Premessa
al catalogo
Scopo di questo lavoro è il
censimento, quanto più completo possibile, dei laterizi bollati
rinvenuti nei municipia romani di Matilica, Attidium, Tuficum e
Sentinum, inseriti in seguito alla divisione augustea nella VI
regio, ed oggi facenti parte del territorio dell’alta valle
dell’Esino.
La catalogazione dei marchi è
avvenuta seguendo un criterio geografico assegnando, cioè, ogni
bollo, al municipio di provenienza, e trattando i suddetti
municipia da quello più meridionale (Matilica) a quello posto più
a nord (Sentinum).
All’interno di ogni municipium
sono stati schedati prima i bolli contenuti nel CIL XI,
rispettandone la numerazione, di seguito quelli pubblicati
successivamente, seguendo un ordine cronologico ed infine i bolli
inediti.
La schedatura di alcuni bolli è
risultata difficoltosa ed incompleta di molti dati anche perché
il Bormann, che in qualche caso rappresenta l’unico riferimento
bibliografico, non poté effettuare un esame autoptico degli
stessi e si affidò alle trascrizioni, spesso approssimative, di
alcuni storici locali.
Il Bormann catalogò nel Corpus
Inscriptionum Latinarum dodici bolli laterizi provenienti dai
municipia oggetto di questo studio, ad oggi tutti irreperibili
eccetto uno, rinvenuto a Tuficum.
Oltre a quello del CIL XI è
stato poi eseguito lo spoglio di alcune collane e riviste (L’Annee
Épigraphique, Notizie degli Scavi di Antichità, Epigraphica,
Fasti Archeologici, Supplementa Italica, Picus).
Rispetto all’instrumentum
schedato nel CIL sono stati individuati diciotto nuovi bolli
laterizi, di cui cinque inediti (81).
Di alcuni marchi già conosciuti
ed editi sono stati trovati altri esemplari inediti.
Del bollo catalogato alla scheda
n. 31 non è certa la natura del supporto, se esso sia, cioè, un
laterizio o il collo di un’anfora; tuttavia, anche se non è
stato possibile effettuare un esame autoptico (data
l’irreperibilità del manufatto), si è scelto comunque di
inserirlo nel catalogo.
Dalla raccolta è stato invece
escluso, dopo essere stato inserito in un primo momento, un
marchio classificabile come impresso su tappo d’anfora (82).
Per la redazione delle schede è
stato utilizzato come modello di base quello proposto da Vincenza
Morizio (83).
Segni
diacritici
/
= Fine riga
a(bc)
= Abbreviatura risolvibile
a(---)
= Abbreviatura irrisolvibile
[---]
= Lacuna non misurabile
[∙∙]
= Lacuna misurabile
++
= Lettere non identificabili benché se ne ravvisino le tracce
[abc]
= Lacuna colmata
Esempio
di scheda
5.
Q. NVMVSI [I]VNIORIS
/ ATILIANO COS
Q(uinti)
Numusi [I]unioris / Atiliano co(n)s(ule)
|
|
Riferimenti archivistici:
• ANS VI/3 = Archivio
nuovo Soprintendenza (settore dossier-archivio fotografico).
Edizioni principali:
• Paci 1999 = G. Paci,
Un bollo laterizio dalla necropoli del cimitero, in
Archeologia a Matelica 1999, pp. 64, 65.
Conservato a Matelica,
all’interno della mostra archeologica permanente presso Palazzo
Ottoni.
Rinvenuto a Matelica in loc.
Fonticelle-Cimitero comunale nel maggio 1998 durante lo scavo
archeologico di una necropoli romana (II d.C.), tomba 8.
La tegola bipedale si conserva
pressoché integra (cm 59 x 44 x 4), presenta però entrambe le
superfici e le due alette leggermente scheggiate. L’argilla è di
colore rosso chiaro (Munsell HUE 5YR 6/8) con pochi inclusi litici
biancastri.
