Il materiale litico preso in esame proviene da raccolte di superficie effettuate presso Moscosi di Cingoli, in provincia di Macerata. La località del ritrovamento, ubicata nell’alta valle del fiume Musone, è separato dal substrato calcareo-marnoso da una superficie erosiva irregolare ed è costituito da una sequenza realmente discontinua di conoide alluvionale, caratterizzata da ghiaie monogeniche poco arrotondate. Lungo il tratto vallivo considerato il fiume Musone scorre su un letto costituito dalle formazioni della Scaglia Cinerea, Bisciaro e Schlier, dove si rinvengono anche modesti depositi recenti e/o attuali, prevalentemente ghiaiosi, che costituiscono per la maggior parte barre longitudinali o piccole barre laterali (1).

L’industria litica considerata comprende 219 strumenti (2).

 

Grattatoi 

Sono stati riscontrati 15 esemplari con netta prevalenza di grattatoi corti (n. 13) rispetto ai corti (n. 2). L’indice di carenaggio è compreso tra 3,4 e 2,5; tre sono i grattatoi carenati, mentre un solo strumento risulta molto sottile. Quanto all’orientamento della fronte o del muso si può notare che due sono i grattatoi prossimali e due quelli a fronte laterale, sinistra in un caso, destra nell’altro. Il ritocco si presenta assai differenziato così da evidenziare vari tipi di fronte: a ritocco erto o tendente all’erto, a ritocco semplice profondo ad andamento rettilineo, a ritocco sopraelevato, a ritocco denticolato.  

 

 

 

1 - Grattatoio a ritocco erto marginale

2 - Grattatoio a ritocco semplice profondo ad andamento rettilineo con fronte ribassata

3 - Grattatoio a ritocco erto limitato al margine sinistro e muso ogivale "dejetè"

4 - Grattatoio a ritocco sopraelevato

 

Troncature

Si tratta di 13 tipi primari con prevalenza di troncature laminari rispetto a quelle ricavate da schegge. L’indice di carenaggio è molto variabile ed è compreso fra 2 e 5,5. Il ritocco in genere si presente erto, sia marginale che profondo, in qualche caso sommario o semierto, in un solo caso è semplice.

 

 

1 - Troncatura marginale 

2 - Troncatura profonda obliqua a ritocco semierto

3 - Troncatura profonda a ritocco erto, profondo e rettilineo

 

Becchi

Sono 8 gli strumenti che rappresentano il solo tipo primario Bc1. Gli esemplari ricavati schegge prevalgono, di poco, su quelli ottenuti da lame. In tre casi si ha uno spessore molto appiattito, negli altri casi l’indice di carenaggio è sui valori medi. Quanto all’orientamento i becchi sono tutti distali, uno è “dejetè”.  

 

Becco marginale ottenuto dall'incontro con un incavo

 

Punte a dorso 

Due sole punte a dorso, una delle quali, del tipo parziale (PD2). L’altro esemplare, del tipo a dorso totale (PD4), presenta un ritocco erto bilaterale profondo totale.  

 

 

Punta a dorso totale con ritocco erto bilaterale profondo totale

  

Lame a dorso

Sono 7 le lame a dorso. Dal punto di vista tipologico prevalgono le lame a dorso marginale, con ritocco sia parziale che totale, in un caso ad andamento denticolato, oppure ottenuto su un margine naturalmente convesso della lama. Una sola lama a dorso profondo, nella quale il ritocco erto profondo è parziale.  

 

 

1 - Lama a dorso ad andamento denticolato ottenuto su un margine naturalmente convesso della lama

2 - Lama a dorso profondo con ritocco erto profondo e parziale

 

Dorsi e troncature

Un solo esemplare, del tipo DT1, formato dall’incontro di una lama a “cran” con una troncatura normale, a ritocco erto marginale.

