- Paleolitico superiore -

 

Uluzziano

Il più antico complesso italiano riferibile al Paleolitico superiore è l'Uluzziano, così denominato dal giacimento della Grotta del Cavallo di Baia di Uluzzo nel Salento. L'Uluzziano si sviluppa durante l'intervallo di tempo compreso fra la fine del Würm II-III e l'inizio dell'interstadio di Arcy. Nonostante presenti delle affinità con il Castelperroniano (simili punte a dorso curvo) è probabile che esso rappresenti una formazione locale di derivazione musteriana. Mentre nei depositi della Grotta del Cavallo è ben evidente la differenziazione tra il Musteriano finale e l'Uluzziano, alcune industrie del Musteriano denticolato della Toscana (rinvenimenti di superficie a Galceti, Impruneta, S. Lucia II) presentano degli elementi proto-uluzziani.

L'industria litica è caratterizzata da una netta prevalenza dei grattatoi sui bulini, da una presenza non abbondante di strumenti a dorso e da una forte incidenza di elementi di tradizione musteriana. Tra gli strumenti figurano le tipiche semilune a dorso spesso, ottenute di solito con ritocco bipolare, le microchâtelperrons (piccole punte a dorso ricurvo), i becchi-troncatura, le troncature spesse su scheggia, i pezzi scagliati e i raschiatoi con ritocco semierto a piccoli stacchi lamellari paralleli ("ritocco di San Romano"). L'industria ossea comprende zagaglie cilindro-coniche di varia tipologia e punteruoli. 

Nei depositi della Grotta del Cavallo sono state distinte tre differenti fasi:

- Uluzziano arcaico (strato E III): caratterizzato da una forte incidenza del substrato con predominanza di raschiatoi; abbondanti anche i pezzi scagliati e i grattatoi (di solito frontali corti); scarse sono le punte a dorso ricurvo e le semilune.

- Uluzziano medio o evoluto (strati E II-I): caratterizzato da una diminuzione della frequenza del substrato e dei grattatoi mentre aumentano i pezzi scagliati e gli strumenti a dorso (in particolare semilune e microchâtelperrons).

- Uluzziano recente (strato D): torna ad aumentare il substrato con prevalenza di denticolati mentre diminuiscono i pezzi scagliati e gli strumenti a dorso; tipici sono i grattatoi carenati e a muso e lame-raschiatoi di tipo aurignacoide. Compaiono anche particolari oggetti di ornamento come le conchiglie forate.

In Puglia l'Uluzziano è conosciuto anche nella Grotta di Uluzzo (in una fase recente), nella Grotta Cosma, nella Grotta Bernardini e nella Grotta delle Veneri; nel Gargano alla Foresta Umbra, nel Barese a Falce del Viaggio e nel Brindisino a Torre Testa. In Campania è stato riconosciuto in un livello della Grotta di Castelcivita (Salerno) compreso tra un orizzonte musteriano e uno protoaurignaziano; in provincia di Avellino è attestato a Tornola. In Toscana è documentato nella Grotta La Fabbrica (Grosseto, con una situazione stratigrafica uguale a quella di Castelcivita), a Indicatore (Arezzo), San Romano (Pisa), Salviano e a Maroccone (Livorno).

 

Grotta di Uluzzo. 1-5: grattatoi, 6: bulino, 7-9: strumenti a dorso, 10: pezzo scagliato, 11: punta, 12: scheggia ritoccata, 13: raschiatoio (da Broglio-Kozlowski 1986, p. 255)

 

Proto-Aurignaziano

Con questo termine viene chiamato l'insieme delle industrie aurignaziane che si sviluppa nella fase Hengelo-Arcy e che precede cronologicamente l'Aurignaziano antico. Secondo Palma di Cesnola si possono distinguere due facies:

- a lamelle Dufour: caratterizzata da lamelle a ritocco marginale (10-40%), da una lieve predominanza dei bulini (ben documentati i bulini carenati) sui grattatoi (di tipo a muso e carenati) e da una notevole quantità di strumenti a ritocco erto. Il Proto-Aurignaziano a lamelle Dufour deriva probabilmente dall'Aurignaziano occidentale, in particolare dai complessi più arcaici a lamelle Dufour della regione cantabrica (strato 7 di Cueva Morin). E' documentata al Riparo Tagliente e al Riparo di Fumane (Veneto), nello strato G del Riparo Mochi (Imperia; con notevole abbondanza di lamelle a dorso marginale), alla Vallombrosina (Firenze) e a Grotta La Fabbrica (Grosseto). Nella Grotta di Castelcivita (Salerno) è attestato un livello a lamelle Dufour (datato a 32930 ± 720 anni dal presente) al quale è sovrapposto un altro livello protoaurignaziano (datato a 31950 ± 650 anni dal presente) caratterizzato da piccole punte a dorso marginale diretto bilaterale, simili alle punte di Krems e a quelle di Font Yves, in associazione alle lamelle Dufour.

