Chiesa di
Santa Caterina
Indirizzo: Viale della Carità
Coordinate
(google maps):
43°22'18.01"N 13°13'3.78"
Sul luogo dove sorge la struttura
monastica annessa alla chiesa di S. Caterina fu fondato fra il 1217 e il
1218 l’ospedale di Spineto
molto probabilmente ad opera di Compagnone di Giovanni di
Montecchio. Che questo personaggio di spicco nella società cingolana del suo
tempo, con la fondazione dell’ospedale, intendesse sanare alcune sue colpe verso
la comunità risulta chiaro da un documento del 1223
(1) stipulato dalle sue figlie Avenissima que Chaterina vocatur
e Giovanna. Costoro, ispo nostro padre presente et consentiente,
donano all’ospedale di Spineto alcune terre pro redemptione
peccatorum et pro restauratione decimarum et aliarum que ipse pater noster
restituere tenebatur.
L'ospedale rimase, quale
istituzione laica, sotto l'amministrazione diretta di Compagnone dalla sua
fondazione al maggio 1220, mentre dall'ottobre seguente il procuratore dell'ente è
don Angelo, rettore e cappellano della chiesa di S. Andrea e S. Margherita
iuxta hospitale Spineti
(2). Che questa chiesa diventi parte
integrante dell'ospedale è dimostrato, oltre al fatto che
dall'ottobre 1220
in poi esso sia intitolato a S. Andrea
e S. Margherita, anche dal fatto che tale chiesa risulta godere di diritti
parrocchiali, fra l'altro di un cimitero, che era consueto nelle chiese con
ospedale. Fra il maggio e l’ottobre del
1220, l’ospedale si trasforma da istituzione laica ad ente ecclesiastico e passa
sotto la tutela del vescovo di Osimo che in sede locale è esercitata dal pievano
di Cingoli.
Nell'aprile del 1234 don Angelo
rettore dell'ospedale di Spineto sottomette sé, i confratelli e le consorelle a
Caterina, badessa di Santa Caterina. Le fonti pertanto testimoniano la nascita,
accanto all'ospedale, di un monastero - il monastero di S. Caterina appunto - fra il
novembre 1233 e l'aprile 1234 in seguito all'iniziativa di una persona interna
all'ospedale stesso, la Caterina in questione, in funzione di una trasformazione
dell'ente o meglio dell'assunzione della regola benedettina da parte dei suoi
membri
(3). In entrambe le istituzioni le
stesse persone ricoprono cariche direttive e inoltre vi è anche una continuità
di ubicazione fra i due enti. Nella pianta
della città di Cingoli inclusa nell’opera di Avicenna
(4) si individuano
chiaramente le chiese di S. Andrea e S. Caterina unite da un edificio articolato
in tre corpi di fabbrica che doveva contenere sia il monastero sia l'ospedale.
Gli scarsi elementi che si ricavano dai documenti circa il complesso edilizio
dell'ospedale di Spineto concordano con quanto si rileva dalla planimetria
seicentesca: all'esterno della Porta dello Spineto c'è uno spazio prospiciente
la chiesa di S. Andrea, quindi l'edificio dell'ospedale e l'oratorio delle donne
che probabilmente diventò la chiesa di S. Caterina.
Con la sottomissione al monastero di S. Caterina
l'ospedale di Spineto perde qualsiasi autonomia: don Angelo agisce in conformità
del volere della badessa e perfino nei titoli i due enti sono accomunati: dal
1234 in poi infatti sarà citato come monasterium Sancte Chaterine quod
dicitur hospitalis Spineti (5)
o anche monasterium Sancti Andree et Sancte Chaterine
(6).
Come risulta da una prima Bolla
emanata nel 1250 da papa Innocenzo IV, il monastero benedettino di S. Caterina
era direttamente soggetto alla Santa Sede, mentre da un’altra Bolla emanata
dallo stesso pontefice nel 1254 si apprende che esso aveva abbracciato la
Riforma cistercense dopo il I Concilio di Lione, tenutosi nel 1245.
Le suore cistercensi, terminata
la loro missione ospedaliera, intrapresero nella prima metà del Settecento il
progetto di ricostruzione ed ampliamento del loro monastero, destinando alla
nuova fabbrica anche diversi materiali di spoglio, provenienti dalla demolizione
sia del vecchio insediamento (ed in particolare dall’antica chiesa di S. Andrea)
sia di altri edifici di loro proprietà nei pressi della porta dello
Spineto. Il nome del progettista non ci è noto; appare a tal proposito poco
convincente il riferimento, fatto in passato, ad Arcangelo Vici.
Come attesta un’iscrizione posta
nel vestibolo della chiesa, i lavori ebbero termine nel 1741.
La chiesa presenta un impianto
centralizzato a perimetro ottagonale con lati maggiori e minori. La facciata,
priva di accenti decorativi, è divisa in due fasce sovrapposte senza un vero e
proprio marcapiano: nella zona inferiore si apre il portale, coronato con
un’imposta cuspidata aggettante dagli spioventi curvilinei, è affiancato da
doppio binato di paraste tuscaniche su cui impostano due porzioni di trabeazione
lievemente sporgenti. Al di sopra, i binati sono raddoppiati da aggettanti specchiature quadrangolari. Nella zona centrale, al di sopra del portale, è
aperto un finestrone centinato
sormontato da un coronamento curvilineo sporgente, mentre in alto, inferiormente
al sottogronda, si trova un’altra finestrella dal profilo mistilineo.
