L’astronomia dei primi monaci irlandesi

di Adriano Gaspani

 l'Astronomia n. 199 (giugno 1999) pp. 30-39

 

Nel primo millennio il Cristianesimo esercitò un grande impatto sulla società celtica irlandese e su quella romano-celtica britannica. Uno degli effetti più evidenti nel caso dell’Irlanda fu l’introduzione dell’abitudine alla scrittura, un’innovazione di notevole importanza in quanto sappiamo, come ci testimonia anche Giulio Cesare nei Commentarii de Bello Gallico, che i druidi celtici non scrivevano assolutamente nulla delle cose di religione. Per i Celti la natura era una cosa viva e in continua evoluzione: scrivere significava congelare un concetto impedendone l’evoluzione, e quindi i druidi tendenzialmente non scrivevano e semmai lo facevano con una certa riluttanza.

Numerosi furono gli scritti di commento alle Sacre Scritture prodotti in Europa durante il primo millennio. Fra tutte le regioni del nord Europa, l’Irlanda fu la fonte più copiosa di scritti, e questo favorì lo sviluppo di una concezione della Chiesa alto-medioevale nordeuropea che potremmo definire “hibernocentrica” (da Hibernia, nome con cui i Romani identificavano la mai conquistata Irlanda). In quest’ottica, la Chiesa irlandese ebbe un ruolo predominante nella diffusione del Cristianesimo nel continente europeo. Ad esempio, il sacramento della Confessione esercitato in forma privata, cioè con il penitente che confessa i propri peccati in segreto al sacerdote, fu un’innovazione della Chiesa irlandese successivamente diffusasi in tutto il mondo cristiano. Un altro esempio è l’uso del vocabolo “parrocchia", che deriva da un termine antico irlandese utilizzato per indicare un insieme di tribù praticanti il cristianesimo non necessariamente insediate su territori confinanti. 

Gli studiosi concordano tuttavia nel riconoscere marcate differenze nelle varie comunità ecclesiastiche in varie regioni dell'area celtica insulare, per esempio tra la Britannia, in cui il clero anglo era soprattutto di tipo benedettino, e l'Irlanda, dove l'influenza di Roma era sempre stata pressoché inesistente. Il Cristianesimo si diffuse nella Britannia romano-celtica sin dal IV secolo, convivendo con altre religioni in una società a carattere marcatamente panteistico. Ad esempio, a Caerwent esisteva una piccola comunità cristiana che conviveva senza conflitti con la restante popolazione pagana. Nelle immediate vicinanze della chiesa di Caerwent, che risale al IV secolo, gli archeologi hanno trovato una grande quantità di sepolture, astronomicamente orientate, poste lungo la direzione equinoziale e associate alla presenza del monogramma chi-rho, simbolo di Cristo, che secondo alcuni eminenti medievalisti francesi sembra racchiudere la simbologia delle quattro direzioni solstiziali e della linea meridiana. 

Il monaco Gildas nel suo De Excidio et Conquestu Britanniae, che risale al V secolo, cita la presenza sul territorio di monaci, abati e diaconi, suggerendo quindi l'esistenza di una Chiesa episcopale ben organizzata e denunciandone, tra l'altro, la corruzione e la connivenza con certi tiranni locali. 

Il Cristianesimo si diffuse in Irlanda inizialmente per opera di San Patrizio. Il V secolo, e parte del VI, videro la presenza di molti missionari cristiani nel Galles, nella Scozia e in Irlanda; molti furono gli asceti e gli eremiti che si ritirarono sui monti dedicandosi alla preghiera e alla meditazione. Tra i missionari Palladio, proveniente dalla chiesa di Auxerre (in Gallia), inviato da papa Celestino in Irlanda quale vescovo della comunità dei "credenti in Cristo", come erano chiamati i cristiani irlandesi. Suo compito era di contrastare la diffusione dell'eresia pelagiana, diffusa dal monaco Pelagio e dal suo discepolo Celesio, i quali negavano il peccato originale. Il più famoso esponente della Chiesa irlandese oltre a san Patrizio fu San Colombano, che fondò in tutta Europa una serie di monasteri e luoghi di culto di cui rimangono tracce anche attualmente. San Colombano giunse in Lombardia nell'anno 612; con l'oro fornitogli dal nobile franco Clotario di Neustria, da sempre suo amico, fondò il Monastero di Bobbio presso Piacenza dove morì tre anni dopo.

