- Paleolitico
inferiore -
1.
Fase arcaica
Ad eccezione di alcuni sporadici
casi che si collocano in un arco temporale fra 1,0 e 0,8
milioni di anni, un gruppo più consistente di siti sembra
riferibile a circa 700.000 anni e per un secondo gruppo pare
probabile un’età tra 700.000 e 500.000 anni.
La documentazione italiana dei
primi 300.000 anni quindi, da 1,0 a circa 0,7 milioni di
anni fa, è insufficiente per tracciare un quadro completo
dei fenomeni culturali. Raramente i manufatti litici si
presentano in associazione con resti faunistici e mai sono
stati rinvenuti in suolo di abitato organizzato. Molto
spesso l'insieme dei reperti è numericamente scarso o
addirittura si tratta di reperti isolati dei quali è
difficile un inquadramento culturale. Trattandosi inoltre di
raccolte di materiali di superficie spesso è anche
difficile un loro sicuro inquadramento cronostratigrafico.
Restano tuttavia da approfondire
alcuni particolari aspetti. Da una parte è necessario
chiedersi quale sia la reale entità della documentazione
per il periodo compreso fra circa 1,0 e 0,7 milioni di anni;
forse una più attenta lettura dei dati a disposizione
ridurrebbe a ben pochi i siti su cui confermare o meno
l’esistenza in Italia di uno stadio tecnologico privo di
bifacciali e anteriore ai 700.000 anni. D’altra parte è
interessante chiedersi come mai la quantità e la qualità
delle informazioni sia così scarsa; non è improbabile a
questo proposito che ci si trovi di fronte ad un modello
particolare di popolamento, diverso da quelli anche di
epoche poco successive, vale a dire caratterizzato da
sporadiche, saltuarie e limitate presenze, interrotte da
lunghi periodi di abbandono.
Cà Belvedere di Monte
Poggiolo (Forlì). La
serie stratigrafica è caratterizzata alla base da argille
marine. Una datazione assoluta eseguita su frammenti di
conchiglie ha restituito un'età di 1,54 (± 0,34) milioni
di anni dal presente. Al di sopra di questo strato insistono
depositi ghiaiosi dello spessore di circa 4 metri che ha
restituito le industrie; tali depositi evidenziano una
polarità magnetica inversa e sono considerati antecedenti
il limite Matuyama/Brunhes (0,73 milioni di anni). I pollini attestano ambienti
differenti con elementi di montagna e di pianura di clima
freddo e umido a carattere montano. L'industria si
caratterizza per un'alta percentuale di ciottoli silicei per
lo più lavorati con pochi distacchi. Sono numerosi i choppers
uni o bifacciali; tra le schegge sono molto frequenti le
calotte, le schegge corticate e gli spicchi. I talloni
naturali sono di gran lunga i più numerosi. Tra gli
strumenti su scheggia, per lo più a ritocco semplice, sono
abbondanti i denticolati, i raschiatoi e i grattatoi.
Un intenso lavoro di prospezione
sul terreno ha permesso l'individuazione in Emilia Romagna
di altre industrie su ciottolo che sulla base dei dati
stratigrafici e di datazioni assolute vengono attribuiti al
Pleistocene inferiore. Questi giacimenti sono dislocati
lungo il Pedeappennino ad una quota di circa 100-200 metri
s.l.m: Cà Romanina, Cà Bianca e Cà Poggio (Bologna);
Serra (Castelbolognese); Podere Canestri (Forlimpopoli); Cà
Paradiso di Covignano (Rimini).
Costa del Forgione, Irsina
(Basilicata). Una scheggia è stata rinvenuta al di sotto delle ghiaie sabbiose fluviali contenenti i più antichi prodotti eruttivi del Vulture e datate con il metodo K/Ar a 850.000 anni.
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Irsina.
