Nel
primo millennio il Cristianesimo esercitò un grande impatto sulla
società celtica irlandese e su quella romano-celtica britannica.
Uno degli effetti più evidenti nel caso dell’Irlanda fu
l’introduzione dell’abitudine alla scrittura, un’innovazione
di notevole importanza in quanto sappiamo, come ci testimonia
anche Giulio Cesare nei Commentarii de Bello Gallico, che i
druidi celtici non scrivevano assolutamente nulla delle cose di
religione. Per i Celti la natura era una cosa viva e in continua
evoluzione: scrivere significava congelare un concetto impedendone
l’evoluzione, e quindi i druidi tendenzialmente non scrivevano e
semmai lo facevano con una certa riluttanza.
Numerosi
furono gli scritti di commento alle Sacre Scritture prodotti in
Europa durante il primo millennio. Fra tutte le regioni del nord
Europa, l’Irlanda fu la fonte più copiosa di scritti, e questo
favorì lo sviluppo di una concezione della Chiesa alto-medioevale
nordeuropea che potremmo definire “hibernocentrica” (da
Hibernia, nome con cui i Romani identificavano la mai conquistata
Irlanda). In quest’ottica, la Chiesa irlandese ebbe un ruolo
predominante nella diffusione del Cristianesimo nel continente
europeo. Ad esempio, il sacramento della Confessione esercitato in
forma privata, cioè con il penitente che confessa i propri
peccati in segreto al sacerdote, fu un’innovazione della Chiesa
irlandese successivamente diffusasi in tutto il mondo cristiano.
Un altro esempio è l’uso del vocabolo “parrocchia", che
deriva da un termine antico irlandese utilizzato per indicare un
insieme di tribù praticanti il cristianesimo non necessariamente
insediate su territori confinanti.
Gli
studiosi concordano tuttavia nel riconoscere marcate differenze
nelle varie comunità ecclesiastiche in varie regioni dell'area
celtica insulare, per esempio tra la Britannia, in cui il clero
anglo era soprattutto di tipo benedettino, e l'Irlanda, dove
l'influenza di Roma era sempre stata pressoché inesistente. Il
Cristianesimo si diffuse nella Britannia romano-celtica sin dal IV
secolo, convivendo con altre religioni in una società a carattere
marcatamente panteistico. Ad esempio, a
Caerwent esisteva una piccola comunità cristiana che
conviveva senza conflitti con la restante popolazione pagana.
Nelle immediate vicinanze della chiesa di Caerwent, che risale al
IV secolo, gli archeologi hanno trovato una grande quantità di
sepolture, astronomicamente orientate, poste lungo la direzione
equinoziale e associate alla presenza del monogramma chi-rho,
simbolo di Cristo, che secondo alcuni eminenti medievalisti
francesi sembra racchiudere la simbologia delle quattro direzioni
solstiziali e della linea meridiana.
Il
monaco Gildas nel suo De Excidio et Conquestu Britanniae,
che risale al V secolo,
cita la presenza sul territorio di monaci, abati e diaconi,
suggerendo quindi l'esistenza di una Chiesa episcopale ben
organizzata e denunciandone, tra l'altro, la corruzione e la
connivenza con certi tiranni locali.
Il
Cristianesimo si diffuse in Irlanda inizialmente per opera di San
Patrizio. Il V secolo, e parte del VI, videro la presenza di molti
missionari cristiani nel Galles, nella Scozia e in Irlanda; molti
furono gli asceti e gli eremiti che si ritirarono sui monti
dedicandosi alla preghiera e alla meditazione. Tra i missionari
Palladio, proveniente dalla chiesa di Auxerre (in Gallia), inviato
da papa Celestino in Irlanda quale vescovo della comunità dei
"credenti in Cristo", come erano chiamati i cristiani
irlandesi. Suo compito era di contrastare la diffusione
dell'eresia pelagiana, diffusa dal monaco Pelagio e dal suo
discepolo Celesio, i quali negavano il peccato originale. Il più
famoso esponente della Chiesa irlandese oltre a san Patrizio fu
San Colombano, che fondò in tutta Europa una serie di monasteri e
luoghi di culto di cui rimangono tracce anche attualmente. San
Colombano giunse in Lombardia nell'anno 612; con l'oro fornitogli
dal nobile franco Clotario di Neustria, da sempre suo amico, fondò
il Monastero di Bobbio presso Piacenza dove morì tre anni dopo.