Il Cristianesimo fu accolto abbastanza favorevolmente dalla comunità celtica, in quanto il suo carattere spirituale aveva molti punti in comune con la religione tradizionale pagana: basti pensare alla concezione della morte intesa come un passaggio da una condizione di vita a un'altra e all'immortalità dell'anima, concetti comunemente sostenuti ed insegnati dai druidi. Lo stesso Cesare nei Commentarii de Bello Gallico attribuisce a queste convinzioni la sostanziale indifferenza al pericolo di morte in battaglia che caratterizzava i guerrieri celtici e che tanto preoccupava i Romani. I monaci irlandesi erano denominati "Martiri Bianchi" perché portavano simbolicamente, come i druidi, vesti di lana bianca, ma anche perché teorizzavano tre tipi di martirio per giungere alla santità. Il primo era appunto il "martirio bianco", che consisteva nel completo abbandono del mondo esterno e di tutti gli affetti personali per entrare nel monastero, dedicarsi allo studio e alla preghiera e affrontare la peregrinatio, cioè il viaggio per evangelizzare terre lontane. Il "martirio verde" consisteva nel dedicarsi al lavoro e purificarsi per mezzo della fatica e della sofferenza; il "martirio rosso", quello del sangue, prevedeva la morte, generalmente cruenta, a testimonianza della fede. 

I monaci irlandesi furono i primi a introdurre la consuetudine di radersi i capelli, secondo l'antico stile druidico, dalla fronte alla sommità della testa, lasciando però fluire le chiome nella parte posteriore del capo, la cosiddetta "tonsura". Sulle steli in pietra risalenti all'Alto Medioevo troviamo iscrizioni in antico irlandese tracciate con l'alfabeto ogamico, in cui i monaci sono denominati mael, cioè “tonsurati". Questi religiosi conservavano sia il modo di pensare che l’attitudine all'osservazione e allo studio della natura e dei suoi fenomeni compresi quelli astronomici, tipici  dei druidi che da almeno un millennio amministravano il culto pagano. Questi singolari uomini di chiesa, tra cui vanno annoverati Caidoc, Fricor, Virgilio il Geometra (che divenne vescovo a Salisburgo e su cui torneremo più avanti), San Cathal (che divenne vescovo di Taranto), girarono in lungo e in largo l’Europa fondando molti monasteri attorno ai quali sarebbero  poi cresciute città importanti quali Lumieges, Auxerre, Laon, Luxeuil, Liegi, Treviri, Salisburgo, Vienna, San Gallo, Reichenau, Bobbio, Fiesole, Lucca e altre ancora. Fiesole ebbe per oltre mezzo secolo un vescovo "Scottorum sanguine creatus" cioè nato da sangue irlandese: Donato l'Erudito. La maggior parte di queste personalità produsse anche scritti di argomento astronomico, alcuni dei quali sono semplici registrazioni di fenomeni osservati visualmente, altri invece sono opere di più ampio respiro. Lo stesso San Patrizio, che sembra pregasse Dio chiamandolo in antico irlandese Drui oppure Draoi (druido), scrisse di cose astronomiche. I "Martiri Bianchi" si spinsero a est fino a Kiev portando la loro cultura e quella dei classici latini che probabilmente, senza di loro, sarebbero andati distrutti.

Nell'anno 870 Heiric di Auxerre scrisse: "Quasi tutta l'Irlanda, disprezzando il mare, emigra verso le nostre coste con un gregge di filosofi" (Vita di S. Germano). I frati irlandesi erano nettamente differenti dai monaci, soprattutto benedettini, che vivevano nelle abbazie e nei monasteri italiani, spagnoli o francesi, ma anche in Northumbria, nel centro della Gran Bretagna. Questi personaggi, per metà frati e per metà druidi, ebbero un notevole interesse per l'astronomia, dovuto non solo al substrato druidico, ma anche al fatto che la Chiesa romana aveva stabilito alcuni canoni ben precisi, basati sulle fasi lunari, per il calendario liturgico, per la data della Pasqua e per altre ricorrenze religiose. Il fatto che l'astronomia in Irlanda fosse ampiamente diffusa è testimoniato da molti scritti prodotti nel primo millennio. 

