Nel territorio cingolano le testimonianze neolitiche sono rappresentate da un numero piuttosto elevato di siti, 50, che si distribuiscono sul territorio in maniera più uniforme rispetto ai periodi paleolitici, e soprattutto si concentrano nella parte terminale del tratto cingolano del fiume Musone.

La provenienza sporadica dei reperti, senza contesto stratigrafico, impedisce un sicuro inquadramento cronologico e culturale. Caratteristico di molti siti neolitici è la massiccia presenza di manufatti litici senza ceramica. La scarsità o l’assenza del materiale fittile e l’abbondanza di quello litico è forse attribuibile ad una precisa scelta culturale dei gruppi umani che frequentavano la zona (1).

Il materiale litico è rappresentato soprattutto da foliati bifacciali e peduncolati e strumenti di tipo campignano che testimonierebbe una maggiore frequentazione del territorio cingolano nella fase finale del Neolitico (2).

I saggi stratigrafici condotti nel sito di Rio-Madonna dell’Ospedale (3) hanno restituito, a nord dell’area occupata dall’insediamento del Paleolitico superiore, tracce riferibili ad una fase piuttosto recente del Neolitico: alcune buche di palo e una cavità subcircolare contenente materiale fittile e resti faunistici (4).

(1) M. Silvestrini – G. Pignocchi, Il Neolitico, in E. Percossi (a cura di), Il Museo Archeologico Statale di Cingoli, Recanati 1998, p. 33

(2) M. Silvestrini – G. Pignocchi, Il Neolitico, in E. Percossi (a cura di), cit., p. 33

E. Percossi – M. Silvestrini, Situazioni abitative, presenze e frequentazione dalla preistoria all’età romana nel territorio di Cingoli, in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche. “Studi Maceratesi”, 19, Macerata 1986, p. 49

(3) M. Silvestrini, Marche. Rio di Cingoli (Prov. di Macerata), in Scoperte e scavi preistorici  in Italia negli anni 1983-1984, Notiziario, "Rivista Scienze Preistoriche", XXXIX, 1984, p. 345

(4) M. Silvestrini – G. Pignocchi, Il Neolitico, in E. Percossi (a cura di), cit., p. 33