Il
Cristianesimo fu accolto abbastanza favorevolmente dalla comunità
celtica, in quanto il suo carattere spirituale aveva molti punti
in comune con la religione tradizionale pagana: basti pensare alla
concezione della morte intesa come un passaggio da una condizione
di vita a un'altra e all'immortalità dell'anima, concetti
comunemente sostenuti ed insegnati dai druidi. Lo stesso Cesare
nei Commentarii de Bello Gallico attribuisce a queste
convinzioni la sostanziale indifferenza al pericolo di morte in
battaglia che caratterizzava i guerrieri celtici e che tanto
preoccupava i Romani. I monaci irlandesi erano denominati
"Martiri Bianchi" perché portavano simbolicamente, come
i druidi, vesti di lana bianca, ma anche perché teorizzavano tre
tipi di martirio per giungere alla santità. Il primo era appunto
il "martirio bianco", che consisteva nel completo
abbandono del mondo esterno e di tutti gli affetti personali per
entrare nel monastero, dedicarsi allo studio e alla preghiera e
affrontare la peregrinatio, cioè il viaggio per
evangelizzare terre lontane. Il "martirio verde"
consisteva nel dedicarsi al lavoro e purificarsi per mezzo della
fatica e della sofferenza; il "martirio rosso", quello
del sangue, prevedeva la morte, generalmente cruenta, a
testimonianza della fede.
I
monaci irlandesi furono i primi a introdurre la consuetudine di
radersi i capelli, secondo l'antico stile druidico, dalla fronte
alla sommità della testa, lasciando però fluire le chiome nella
parte posteriore del capo, la cosiddetta "tonsura".
Sulle steli in pietra risalenti all'Alto Medioevo
troviamo iscrizioni in antico irlandese tracciate con
l'alfabeto ogamico, in cui i monaci sono denominati mael,
cioè “tonsurati". Questi religiosi conservavano sia il
modo di pensare che l’attitudine all'osservazione e allo studio
della natura e dei suoi fenomeni compresi quelli astronomici,
tipici dei druidi che
da almeno un millennio amministravano il culto pagano. Questi
singolari uomini di chiesa, tra cui vanno annoverati Caidoc,
Fricor, Virgilio il Geometra (che divenne vescovo a Salisburgo e
su cui torneremo più avanti), San Cathal (che divenne vescovo di
Taranto), girarono in lungo e in largo l’Europa fondando molti
monasteri attorno ai quali sarebbero
poi cresciute città importanti quali Lumieges, Auxerre,
Laon, Luxeuil, Liegi, Treviri, Salisburgo, Vienna, San Gallo,
Reichenau, Bobbio, Fiesole, Lucca e altre ancora. Fiesole ebbe per
oltre mezzo secolo un vescovo "Scottorum sanguine creatus"
cioè nato da sangue irlandese: Donato l'Erudito. La maggior parte
di queste personalità produsse anche scritti di argomento
astronomico, alcuni dei quali sono semplici registrazioni di
fenomeni osservati visualmente, altri invece sono opere di più
ampio respiro. Lo stesso San Patrizio, che sembra pregasse Dio
chiamandolo in antico irlandese Drui oppure Draoi
(druido), scrisse di cose astronomiche. I "Martiri
Bianchi" si spinsero a est fino a Kiev portando la loro
cultura e quella dei classici latini che probabilmente, senza di
loro, sarebbero andati distrutti.
Nell'anno
870 Heiric di Auxerre scrisse: "Quasi tutta l'Irlanda,
disprezzando il mare, emigra verso le nostre coste con un gregge
di filosofi" (Vita di S. Germano). I frati irlandesi
erano nettamente differenti dai monaci, soprattutto benedettini,
che vivevano nelle abbazie e nei monasteri italiani, spagnoli o
francesi, ma anche in Northumbria, nel centro della Gran Bretagna.
Questi personaggi, per metà frati e per metà druidi, ebbero un
notevole interesse per l'astronomia, dovuto non solo al substrato
druidico, ma anche al fatto che la Chiesa romana aveva stabilito
alcuni canoni ben precisi, basati sulle fasi lunari, per il
calendario liturgico, per la data della Pasqua e per altre
ricorrenze religiose. Il fatto che l'astronomia in Irlanda fosse
ampiamente diffusa è testimoniato da molti scritti prodotti nel
primo millennio.