 

 

Dorso e troncatura a ritocco erto marginale formato dall'incontro fra una lama a "cran" e una troncatura normale

   

Foliati

È senza dubbio il gruppo rappresentativo dell’insieme con 72 strumenti, anche se i tipi primari rappresentati sono limitati, riducendosi in special modo agli F5, agli F7 ed F10. Dall’analisi tipometria non possono venire indicazioni precise per il fatto che gran parte degli strumenti risulta frammentaria. Sulla base dei dati disponibili si può dire che le lame prevalgono, se pur di poco, sulle schegge. Da notare che all’interno della classe dei foliati bifacciali (F5), gli strumenti su lama e su scheggia si equivalgono, mentre tra i foliati peduncolati (F7) le lame risultano il doppio delle schegge. Nel gruppo dei foliati è comunque limitativo questo tipo di analisi, in quanto tali manufatti rappresentano sempre un caso a sé stante all’interno dell’industria litica. Negli strumenti a ritocco piatto è generalmente molto difficile riuscire a distinguere l’aspetto originario della scheggia o della lama dalla quale sono stati ricavati, per il fatto che il ritocco piatto interessa il manufatto su tutti i bordi e le sue facce ed avendo lo scopo di dargli una forma funzionale e prestabilita, altera così le caratteristiche del pezzo originario allo stato bruto.

 

 

 

1, 2 - Foliati bifacciali a scheggiatura larga 

3 - Foliato bifacciale con punta a base arrotondata

4, 5 - Foliato bifacciale a ritocco lamellare

6 - Foliato con bordi convessi e peduncolo quadrangolare

7 - Foliato con bordi convessi e peduncolo triangolare

8, 9 - Foliato con bordi rettilinei e peduncolo triangolare

10 - Foliato a cran

11 - Foliato senza spalle ed alette

12 - Foliato peduncolato asimmetrico

 

 

 

 

1 - Raschiatoio foliato su lama

2 - Raschiatoio foliato con ritocco piatto e unilaterale

 

Lame raschiatoio 

Sono in tutto 23, di cui 16 marginali e 7 profonde. Il ritocco si presenta, per la quasi totalità dei casi, parziale, sia diretto che inverso, una sola volta bilaterale.  

 

 

1 - Lama raschiatoio bilaterale

   

Raschiatoi 

Assommano a 32 esemplari, di cui 7 frammentari, ottenuti di preferenza utilizzando schegge di piccole dimensioni. Il ritocco è quasi sempre parziale, diretto o inverso.  

 

 

1,2 - Raschiatoi marginali con ritocco parziale unilaterale e latero-trasversale

3 - Raschiatoio profondo con ritocco semplice marginale

 

Erti indifferenziati 

Sono 20 in prevalenza su schegge di piccole dimensioni. Il ritocco erto è per lo più parziale, localizzato sui bordi laterali o sul margine trasversale, distale dello strumento, in un solo caso è bilaterale.  

 

 

Erto indifferenziato con ritocco semplice complementare

   

Denticolati 

Assommano a 27 strumenti, ricavati in prevalenza da schegge piuttosto che da lame. Tra gli incavi tre sono a ritocco inframarginale, Quanto all’ampiezza del ritocco, incavi marginali e profondi si equivalgono. Gli incavi sono sempre singoli, laterali, di prevalenza inversi. Sette sono i raschiatoi denticolati e un solo incavo carenoide.  

 

 

1,2 - Denticolati carenoidi a ritocco semplice e profondo

 

Diversi 

Si tratta di quattro manufatti, che per alcune caratteristiche, ricordano i “picconcini” di tecnica campignana pur discostandosene per le dimensioni ridotte e un’estremità molto appuntita.

 

 

1, 2 - Diversi con costolatura mediana risparmiata dal ritocco

 

 

Confronti e considerazioni  

Sulla base dei dati disponibili, i confronti con le due stazioni marchigiane appartenenti alla “corrente culturale della ceramica dipinta”, Donatelli di Genga e S. Maria in Selva di Treia (3) portano a collocare il complesso di Moscosi in una fase avanzata del Neolitico.