Cormac Mac Cuileannain (836-908 d.C.), autore del famoso Sanas Chormaic (Glossario di Cormac), scrisse che: "Ogni persona intelligente può valutare l'ora della notte in tutto il corso dell'anno studiando la posizione della Luna e delle stelle". Nel Saaltair na Rann (Salterio di Quartine, X secolo) troviamo scritto che "Le persone colte, in Irlanda, devono conoscere i segni dello Zodiaco con i loro nomi nel corretto ordine, e l'esatto mese e giorno in cui il Sole entra in ciascun segno.” Emblematica è anche la storia di San Virgilio (Virgilio il Geometra), abate e poi vescovo a Salisburgo, che era un monaco irlandese di nome Fergal, educato nel monastero di Cainnech (famoso, tra l’altro, per l’insegnamento dell’astronomia) le cui opere di soggetto astronomico gli procurarono, intorno al 750, problemi con l’aglo San Bonifacio da Crediton, noto come “il martello della chiesa celtica” per via del suo accanimento contro le usanze del clero irlandese e gallese. La feroce disputa relativa alle speculazioni cosmografiche di Fergal finì nelle mani di papa Zaccaria di S. Severina, il quale diede però ragione all'irlandese. Bonifacio da Crediton ricevette una lettera dal papa datata 1° maggio 748 in cui si dichiarava che "ci sono sotto la terra un altro mondo e altri uomini e Sole e Luna"; in parole povere, il papa accettava l'idea della rotondità della Terra, e che essa potesse essere abitata anche agli antipodi, come Fergal andava dicendo. D'altra parte, più o meno negli stessi anni, il Venerabile Beda, benedettino di Northumbria, scriveva esplicitamente: "Terra rotunda est" - sette secoli prima di Cristoforo Colombo e della disputa di Salamanca. 

Un altro illustre irlandese fu Dungal che, educato nel monastero di Bangor, nella contea di Down, osservò le due eclissi di Sole che si verificarono nell'anno 810 e ne trattò una dissertazione scritta su incarico di Carlo Magno. Dungal spiegò il fenomeno (sempre in un contesto geocentrico, quindi con la Terra ferma e il Sole e la Luna fisicamente in moto intorno a essa) dimostrando di conoscere bene il meccanismo con cui si poteva produrre l'eclisse, la misura dell'inclinazione del piano dell'orbita della Luna rispetto all'eclittica e la sua variazione periodica. Il monaco Dungal è ritenuto il fondatore di una scuola che si sviluppò fino a dare origine successivamente all'Università di Padova. Né dobbiamo dimenticare un altro famoso monaco irlandese, Dicuil, e il suo trattato De Mensura Orbis Terrarum composto nell'825, in cui viene ipotizzata l'esistenza di una "stella polare del sud" opposta a quella osservabile nell'emisfero nord della Terra.

A quei tempi esisteva un simbolismo mistico, soprattutto solare, legato alla figura di Cristo, e particolari prescrizioni relative alla posizione del punto di levata del Sole dovevano essere rispettate nella costruzione dei luoghi di culto e nella sepoltura dei defunti. Reperti archeologici e tecniche di ricognizione aerea del territorio hanno evidenziato le tracce delle strutture curvilinee chiuse entro cui erano posti i primi insediamenti monastici in Irlanda e in Britannia: i criteri costruttivi e architettonici sembrano astronomicamente significativi. In Irlanda abbiamo i resti del monastero di Kilmakoo, nella contea di Cork, il cui sito, delimitato da un fossato e un vallo, mostra i resti di una chiesa costruita con pietre a secco e numerose sepolture allineate astronomicamente. La chiesa e le sepolture erano raggiungibili mediante una strada diretta verso il punto di levata del Sole al solstizio invernale. A quei tempi (VII secolo) il solstizio d'inverno avveniva il 18 dicembre del calendario giuliano, data prossima a quella in cui veniva festeggiato il Natale. È noto e ben documentato che il solstizio invernale rappresentava un momento importante presso quasi tutte le culture antiche, anche al di fuori dell'Europa, tanto che veniva celebrato con una festa rituale. Il rallentamento della regressione del punto di levata del Sole, l'inversione del suo moto e il conseguente, progressivo allungamento delle giornate erano un chiaro sintomo che la stagione invernale e le difficoltà di sopravvivenza connesse si avviavano a finire. Anche la Cristianità fece proprio questo concetto, e la nascita di Gesù venne convenzionalmente fissata in vicinanza del solstizio d'inverno. 