Cormac
Mac Cuileannain (836-908 d.C.), autore del famoso Sanas
Chormaic (Glossario di Cormac), scrisse che: "Ogni
persona intelligente può valutare l'ora della notte in tutto il
corso dell'anno studiando la posizione della Luna e delle
stelle". Nel Saaltair na Rann (Salterio di Quartine,
X secolo) troviamo scritto che "Le persone colte, in Irlanda,
devono conoscere i segni dello Zodiaco con i loro nomi nel
corretto ordine, e l'esatto mese e giorno in cui il Sole entra in
ciascun segno.” Emblematica è anche la storia di San Virgilio
(Virgilio il Geometra), abate e poi vescovo a Salisburgo, che era
un monaco irlandese di nome Fergal, educato nel monastero di
Cainnech (famoso, tra l’altro, per l’insegnamento
dell’astronomia) le cui opere di soggetto astronomico gli
procurarono, intorno al 750, problemi con l’aglo San Bonifacio
da Crediton, noto come “il martello della chiesa celtica” per
via del suo accanimento contro le usanze del clero irlandese e
gallese. La feroce disputa relativa alle speculazioni
cosmografiche di Fergal finì nelle mani di papa Zaccaria di S.
Severina, il quale
diede però ragione
all'irlandese. Bonifacio da Crediton ricevette una lettera dal
papa datata 1° maggio 748 in cui si dichiarava che "ci sono
sotto la terra un altro mondo e altri uomini e Sole e Luna";
in parole povere, il papa accettava l'idea della rotondità della
Terra, e che essa potesse essere abitata anche agli antipodi, come
Fergal andava dicendo. D'altra parte, più o meno negli stessi
anni, il Venerabile Beda, benedettino di Northumbria, scriveva
esplicitamente: "Terra rotunda est" - sette
secoli prima di Cristoforo Colombo e della disputa di
Salamanca.
Un
altro illustre irlandese fu Dungal che, educato nel monastero di
Bangor, nella contea di Down, osservò le due eclissi di Sole che
si verificarono nell'anno 810 e ne trattò una dissertazione
scritta su incarico di Carlo Magno. Dungal spiegò il fenomeno
(sempre in un contesto geocentrico, quindi con la Terra ferma e il
Sole e la Luna fisicamente in moto intorno a essa) dimostrando di
conoscere bene il meccanismo con cui si poteva produrre l'eclisse,
la misura dell'inclinazione del piano dell'orbita della Luna
rispetto all'eclittica e la sua variazione periodica. Il monaco
Dungal è ritenuto il fondatore di una scuola che si sviluppò
fino a dare origine successivamente all'Università di Padova. Né
dobbiamo dimenticare un altro famoso monaco irlandese, Dicuil, e
il suo trattato De Mensura Orbis Terrarum composto
nell'825, in cui viene ipotizzata l'esistenza di una "stella
polare del sud" opposta a quella osservabile nell'emisfero
nord della Terra.
A
quei tempi esisteva un simbolismo mistico, soprattutto solare,
legato alla figura di Cristo, e particolari prescrizioni relative
alla posizione del punto di levata del Sole dovevano essere
rispettate nella costruzione dei luoghi di culto e nella sepoltura
dei defunti. Reperti archeologici e tecniche di ricognizione aerea
del territorio hanno evidenziato le tracce delle strutture
curvilinee chiuse entro cui erano posti i primi insediamenti
monastici in Irlanda e in Britannia: i criteri costruttivi e
architettonici sembrano astronomicamente significativi. In Irlanda
abbiamo i resti del monastero di Kilmakoo, nella contea di Cork,
il cui sito, delimitato da un fossato e un vallo, mostra i resti
di una chiesa costruita con pietre a secco e numerose sepolture
allineate astronomicamente. La chiesa e le sepolture erano
raggiungibili mediante una strada diretta verso il punto di levata
del Sole al solstizio invernale. A quei tempi (VII secolo) il
solstizio d'inverno avveniva il 18 dicembre del calendario
giuliano, data prossima a quella in cui veniva festeggiato il
Natale. È noto e ben documentato che il solstizio invernale
rappresentava un momento importante presso quasi tutte le culture
antiche, anche al di fuori dell'Europa, tanto che veniva celebrato
con una festa rituale. Il rallentamento della regressione del
punto di levata del Sole, l'inversione del suo moto e il
conseguente, progressivo allungamento delle giornate erano un
chiaro sintomo che la stagione invernale e le difficoltà di
sopravvivenza connesse si avviavano a finire. Anche la Cristianità
fece proprio questo concetto, e la nascita di Gesù venne
convenzionalmente fissata in vicinanza del solstizio
d'inverno.