Scheggia (da
AA.VV. 1984, p. 127)
|
Monte Peglia (Umbria). All'interno di una cavità
carsica sono state riconosciute due distinte associazioni
faunistiche riferibili all'inizio del Cromeriano. Nelle
immediate vicinanze del deposito vennero recuperati alcuni
strumenti litici (due schegge e un chopper in calcare
silicizzato, una scheggia in quarzite, uno strumento in
calcare) che non sono in diretta associazione con le faune
ma alle quali si possono probabilmente riferire per la
presenza di laccature ferromanganesifere simili a quelle
riscontrabili sui resti faunistici. Fra gli animali presenti
si ricordano: un primate (Macaca florentina), un
bovide di piccola taglia (Leptobos), l'orso (Ursus
etruscus), la tigre dai denti a sciabola (Homotherium
crenatidens), lo sciacallo (Canis arnensis, Canis
etruscus), i roditori (Mimomys, Neomys, Allophaiomys).
Collinaia (Toscana). La maggior parte degli strumenti è
ricavata da liste di diaspro oltre che da ciottoli della
stessa materia prima. Sono presenti choppers
unifacciali e bifacciali mentre scarsa è la presenza di
industria su scheggia.
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Collinaia.
Choppers
unifacciali (da
AA.VV. 1984, p. 125) |
Bibbona (Toscana) . Il sito è costituito da sedimenti
marini lasciati dalla risalita del livello delle acque al
momento dell'interglaciale Günz-Mindel.
Sono presenti tre concentrazioni di strumenti, in una delle
quali, la densità di materiali particolarmente alta
fa ritenere che l'industria fosse in giacitura primaria. I
manufatti sono ricavati da ciottoli di selce, quarzite,
diaspro e quarzo. E' predominante l'industria su ciottolo
(76,9%): choppers unifacciali (60,5%), bifacciali
(36,68%), poliedri (0,72%); più scarsa è la componente su
scheggia (11,17%): raschiatoi e denticolati.
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Bibbona. Choppers
bifacciali a più distacchi (da
AA.VV. 1984, p. 123) |
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Bibbona. 1: chopper
unifacciale a più distacchi sovrapposti, 2: chopper
a due distacchi isolati, 3: chopper unifacciale a
più distacchi sovrapposti ottenuto da metà ciottolo, 4: chopper
unifacciale con tranchant in forma di encoche, 5:
chopper unifacciale ad un solo distacco e ritocchi
complementari al suo interno (da
AA.VV. 1984, p. 122)
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Arce e Fontana Liri (Lazio). La totalità dei
manufatti è in calcare e si riscontra una grande
uniformità tipologica. L'industria comprende sia strumenti
su ciottolo (choppers e chopping-tools) sia
strumenti su scheggia, su calotta e su spicchio (raschiatoi
semplici o trasversali con ritocco denticolato).
Colle Marino (Lazio). In una formazione di limi
sabbiosi sono stati rinvenuti numerosi manufatti ricavati da
ciottoli irregolari e blocchi di calcare: choppers,
poliedri, denticolati, rari raschiatoi e schegge di grandi
dimensioni. La formazione di limi occupa una posizione
stratigrafica ben precisa e per questo è possibile
attribuire all'industria un'età di circa 800.000 anni.
Castro dei Volsci (Lazio). L'industria, molto
abbondante, comprende una forte percentuale di choppers
generalmente bifacciali e con dimensioni molto variabili,
strumenti scheggia, discoidi e, con minore frequenza,
raschiatoi semplici, poliedri e numerose schegge con tallone
liscio, nonché nuclei su ciottoli di quarzite.
Casella di Maida (Calabria). L'esplorazione sistematica
del giacimento ha portato alla scoperta, dopo le prime
raccolte di superficie, del livello di provenienza dei
manufatti litici e a una precisazione della serie
stratigrafica. L'industria litica, per lo più ricavata da
ciottoli di quarzo e quarzite, è caratterizzata da numerosi
strumenti su ciottolo (choppers, poliedri, discoidi)
e su scheggia (raschiatoi e denticolati). La datazione
avanzata per questo giacimento oscilla fra i 700.000 ed i
500.000 anni.
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Casella
di Maida. 1: discoide, 2: poliedro (da
AA.VV. 1984, p. 120)
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2.