Sempre in Irlanda troviamo il grande monastero di Nendrum, nella contea di Down, fondato da San Mochaoi nel VI secolo. Il sito, scavato dagli archeologi nel 1920, presenta tracce di un triplice anello concentrico di forma ellittica, formato da muri a secco, all'interno del quale rimangono tracce di una chiesa in pietra con l'abside orientato secondo un azimut di 55°, che corrisponde alla direzione di levata del Sole al solstizio estivo sull'orizzonte collinare locale (ricordiamo che un azimut di 90° corrisponde all'est, di 180° al sud e così via). Ciascun anello rappresentava una delimitazione dello spazio sacro rispetto a quello profano e quindi era investito della divina protezione (questa è una genuina tradizione celtica di origine pagana). L'anello più interno doveva comprendere la chiesa, la casa dell'abate, il cimitero con le relative croci monumentali e il cloightech, la torre cilindrica con il tetto conico tipica dei monasteri irlandesi. I recinti più esterni invece ospitavano gli edifici adibiti a granaio, fattoria e laboratori artigiani. Le entrate nei recinti in pietra erano sempre ritualmente poste a oriente, in direzione del Sole nascente. Le tombe presenti a Nendrum sono poste di fronte all'entrata della chiesa e orientate nello stesso senso della chiesa, e così pure gli scheletri in esse rinvenuti, considerando la direzione cranio-pelvi. 

A Inishmurry, nella contea di Sligo, troviamo una grande cinta muraria di quasi 80 m di diametro all'interno della quale è posta una chiesa in pietra con l'abside orientato nella direzione della levata del Sole alle date delle feste celtiche di Imbolc e Samhain (si veda più avanti). Tra i piccoli centri possiamo invece annoverare l'interessantissimo monastero di Church Island, nella contea di Kerry, sempre in Irlanda. Il monastero si sviluppò in due fasi ben distinte. Le 33 sepolture raggruppate intorno all'angolo nord dei resti della chiesa, appartenenti alla prima fase, sono distribuite in modo tale che la direzione cranio-pelvi privilegia una linea il cui azimut è correlato con la direzione del sorgere del Sole alle date delle feste celtiche di Beltane e Lughnashad. Le 8 sepolture raggruppate intorno all'angolo sud risalgono alla seconda fase di sviluppo e sono orientate a 86° di azimut, praticamente sulla direzione del sorgere del Sole alla data della Pasqua computata alla maniera celtica (prima dell'accettazione delle delibere del Concilio di Orleans, la Pasqua era posta 7 giorni dopo l'equinozio di primavera, diversamente da quanto prescritto dalla Chiesa di Roma). Passando dalla prima alla seconda fase prevalse l'orientazione secondo i criteri "romani" (equinoziale) rispetto a quelli "celtici" più antichi (Beltane e Lughnasad). 

 

Il monastero di Inishmurry

Tombe orientate verso la levata del Sole a Beltane e Lughnasad si trovano anche presso i resti dell'antico monastero di Dumnisk Fort, nella contea di Tyrone, nonché a Tullylish, nella contea di Down, ove gli Annali dell'Ulster indicano la presenza di una comunità monastica fin dall'809, anno in cui viene anche registrato (in cattivo latino) un fenomeno astronomico, un "fuoco celeste", probabilmente un'aurora boreale o il passaggio di una cometa. 