Sempre
in Irlanda troviamo il grande monastero di Nendrum, nella contea
di Down, fondato da San Mochaoi nel VI secolo. Il sito, scavato
dagli archeologi nel 1920, presenta tracce di un triplice anello
concentrico di forma ellittica, formato da muri a secco,
all'interno del quale rimangono tracce di una chiesa in pietra con
l'abside orientato secondo un azimut di 55°, che corrisponde alla
direzione di levata del Sole al solstizio estivo sull'orizzonte
collinare locale (ricordiamo che un azimut di 90° corrisponde
all'est, di 180° al sud e così via). Ciascun anello
rappresentava una delimitazione dello spazio sacro rispetto a
quello profano e quindi era investito della divina protezione
(questa è una genuina tradizione celtica di origine pagana).
L'anello più interno doveva comprendere la chiesa, la casa
dell'abate, il cimitero con le relative croci monumentali e il cloightech,
la torre cilindrica con il tetto conico tipica dei monasteri
irlandesi. I recinti più esterni invece ospitavano gli edifici
adibiti a granaio, fattoria e laboratori artigiani. Le entrate nei
recinti in pietra erano sempre ritualmente poste a oriente, in
direzione del Sole nascente. Le tombe presenti a Nendrum sono
poste di fronte all'entrata della chiesa e orientate nello stesso
senso della chiesa, e così pure gli scheletri in esse rinvenuti,
considerando la direzione cranio-pelvi.
A
Inishmurry, nella contea di Sligo, troviamo una grande cinta
muraria di quasi 80 m di diametro all'interno della quale è posta
una chiesa in pietra con l'abside orientato nella direzione della
levata del Sole alle date delle feste celtiche di Imbolc e Samhain
(si veda più avanti). Tra i piccoli centri possiamo invece
annoverare l'interessantissimo monastero di Church Island, nella
contea di Kerry, sempre in Irlanda. Il monastero si sviluppò in
due fasi ben distinte. Le 33 sepolture raggruppate intorno
all'angolo nord dei resti della chiesa, appartenenti alla prima
fase, sono distribuite in modo tale che la direzione cranio-pelvi
privilegia una linea il cui azimut è correlato con la direzione
del sorgere del Sole alle date delle feste celtiche di Beltane
e Lughnashad. Le 8 sepolture raggruppate intorno all'angolo
sud risalgono alla seconda fase di sviluppo e sono orientate a 86°
di azimut, praticamente sulla direzione del sorgere del Sole alla
data della Pasqua computata alla maniera celtica (prima
dell'accettazione delle delibere del Concilio di Orleans, la
Pasqua era posta 7 giorni dopo l'equinozio di primavera,
diversamente da quanto prescritto dalla Chiesa di Roma). Passando
dalla prima alla seconda fase prevalse l'orientazione secondo i
criteri "romani" (equinoziale) rispetto a quelli
"celtici" più antichi (Beltane e Lughnasad).
|
Il
monastero di Inishmurry |
Tombe
orientate verso la levata del Sole a Beltane e Lughnasad
si trovano anche presso i resti dell'antico monastero di Dumnisk
Fort, nella contea di Tyrone, nonché a Tullylish, nella contea di
Down, ove gli Annali dell'Ulster indicano la presenza di
una comunità monastica fin dall'809, anno in cui viene anche
registrato (in cattivo latino) un fenomeno astronomico, un
"fuoco celeste", probabilmente un'aurora boreale o il
passaggio di una cometa.
