
Considerando l’abbassamento dell’alveo nel corso dei millenni, si può
ipotizzare che i siti nell’antichità fossero vicini alla riva del
Musone e che pertanto la via di comunicazione corresse nelle immediate
adiacenze del fiume.
Sito |
Z |
Z/Musone |
Z-Z/M |
|
|
|
|
131 |
180 |
160 |
20 |
32 |
190 |
160 |
30 |
59 |
205 |
160 |
45 |
64 |
210 |
170 |
40 |
62 |
214 |
180 |
34 |
63 |
219 |
180 |
39 |
65 |
215 |
180 |
35 |
58 |
220 |
190 |
30 |
57 |
230 |
200 |
30 |
67 |
230 |
210 |
20 |
68 |
230 |
210 |
20 |
69 |
235 |
220 |
15 |
70 |
270 |
220 |
50 |
77 |
350 |
220 |
130 |
72 |
230 |
220 |
10 |
73 |
250 |
220 |
30 |
74 |
265 |
220 |
45 |
76 |
300 |
220 |
80 |
35 |
335 |
230 |
105 |
36 |
330 |
230 |
100 |
37 |
340 |
230 |
110 |
97 |
275 |
240 |
35 |
54 |
300 |
260 |
40 |
94 |
280 |
270 |
10 |
51 |
366 |
270 |
96 |
109 |
310 |
300 |
10 |
49 |
320 |
300 |
10 |
45 |
340 |
320 |
20 |
43 |
410 |
320 |
90 |
44 |
450 |
320 |
130 |
|
|
|
|
|
|
Media |
28 |
|
|
Sito |
D/Musone |
. |
. |
131 |
500 |
32 |
400 |
59 |
200 |
64 |
450 |
62 |
300 |
63 |
500 |
65 |
450 |
58 |
200 |
57 |
250 |
67 |
150 |
68 |
300 |
69 |
200 |
70 |
450 |
77 |
1300 |
72 |
150 |
73 |
200 |
74 |
400 |
76 |
900 |
35 |
600 |
36 |
800 |
37 |
700 |
97 |
150 |
54 |
200 |
94 |
100 |
51 |
1700 |
109 |
100 |
49 |
150 |
45 |
100 |
43 |
2200 |
44 |
2300 |
.. |
. |
Media |
268 |
|
Tabella
2 - Siti neolitici lungo il fiume Musone. La tabella di sinistra riporta
una serie di valori che indica, partendo dalla prima colonna, il numero
del sito della Carta Archeologica, la quota di ciascun sito rispetto al
livello del mare, la quota del fiume Musone nei pressi del sito stesso e
infine la differenza tra la quota del sito e quella del Musone. La
tabella di destra riporta invece il numero di sito e la distanza (in
metri) dal fiume. Le medie sono state calcolate sui siti distanti meno
di 500 metri dal Musone |
Come
per gli insediamenti lungo il Musone anche per i siti del Rudielle la
differenza di quota può suggerire che essi si trovassero piuttosto
vicini alla riva del fiume e che anche in questo caso la via di
comunicazione corresse in prossimità delle sponde del torrente, ipotesi
che può essere suffragata anche dalla stessa morfologia della valle
(13).
La media calcolata tra la differenza di quota dei siti e del Rudielle
risulta di 38 metri, molto simile a quella riscontrata per gli
insediamenti del Musone.
Sito |
Z |
Z/Rudielle |
Z-Z/R |
|
|
|
|
19 |
600 |
410 |
190 |
20 |
650 |
410 |
240 |
14 |
380 |
320 |
60 |
12 |
325 |
290 |
35 |
11 |
320 |
290 |
30 |
10 |
320 |
290 |
30 |
6 |
430 |
|
|
7 |
420 |
|
|
8 |
390 |
|
|
|
|
|
|
|
|
Media |
38 |
|
|
Sito |
D/Rudielle |
. |
. |
19 |
300 |
20 |
500 |
14 |
50 |
12 |
200 |
11 |
180 |
10 |
200 |
6 |
1000 |
7 |
1100 |
8 |
1200 |
. |
. |
Media |
525 |
|
Tabella
3 - Siti neolitici lungo il
Rudielle
|
In
questo calcolo non ho tenuto conto dei siti rinvenuti nelle grotte di
S Sperandia e di S. Angelo (siti nn. 19 e 20), che oggi come
nell’antichità si trovano chiaramente a una quota superiore rispetto
agli altri, e di altri 3 siti (siti
nn. 6, 7 e 8) posti in zone distanti più di un chilometro rispetto al
corso attuale del torrente, ma ugualmente, e facilmente, collegate con
la valle del Rudielle attraverso un suo affluente (il fosso Acquaviva)
(14).
Rispetto
ai centri di approvvigionamento della selce la maggior parte dei siti
neolitici appare alquanto distanziata. Considerando l’efficacia
dell’industria neolitica nell’ottenere, da un singolo ciottolo di
selce, un elevato numero di strumenti, la nuova disposizione dei siti,
piuttosto lontani dai principali centri di approvvigionamento,
non è affatto sorprendente.
Dalle
analisi spaziali emerge comunque un dato parimenti interessante sulla
prossimità di un gruppo di 25 siti ai principali centri di
approvvigionamento della selce. Essi infatti si trovano entro un raggio
di 4 Km. dalle fonti di materia prima. Ciò potrebbe
significare che i centri di approvvigionamento, sebbene non fossero più
indispensabili per la sopravvivenza, costituirono ancora, durante il
Neolitico, un significativo polo di attrazione.
|
Distribuzione
dei siti del Neolitico in rapporto ai centri di affioramento
della selce
|
E'
bene ricordare che nelle aree pianeggianti di S. Maria del Rango i più
antichi reperti del Paleolitico inferiore sono infatti attribuibili ad
una fase tarda dell'Acheuleano: Silvestrini, Pignocchi 1998,
25
E’
comunque importante osservare che i rimanenti 8 siti (che si trovano ad
una distanza variabile fra i 500 ed i 2300 metri) sono ugualmente in una
favorevole posizione rispetto al fiume, in quanto si trovano nei pressi
di alcuni affluenti del Musone che permettono di raggiungerlo con
facilità.
La
valle del Rudielle, la più profonda del territorio di Cingoli,
si presenta come una stretta gola tra il monte di Sant’Angelo e
monte Acuto, con un paesaggio caratterizzato da pareti scoscese e pendii
ripidi coperti interamente da boschi.
La zona è molto interessante anche dal punto di vista
paleontologico: Dezi, Ridolfi 1975
Per una interessante sintesi fra le leggende
e la toponomastica locali si veda: Appignanesi
1986. "Il
serpente e la tessitrice"
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