Reask, un altro antico monastero posto sulla penisola di Dingle, nella contea di Kerry, fiorente dal V al X secolo e poi abbandonato, è stato scavato dagli archeologi nel 1970. Anche qui l'abside della chiesa risulta allineato sulla levata del Sole il 25 marzo, cioè nel giorno della Pasqua secondo l'antico uso celtico. Le numerose sepolture risultano orientale allo stesso modo e gli scheletri hanno la testa a occidente. 

Presso Reask fu costruito dopo il VII secolo l'oratorio di Gallarus, una struttura di pietre a secco dalla caratteristica forma a barca capovolta che secondo la tradizione dovrebbe riferirsi alla barca di San Brendano il Navigatore. Esso è orientato lungo la linea equinoziale, con l'abside a oriente, ed è dotato di un'unica finestrella sopra l'altare da cui i raggi del Sole in levata equinoziale entravano illuminando tutto l'interno. 

Sempre nella penisola di Dingle troviamo Cillmaolceadir, la chiesa più grande e importante della zona: tradizionalmente associata a S. Brendano, risale al XII secolo e risulta orientata astronomicamente in accordo con la levata del Sole equinoziale. Nei pressi della chiesa esiste un quadrante solare (solam in antico irlandese), anch'esso risalente al XII secolo. La costante orientazione verso oriente delle chiese era dovuta al fatto che nelle Costituzioni Apostoliche del IV e V secolo veniva raccomandato ai fedeli di pregare rivolgendosi verso est, e lo stesso celebrante durante l'Actio Liturgica doveva parimenti essere rivolto in quella direzione.

Il metodo della ricognizione aerea ha consentito di individuare anche le aree adibite a solo uso cimiteriale dove gli scavi hanno riportato alla luce tombe e scheletri. Queste strutture, denominate llan in antico gallese, contenevano generalmente alcune decine di tombe; nel caso di sepolture di persone in odore di santità, la tomba era posta in un punto isolato e il luogo era denominato merthyr (trasposizione del termine latino martirium). Le tombe cristiane sono riconoscibili in quanto sono a inumazione (accanto al defunto, peraltro, non vi è alcun oggetto), mentre in Irlanda e in Britannia le tombe pagane erano generalmente a cremazione. 

Le sepolture cristiane risultano tutte astronomicamente orientate: lo scheletro è disposto lungo la linea equinoziale (est-ovest), con una deviazione di 5° in più o in meno, oppure lungo una linea di azimut 115-120°. La prima orientazione equinoziale era legata al sorgere del Sole nel giorno di Pasqua computato alla maniera celtica, mentre la seconda orientazione è in accordo con la levata del Sole nei giorni in cui cadevano le feste celtiche di Samhain e di Imbolc. Tra le due, Samhain era di gran lunga la più importante. Tutti gli scheletri sono stati trovati con la testa a ovest e i piedi a est, in modo che il defunto potesse virtualmente guardare il Sole nascente all'alba. Non solo le tombe, ma anche altri luoghi di culto irlandesi, costruiti grosso modo intorno alla metà del primo millennio, evidenziano una distribuzione delle orientazioni lungo alcune direzioni privilegiate. Due sono quelle cardinali: la direzione meridiana (nord-sud), peraltro molto rara, e quella equinoziale (est-ovest) con l'abside rivolto a est. Le altre sono molto più interessanti in quanto coincidono con le posizioni del sorgere del Sole alle date delle quattro feste principali dei Celti pagani e cioè Samhain, Imbolc, Beltane e Lughnasad. Va però segnalato un fatto interessante: anticamente tali feste venivano celebrate in corrispondenza del sorgere eliaco di talune stelle importanti per la cultura celtica dell'Età del Ferro. Samhain e Beltane, celebrate rispettivamente in novembre e maggio, corrispondevano alla levata eliaca di Antares e Aldebaran e definivano l'inizio dell'anno celtico, del periodo di "oscurità", cioè della stagione invernale (Samhain), e del periodo di "luce", cioè estate (Beltane). Presso i Celti, infatti, la divisione stagionale dell'anno non era basata sul Sole, ma sulle stelle. Le feste di Imbolc e Lughnasad non delimitavano alcun periodo stagionale, ma erano piuttosto feste agricole e sociali: Imbolc era dedicata alla dea Brigh, Lughnasad a Lugh, divinità di grande rilievo particolarmente presso i Celti irlandesi. Il connubio tra insegnamenti cristiani e festività pagane derivò dal fatto che i primi monaci irlandesi cristiani conservarono una forte impronta druidica. L'associazione simbolica tra Gesù Cristo e il Sole appariva un fatto del tutto naturale, come era stato precedentemente per il dio Lugh. Nella mitologia irlandese il dio Lugh era colui che conosceva tutti i segreti del cielo e della Terra e al quale, curiosamente, era attribuita tra l'altro anche l'invenzione del gioco degli scacchi. Il simbolo astrale di Lugh era il Sole e la sua arma era una magica lancia la cui punta rifletteva costantemente l'immagine del cielo stellato.