Reask,
un altro antico monastero posto sulla penisola di Dingle, nella
contea di Kerry, fiorente dal V al X secolo e poi abbandonato, è
stato scavato dagli archeologi nel 1970. Anche qui l'abside della
chiesa risulta allineato sulla levata del Sole il 25 marzo, cioè
nel giorno della Pasqua secondo l'antico uso celtico. Le numerose
sepolture risultano orientale allo stesso modo e gli scheletri
hanno la testa a occidente.
Presso
Reask fu costruito dopo il VII secolo l'oratorio di Gallarus, una
struttura di pietre a secco dalla caratteristica forma a barca
capovolta che secondo la tradizione dovrebbe riferirsi alla barca
di San Brendano il Navigatore. Esso è orientato lungo la linea
equinoziale, con l'abside a oriente, ed è dotato di un'unica
finestrella sopra l'altare da cui i raggi del Sole in levata
equinoziale entravano illuminando tutto l'interno.
Sempre
nella penisola di
Dingle troviamo
Cillmaolceadir, la chiesa più grande e importante della zona:
tradizionalmente associata a S. Brendano, risale al XII secolo e
risulta orientata astronomicamente in accordo con la levata del
Sole equinoziale. Nei pressi della chiesa esiste un quadrante
solare (solam in antico irlandese), anch'esso risalente al
XII secolo. La costante orientazione verso oriente delle chiese
era dovuta al fatto che nelle Costituzioni Apostoliche del IV e V
secolo veniva raccomandato ai fedeli di pregare rivolgendosi verso
est, e lo stesso celebrante durante l'Actio Liturgica
doveva parimenti essere rivolto in quella direzione.
Il
metodo della ricognizione aerea ha consentito di individuare anche
le aree adibite a solo uso cimiteriale dove gli scavi hanno
riportato alla luce tombe e scheletri. Queste strutture,
denominate llan in antico gallese, contenevano generalmente
alcune decine di tombe; nel caso di sepolture di persone in odore
di santità, la tomba era posta in un punto isolato e il luogo era
denominato merthyr (trasposizione del termine latino martirium).
Le tombe cristiane sono riconoscibili in quanto sono a inumazione
(accanto al defunto, peraltro, non vi è alcun oggetto), mentre in
Irlanda e in Britannia le tombe pagane erano generalmente a
cremazione.
Le
sepolture cristiane risultano tutte astronomicamente orientate: lo
scheletro è disposto lungo la linea equinoziale (est-ovest), con
una deviazione di 5° in più o in meno, oppure lungo una linea di
azimut 115-120°. La prima orientazione equinoziale era legata al
sorgere del Sole nel giorno di Pasqua computato alla maniera
celtica, mentre la seconda orientazione è in accordo con la
levata del Sole nei giorni in cui cadevano le feste celtiche di Samhain
e di Imbolc. Tra le due, Samhain era di gran lunga
la più importante. Tutti gli scheletri sono stati trovati con la
testa a ovest e i piedi a est, in modo che il defunto potesse
virtualmente guardare il Sole nascente all'alba. Non solo le
tombe, ma anche altri luoghi di culto irlandesi, costruiti grosso
modo intorno alla metà del primo millennio, evidenziano una
distribuzione delle orientazioni lungo alcune direzioni
privilegiate. Due sono quelle cardinali: la direzione meridiana
(nord-sud), peraltro molto rara, e quella equinoziale (est-ovest)
con l'abside rivolto a est. Le altre sono molto più interessanti
in quanto coincidono con le posizioni del sorgere del Sole alle
date delle quattro feste principali dei Celti pagani e cioè Samhain,
Imbolc, Beltane e Lughnasad. Va però
segnalato un fatto interessante: anticamente tali feste venivano
celebrate in corrispondenza del sorgere eliaco di talune stelle
importanti per la cultura celtica dell'Età del Ferro. Samhain
e Beltane, celebrate rispettivamente in novembre e maggio,
corrispondevano alla levata eliaca di Antares e Aldebaran e
definivano l'inizio dell'anno celtico, del periodo di
"oscurità", cioè della stagione invernale (Samhain),
e del periodo di "luce", cioè estate (Beltane).
