«Qualora l'analisi sia tesa verso l'esame di una variabile
"continua", cioè di un carattere quantitativo che può assumere
come modalità tutti i valori dell'intervallo dei numeri reali
positivi (ad esempio la lunghezza o la larghezza di un oggetto), la
sua distribuzione delle frequenze all'interno di una serie di materiali presi in esame può essere rappresentata graficamente per
mezzo di un istogramma. Si tratta di un diagramma cartesiano su cui sono tracciati più rettangoli adiacenti, la cui area indica
la frequenza con cui le osservazioni rilevate rientrano all'interno di un prestabilito
intervallo. A differenza, quindi, di quanto notato per i diagrammi a blocchi, in cui solo l'altezza dei
blocchi è proporzionale alle frequenze relative alle unità prese in
esame, negli istogrammi tutta la superficie rettangolare è proporzionale alla quantità di osservazioni rilevate.
Fino ad oggi la maggior parte delle esperienze di utilizzazione degli istogrammi in ambito archeologico si è indirizzata
soprattutto verso lo studio di strumenti paleolitici, al fine di verificare, sulla base della distribuzione dei valori relativi alle
variabili continue prese in esame, l'esistenza o meno di intenzionalità da parte dell'artefice nel conferire determinate
dimensioni agli oggetti stessi. Si sono così potute effettuare, ad esempio, attraverso
l'utilizzazione degli istogrammi e delle connesse statistiche
elementari in una variabile, interessanti considerazioni sulla
produzione di strumenti litici laminari di alcuni tagli del giacimento
Epigravettiano di Taurisano (Lecce), relativi quindi ad un periodo del Paleolitico Superiore recente, che risale a circa 15.500
anni fa (6).
Al fine, infatti, di analizzare la distribuzione delle frequenze relative alla larghezza delle lame prese
in esame, sono stati ricavati due istogrammi, il primo con un "passo", cioè un intervallo, di 1 mm e il secondo con un passo
di 2 mm. L'analisi di tali grafici, e in particolare del primo
(vedi a lato), che mostra
una distribuzione "unimodale", cioè con un unico "picco" di frequenza massima che oscilla intorno ai 7 mm, ha permesso
di concludere che nei tagli presi in esame si verifica l'esistenza
esclusiva di lamelle, cioè di strumenti laminari di piccole
dimensioni. Se si fosse verificata, infatti, la produzione
intenzionale anche di lame, l'istogramma avrebbe dovuto mostrare due
picchi ben separati fra loro, l'uno intorno ai valori suddetti e
l'altro, invece, in corrispondenza di un valore maggiore, ad
esempio intorno ai 2,5 cm di larghezza» (7).
Per
evidenziare le caratteristiche della distribuzione di una
variabile si possono individuare dei valori di indice che ne
sintetizzino l'andamento, tali valori sono definiti medie. La
scelta di un tipo di media rispetto ad un altro dipende sia dalla
proprietà che la caratterizza e sia dalla natura della variabile
stessa. Se essa è di tipo quantitativo si utilizzano medie
analitiche, mentre se è di tipo qualitativo si utilizzano le
medie di posizione.
La
media più frequentemente utilizzata nel caso di una variabile
quantitativa è quella "aritmetica" che è uguale alla
somma dei valori diviso per il loro numero. La
"mediana", cioè il valore centrale di un insieme di
valori ordinati, può essere calcolata anche su variabili
qualitative. La "moda", che indica la modalità più
frequente nel collettivo osservato, può essere calcolata per
qualsiasi tipo di variabile.
Lo
"scatter diagram" o nuvola di punti permette di verificare l'esistenza o meno di una
correlazione statisticamente significativa tra due attributi
metrici, quali ad esempio la lunghezza e la larghezza. Anche questo diagramma si avvale del sistema cartesiano;
ma a differenza degli istogrammi, nello scatter diagram sia sull'asse
delle ascisse sia su quello delle ordinate sono rispettivamente rappresentati i valori relativi ad una variabile continua.
«Le osservazioni fatte su una serie di oggetti producono sul piano cartesiano un insieme di punti, ognuno dei quali
corrisponde ad una unità di rilevazione. L'interpretazione di queste
nuvole di punti può tendere verso due diversi tipi di informazioni: in primo luogo la distribuzione dei punti sul
diagramma evidenzia le relazioni esistenti tra le diverse unità di
osservazione (A). In secondo luogo, l'intero campione di punti permette di stabilire le relazioni esistenti tra i due
attributi (B, C).
A
- Presenza di due gruppi distinti di unità di rilevazione
B
- Presenza di un solo gruppo e stretta correlazione fra le due
variabili
C
- Presenza di un solo gruppo e assenza di correlazione fra le due
variabili
|
Un chiaro e utile esempio di questo tipo di
procedimento, anch'esso generalmente applicato a problematiche connesse
con l'archeologia preistorica, è offerto dallo studio effettuato da F. Bordes
(8) su un complesso di materiali litici, provenienti dal giacimento di Corbiac in Dordogna e relativi al
Paleolitico Superiore. Tramite l'esame dello scatter diagram si è potuta evidenziare una netta differenziazione tra i due
diversi tipi confluiti in questa classe di materiali: le gravettes
(punti) e le microgravettes (triangoli).