Fase
d'Isernia Isernia la Pineta (Molise). Al di sopra di
sedimenti di origine lacustre è stato individuato un primo
insediamento ricoperto da sedimenti limosi di origine
fluviale; al di sopra di esso poggia un secondo abitato
sepolto da depositi di origine vulcanica datati con il
metodo K/Ar a 736.000 anni dal presente (± 40.000 anni). I
dati palinologici e paleontologici hanno consentito
un'ottima ricostruzione di un ambiente di tipo
steppa-prateria arborata. Sulla paleosuperficie inferiore,
costituita da migliaia di reperti faunistici, blocchi di
travertino, ciottoli di calcare e manufatti litici, sono
stati raccolti resti di grandi dimensioni di elefante, bisonte,
rinoceronte, orso, ippopotamo e daino. Questo deposito è
stato interpretato come una sorta di bonifica per rendere
praticabile l'area dopo uno straripamento del fiume.
L'industria litica è costituita da strumenti su scheggia in
selce e choppers in calcare. Tra gli strumenti su scheggia,
generalmente di piccole dimensioni, sono maggiormente
rappresentati i denticolati, spesso carenati e con tallone
liscio inclinato. L'industria è caratterizzata, oltre che
da una scelta di origine funzionale della materia prima
(selce per gli strumenti su scheggia, calcare per quelli su
ciottolo), anche da una evidente standardizzazione
tipologica, con una notevole varietà di forme per la quale
si rivelano insufficienti le classificazioni generalmente
adottate. Non sono emerse strutture riferibili a focolari;
alcuni indizi però, come chiazze di argilla arrossata per
l'esposizione a una sorgente di calore, lasciano supporre la
conoscenza del fuoco. Di rilievo è anche l'utilizzo
di sostanze coloranti, attestato da tracce di ocra su alcuni
ciottoli (Cocchi Genick 1994, pp. 114-116).
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Isernia
La Pineta. 1: grattatoio, 2-5 raschiatoi, 6-7:
incavi clactoniani, 8-9: choppers (da
Broglio-Kozlowski 1986, p. 107) |
Loreto di Venosa (Basilicata). Il giacimento, situato in un antico bacino lacustre, ha
restituito una sezione stratigrafica di circa 30 metri di
spessore. Le industrie litiche riferite al Tayaziano si
trovano nel livello A costituito da un suolo di abitato di
circa 15 m2
con elevata densità di manufatti e ossa. L'industria è
associata a resti faunistici (cervo, cavallo di Stenone,
capriolo, macairodonte, orso di Deninger, ecc.) che
permettono di collocarla nella prima metà del Mindel. I
numerosi scarti di lavorazione attestano un'intensa
attività di scheggiatura sul posto. L'industria litica è
caratterizzata da schegge a tallone liscio e prive di
ritocco (52%); tra gli strumenti predominano i raschiatoi
diritti o convessi a ritocco sopraelevato e denticolati a
intaccature clactoniane; sono presenti anche le punte di
Tayac, una piccola quantità di choppers unifacciali
(17%) in calcare e un bifacciale amigdaloide in selce di
tipo abbevilliano.
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Loreto
di Venosa. Bifacciale
amigdaloide (da
AA.VV. 1984, p. 183)
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Visogliano (Friuli). In base allo studio dei
micromammiferi e ad osservazioni geostratigrafiche il
giacimento viene attribuito al Mindel. Dal
livello superiore proviene un'industria su scheggia di
tecnica clactoniana, con predominanza di raschiatoi semplici
convessi, trasversali diritti o convessi e doppi, spesso
carenati; l'industria del livello inferiore, di dimensioni
più ridotte, comprende raschiatoi semplici diritti o
convessi e denticolati. Alla base del deposito è venuta alla
luce un'industria in calcare costituita prevalentemente da choppers,
chopping-tools e schegge non ritoccate. 3.