Presso i Celti, infatti, la divisione stagionale dell'anno non era
basata sul Sole, ma sulle stelle. Le feste di Imbolc e Lughnasad
non delimitavano alcun periodo stagionale, ma erano piuttosto
feste agricole e sociali: Imbolc era dedicata alla dea
Brigh, Lughnasad a Lugh, divinità di grande rilievo
particolarmente presso i Celti irlandesi. Il connubio tra
insegnamenti cristiani e festività pagane derivò dal fatto che i
primi monaci irlandesi cristiani conservarono una forte impronta
druidica. L'associazione simbolica tra Gesù Cristo e il Sole
appariva un fatto del tutto naturale, come era stato
precedentemente per il dio Lugh. Nella mitologia irlandese il dio
Lugh era colui che conosceva tutti i segreti del cielo e della
Terra e al quale, curiosamente, era attribuita tra l'altro anche
l'invenzione del gioco degli scacchi. Il simbolo astrale di Lugh
era il Sole e la sua arma era una magica lancia la cui punta
rifletteva costantemente l'immagine del cielo stellato.
Le
date delle quattro feste tradizionali irlandesi furono trasposte
all'1 febbraio per Imbolc, all'1 maggio per Beltane,
all'1 agosto per Lughnasad e all'1 novembre per Samhain.
Tali date furono scelte perché fossero grosso modo simmetriche
intorno ai solstizi e agli equinozi; non importava che fossero
coincidenti con essi, poiché questi punti, alla latitudine
dell'Irlanda, avevano una scarsa rilevanza stagionale per i
contadini e gli allevatori di bestiame. Le feste avvenivano quando
la declinazione del Sole era mediamente intorno ai 16° sopra o
sotto l'equatore celeste. La trasposizione alle date fisse fu una
conseguenza dell'entrata nell'uso comune tra il clero irlandese
del calendario giuliano, che era quello ufficialmente accettato
dalla Chiesa di Roma, regolato sul Sole; i calendari tradizionali
basati sul computo lunare non vennero tuttavia abbandonati se non
molto tardi. Per gli Irlandesi l'estate andava dall'1 maggio all'1
novembre e il periodo
invernale dall'1 novembre all'1 maggio successivo, e non
esistevano primavera e autunno come noi li intendiamo. Così è
scritto nel Sanas Chormaic.
Presso
gli antichi Irlandesi le direzioni astronomiche fondamentali, vale
a dire la linea meridiana e quella equinoziale, erano intese in
maniera un po' più complessa di quella in uso presso le
popolazioni europee contemporanee. Il termine nord era associato
al concetto di basso (antico irlandese: ichtar), mentre il
sud era accoppiato alla nozione di "alto" (antico
irlandese: tuas) con evidente riferimento alla culminazione
inferiore e superiore degli astri. Il nord era anche associato
alla direzione sinistra, il sud alla destra. Questa concezione si
è tramandata nei secoli e anche attualmente nelle lingue di
derivazione celtica i vocaboli che indicano il nord sono gli
stessi che indicano il lato sinistro, e lo stesso vale per il sud
e la destra.
Per
comprendere il senso di questa singolare concezione
dell'orientazione dobbiamo considerare un osservatore rivolto
verso est. Il vocabolo della lingua antica irlandese che indica la
generica direzione est è t-air, il cui significato
etimologico è "(che sta) davanti", mentre il
corrispondente vocabolo che indica l'ovest è t-iar che
letteralmente significa "(che sta) dietro". Gli astri
sorgono a oriente, di fronte (t-air) all'osservatore, poi
si muovono verso sud spostandosi alla sua destra e attraversando
"la metà chiara del mondo" riservata ai vivi, come gli
antichi testi irlandesi definiscono il settore di cielo posto a
meridione. Giunti al meridiano, gli astri culminano superiormente,
poi inizia la lenta discesa verso l'orizzonte occidentale che
raggiungono all'ora del tramonto, alle spalle, cioè dietro (t-iar),
l'osservatore. Da questo momento essi si avviano verso nord
declinando verso il lato sinistro del cielo che termina in basso,
alla culminazione inferiore. Gli astri ora sono posti in
corrispondenza della "metà oscura del mondo" in cui era
posto, secondo i testi irlandesi pagani, il Sidhe, cioè il
regno dei morti, degli eroi, degli esseri mitici e degli dei. Il
sistema di orientazione rituale dei Celti era tale da contrapporre
una parte oscura (il nord) a una luminosa (il sud) secondo una
dicotomia molto cara ai druidi.
