Per
definire i confini dell’ager Cingulanus
(7) bisogna
ricorrere ad elementi di geografia fisica e a fenomeni antropici; come
scrive il Dall’Aglio infatti «l’attribuzione alla tribù Velina di
Cingoli e dei centri viciniori della V regione augustea impedisce di
utilizzare eventuali documenti epigrafici dove venga precisata la natura
di appartenenza. Anche l’elemento che viene normalmente utilizzato,
seppur in modo molto indicativo, cioè l’estensione della diocesi, in
questo caso manca: la diocesi paleocristiana di Cingoli cessò ben presto
di esistere e il suo territorio fu inglobato in quello di Camerino e di
Osimo»
(8).
I centri municipali di età
augustea prossimi a Cingulum erano quelli di Aesis,
Tuficum, Matilica (VI regio) e Planina,
Septempeda, Trea, Ricina e Auximum (V
regio)
(9).
E’ probabile che il confine
occidentale passasse lungo il crinale che corre fra le valli del
Musone e dell’Esino, nei pressi del Monte S. Vicino,
confinando con i municipi di Matilica, Tuficum e Cupra
Montana. Quest’ultimo municipio, insieme a quello di Planina
e Aesis, segnava anche il confine settentrionale.
Molto
più complessa è la definizione del confine orientale anche per la
presenza del municipio di S. Vittore, del quale, a tutt’oggi, si
ignora il nome. L’asse viario Aesis-Ricina costituiva
probabilmente il confine con Auximum.
Infine,
a sud i torrenti Menocchia e Rudielle dividevano l’ager cingulanus
dai municipi di Trea e Ricina
(10); ad ovest del Menocchia,
il crinale fra il bacino del Musone e quello del Potenza segnava il
confine con Septempeda.
Per
l’assenza delle fonti itinerarie, per la scarsa presenza di elementi
toponomastici e, dal punto di vista archeologico, per una parziale
conoscenza del territorio, in
particolare della zona ad ovest di Cingoli,
non è
possibile
individuare con certezza la rete viaria. Sono
state avanzate delle ipotesi tenendo conto degli elementi geomorfologici
e dei ritrovamenti archeologici
(11). In linea di massima, le direttrici
verso i centri maggiori passavano in prossimità o ricalcavano le
attuali vie di comunicazione.
Il
territorio di Cingoli può essere suddiviso, dal punto di vista
geomorfologico, in tre principali fasce che rispecchiano, per la
persistenza di elementi toponomastici romani
(12) e per la presenza di
numerosi reperti archeologici, la differente densità e tipologia
insediativa che caratterizzava l’ager cingulanus.
Scrive
il Dall’Aglio:
«Procedendo
da ovest verso est, la prima è costituita dal versante orientale della
catena del M. San Vicino e presenta tutte le caratteristiche proprie del
versante appenninico con cime che raggiungono e superano i mille metri
di altitudine. Tra la catena del San Vicino e l'anticlinale di
Cingoli è riconoscibile un secondo settore caratterizzato soprattutto da
pianalti fortemente incisi dai corsi d'acqua che hanno formato terrazzi
di I e II ordine posti a quote comprese tra i 20 e i 40 m sopra
l'attuale alveo.
Ad est dell'anticlinale cingolana il paesaggio si fa
più dolce: compaiono terrazzi di III e IV ordine separati da modeste
scarpate o talvolta sfumanti l'uno nell'altro che formano, soprattutto
in corrispondenza dei corsi d'acqua principali, ampi ripiani
alluvionali, esempio Pian della Pieve, Lebboreto, Botontano.
La diversa situazione ambientale trova un puntuale
riscontro nella distribuzione e nelle forme del popolamento di età
romana. Ad occidente dell'anticlinale cingolana, infatti, l'archeologia
ci restituisce l'immagine di un insediamento sparso, poco consistente e
caratterizzato in prevalenza da piccoli nuclei isolati. Nel settore
orientale invece la documentazione si fa più abbondante e non si
riferisce solo a casolari sparsi: la presenza di mosaici, frammenti
architettonici ed epigrafi indicano l'esistenza di ville padronali e di
veri e propri vici»
(13).