Acheuleano Nell'Acheuleano
vengono fatte rientrare le industrie a bifacciali di età
compresa tra i 500.000 e i 150.000 anni. Giacimenti di
questa fase sono molto numerosi in Italia e ciò
attesterebbe un maggiore incremento demografico rispetto
alle fasi precedenti (Cocchi Genick, 1994). Si può prendere
in considerazione l'esistenza di due grandi fasi: una
definibile "Acheuleano arcaico" che sembra
interessare il glaciale del Mindel (forse anche il
Mindel-Riss), e l'altra "Acheuleano più
avanzato" (spesso suddiviso in medio, evoluto,
superiore e finale) appartenente al glaciale Riss. L'Acheuleano
arcaico è attestato lungo quasi tutto il versante
adriatico, dall'Emilia-Romagna alle Marche, all'Abruzzo
fino al promontorio del Gargano. Ad ovest degli Appennini si
trovano testimonianze nei bifacciali di Capri, nei
giacimenti costieri cilentani (Marina di Camerota, Salerno)
e nel Lazio (Fontana Ranuccio). La seconda fase dell'Acheuleano
appare molto complessa e articolata. Si ha l'impressione che
oltre ad un processo evolutivo di carattere generale,
l'industria subisca anche una serie di diversificazioni che
interessano aree più o meno estese. E' diffuso in tutta la
penisola per cui non è facile dare un'immagine dell'Acheuleano
avanzato italiano senza ricorrere ad un'analisi degli
aspetti peculiari delle singole aree (Palma di Cesnola 1992,
pp. 137, 139). Torrente
Ramandato, Gargano (Puglia). Nel sito sono
state distinte due differenti serie: una riferita ad un
Clactoniano antico con prevalenza di choppers, chopping-tools
e schegge clactoniane ed un'altra attribuita ad un
Clactoniano evoluto o Protolevalloisiano, con schegge
ricavate da una tecnica levalloisiana arcaica. Madonna del Freddo (Abruzzo). I reperti recuperati su un
terrazzo alluvionale sono stati riconosciuti di giacitura
secondaria e provenienti da una stazione situata più a
monte. I manufatti presentano, infatti, sui margini e sui
punti maggiormente esposti il distacco di scheggioline e
sbrecciature dovute alle azioni di trasporto e fluitamento
dal sito originario. Che si tratti di scheggiature d'urto e
non di ritocco, lo si rileva dalla presenza di scheggiature
sui margini erti che non avevano alcuna ragione di essere
ritoccati, e soprattutto sul fatto che le scheggiature
naturali sono spesso sovrapposte al ritocco vero e proprio.
L'industria si caratterizza per la presenza di schegge con
piani di percussione lisci e inclinati verso il piano di
distacco, incavi clactoniani, bifacciali, becchi e raschiatoi laterali e
trasversali.
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Madonna
del Freddo. Bifacciali (da
AA.VV. 1984, p. 140)
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Perfugas-Laerru-Martis (Sardegna). Sono state
riconosciute due facies, una più antica (Clactoniano
arcaico) riferibile al glaciale di Mindel ed una più
evoluta riferita al Riss. Altre
stazioni di età mindeliana e rissiana sono state rinvenute
in numerosi siti della Sardegna. Alla facies arcaica si
riferiscono i siti di Riu
Altana tra Laerru e Perfugas e in località Sa Coa de Sa
Multa a Laerru; all'età rissiana i siti di Sa
Pedrosa-Pantallinu presso Perfugas. L'antico popolamento
dell'isola sembra dovuto a gruppi umani che durante il
massimo regressivo glaciale raggiunsero il blocco
sardo-corso sfruttando l'emersione di una penisola che
collegava la Toscana con l'isola di Capraia e superando lo
stretto canale che separava quest'isola da Capo Corso
mediante una qualche forma di navigazione (Martini F. -
Ulzega A., L'insularità e i suoi effetti sul popolamento
umano delle isole del Mediterraneo nel Pleistocene e nel
primo Olocene, R.S.P. XLII, 1989-1990, pp. 271-288).
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Riu Altana.