Nell'industria di Donatelli di Genga, di poco anteriore cronologicamente a S. Maria in Selva, gli strumenti su lama predominano ancora su quelli ricavati da schegge. Lo testimonia la presenza, in percentuale elevata, dei grattatoi frontali lunghi e delle troncature laminari. Il gruppo dei foliati comprende i tipi peduncolati ed i follati a faccia piana. A S. Maria in Selva l'industria litica è invece caratterizzata da una percentuale maggiore di schegge rispetto alle lame, queste ultime assai scarse. L'analisi tipometrica viene confermata a livello tipologico dalla presenza dei grattatoi frontali corti accanto ai lunghi. I follati comprendono strumenti a lavorazione bifacciale, peduncolati caratterizzati da una maggiore varietà tipologica rispetto a Moscosi, data la presenza di forme peduncolate a base incavata e a tagliente trasversale.

Rispetto alle due stazioni marchigiane Moscosi sembrerebbe collocarsi in una fase intermedia, tenendo conto del rapporto tra lame e schegge, a favore di queste ultime, e per la presenza di strumenti follati a ritocco prevalentemente bifacciale, di fattura più scadente e senza la varietà tipologica, a livello dei tipi peduncolati, riscontrata a S. Maria in Selva (4).

La percentuale maggiore di strumenti corti rispetto ai lunghi, l'indice basso dei grattatoi (6,7%) riscontrabile a Moscosi conferma l'appartenenza del materiale cingolano ad una fase avanzata del Neolitico. Alta è a Moscosi la percentuale dei follati (32,1%) ed al loro interno scarsa è la presenza dei tipi a faccia piana, prevalenti invece a Donatelli di Genga e nelle fasi più antiche della Cultura del vaso a bocca quadrata.

Rappresentativi a Moscosi sono i follati peduncolati ed i follati bifacciali, il cui rapporto è superiore all'unità come nel I strato delle Colombare, ma si differenziano dagli esemplari della stazione veronese per la fattura meno accurata, la forma tozza, ovoidale, ad apice smussato. Il substrato a Moscosi presenta un indice elevato al pari delle altre stazioni neolitiche considerate.

Quello che occorre evidenziare è il rapporto tra raschiatoi lunghi e corti, a favore, anche se di poco, di questi ultimi, la cui percentuale è in costante aumento sia nelle stazioni marchigiane a ceramica dipinta, sia in quelle dell'Italia settentrionale, confermando la tendenza, nel corso del Neolitico, ad un'evoluzione delle industrie verso forme meno laminari.

 


Tratto da: Gaia Pignocchi,   Manufatti litici di età neolitica rinvenuti presso Moscosi di Cingoli (Macerata), in Estratto da “Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Macerata,” vol. XVII, (1984), Editrice Antenore, Padova, pp. 233-253  

 

(1) E. Moretti, Appendice - Caratteristiche geologiche e geomorfologiche, in Manufatti litici di età neolitica rinvenuti presso Moscosi di Cingoli (Macerata), Estratto da “Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Macerata”, vol. XVII, Macerata 1984, p. 252

(2) L’analisi tipologica è stata condotta utilizzando il metodo Laplace (G. Laplace, Essay de typologie systématique, Annali dell’Università di Ferrara, n.s., sez. XV, I, suppl. II, Vol. I, (1964), pp. 1-85; Idem, Recherches de typologie analytique, “Origini”, Roma, vol. II, 1968, pp. 7-64), integrandolo, nella descrizione delle caratteristiche morfologiche dei foliati, con il lavoro di Bagolini (B. Bagolini, Ricerche tipologiche sul gruppo dei foliati nelle industrie di età olocenica della Valle Padana, in Annali dell’Università di Ferrara, sez. XV, Vol. I, (1970), pp. 221-253

(3) D. Lollini, Il Neolitico delle Marche alla luce delle recenti scoperte, “Atti VI Congr. Int. Sc. Preist. Protost.”, Roma 1965

(4) Un'analoga evoluzione nella struttura delle industrie liriche si può osservare nei giacimenti dell'Italia settentrionale, appartenenti alla Cultura del vaso a bocca quadrata

 

 


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