Tesoretto di antiche monete scoperto nel moderno territorio di Cingoli probabilmente nascosto nel 672 di Roma

"Bullettino dell'Instituto di Corrispondenza Archeologica", 1865

 

 

  Il tesoretto di monete delle romane famiglie, del quale feci menzione in una delle adunanze dell' Instituto, fu scoperto sul finire del febbraio del 1864 nella villa di Avenale presso la chiesuola di S. Sergio dagli operai che aprivano una larga fossa per piante di oppi. Questo luogo è a quattro miglia distante dall' antica Treia che gli sta a mezzodì e forse poco più da Cingoli che gli sta a ponente. Queste notizie si devono al pari delle altre che darò in appresso al ch. sig. marchese Filippo Raffaelli, al quale io mi volsi, come mi fu recato il tesoretto, e meritamente. Perocchè le indagini da lui fatte con accortezza ed industria non volgare ci hanno rivelato che sol poche monete erano andate disperse. Egli ancora ne ottenne per noi l'elenco da coloro che le aveano comprate, ed alle premure di lui dobbiamo il ragguaglio inviato dal ch. conte Servanzi-Collio, il quale anche ha voluto darlo alle stampe, e noi ce ne gioveremo ricavandone alcune, che mancando nel tesoretto, ci avrebbero condotto ad una data del nascondimento punto non esatta. Adunque il lodato sig. conte Collio ne possiede 124, Monsig. Domenico Prevosto Cavallini Spadoni 16, il negoziante di antichità sig. Vincenzo Fiorani 8 o 10, le quali ci sono state descritte per opera del sig. marchese Raffaelli, e queste aggiunte alle 1207 da me vedute danno il numero di 1347, del quale componevasi il tesoretto. Nè poi è credibile, che fossero mai state 2460, come si avvisa il ch. sig. conte Collio, al quale anche narrarono che me ne siano state inviate 2300 e forse più (Rapporto all' Instituto Macerata 1868 p. 5), perché io le ho ricevute insieme col catalogo, il quale ne numerava anche meno di quelle che erano, sommando 1185 invece di 1215, che avrebbe dovuto risultare computando bene le somme parziali segnate in esso: ma il vero numero non era nè 1155, nè 1215, sibbene 1207, secondo la mia numerazione più volle accuratamente ripetuta. 

  Bisogna ora avvertire, che due o tre monete sono estranee al tesoretto, e vi furono aggiunte dal colono che le avea trovate prima nel fondo medesimo. Questa notizia ci viene dal march. Raffaelli, il quale se ne informò a mia richiesta, quando la moneta di Tiberio Claudio Ti. f. Ap. n. unica e notabilmente distante dall'anno approssimativo del nascondimento e d'altra patina che non quella delle monete trovate nel tesoretto, e oltre a ciò non freschissima di conio me ne mise il sospetto. Di quale conservazione siano le monete possedute dal conte Collio, noi nol sappiamo; e però non l'abbiamo potuto aggiungere nei luoghi ove sono descritte in carattere corsivo le monete da me non vedute. Nè poi ho voluto interporre il mio giudizio intorno agli anni certi o approssimativi assegnati finora alle monete sia da Monsig. Cavedoni sia dal pr. Mommsen, ma ho creduto utile aggiungere gli anni assegnati a ciascuna da ambedue, disponendole coll'ordine di tempo, che è paruto a questo secondo numismatico nella sua Istoria della monetazione romana. Ho di poi aggiunto la quantità di ciascuna moneta veduta da me, e, quando mi è sembrato opportuno, anche di quelle vedute dal Collio, inoltre lo stato di conservazione. In ciò perché non vi sia luogo ad equivoci avverto di aver adoperato cinque locuzioni distinguendo i nummi in detriti cioè logori, in detriti aliquantum ossia logori aliquanto, in vix detriti ossia appena logori, ed ho chiamato non detriti i freschi di conio, ed asperi i freschissimi. Nel trascrivere le leggende mi sono attenuto alla forma dei caratteri da me veduti, e nel considerare più volte lo stato di conservazione affermo di non aver punto riguardato alle epoche assegnate sia dal Cavedoni sia dal Mommsen, onde il giudizio fosse del tutto libero. Finalmente ho creduto utile di citare dalle tavole del Cohen il numero di ciascuna moneta da lui incisa sotto le rispettive famiglie. 

[segue elenco delle monete]

  Egli è manifesto a chiunque s'intende di numismatica delle romane famiglie quanto sia utile questo nuovo tesoretto parte a confermare le epoche già stabilite parte a determinare meglio le epoche non accertate dai ripostigli già descritti. Esso è un materiale apprestato alle discussioni alle quali invito gli esercitati in questo genere di studi, pei quali specialmente ho intrapreso questo lavoro. Intorno alle cause del nascondimento ho detto abbastanza citando in principio il luogo di Appiano e della epitome di Livio, nei quali si narra la battaglia di Metello con Carrinate e la disfatta di costui presso al fiumesino o sia al fiume di Jesi, in seguito di che Metello occupò colle armi tutte le terre circostanti.

 

RAF. GARRUCCI

 


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