Le date delle quattro feste tradizionali irlandesi furono trasposte all'1 febbraio per Imbolc, all'1 maggio per Beltane, all'1 agosto per Lughnasad e all'1 novembre per Samhain. Tali date furono scelte perché fossero grosso modo simmetriche intorno ai solstizi e agli equinozi; non importava che fossero coincidenti con essi, poiché questi punti, alla latitudine dell'Irlanda, avevano una scarsa rilevanza stagionale per i contadini e gli allevatori di bestiame. Le feste avvenivano quando la declinazione del Sole era mediamente intorno ai 16° sopra o sotto l'equatore celeste. La trasposizione alle date fisse fu una conseguenza dell'entrata nell'uso comune tra il clero irlandese del calendario giuliano, che era quello ufficialmente accettato dalla Chiesa di Roma, regolato sul Sole; i calendari tradizionali basati sul computo lunare non vennero tuttavia abbandonati se non molto tardi. Per gli Irlandesi l'estate andava dall'1 maggio all'1 novembre e il periodo invernale dall'1 novembre all'1 maggio successivo, e non esistevano primavera e autunno come noi li intendiamo. Così è scritto nel Sanas Chormaic

Presso gli antichi Irlandesi le direzioni astronomiche fondamentali, vale a dire la linea meridiana e quella equinoziale, erano intese in maniera un po' più complessa di quella in uso presso le popolazioni europee contemporanee. Il termine nord era associato al concetto di basso (antico irlandese: ichtar), mentre il sud era accoppiato alla nozione di "alto" (antico irlandese: tuas) con evidente riferimento alla culminazione inferiore e superiore degli astri. Il nord era anche associato alla direzione sinistra, il sud alla destra. Questa concezione si è tramandata nei secoli e anche attualmente nelle lingue di derivazione celtica i vocaboli che indicano il nord sono gli stessi che indicano il lato sinistro, e lo stesso vale per il sud e la destra. 

Per comprendere il senso di questa singolare concezione dell'orientazione dobbiamo considerare un osservatore rivolto verso est. Il vocabolo della lingua antica irlandese che indica la generica direzione est è t-air, il cui significato etimologico è "(che sta) davanti", mentre il corrispondente vocabolo che indica l'ovest è t-iar che letteralmente significa "(che sta) dietro". Gli astri sorgono a oriente, di fronte (t-air) all'osservatore, poi si muovono verso sud spostandosi alla sua destra e attraversando "la metà chiara del mondo" riservata ai vivi, come gli antichi testi irlandesi definiscono il settore di cielo posto a meridione. Giunti al meridiano, gli astri culminano superiormente, poi inizia la lenta discesa verso l'orizzonte occidentale che raggiungono all'ora del tramonto, alle spalle, cioè dietro (t-iar), l'osservatore. Da questo momento essi si avviano verso nord declinando verso il lato sinistro del cielo che termina in basso, alla culminazione inferiore. Gli astri ora sono posti in corrispondenza della "metà oscura del mondo" in cui era posto, secondo i testi irlandesi pagani, il Sidhe, cioè il regno dei morti, degli eroi, degli esseri mitici e degli dei. Il sistema di orientazione rituale dei Celti era tale da contrapporre una parte oscura (il nord) a una luminosa (il sud) secondo una dicotomia molto cara ai druidi. 