1: strumento su ciottolo, 2:
incavo carenato (D5), 3:
raschiatoio denticolato (D2), 4:
pezzo scagliato (E1), 5:
raschiatoio lungo (L2) (da
Martini 1992, pp. 184-186)
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Notarchirico, Venosa (Basilicata). Il giacimento si
presenta come una sovrapposizione di diversi suoli di
abitato molto estesi con addensamenti di manufatti associati
a resti di elefanti, bovidi e cervidi. I livelli di
frequentazione sono caratterizzati da industrie a scarsi
bifacciali e industrie su scheggia con assenza di bifacciali
e riferibili ad una fase arcaica dell'Acheuleano. Anche in
questo sito, come per Isernia La Pineta, si può pensare a
ripetute frequentazioni collegate alla caccia, a volte
durature (come dimostra la sistemazione di ciottoli,
strumenti e resti faunistici a costituire un lastricato) a
volte più brevi. Nel
territorio laziale sono state riconosciute tre fasi
cronologicamente differenziate e facies locali
caratterizzate da una limitata estensione territoriale con
siti a carattere occasionale, stagionale o di più lunga
durata. Le tre fasi sono state riconosciute ad
Anagni-Fontana Ranuccio, in uno dei livelli di Lademagne e a
Torre in Pietra e Pontecorvo. Anagni-Fontana Ranuccio (Lazio). Grazie alla datazione
K/Ar dei leuciti (piccoli cristalli di origine vulcanica)
rinvenuti nel paleosuolo antropico è stato possibile
stabilire un'età di circa 458.000 anni per questo sito. La
fauna associata all'industria litica è rappresentata da
elefante, rinoceronte, bue primigenio, cavallo, cervi di
grossa taglia, megacero, orso e castoro. L'industria su
selce e su lava è costituita da pochi bifacciali piuttosto
elaborati, strumenti su scheggia di piccole dimensioni
(raschiatoi, becchi, denticolati), in media sui 2-2,5 cm. e
più raramente di 5-6 cm. L'utilizzazione dell'osso
rappresenta probabilmente l'aspetto più significativo di
questo giacimento. Quasi il 50% dell'industria di
Fontana Ranuccio è costituita da strumenti di osso ottenuti
da schegge di diafasi e porzioni di ossa lunghe che
presentano talvolta ritocchi e tracce di uso prolungato. Nel
sito sono stati rinvenuti anche due incisivi umani
riferibili all'Homo erectus. Cava Pompi, Pofi (Lazio). I manufatti di maggiori
dimensioni (raschiatoi e denticolati) sono stati ricavati su
lava, mentre l'industria su selce mostra un'accentuata
tendenza microlitica. I bifacciali sono assenti. Nel sito
sono stati rinvenuti anche strumenti di osso e alcuni resti
umani attribuibili all'Homo erectus. Lademagne (Lazio). Sono stati rinvenuti una ventina di
bifacciali di aspetto evoluto in due distinti livelli di
sabbie ghiaiose separate tra loro da 5 metri di limi
sabbiosi. I bifacciali non mostrano differenze tipologiche e
tecniche significative malgrado la differente provenienza
stratigrafica. La scarsa fauna rinvenuta comprende in
entrambi i livelli resti di elefante e cervo. Nella
terza fase, quella di età rissiana, sono riconoscibili due
facies: quella di Torre in Pietra e quella di Pontecorvo.
Alla prima facies, databile intorno ai 300.000 anni, si
attribuiscono anche i siti di Malagrotta e Castel di Guido.
Le differenze fra queste due facies, in un primo momento
attribuite ad un divario cronologico (Segre A.G. - Biddittu
I. - Piperno M., Il Paleolitico inferiore nel Lazio, in
Basilicata e in Sicilia, Atti XXIII Riun. Sc. I.I.P.P.,
1982, pp. 177-206) sono state successivamente interpretate
come espressione di differenti gruppi umani coevi, con una
base tecnologica analoga, tra i quali non sarebbero incorsi
contatti diretti (Piperno M., L'Acheuleano e il
Musteriano nel Lazio, Atti XXIV Riun. Sc. I.I.P.P.,
1984, pp. 39-53). Torre in Pietra (Lazio). In questo giacimento sono stati
individuati due livelli antropici, uno acheuleano di età
rissiano e l'altro di età riss-wurmiano. Nel livello m è
presente un'industria di facies acheuleana caratterizzata da
50 bifacciali (30 dei quali in calcare) e da oltre 300
manufatti su scheggia (in particolare raschiatoi e
denticolati) prevalentemente di selce. I bifacciali hanno
spesso ampie porzioni di cortice conservato alla base e si
distinguono nei tipi lanceolati, amigdaloidi e micocchiani.
Rari sono i choppers. In associazione a quest'industria sono
stati rinvenuti anche resti di elefante, cavallo,
rinoceronte, bue, cervo e megacero caratteristici di un
ambiente essenzialmente di prateria a clima temperato.
