Coordinate
(google maps):
43°22'26.82"N 13°12'59.16"E
Le strutture più antiche (la
base della torre campanaria e la parte del fabbricato retrostante al
prospetto cinquecentesco) risalgono alla seconda metà
del sec. XIII.
Nel 1461 il palazzo minacciava
di rovinare. Dieci anni dopo fu stipulato un capitolato col mastro Giovanni
Lombardi per la fabbrica di cinque colonne per il loggiato.
Nel 1482
mastro Antonio da Milano lavorò il quadrante in pietra dell'orologio da
collocare sulla torre (la sola mostra rivolta verso Piazza V. Emanuele
II).
Nel 1529 Giuliano di Pietro Torelli di Macerata, scalpellino
abitante a Cingoli, lavorò nove pilastri di pietra al prezzo di quattro
ducati d'oro ciascuno, trasporto compreso.
Nel 1531, per volontà di
Egidio Canisio, cardinale di Viterbo e governatore perpetuo di Cingoli,
il capomastro Ambrogio Inganna
da Varese dette
inizio alla costruzione del nuovo prospetto impegnandosi, anche
per i suoi lavoranti, a non bestemmiare, giurare o maledire nei momenti
di collera.
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Torre civica (foto
di S.Mosca |
Nello stesso anno i lavori erano terminati, come ricorda
l'iscrizione che corre lungo la cornice di parapetto del secondo piano:
F. EGIDIVS CARDINALIS VITERBIENSIS PATRIARCA
COSTANTINOPOLITANUS AD COMMODUM ATQUE
ORNAMENTUM REIPUBLICAE CINGULANAE
ANNO
DOMINI MDXXXI
Uno stemma
in pietra del card. Carrisio fu collocato accanto all'ultima finestra di
destra del secondo piano. A mano a mano se ne aggiunsero altri di
cardinali governatori e di vescovi. Nel 1670 circa ammontavano a nove.
Furono in seguito staccati per ragioni di sicurezza.
Nel 1588 il Comune
istituì un pubblico Archivio nel locale al piano terreno adiacente a
quello che ospitava il Monte di Pietà. Nel 1611 fu mattonato il
pavimento del loggiato, con il concorso dei bottegai nella spesa. Nel
1650 fu deliberato di porre sulla facciata una statua in bronzo della
Madonna di Loreto. Alla deliberazione non fu dato corso poiché della
statua non ci sono ulteriori notizie.
Fin dalla
seconda metà del sec. XVI esistette, all'interno del palazzo, un teatro, limitato forse al solo palcoscenico e al boccascena, nel quale,
durante il carnevale, si rappresentavano commedie.
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Teatro Verdi (da P. Topa, Su il sipario, Cingoli 2001) |
Notizie di tale
struttura si hanno anche per il secolo successivo. Il 28 febbraio 1777
si costituì in Cingoli, con il concorso del ceto nobile e del ceto
civico la Congregazione Teatrale, la quale, il 17 giugno dell'anno
seguente, a proprie spese e nei locali del palazzo a tal fine concessi,
dette l'avvio ai lavori per la costruzione di un teatro condominiale
che, nel secolo successivo, fu intitolato a Giuseppe Verdi.
Il teatro
aveva tre ordini di palchetti, per un totale di 45 palchetti; i due
ordini superiori (30 palchetti) erano riservati in condominio al ceto
nobile; quello inferiore (14) al ceto dei cittadini, tranne un palchetto
riservato al governatore e alla rappresentanza municipale. La platea era
dotata di panche con posti a pagamento. Nel 1843 furono aggiunti quattro
palchi di proscenio in sostituzione di nicchie e di statue che ornavano
il boccascena, a compimento del progetto originario del cav. Giuseppe
Mattei da Macerata, pittore e architetto.
Le
decorazioni pittoriche furono opera dei pittori Antonio Torricelli da
Milano (1782) e Nicola Giuli da Perugia (1783). Il macchinario scenico
fu costruito dal romano Agostino Catani (1784); le scene del Torricelli
stesso e di Alberto De Marchis, pittore perugino (1784).
Il
14/9/1936, dichiarato inagibile,
il teatro fu chiuso per ragioni di pubblica sicurezza. Il 4/8/1938 il
Condominio si sciolse e i locali del teatro tornarono in possesso del
Comune. Il 18/6/1939 la commissione liquidatrice assegnò i beni mobili
(materiali di scena, di arredamento ecc.) a vari istituti di beneficenza
e ad altre istituzioni pubbliche e private. Iniziò così una rapida
opera di smantellamento che culminò negli ultimi anni della seconda
guerra mondiale. All'interno
del palazzo comunale non sono più visibili, se non nei locali del Museo civico, le antiche
strutture medioevali; al secondo piano si è conservata, a testimonianza
di abbellimenti eseguiti nella prima metà del secolo scorso, un salone
il cui soffitto è decorato con gli stemmi di gran parte delle famiglie
cingolane ascritte al ceto nobile.
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Torre civica (foto di S. Mosca) |
Palazzo Comunale
(foto di S. Mosca) |
Fonte:
P.
Appignanesi, Guida della città
e del territorio, in Cingoli. Natura Arte Storia
Costume, Cingoli 1994, pp. 95-97