Il moto apparente degli astri era tenuto in grande considerazione dai Celti. Dovendo effettuare uno spostamento rituale, essi stavano bene attenti a effettuarlo da sinistra verso destra, cioè nella direzione della rotazione della sfera celeste; compierlo nel senso opposto avrebbe significato sventura. L'antica letteratura irlandese è molto chiara in proposito, e ancora oggi coloro che si recano in pellegrinaggio ai resti del monastero di Clonmacnoise, posto al centro dell'Irlanda sulle rive del fiume Shannon, fondato tra il 545 e il 548 dal monaco Ciaran, devono pregare eseguendo tre giri completi del sito nella direzione del moto apparente del Sole. Il rito della circumambulazione concorde con la sfera celeste è presente anche nelle processioni cristiane in Bretagna.

Tornando ai criteri di orientazione dei luoghi di culto, dobbiamo rilevare che la direzione equinoziale potrebbe essere correlata con la data della Pasqua che, come è noto, si celebra attualmente nella domenica successiva al primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera. Essendo dunque una data mobile, l'azimut del Sole nascente a Pasqua non poteva essere codificato in maniera fissa. L'equinozio di primavera cadeva in quell'epoca il 18 marzo del calendario giuliano, e la Chiesa celtica festeggiava la Pasqua calcolandone la ricorrenza giuliana non mediante il Ciclo di Metone, come prevedeva la Chiesa Romana, bensì con il ciclo di Anatolio di Laodicea, basato su un periodo di 84 anni per la ricorrenza delle date pasquali. Questo ciclo derivava dagli scritti di Sulpicio Severo, vissuto nei primi secoli dopo Cristo nel sud della Gallia, curiosamente più o meno nelle stesse zone in cui fu messo a punto il calendario celtico di Coligny. Va ricordato, a questo proposito, che nel 1983 D. O' Croinin, dell'Università di Galway (Irlanda), ha scoperto nella Biblioteca Antoniana di Padova un manoscritto redatto prima dell'XI secolo e comprendente estratti di manoscritti precedenti, su alcuni fogli del quale è ricopiata una tavola che riproduce il ciclo pasquale di Anatolio, a partire dalla prima metà del IV secolo d.C. 

La decisione di rendere la Pasqua festa mobile scatenò nella Chiesa celtica, nel III e IV secolo, furiose dispute, né valse a placarle l'adozione di un algoritmo di calcolo noto come Ciclo di Dionigi, dal nome di Dionigi il Piccolo (Dionysious Exiguus), che nel IV secolo costruì una tavola utile per calcolare la data della Pasqua avanti e indietro nel tempo, sfruttando il fatto che la Pasqua si ripete nella stessa data del calendario giuliano ogni 532 anni. Solamente dopo il 541 si ebbe una graduale accettazione del metodo basato sul Ciclo di Dionigi all'interno della Chiesa Celtica. Nell'Irlanda meridionale esso fu adottato nel 630, ma solo nel 703 in varie parti della Britannia, nel 731 in altre, nel 716 nella Scozia, nel 768 nel Galles.

 

La collina di Tara (Temair) era il luogo dove risiedeva il re supremo d'Irlanda. I reperti archeologici presenti sulla collina, che si trova nella contea di Meath, ci mostrano tracce degli antichi insediamenti che fecero di questo un luogo sacro sin dal 2000 a.C. La struttura posta sulla collina di Tara mostra interessanti allineamenti astronomicamente significativi.