- Non Dufour: caratterizzata dall'equilibrio della proporzione bulini-grattatoi, da grattatoi carenati e dall'abbondanza di raschiatoi, schegge ritoccate e denticolati; gli strumenti a ritocco erto sono meno numerosi rispetto alla facies precedente, con predominanza di troncature e becchi. In base alla presenza di qualche strumento a dorso spesso, al substrato con predominanza di denticolati e al ritocco tipo "San Romano" è ipotizzabile una sua derivazione dall'Uluzziano. E' conosciuta a Vadossi (Montalcino), a Punta Safò (Catanzaro) e a Grotta di Serra Cicoria (Lecce).

 

Aurignaziano classico

Questo complesso è caratterizzato da una notevole quantità di grattatoi (in particolare, carenati e a muso) e da lame ritoccate. Nell'industria su osso è presente la punta a base spaccata tipica dell'Aurignaziano I occidentale. E' conosciuto in Liguria al Riparo Mochi (strato F), alla Grotta dei Fanciulli (strato K) e alla Grotta del Caviglione; nel Lazio alla Grotta del Fossellone e in Sicilia nel Riparo di Fontana Nuova (Ragusa). L'industria della Grotta del Fossellone è caratterizzata dall'uso di piccoli ciottoli di selce lavorati con la tecnica bipolare; per questo motivo Blanc denominò "Circeiano" le industrie aurignaziane di questa grotta. Anche a Grotta Barbara, presso S. Felice Circeo, è stata rinvenuta un' industria a piccoli ciottoli. E' probabile che l'Aurignaziano classico derivi dall'Europa occidentale da cui si sarebbe diffuso lungo il versante tirrenico. Parallelamente alla facies classica si è sviluppata una tradizione locale di origine protoaurignaziana documentata a Serino (Avellino, 31200 ± 650 anni dal presente) e nella Grotta della Cala a Marina di Camerota (Salerno, 29800 ± 870 anni dal presente).

 

Riparo Mochi (strato G). 1-4: grattatoi, 5-7: bulini, 8-12: lamelle Dufour (da Broglio-Kozlowski 1986, p. 264)

 

Gravettiano

E' conosciuto solamente in una fase evoluta e finale.

Gravettiano evoluto

Gravettiano a punte a dorso o indifferenziato. Industrie caratterizzate da punte a dorso con frequenza di micogravettes e prive di elementi specializzati; i bulini e i grattatoi sono piuttosto scarsi. E' noto in Liguria al Riparo Mochi (strato D inferiore); in Campania alla Grotta della Cala (strati Beta I-II) e alla Grotta della Calanca (strato B inferiore); in Puglia alla Grotta Paglicci (strato 22). Dal Gravettiano a punte a dorso si differenziano dei gruppi caratterizzati dalla comparsa di tipi speciali o dallo sviluppo di alcuni gruppi tipologici.

- Gravettiano a bulini di Noailles: noto soprattutto in Liguria (Riparo Mochi, strato D medio e superiore), Toscana (Laterina) e in Campania (Grotta della Cala, strato Q - Grotta della Calanca, strato B superiore). E' caratterizzato dalla prevalenza dei bulini (17,8-46,3%) sui grattatoi (20-21%); maggiormente rappresentati sono i bulini su ritocco e i grattatoi frontali lunghi. Il bulino di Noailles è frequente soltanto in Liguria e in Toscana; in Campania è presente un tipo di bulino privo di tacca d'arresto (para-noailles). Tra gli strumenti a dorso prevalgono le microgravettes mentre il substrato (in particolare, lame ritoccate) è presente in modo più significativo soltanto in un momento finale. Le industrie del Riparo Mochi e di Laterina presentano delle forti affinità con la facies classica dell'Europa occidentale; è ipotizzabile pertanto una provenienza dalla Francia del Gravettiano a bulini di Noailles.

 

Gravettiano a bulini di Noailles, Riparo Mochi. 1-4: grattatoi, 5-7: bulini di Noailles, 8-10: gravette, microgravette, 11-12: lamelle, 13: e coltello a dorso (da Broglio-Kozlowski 1986, p. 300)

 

- Gravettiano a rare punte di La Font Robert: documentato nello strato 21 della Grotta Paglicci. L'industria presenta delle analogie con le quelle dello strato sottostante ma dal quale si differenzia per la presenza dei bulini su ritocco e per la punta di La Font Robert.

- Gravettiano a dorsi troncati: documentato in Puglia negli strati 20-19b della Grotta Paglicci e nello strato B della Grotta delle Veneri (Parabita). L'industria è caratterizzata dalla predominanza dei grattatoi sui bulini, da un progressivo aumento dei dorsi troncati, da microgravettes e punte di La Gravette.