La distribuzione generale delle unità di rilevazione, inoltre,
mostra che esse risultano nel complesso allineate lungo una retta, la quale prende inizio presso l'origine dei due assi
cartesiani e si dirige verso l'angolo superiore destro del grafico. Sotto
il profilo matematico, tale retta può essere calcolata mediante il metodo dei minimi quadrati e prende il nome di "retta di
regressione". La distribuzione così evidenziata indica con chiarezza che i due attributi presi in esame sono tra loro correlati;
è possibile, quindi, concludere che laddove aumenta la larghezza di uno degli strumenti litici analizzati, ne aumenta in
proporzione anche la lunghezza» (9).
Tabelle
di contingenza
In
campo archeologico un certo fenomeno viene descritto non solo
attraverso informazioni di tipo quantitativo ma anche, e spesso,
tramite attributi nominali (ad esempio,
il tipo di decorazione presente su un oggetto)
(10). Per evidenziare l'esistenza di una correlazione tra due
variabili nominali, codificate precedentemente in base alla loro
presenza o assenza (rispettivamente 1 e 0), viene solitamente
utilizzato il metodo delle tabelle di contingenza, o crosstabulations
(11).
La forma delle tabelle, all'interno delle quali viene
indicata la distribuzione delle frequenze relative ai dati da
analizzare, varia in rapporto al numero di modalità assunte da
ciascuno dei due caratteri presi in esame. Per verificare
l'esistenza di una sistematica associazione fra due variabili
vengono poi utilizzati i test di significatività statistica, come
ad esempio il metodo del "chi quadrato" (χ2).
Per
meglio chiarire il metodo si può prendere in considerazione un
esempio tratto da una ricerca effettuata sugli specchi etruschi da
P. Moscati (12). «Tra gli scopi della ricerca vi era anche quello
di verificare se tra i diversi attributi qualitativi, scelti al fine
di descrivere questa classe di materiali, esistesse o meno un'associazione statistica, tale da dimostrare l'intenzionalità e non
la casualità di determinate scelte da parte dell'artefice. L'esame, ad esempio, delle relazioni esistenti tra i diversi
personaggi raffigurati sul rovescio del disco di ciascun specchio,
ha offerto alcuni dati interessanti; si può citare a tale proposito
la tabella di contingenza in cui sono incrociati i valori relativi alle 2 variabili indicanti rispettivamente la dea
Turan [Aphrodite, Venere = TPERS16) e Elina (Elena = TPERS25),
codificate in base alla loro presenza (codice 1) o assenza (codice 0).
La tabella ottenuta tramite il calcolatore è del tipo 2x2, con
1 grado di libertà ( = numero delle righe -1 x numero delle colonne -1). La distribuzione delle frequenze relative
all'attestazione delle due figure mostra che Elina, la quale compare
complessivamente su 50 specchi, è attestata in 22 casi (44%)
insieme alla dea Turan. Tali valori risultano notevolmente
maggiori rispetto a quelli attesi sotto l'ipotesi nulla, e ciò permette di
evidenziare, tramite l'esame dei valori relativi al χ2, la
significativa associazione tra le due figure» (13).
(1)
P. Moscati, Archeologia e Calcolatori, Giunti Barbera,
Firenze 1987, p. 55
(2)
Un esempio di collettivo statistico può essere considerato un
insieme di materiali provenienti da un singolo scavo
(3)
Secondo la definizione di Clarke si intende per "tipo"
una popolazione omogenea di manufatti che condividono una
gamma consistentemente ricorrente di stati di attributo in un
insieme politetico dato, D. L. Clarke, Archeologia
analitica, Electa, Milano 1998, p. 162 (e segg.)
(4)
P. Moscati, Archeologia e Calcolatori, cit., p. 61
(5)
P. Moscati, Archeologia e Calcolatori, cit., p. 64
(6)
A. Bietti, Le gisement paléolithique supérieur de Taurisano (Lecce,
Italia) et sa position chronologique et culturelle dans l'Epigravettien
Italien, in Actes du Colloque International "La fin des Temps
Glaciaires en Europe" - Bordeaux 1977, 1979, pp. 333-344
(7)
P. Moscati, Archeologia e Calcolatori, cit., pp. 65-66
(8)
F. Bordes, Considérations sur la typologie et les techniques
dans le Paléolithique, in "Quartär", 18, 1967, pp.
25-55
(9)
P. Moscati, Archeologia e Calcolatori, cit., pp. 68-69
(10)
«Per gli attributi nominali si usa in genere il termine
"interdipendenza" che indica la relazione simmetrica
esistente tra due variabili»,
P. Moscati, Archeologia e Calcolatori, cit., p. 72
(11)
R. Barry Lewis, The Analysis of Contingency Tables in
Archaeology, in M. B. Schiffer (a cura di), Advances in
Archaeological Method and Theory, 1-9, New York 1978-1986, pp.
277-310
(12)
P. Moscati, Ricerche matematico-statistiche sugli specchi
etruschi (Contributi del Centro Linceo Interdisciplinare di
Scienze Matematiche e loro Applicazioni, n. 66), Roma 1984; P.
Moscati, Ricerche matematico-statistiche sugli specchi
etruschi, in L. Corti (a cura di), Second International
Conference on Automatic Processing of Art History Data and
Documents, Pisa 1984, Papers, vol. I-II, Firenze 1984, pp.
209-224
(13)
P. Moscati, Archeologia e Calcolatori, cit., p. 73
per
approfondire...
·
Moscati
P., Archeologia e Calcolatori, Giunti
Barbera, Firenze 1987, pp. 60-75
·
Orton
C., Mathematics in Archaeology, Londra 1980
·
Di
Ciaccio A.- Borra S., Introduzione alla Statistica Descrittiva,
McGraw-Hill, Milano 1996
risorse
web:
·
Soliani
L., Elementi
di statistica descrittiva
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