La cronologia degli eventi importanti e il conteggio degli anni e dei secoli erano basati sul metodo introdotto da Dionigi il Piccolo e ratificato dal Concilio di Nicea nel 325, ma anche su conteggi tradizionali basati sulla data di inizio del mondo (!), come stabilito in un antico testo irlandese chiamato Il Libro dei Quattro Maestri; basta consultare gli Annali dell'Ulster o gli Annales Domus Fratrum de Multifernan per rendersene conto: per molti secoli, vi sono riportate doppie o triple datazioni. L'Irlanda agli inizi del V secolo era divisa in quattro province indipendenti e sempre in lotta tra di loro: l'Ulaid (l'attuale Ulster) a nord, il Leinster a est (con capitale Tara, dove risiedeva il re supremo), il Munster a sud e il Connacht a ovest; al centro vi era un quinto piccolo territorio, il Meath. L'Ulster fu il primo territorio a essere cristianizzato da San Patrizio ed espresse gli anonimi monaci che compilarono le preziose cronache conosciute come gli Annali dell'Ulster, che vanno dal 431 fino al 1500 circa. Gli annali riportano non solo le numerosissime guerre tra una provincia e l'altra, elencando in (cattivo) latino e in antico gaelico i vinti, i vincitori, i morti di rilievo, ma anche le date di insediamento e di morte di vescovi, abati e santi, gli incendi di chiese e monasteri, le pestilenze, le carestie, i fenomeni naturali di rilievo e quelli astronomici. Per quanto riguarda la cronologia, essa appare molto singolare. Ad esempio, all'inizio della sezione relativa al 460, anno della morte di papa Leone I, troviamo: "Kl. Ienair 6 f., l. 23. Anno Domini .cccc.lx., .iiiimdclxiiii.", in cui rileviamo le calende di gennaio (Kl. Ienair 6 f.), l'età della Luna corrispondente al 23° giorno dopo il novilunio (l. 23.), la datazione secondo Dionigi il Piccolo (Anno Domini.cccc.lx.,), cioè l'anno 460, e quella secondo il Libro dei Quattro Maestri, cioè l'anno 4664 (.iiiimdclxiiii.) dalla creazione del mondo. Si noti il modo inusuale di scrivere il numero 4000 in cifre romane: non MMMM, ma IIIIM; questo modo è tipico degli Irlandesi, i quali peraltro scrivevano i numeri romani con lettere minuscole del loro alfabeto celtico. 

Nelle citazioni estratte dagli Annali dell'Ulster troviamo frequenti riferimenti alle cronache di Beda il Venerabile, monaco benedettino anglo vissuto in Northumbria intorno al VI-VII secolo, il quale scrisse numerose opere di argomento astronomico che furono un importante punto di riferimento nei sei secoli successivi. Il computo degli anni di Beda il Venerabile era diverso di un anno rispetto a quello in uso presso la Chiesa di Roma, e in molti passi di inizio anno viene riportata anche la datazione secondo Beda. Il riferimento a Beda il Venerabile dimostra che gli Annali dell'Ulster furono compilati dal 500-600 in avanti ed estesi contemporaneamente all'indietro per un secolo. Negli Annali dell'Ulster troviamo citate ben 10 eclissi di Sole, 12 di Luna, 6 passaggi di comete e 6 aurore boreali. Negli Annales Domus Fratrum de Multifernan, che furono estesi all'indietro nel tempo fino all'anno 45, sono registrate 6 eclissi di Sole, 8 eclissi di Luna e 4 passaggi di comete. I monaci irlandesi che scrissero gli Annales eseguirono un'accuratissima analisi delle Sacre Scritture con l'obiettivo di dare una collocazione cronologica a eventi importanti per il Cristianesimo. Ad esempio, nell'anno 49 è riportata questa curiosa citazione: "Ob. beata virgo Maria, anno vite sue lxiii"; la Madonna sarebbe dunque morta a 63 anni nell'anno 49. Gli Annales riportano moltissimi altri fatti interessanti, ma quello che salta all'occhio è che questi monaci erano veri esperti di calendari, di sistemi di conversione tra un computo e un altro e di metodi di misura del tempo, in quanto sapevano abilmente districarsi nelle complicate questioni di cronologia antica.

 

 

Scheda autore

Adriano Gaspani. Lavora presso l'Osservatorio Astronomico di Brera (Milano), dove attualmente svolge l'attività di system manager presso il locale Centro di Calcolo. Dal 1974 è membro del GEOS (Gruppo Europeo d'Osservazione Stellare). Da molti anni si occupa di archeoastronomia, avendo inaugurato l'applicazione di tecniche di ricognizione e analisi computerizzata di siti preistorici e protostorici basate su Reti Neuronali Artificiali e sulla Fuzzy Logic, con particolare riferimento ai reperti risalenti alla cultura celtica.

 

 


Sommario La necropoli del Priamar