 

Gravettiano finale

- Gravettiano finale a rari bulini di Noailles: caratterizzato da un forte sviluppo dei bulini e dei grattatoi, scarsa presenza di strumenti a dorso, substrato abbondante (in particolare, lame ritoccate) e presenza di qualche punta a faccia piana di tipo solutreano e bulini di Noailles (di dimensioni maggiori rispetto ai tipi del Gravettiano evoluto). E' attestato in Liguria (Grotta dei Fanciulli a Grimaldi, strato G) e in Toscana (Monte Longo, Arezzo).

- Gravettiano finale a punte a dorso angolare: l'industria è caratterizzata da dimensioni più ridotte rispetto a quelle del Gravettiano evoluto, scarsa incidenza di bulini e grattatoi, abbondante presenza di strumenti a dorso (soprattutto microlitici) e rari pezzi foliati; particolari risultano essere le punte a dorso angolare o ricurvo. Conosciuto nell'Italia sud-orientale e in particolare negli strati 19a e 18b della Grotta Paglicci sembra derivare dal Gravettiano evoluto a dorsi troncati. Le datazioni di questa facies oscillano tra 20730 ± 290 e 20160 ± 160 anni dal presente.

 

Epigravettiano

A differenza di ciò che accade nell'Europa occidentale i complessi del Solutreano e del Maddaleniano non si sviluppano in Italia. Con il termine Epigravettiano italico, pertanto, vengono definite tutte le industrie postgravettiane originatesi dal Gravettiano evoluto-finale sino alla fine del Tardiglaciale. Laplace (G. Laplace, Les subdivisions du Leptolithique italien (Etude de typologie analytique), B.P.I. 73, pp. 25-63, 1964) ha proposto una suddivisione dell'Epigravettiano in tre fasi.

Epigravettiano antico

Epigravettiano antico a strumenti foliati

- Epigravettiano antico iniziale è attestato in Puglia (Grotta Paglicci, strato 18a), in Liguria (Riparo Mochi, strato C) e in Toscana (Aia del Colle e Gavorrano). L'industria di questa fase presenta delle affinità con quelle del Gravettiano finale: abbondante presenza di bulini, dei grattatoi e del substrato, presenza di foliati (in particolare, punte a faccia piana); le punte e le lame a dorso sono debolmente rappresentate. Le differenze con il Gravettiano finale consistono nella scomparsa dei bulini di Noailles e in una maggiore incidenza dei foliati. Questa fase iniziale è collocabile in Puglia alla fine dell'Interstadio di Laugerie.

- Epigravettiano antico a foliati: rispetto alla fase precedente i foliati presentano una maggiore varietà tipologica. Oltre alle punte a faccia piana le industrie sono caratterizzate da troncature, raschiatoi foliati, grattatoi ogivali e punte a cran a ritocco erto. E' rappresentato in Puglia (Grotta Paglicci, strato 17 e Grotta delle Veneri), in Liguria (Caverna delle Arene Candide, focolari 6-4), in Campania (Grotta della Cala delle Ossa) e probabilmente nel Lazio (Cavernette Falische, Riparo di Biedano). La struttura delle industrie varia comunque nelle diverse aree: la percentuale dei foliati ad esempio è più alta in Puglia rispetto al versante tirrenico. Questa fase si sviluppa tra gli Interstadi di Laugerie e Lascaux.

Epigravettiano antico a pezzi a cran

Fase caratterizzata dallo sviluppo degli elementi a cran e dalla rarefazione o scomparsa dei foliati. E' attestato in Puglia (Grotta Paglicci strati 16-10, Taurisano strati 23-6, Grotta delle Mura), in Abruzzo (Riparo Maurizio strati 14-12, Grotta Clemente Tronci strati H-C), nella Marche (Ponte in Pietra), in Veneto (Grotta di Paina), in Liguria (Arene Candide focolari 3-1, Grotta dei Fanciulli focolare F), in Toscana (Poggio alla Malva), nel Lazio (Corchiano), in Calabria (Grotta del Romito livello 34) e in Sicilia (Canicattini Bagni, Grotta Niscemi). La serie stratigrafica più completa è quella degli strati 16-10 della Grotta Paglicci in cui sono stati distinti tre orizzonti: uno inferiore (strati 16-15) con forte incidenza dei crans e dei dorsi, i bulini predominano sui grattatoi; uno medio (strati 14-12) con rarefazione dei crans, i grattatoi predominano sui bulini, diminuzione dei dorsi; uno finale (strati 11-10) con debole presenza dei crans, i bulini predominano sui grattatoi, rari dorsi, sviluppo del substrato. Le principali datazioni dell'Epigravettiano antico a pezzi a crans sono: strato 10 della Grotta Paglicci: 15320 ± 250 anni dal presente, Taurisano tra 16050 ± 160 e 15600 ± 120 anni dal presente.