La
facciata occupa l’intera larghezza di uno dei quattro lati maggiori
dell’ottagono; i lati minori sono costituiti ciascuno da due rientranze concave
inframmezzate da una parasta sormontata da specchiatura. Decisamente più
interessante ed articolato è l’interno, con nicchie concave (corrispondenti ai
lati maggiori e minori dell’ottagono) inquadrate da fasci di paraste corinzie
dai capitelli dorati, su cui poggia un’alta ed aggettante trabeazione
modanata; al di sopra di quest’ultima spicca un sistema di archi aperti, dietro
ai quali si sviluppa un camminamento anulare interno, con affaccio sull’aula,
che segue l’intero perimetro. Immediatamente al di sopra degli estradossi di
tali archi corre il perimetro d’imposta della copertura a cupola emisferica,
completamente inglobata nella struttura e invisibile dall’esterno.
L’altare
maggiore è inquadrato da due colonne salomoniche in “rosso di Verona” con
imposte curvilinee ruotate e fastigio centrale. Nelle due nicchie minori ai lati
dell’altare si aprono in basso due porte decorate comunicanti con la sagrestia,
sormontati in alto da splendidi coretti lignei a balconcino intagliati e dorati,
mentre in quelle ai lati dell’entrata sono posti i confessionali con in alto
analoghi coretti. I restanti due lati interni maggiori ospitano altrettanti
altari dai dossali lignei decorati e dorati, inquadrati da colonne con imposte
curvilinee spezzate. Molto bella è la cantoria in controfacciata, al di sopra
dell’ingresso dal portone sagomato a profilo curvilineo e splendidamente
intarsiato, la quale presenta una sontuosa decorazione identica a quella dei
coretti, con intrecci di racemi di raffinatissima fattura.
La chiesa conserva una tela attribuita a
Simone De Magistris da Caldarola (1530-1600), Santa Caterina e S. Benedetto.
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La
chiesa con annesso ospedale (foto di S. Mosca) |
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Chiesa di S. Caterina (foto di S.
Mosca)
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Chiesa di S. Caterina (foto
del 5/8/2007) |
(1)
Archivio di Santa Caterina, n. 902 (S. Bernardi, Ospedali di Spineto e Buraco, in AA.VV. Cingoli dalle origini
al sec. XVI. Contributi e ricerche,
Atti del XIX Convegno di Studi Marceratesi, Cingoli 15-16
ottobre 1983, "Studi Maceratesi" 19, Macerata 1986,
p. 264)
(2)
Archivio di Santa Caterina, n. 218
(S. Bernardi, Ospedali di Spineto e Buraco, in AA.VV. Cingoli dalle origini
al sec. XVI. Contributi e ricerche,
Atti del XIX Convegno di Studi Marceratesi, Cingoli 15-16
ottobre 1983, "Studi Maceratesi" 19, Macerata 1986,
p. 265)
(3)
S. Bernardi, Ospedali di Spineto e Buraco, in AA.VV. Cingoli dalle origini
al sec. XVI. Contributi e ricerche,
Atti del XIX Convegno di Studi Marceratesi, Cingoli 15-16
ottobre 1983, "Studi Maceratesi" 19, Macerata 1986,
p. 269
(4) O. Avicenna, Memorie della città di Cingoli, 1644: "n. 44 S. Catherina con il Monastero, e monache dell’ordine di San Bernardo,
Monastero antichissimo, ch’aveva giurisdizione di molti castelli…n. 45
S. Andrea chiesa antica ov’era un’ospitale".
(5)
Archivio di Santa Caterina, n. 952
(S.
Bernardi, Ospedali di Spineto e Buraco, in AA.VV. Cingoli dalle origini
al sec. XVI. Contributi e ricerche,
Atti del XIX Convegno di Studi Marceratesi, Cingoli 15-16
ottobre 1983, "Studi Maceratesi" 19, Macerata 1986,
p. 271)
(6)
Archivio di Santa Caterina, n. 784
(S.
Bernardi, Ospedali di Spineto e Buraco, in AA.VV. Cingoli dalle origini
al sec. XVI. Contributi e ricerche,
Atti del XIX Convegno di Studi Marceratesi, Cingoli 15-16
ottobre 1983, "Studi Maceratesi" 19, Macerata 1986,
p. 271)
Fonte:
P. Appignanesi, Guida della città e
del territorio, in Cingoli. Natura Arte Storia Costume, Cingoli 1994,
pp. 114-115
S. Bernardi, Ospedali di Spineto e Buraco, in AA.VV. Cingoli dalle origini
al sec. XVI. Contributi e ricerche,
Atti del XIX Convegno di Studi Marceratesi, Cingoli 15-16
ottobre 1983, "Studi Maceratesi" 19, Macerata 1986,
pp. 264-271
F. Mariano (a cura di), Cingoli. Chiesa
di S. Caterina D'Alessandria, in Lo spazio del sacro. Chiese
barocche tra '600 e '700 nella provincia di Macerata, Carima Arte
srl, Macerata 2009, pp. 40-41
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