Il
bollo, impresso abbastanza profondamente, è circolare
(diametro cm 9) con orbicolo inserito, in buono stato di
conservazione; solo nel tratto del bordo esterno opposto all’orbicolo,
la superficie si presenta scheggiata e corrosa; le tre lettere
danneggiate sono tuttavia integrabili.
Il testo è disposto
circolarmente su due linee; le lettere a rilievo e regolari sono
alte cm 1,2.
La tipologia di questo bollo è
molto rara in area extra-urbana, dove prevalgono i bolli
rettangolari e il testo si limita, solitamente, alla pura formula
onomastica in caso genitivo (Taglietti-Zaccaria 1971/94, pp. 711, 712).
Il personaggio menzionato nella
linea esterna del testo, Quinto Numusio Iuniore, nonostante la
seconda vocale del gentilizio sia ‘u’ e non ‘i’, divergenza
che per altro rimane inspiegabile, si può identificare con Quinto
Camurio Numisio Iuniore, senatore di Attidium (Attiggio di
Fabriano) che fu console nel 161 d.C. (PIR² N 207,
pp. 395-397).
Varie fonti epigrafiche, fra cui
tre iscrizioni da Attidium, ricordano il personaggio
attidiate (CIL XI 5670-5672).
La formula onomastica ridotta è
anche in CIL XI 5672.
La linea interna si riferisce,
invece, all’anno di produzione della tegola stessa, con
l’indicazione di uno dei consoli in carica in quell’anno: Publio
Calpurnio Atiliano, console nel 135 d.C. insieme a Lucio Tutilio
Lupesco Pontiano (Degrassi
1952, p. 39).
La menzione di un solo console è
un elemento piuttosto raro, probabilmente dovuto ad esigenze di
brevità e di spazio (Paci 1999,
p. 64).
Data la sua importanza il
personaggio menzionato nella prima riga del testo va dunque
identificato con il dominus della figlina in cui è
stata prodotta la tegola.
Nonostante la ricostruzione dello
stemma familiare di Quinto Camurio Numisio Iuniore sia ancora
oggetto di discussione (Marengo
1994, pp. 18, 19) sembrano certi i suoi legami per via di adozione
con Gaio Camurio Clemente di Matilica, vissuto sotto Traiano
(e forse anche sotto Adriano) e con i Gavii Appalii, di Firmum
Picenum, famiglia in cui è documentato Gavio Crispo Numisio
Iuniore, governatore della provincia d’Asia intorno al 200 d.C. (PIR²
N 207, pp. 395-397).
Dal frequente toponimo Camorano
(in diverse varianti), nella zona fra Camerino a Sassoferrato, si può
dedurre che la famiglia in questione possedesse grosse proprietà
terriere nelle quali, dunque, dovevano essere presenti impianti per
la cottura e per la produzione di tegole, attività non rara tra le
famiglie senatorie del II sec. d.C. (Steinby
1982, pp. 227-237).
Inoltre laterizi bollati
rinvenuti nei dintorni di Roma documentano il fatto che anche la
madre (o forse la moglie) di Quinto Camurio Numisio Iuniore, Stertinia
Cocceia Bassula Venecia Aeliana, possedeva proprietà terriere e
fornaci (Cil
XV 2201-2205).
Grazie alla data consolare è
possibile datare con certezza il bollo al 135 d.C.
(81) Si desidera ringraziare in questo luogo la Soprintendenza Archeologica per le Marche, in particolare la Dott.ssa Mara Silvestrini, per aver consentito lo studio del materiale inedito rinvenuto nel municipio romano di Matilica. Si ringrazia inoltre il sig. Mauro Magnatti, membro dell’Archeoclub di Matelica, per aver segnalato i bolli laterizi, da lui rinvenuti, catalogati in questo lavoro alle schede nn. 7 e 8.
(82) PACI 1981, p. 459; GIANFROTTA 1994, pp. 593, 594.
(83) MORIZIO 1994, pp. 227-233.
|