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Torre in Pietra.
Bifacciali del
livello m (da AA.VV. 1984, p.
171) |
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Torre
in Pietra. Industria su scheggia e su ciottolo del
livello m (da AA.VV. 1984, p. 172) |
Malagrotta (Lazio). Il sito ha restituito una grande
quantità di resti faunisitici (circa 6000): il più frequente è il bue primigenio; sono
presenti anche i resti di un elefante di grossa taglia,
rinoceronte, cavallo, cinghiale, cervo, lupo, castoro,
coniglio e uccelli acquatici (oche, brante, anatre).
L'industria litica, ricavata da ciottoli di calcare e
calcare siliceo e da piccoli ciottoli di selce, è
costituita da bifacciali, alcuni choppers e strumenti
su scheggia (raschiatoi, grattatoi, becchi). Castel di Guido (Lazio). Il giacimento è costituito da
un suolo d'abitato di circa 220 m2
caratterizzato da numerosi resti di animali, strumenti
litici e su osso e resti umani attribuibili all'Homo
erectus. Fra gli animali individuati: Elephas
antiquus, Equus caballus, Bos
primigenius, Cervus megaceros, Cervus elaphus,
Ursus. Gli strumenti litici sono rappresentati da
vari tipi di choppers, chopping-tools e
bifacciali. Ad essi si aggiunge uno strumentario di piccoli
manufatti (alcuni microlitici) ricavati da piccoli ciottoli
di selce o da schegge di selce: raschiatoi, grattatoi,
schegge con incavo clactoniano, becchi e denticolati.
L'industria di Castel di Guido si caratterizza, oltre che
per la presenza di manufatti microlitici, anche per
l'utilizzo dell'osso per la realizzazione di strumenti fra
cui anche amigdale con lavorazione bifacciale. Pontecorvo (Lazio). Dal giacimento provengono circa 60
bifacciali (con alta variabilità nelle dimensioni), rari choppers,
raschiatoi e denticolati. E' documentato l'utilizzo
dell'osso sia da frammenti con tracce d'uso sia da veri e
propri strumenti. La fauna associata a quest'industria
comprende l'elefante antico, il rinoceronte,
l'ippopotamo, il megacero, il bue primigenio, il cervo, il
cavallo e l'Anser erythropus (uccello
acquatico indice di un clima piuttosto freddo). All'età
rissiana sono riferibili altri siti: Grotta del Principe ai Balzi Rossi (Liguria). Le
grotte di Grimaldi (da ovest a est: grotta Costatini, grotta
dei Fanciulli, grotta Florestano, riparo Mochi, grotta del
Caviglione, Barma Grande e grotta del Principe) si aprono ai
piedi di una falesia di circa 100 metri d'altitudine. La
roccia del promontorio di Grimaldi si presenta arrossata ed
è per questo motivo che vengono anche dette dei Balzi
Rossi. La grotta del Principe, la più vasta di quelle
esistenti (35x18x22 metri), ha restituito un'industria in
calcare che presenta forti affinità con il Tayaziano e l'Acheuleano
superiore della grotta di Lazaret (Nizza). E' caratterizzata
dalla presenza di bifacciali cordiformi, discoidi e
subtriangolari, da choppers e raschiatoi. Il
rinvenimento della piccola fauna (topo selvatico, ghiro,
moscardino, topo campagnolo e coniglio) indica il passaggio
da un clima moderatamente temperato ad un clima più fresco.
Dal deposito di età rissiana è emerso anche un osso iliaco
destro. Monte Conero (Marche). Nel giacimento sono state
individuate due sequenze stratigrafiche, una riferita al
Musteriano di tecnica Levallois sovrapposta ad un livello
piuttosto arcaico dell'Acheuleano. L'industria, in calcare
selcioso e selce, è costituita da bifacciali di forma
prevalentemente subtriangolare, poliedri, choppers,
raschiatoi, incavi e denticolati di tecnica clactoniana. Valle Giumentina (Abruzzo). In un piccolo bacino
lacustre colmato da depositi pleistocenici di origine
fluviale e lacustre è stata individuata una sequenza
stratigrafica con alla base un livello caratterizzato da un'
industria di tecnica clactoniana con raschiatoi, punte,
becchi e incavi. Le schegge hanno un piano di percussione
ampio, liscio e molto inclinato rispetto al piano di
distacco. L'industria di questi livelli (strati 20, 24, 30,
33) è stata denominata da Radmilli come "facies di
Valle Giumentina". Le Svolte di Popoli (Abruzzo). Il giacimento è
caratterizzato da un'industria acheuleana, da materiali
litici di tecnica clactoniana in giacitura secondaria e da
un'industria musteriana di tecnica Levallois. I bifacciali
acheuleani sono associati a strumenti su scheggia
protolevalloisiani e a scarsi resti di elefante, ippopotamo
e cervo. La datazione radiometrica dello strato adiacente al
livello acheuleano è risultato essere di circa 350.000
anni.