Il
moto apparente degli astri era tenuto in grande considerazione dai
Celti. Dovendo effettuare uno spostamento rituale, essi stavano
bene attenti a effettuarlo da sinistra verso destra, cioè nella
direzione della rotazione della sfera celeste; compierlo nel senso
opposto avrebbe significato sventura. L'antica letteratura
irlandese è molto chiara in proposito, e ancora oggi coloro che
si recano in pellegrinaggio ai resti del monastero di Clonmacnoise,
posto al centro dell'Irlanda sulle rive del fiume Shannon, fondato
tra il 545 e il 548 dal monaco Ciaran, devono pregare eseguendo
tre giri completi del sito nella direzione del moto apparente del
Sole. Il rito della circumambulazione concorde con la sfera
celeste è presente anche nelle processioni cristiane in Bretagna.
Tornando
ai criteri di orientazione dei luoghi di culto, dobbiamo rilevare
che la direzione equinoziale potrebbe essere correlata con la data
della Pasqua che, come è noto, si celebra attualmente nella
domenica successiva al primo plenilunio dopo l'equinozio di
primavera. Essendo dunque una data mobile, l'azimut del Sole
nascente a Pasqua non poteva essere codificato in maniera fissa.
L'equinozio di primavera cadeva in quell'epoca il 18 marzo del
calendario giuliano, e la Chiesa celtica festeggiava la Pasqua
calcolandone la ricorrenza giuliana non mediante il Ciclo di
Metone, come prevedeva la Chiesa Romana, bensì con il ciclo di
Anatolio di Laodicea, basato su un periodo di 84 anni per la
ricorrenza delle date pasquali. Questo ciclo derivava dagli
scritti di Sulpicio Severo, vissuto nei primi secoli dopo Cristo
nel sud della Gallia, curiosamente più o meno nelle stesse zone
in cui fu messo a punto il calendario celtico di Coligny. Va
ricordato, a questo proposito, che nel 1983 D. O' Croinin,
dell'Università di Galway (Irlanda), ha scoperto
nella Biblioteca Antoniana di Padova un manoscritto redatto
prima dell'XI secolo e comprendente estratti di manoscritti
precedenti, su alcuni fogli del quale è ricopiata una tavola che
riproduce il ciclo pasquale di Anatolio, a partire dalla prima metà
del IV secolo d.C.
La
decisione di rendere la Pasqua festa mobile scatenò nella Chiesa
celtica, nel III e IV secolo, furiose dispute, né valse a
placarle l'adozione di un algoritmo di calcolo noto come Ciclo di
Dionigi, dal nome di Dionigi il Piccolo (Dionysious Exiguus), che
nel IV secolo costruì una tavola utile per calcolare la data
della Pasqua avanti e indietro nel tempo, sfruttando il fatto che
la Pasqua si ripete nella stessa data del calendario giuliano ogni
532 anni. Solamente dopo il 541 si ebbe una graduale accettazione
del metodo basato sul Ciclo di Dionigi all'interno della Chiesa
Celtica. Nell'Irlanda meridionale esso fu adottato nel 630, ma
solo nel 703 in varie parti della Britannia, nel 731 in altre, nel
716 nella Scozia, nel 768 nel Galles.
|
La
collina di Tara (Temair) era il luogo dove risiedeva il re supremo
d'Irlanda. I reperti archeologici presenti sulla collina, che si
trova nella contea di Meath, ci mostrano tracce degli antichi
insediamenti che fecero di questo un luogo sacro sin dal 2000 a.C.
La struttura posta sulla collina di Tara mostra interessanti
allineamenti astronomicamente significativi. |
La
cronologia degli eventi importanti e il conteggio degli anni e dei
secoli erano basati sul metodo introdotto da Dionigi il Piccolo e
ratificato dal Concilio di Nicea nel 325, ma anche su conteggi
tradizionali basati sulla data di inizio del mondo (!), come
stabilito in un antico testo irlandese chiamato Il Libro dei
Quattro Maestri; basta consultare gli Annali dell'Ulster
o gli Annales Domus Fratrum de Multifernan per
rendersene conto: per molti secoli, vi sono riportate doppie o
triple datazioni. L'Irlanda agli inizi del V secolo era divisa in
quattro province indipendenti e sempre in lotta tra di loro: l'Ulaid
(l'attuale Ulster) a nord, il Leinster a est (con capitale Tara,
dove risiedeva il re supremo), il Munster a sud e il Connacht a
ovest; al centro vi era un quinto piccolo territorio, il Meath.