 

Epigravettiano antico a pezzi a cran. Grotta di Paina, 1-4: punte a cran. Grotta Paglicci, 5-6: punte a faccia piana, 7: punta a cran (da Broglio-Kozlowski 1986, p. 304)

 

Epigravettiano evoluto

Non presenta dei caratteri specifici tanto che nei momenti iniziali è ancora simile all'Epigravettiano antico mentre in una fase più avanzata sembra anticipare l'Epigravettiano finale. Laplace lo ha suddiviso in due parti, una caratterizzata dal predominio dei bulini sui grattatoi e la seconda dall'inversione del rapporto. Successivamente è stata distinta un'ulteriore sottofase iniziale caratterizzata da una particolare abbondanza dei bulini. Le industrie di questa fase sono di dimensioni più ridotte rispetto all'Epigravettiano antico e talvolta di fattura più scadente. All'inizio persistono ancora i crans, i bulini sono numerosi (in particolare, i tipi semplici e su frattura) e tra i grattatoi sono prevalenti i frontali lunghi. Alla fine la quantità dei grattatoi (in particolare, frontali corti) è maggiore rispetto a quella dei bulini, aumentano i dorsi e, in alcune aree, sono documentati i geometrici (in particolare, triangoli). L' Epigravettiano evoluto è attestato in Puglia (Grotta Paglicci strati 9-8, Riparo C delle Cipolliane strato 3), in Abruzzo (Grotta di Ciccio Felice, Riparo Maurizio), in Liguria (Grotta dei Fanciulli focolari E-C3), in Campania (Grotta della Cala a Marina di Camerota), nel Lazio (Palidoro strato B, Cenciano Diruto strati II-I, Riparo di Biedano strati IV-III) e in Sicilia (San Corrado).

 

Epigravettiano finale

In questa fase si sviluppano dei complessi a diffusione regionale che si differenziano notevolmente fra loro. I caratteri comuni sono: aumento dei grattatoi (in particolare, frontali corti, unguiformi, circolari e semicircolari), regresso qualitativo e quantitativo dei bulini, frequenza delle punte a dorso ricurve, diminuzione di gravettes e microgravettes, sviluppo dei dorsi troncati e talvolta dei geometrici (in particolare, segmenti, triangoli e trapezi), diffusione del microbulino e del microlitismo, minore indice di laminarità. Sono state individuate cinque principali aree: medio a altro Adriatico (Riparo Tagliente-Verona, Piancavallo-Pordenone, Viotte e Andalo-Trento, Grotta della Ferrovia e Grotta del Prete-Ancona), versante sud-orientale (Puglia: Riparo Paglicci strati 7-1, Grotta delle Mura, Grotta di Santa Croce, Riparo C delle Cipolliane, Taurisano, Bocca Cesira, Ponte Zecca, Grotta Romanelli), versante alto-tirrenico (Liguria: Grotta dei Fanciulli focolari D-C, Riparo Mochi strato A, Arene Candide strati C III-I, Arma dello Stefanin, Arma di Nasino. Toscana: Grotta delle Campane, Isola Santa strato 5), versante medio e basso tirrenico (Campania: Grotta della Cala strati L-F, Grotta Erica, Grotta La Porta, Grotta del Mezzogiorno. Lazio: Grotta Polesini strati 12-1, Riparo Biedano strato I, Riparo Salvini, Grotta Jolanda, Peschio Ranaro. Sicilia: Grotta dell'Acqua Fitusa, Grotta di San Teodoro, Grotta di Levanzo).

Negli strati E-A della Grotta Romanelli è stata riconosciuta una facies denominata "Romanelliano". E' distinta in due fasi: una con maggiore quantità di dorsi troncati e dall'abbondanza di punte, l'altra caratterizzata da un notevole sviluppo dei grattatoi, in particolare dei tipi circolari. Le datazioni assolute oscillano fra 10640 ± 100 e 9880 ± 100 anni dal presente. Una fase terminale del Romanelliano di età olocenica, denominata "Epiromanelliano", è stata individuata nella Grotta del Cavallo, nello strato 1 del Riparo C della Cipolliane, nella Grotta di Uluzzo, nello strato C della Grotta delle Prazziche e nello strato A della Grotta-Riparo C. Cosma. Questa fase è caratterizzata da frammenti semilunari di conchiglie di Pectunculus

 

Fonte:

Broglio A. - Kozlowski J., Il Paleolitico – Uomo, ambiente e culture, Jaca Book, Milano 1986 , pp. 268, 298-305

Cocchi Genik D., Manuale di Preistoria, Paleolitico e Mesolitico, volume I, Octavo, Firenze 1994 , pp. 191-215

 

 


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