|
Le
Svolte di Popoli. Bifacciali (da
AA.VV. 1984, p. 142)
|
Nella
zona del Gargano l'Acheuleano è ampiamente diffuso tanto da
far riconoscere differenti facies: a)
facies del Correntino medio: amigdaloidi di notevole
spessore e raschiatoi carenati b)
facies di Casa Mangione: bifacciali di differenti dimensioni
a forma di limanda c)
facies del Romandato-foce: amigdaloidi, raschiatoi, schegge
e nuclei levalloisiani d)
facies di Monte Grande: bifacciali di spessore sottile e di
forma lanceolata e)
facies di Paglicci (strati 3-4 del Riparo Esterno):
industria su scheggia con caratteri tayaziani e clactoniani
associata a bifacciali f)
facies di Forchione: piccoli bifacciali
|
Grotta
Paglicci. 1: raschiatoio a ritocco bifacciale,
2: denticolato ad incavi clactoniani (da
AA.VV. 1984, p. 164)
|
I
manufatti rinvenuti in Campania possono essere distinti in
due principali gruppi: uno più arcaico a spigoli smussati
(esemplari di Cala Bianca) ed uno più evoluto a spigoli
vivi (bifacciale di Cala Arconte). A Capri, nell'area
dell'Albergo Quisiana, sono stati rinvenuti dei bifacciali
in quarzite e basalto in associazione con un'industria
clactoniana e protomusteriana. Le
fasi finali dell'Acheuleano si caratterizzano per la
presenza di industrie di tecnica Levallois associate a rari
bifacciali. Questo tipo di industrie sono presenti nel
Pedeappennino emiliano-romagnolo (Petrignone, Castiglione,
Oriolo, Pergola, Torrente Conca, Scornetta, Due Pozzi,
Toscanella, Ghiardo Cave, Ghiardo zona industriale) in
Veneto (strato 5 delle cave di Quinzano e a Monte Gazzo),
nelle Marche (strati G-F del Monte Conero), in Toscana (a
sud dell'Arno), nel Gargano (facies Romandato-foce, facies
Monte Grande) e in Calabria (Rosaneto, Praia a Mare). Rosaneto, Praia a Mare (Calabria). Industria
caratterizzata dall'associazione di bifacciali lanceolati in
calcare, selce e quarzite e industria su scheggia con
numerosi choppers e hachereaux.
Fonte:
AA.VV,
I primi abitanti d’Europa, Catalogo della mostra
“I primi abitanti d’Europa, 1.500.000 – 1.000.000
anni” Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi
Pigorini”, marzo-luglio 1984, De Luca Editore, Roma 1984
(singole voci)
Palma
di Cesnola A., Le nostre attuali conoscenze sull'Acheuleano
italiano, in Peretto
C. (a cura di), I primi abitanti della Valle Padana:
Monte Poggiolo, Jaca Book, Milano 1992, pp.
137-143
Martini
F., Il più antico popolamento umano delle isole: la
Sardegna, in in Peretto
C. (a cura di), I primi abitanti della Valle Padana:
Monte Poggiolo, Jaca Book, Milano 1992, pp.175-187
Peretto
C., I primi abitanti della Valle Padana. Cronologia e
tipologia delle industrie del Paleolitico inferiore, in eretto
C. (a cura di), I primi abitanti della Valle Padana:
Monte Poggiolo, Jaca Book, Milano 1992, p.
229-232
Peretto
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Cocchi Genik
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