L'Ulster fu il primo territorio a essere cristianizzato da San
Patrizio ed espresse gli anonimi monaci che compilarono le
preziose cronache conosciute come gli Annali dell'Ulster,
che vanno dal 431 fino al 1500 circa. Gli annali riportano non
solo le numerosissime guerre tra una provincia e l'altra,
elencando in (cattivo) latino e in antico gaelico i vinti, i
vincitori, i morti di rilievo, ma anche le date di insediamento e
di morte di vescovi, abati e santi, gli incendi di chiese e
monasteri, le pestilenze, le carestie, i fenomeni naturali di
rilievo e quelli astronomici. Per quanto riguarda la cronologia,
essa appare molto singolare. Ad esempio, all'inizio della sezione
relativa al 460, anno della morte di papa Leone I, troviamo:
"Kl. Ienair 6
f., l. 23. Anno Domini .cccc.lx., .iiiimdclxiiii.",
in cui rileviamo le calende di gennaio (Kl. Ienair 6 f.),
l'età della Luna corrispondente al 23° giorno dopo il novilunio
(l. 23.), la datazione secondo Dionigi il Piccolo (Anno
Domini.cccc.lx.,), cioè l'anno 460, e quella secondo il Libro
dei Quattro Maestri, cioè l'anno 4664 (.iiiimdclxiiii.)
dalla creazione del mondo. Si noti il modo inusuale di scrivere il
numero 4000 in cifre romane: non MMMM, ma IIIIM; questo modo è
tipico degli Irlandesi, i quali peraltro scrivevano i numeri
romani con lettere minuscole del loro alfabeto celtico.
Nelle
citazioni estratte dagli Annali dell'Ulster troviamo
frequenti riferimenti alle cronache di Beda il Venerabile, monaco
benedettino anglo vissuto in Northumbria intorno al VI-VII secolo,
il quale scrisse numerose opere di argomento astronomico che
furono un importante punto di riferimento nei sei secoli
successivi. Il computo degli anni di Beda il Venerabile era
diverso di un anno rispetto a quello in uso presso la Chiesa di
Roma, e in molti passi di inizio anno viene riportata anche la
datazione secondo Beda. Il riferimento a Beda il Venerabile
dimostra che gli Annali dell'Ulster furono compilati dal
500-600 in avanti ed estesi contemporaneamente all'indietro per un
secolo. Negli Annali dell'Ulster troviamo citate ben 10 eclissi di
Sole, 12 di Luna, 6 passaggi di comete e 6 aurore boreali. Negli Annales
Domus Fratrum de Multifernan, che
furono estesi all'indietro nel tempo fino all'anno 45, sono
registrate 6 eclissi di Sole, 8 eclissi di Luna e 4 passaggi di
comete. I monaci irlandesi che scrissero gli Annales
eseguirono un'accuratissima analisi delle Sacre Scritture con
l'obiettivo di dare una collocazione cronologica a eventi
importanti per il Cristianesimo. Ad esempio, nell'anno 49 è
riportata questa curiosa citazione: "Ob. beata virgo
Maria, anno vite sue lxiii"; la Madonna sarebbe dunque
morta a 63 anni nell'anno 49. Gli Annales riportano
moltissimi altri fatti interessanti, ma quello che salta
all'occhio è che questi monaci erano veri esperti di calendari,
di sistemi di conversione tra un computo e un altro e di metodi di
misura del tempo, in quanto sapevano abilmente districarsi nelle
complicate questioni di cronologia antica.
Scheda
autore
Adriano
Gaspani. Lavora presso l'Osservatorio
Astronomico di Brera (Milano), dove attualmente
svolge l'attività di system manager presso il
locale Centro di Calcolo. Dal 1974 è membro del
GEOS (Gruppo Europeo d'Osservazione Stellare). Da
molti anni si occupa di archeoastronomia, avendo
inaugurato l'applicazione di tecniche di
ricognizione e analisi computerizzata di siti
preistorici e protostorici basate su Reti Neuronali
Artificiali e sulla Fuzzy Logic, con particolare
riferimento ai reperti risalenti alla cultura
celtica. |
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La
necropoli del Priamar |
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