Ed
è proprio nella zona orientale che persistono in maniera più evidente
le antiche divisioni agrarie. Scrive ancora il Dall’Aglio: «La
ristrettezza e la frammentarietà delle zone pianeggianti, le loro
diverse linee di pendenza obbligarono gli agrimensori a non utilizzare i
consueti schemi centuriali, ma a suddividere i campi servendosi di
limiti che si incrociavano tra di loro secondo sottomultipli delle
misure centuriali (limites intercisivi) e che avevano
orientamento diverso da pianoro a pianoro»
(14). Le persistenze di
queste suddivisioni sono ancora evidenti nelle zone di Le Macchie, Petto
delle Piane, Pian della Pieve e soprattutto a Botontano.
(1) G. Paci, Per la storia di Cingoli e del Piceno
settentrionale in età romana repubblicana, in AA.VV.,
Cingoli
dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, Atti
del XIX convegno di Studi Maceratesi,
Cingoli 15-16
ottobre 1983, "Studi Maceratesi", 19,
Macerata 1986, p. 97
(2) Cesare, Bell. Civ., I, 15
(3) Cicerone, Rab. Perd. VIII 22
(4) G. Paci, Per la storia di Cingoli e del Piceno
settentrionale in età romana repubblicana, in AA.VV.,
Cingoli
dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche,
cit., p. 103
(5) E. Percossi, Le
praefecturae nel sistema difensivo romano, in E. Percossi (a
cura di),
Il Museo Archeologico Statale di Cingoli,
Recanati 1998, p. 49
(6) A tal proposito si veda:
E.
Percossi, Le praefecturae nel sistema difensivo romano,
in E. Percossi (a
cura di), cit. p. 49
(7) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni
storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio, in
AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e
ricerche,
cit., pp. 64-66
(8)
P. L. Dall’Aglio, Considerazioni
storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio,
in AA.VV.,
Cingoli
dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche,
cit.,
p. 64
(9) Ad eccezione di Planina,
non ancora identificato (forse S. Vittore? Ch. Delplace, Reliefs
de la région de “Cingulum”, in “Picus” VII, 1987, p.
8;
G. Paci, Un
municipio romano a S. Vittore di Cingoli, in "Picus",
VIII, 1988, pp. 51-69), gli altri municipia corrispondono alle seguenti città
o borghi: Aesis
(Jesi, AN), Tuficum (Borgo Tufico, AN), Matilica (Matelica,
MC), Septempeda (San Severino Marche, MC), Trea (Treia,
MC), Ricina (Villa Potenza, MC), Auximum (Osimo, AN).
(10) Il Dall’Aglio, a sostegno
di quest’ipotesi cita il toponimo di Botontano (una frazione di
Cingoli) “che può essere ricondotto al termine gromatico botontinus
che significa appunto un piccolo tumulo di terra con funzione
confinaria”: P. L. Dall’Aglio, Considerazioni
storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio,
in AA.VV.,
Cingoli
dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche,
cit.,
p. 66
(11) A tal proposito si veda: P.
L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su
Cingulum ed il suo territorio, cit., pp. 69-72 ed E. Percossi,
L’Ager Cingulanus: la viabilità, in E. Percossi (a cura
di), Il museo
Archeologico Statale di Cingoli, cit., p. 67
(12) Fra i toponimi prediali si
ricordano:
Occhigiano, Tavignano, Troviggiano. Al contrario, la
toponomastica persistente nella zona ad ovest di Cingoli è legata
più ad aspetti descrittivi del paesaggio (Serronchia, La Cupa,
Isola) o alla situazione demica medievale (Castel Sant’Angelo,
Castreccioni).
P.
L. Dall’Aglio, Considerazioni storico-topografiche su
Cingulum ed il suo territorio,
in AA.VV.,
Cingoli
dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche,
cit., p. 67
(13) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni
storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio,
in AA.VV.,
Cingoli
dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche,
cit.,
p. 67
(14) P. L. Dall’Aglio, Considerazioni
storico-topografiche su Cingulum ed il suo territorio,
in AA.VV.,
Cingoli
dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche,
cit.,
p. 68