Castello di S. Angelo

 

Località: Castel S. Angelo

 

Castel S. Angelo (foto del 9/1/2011)

 

Delle vicende di questo castello, che presumibilmente sorgeva nell'area attualmente occupata dall'abitato di Castel S. Angelo, si hanno scarse e frammentarie notizie. Sappiamo che nel XIII secolo figurava fra i beni posseduti dalla potente famiglia dei Cima (1).

Un’epigrafe del 1479 ricorda un Iohannes Andreas de Comitibus castellano del castri sancti Angeli (2) mentre lo Zibaldone storico della Marca Anconetana testimonia gli interventi di restauro e la fatiscenza delle mura del castello (3):

“1521. Li 2. Giugno. Castel S. Angelo, Castraccione, e Colognola supplica la Comune di pagare le spese accorse per il ristauro delle mura, e la Comune risolvette di pagargli soltanto le spese dei muratori, e per il resto Essi Castellani ci dovrebbero pensare”.

“1637. Li 4. Gennaio. Si manda un Precetto a quei di Castel S. Angelo che demoliscono le case dentro il Castello, e le mura rovinano”.  

Dell'impianto fortificato sopravvive la Ianua Castri, cioè la porta primaria del castello, che risulta essere orientata a levante.

Il fornice è provvisto di un arco a tutto sesto e probabilmente trattasi di una riedizione quattrocentesca della più antica porta. Infatti, al contrario dell'edificio contiguo alla porta, in pietra e conci, essa è tutta in laterizio (4). «Internamente conserva i cardini del portone e le buche pontaie per sbarrarlo. Abbastanza inusuali (per la loro ubicazione) sono delle pic cole mensole in laterizio entro cui veniva alloggiata una tubazione in piombo per la raccolta delle acque piovane (Solitamente questi accorgimenti architettonici si rinvengono all'interno di torri maestre o torri di perimetro, molto raramente in torri portale). La porzione sommitale della torre portaia (rafforzata alla base da speronature con funzione statica) è interessata da una superfetazione a scopo abitativo che ha eliminato il probabile coronamento aggettante su sporto di beccatelli e caditoie su cui si innestava verosimilmente il parapetto merlato» (5).

 

Epigrafe del 1479 dalla Chiesa di Civitello (da Avarucci-Salvi, tav. XLVII)

 

Attigua alla porta vi è un grosso edificio in pietra all'interno del quale «ci si trova in un vasto ambiente coperto con volta a botte, che era originariamente suddiviso da un solaio di cui residuano le sedi di alloggiamento delle travi. Una sorta di androne, anch'esso con volta a botte, conduceva in altri ambienti che non ci è stato possibile visitare, in quanto chiusi e abbandonati. Questo edificio costituiva, molto probabilmente, il corpo di guardia assegnato alla porta castellana. L'ambiente superiore terminante con la volta a botte era presumibilmente adibito a deposito» (6).

 


(1) A. Pennacchioni, La monumentale chiesa di S. Esuperanzio in Cingoli, Cingoli 1978, p. 39 (nota 22)

(2) G. Avarucci – A. Salvi, Le iscrizioni medioevali di Cingoli, Padova 1986, pp. 106-107

(3) P. Appignanesi (a cura di), Vicende cingolane del secolo XVI, in P. Appignanesi – D. Bacelli (a cura di), La Liberazione di Cingoli 13 luglio 1944 e altre pagine di storia cingolana, Cingoli 1986, p. 348 (ed in nota 9)

(4) M. Mauro, Castelli rocche torri cinte fortificate delle Marche, Istituto Italiano dei Castelli - Sezione Marche, vol. III, Tomo primo, Biemmegraf, Macerata 1996, p. 72

(5) M. Mauro, Castelli rocche torri cinte fortificate delle Marche, cit., p. 72

(6) M. Mauro, Castelli rocche torri cinte fortificate delle Marche, cit., p. 72

 

 


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